Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Sognolicantropi    10/04/2014    2 recensioni
È una scisaac (con molti accenni Sciles e Sterek) un po' diversa, il soprannaturale non c'entra, quindi non ci saranno lupi mannari, kanima ecc.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era il ventidue febbraio, per Scott e Stiles era ormai passato un anno da quando si erano trasferiti da Beacon Hill.
Scott aveva fatto un cambiamento pazzesco. Non si poteva ancora dire che fosse tornato lo Scott sedicenne, estroverso e gentile con tutti, ma Stiles, che ci viveva assieme, doveva dire che aveva fatto notevoli progressi.
Era ancora molto difficile entrare in contatto con lui, infatti le uniche amicizie che aveva erano proprio grazie a Stiles che si impegnava nel fargli conoscere nuove persone.
Scott era un tipo piuttosto solitario, non voleva avere a che fare con la gente, l’aspro ricordo della vita in California era ancora impresso nella sua mente, così evitava ogni nuovo rapporto.
I due ragazzi avevano trovato un appartamento in centro, abbastanza grande e confortevole, ma la cosa migliore per loro era che si trovava giusto di fronte al bar dove lavoravano. Questo permetteva tante volte l’alzarsi tardi alla mattina (cosa che succedeva non di rado) e, quando capitava, se proprio arrivavano in anticipo potevano fare colazione direttamente là.
Appena arrivati a Brooklyn si rimboccarono le maniche per trovare un lavoro. Non avevano grandi aspirazioni, d’altra parte nessuno dei due aveva una laurea, gli bastava semplicemente un qualcosa che potesse permettere loro una vita equilibrata nella grande città.
Si erano adattati, lavorare come camerieri gli andava benissimo.
«Ehi Stiles, vado a fare due passi...» annunciò Scott ormai sulla porta.
«Se vuoi vengo con te» sii propose subito Stiles volenteroso.
Il moro lo guardò sorridendo quasi ironico con l'angolo della bocca
«Ok» disse Stiles rinunciandoci. Il ragazzo sapeva che il suo amico aveva bisogno tante volte di rimanere solo con i suoi pensieri, ma non poteva fare a meno di chiedergli ogni volta se preferiva un po’ di compagnia.
Quando Scott si presentava sulla porta già con un piede fuori significava solamente che aveva bisogno del tempo per se.
Scott quindi lo ringraziò con lo sguardo, facendogli capire anche quella volta quanto stesse apprezzando la voglia che Stiles metteva nel fargli compagnia. Era più forte di lui respingere quelle richieste da parte del suo migliore amico. A Scott dispiaceva molto dirgli di no, ma aveva bisogno di uno spazio ogni giorno solo per se stesso.
Si incamminò, alzando il bavero del capotto contro il vento che soffiava imperioso, imponendo la sua aria gelida a tutti.
Ormai il suo corpo lo conduceva sempre in un sol posto: il ponte. Quella grande e maestosa struttura che governava la città.
Sguardo a terra e mani in tasca si dirigeva lì senza saperlo. Non si rendeva quasi conto di arrivarci finchè non sentiva il rumore delle macchine che facevano da sottofondo ai suoi pensieri, altrettanto rumorosi.
A cosa pensasse con tanto zelo un ragazzo di appena vent’un anni era un mistero da risolvere, fatto sta che Scott aveva bisogno di molto tempo per pensare e, per assurdo, l'unico posto nel quale riusciva a farlo  tranquillamente era il grande ponte.
Quando arrivò circa a metà si fermo, appoggiando i gomiti al parapetto. Estrasse poi una sigaretta dalla tasca del suo cappotto, accendendola.
In vita sua non aveva mai fumato, ma da quando si era trasferito con Stiles aveva preso questo brutto vizio.
La colpa, o almeno così veniva chiamata da Scott, era da attribuire alle giornate passate a lavoro.
Ogni tanto ne tirava fuori una, l'accendeva, faceva qualche tirata e poi la gettava, molte volte ancora prima di finirla, l’aiutava a concentrarsi.
La folla si spostava velocemente dietro di lui, quasi non accorgendosi della sua presenza, il più delle volte urtandolo.
«Che cosa stai aspettando?» una voce molto dolce, ma allo stesso tempo curiosa,  lo fece sobbalzare lievemente, facendogli cadere la sigaretta al di la della ringhiera. Serrò gli occhi, nervoso, sospirando lievemente: quale persona sana di mente si mette a parlare con uno sconosciuto così dal nulla e per di più facendo domande tanto idiote?
Si girò lentamente, irritato, verso il ragazzo che aveva parlato. Era forse la prima volta che un ragazzo decidesse di sua spontanea volontà di interagire con lui. Il merito delle poche amicizie che aveva stretto lì a Brooklyn era da dare a Stiles.
«Sto aspettando che succeda qualcosa». Scott gli rispose pensieroso. Ecco svelato il mistero. Scott McCall  aveva bisogno che succedesse qualcosa. Aveva bisogno di essere sorpreso, forse è proprio per quello che si ritrovava sempre al ponte. Giusto a metà, la metà che divideva Manhattan da Brooklyn. Non troppo lontano da una, non troppo vicino dall’altra. Se un giorno avesse finalmente deciso di agire, invece di aspettare si sarebbe trovato ad un bivio. Cercare quel qualcosa dal lato sognatore e spensierato della grande Manhattan o dal lato grigio e scuro della sua Brooklyn.
Si appoggiò con la schiena alla ringhiera dietro di lui, le braccia abbandonate lungo il corpo, guardando attentamente il ragazzo. Aveva degli occhi straordinariamente azzurri, color ghiaccio, ma spenti. Tristemente spenti.
Cercò di capire subito quali fossero le sue intenzioni, ma era come uno spettro. Sembrava un ragazzo pieno di energie, felice. Aveva un sorriso bellissimo dolce, “ quello di Stiles sembrava piuttosto ordinario in confronto” si ritrovò a pensare Scott sorpreso.
Il moro avrebbe detto subito che fosse un ragazzo allegro, con spirito d’iniziativa, ma poi si perdeva nei suoi occhi e tutto quello che pensava era come se sfumasse.
Scott innalzava una sorta di barriera ogni qual volta qualcuno provasse a interessarsi di lui.
Ora infatti, lì in America, aveva solo tre persone a cui teneva più della sua stessa vita: Stiles, Allison e Lydia.
Erano i suoi migliori amici e sapeva che almeno loro non l’avrebbero mai abbandonato.
«Mi chiamo Isaac» si presentò il ragazzo offrendogli la mano.
«Scott» disse risoluto stringendola. “Isaac”, un nome molto particolare, ma che a lui stava d’incanto.
Poi, senza rendersene conto, il biondo si avvicinò velocemente al suo corpo, scontrandosi nel suo petto. Scott sospirò, sorpreso, quando Isaac invase il suo spazio personale, ma non riusciva a trovare neanche un motivo per farlo spostare.
Il biondo passò una mano nel suo viso, scostando una ciocca di capelli dalla fronte e sistemandogliela dietro alle orecchie. Successivamente Isaac appoggiò delicatamente la fronte a quella di Scott, che ancora stava immobile lasciandolo fare.
Il moro poté sentire molto chiaramente il respiro di Isaac infrangersi sulle sue labbra, appena schiuse. Chiuse gli occhi, d’istinto quando due labbra morbide si posarono sulle sue, assaporandole appena.
Durò pochi secondi, un semplice contatto tra le loro labbra, ma a Scott sembrò di morire dentro.
«Spero sia qualcosa...» gli sussurrò quell’Isaac sconosciuto sulle labbra, prima di allontanarsi con le mani in tasca, mescolandosi tra i passanti, che imperterriti continuavano il loro cammino senza accorgersi della scena.
Quando Scott aprì gli occhi, il ragazzo se n’era già andato ormai immerso nella folla era impossibile da distinguere.
-Stiles aiutami. –
 Scrisse velocemente nel suo blackberry con le mani scosse da piccoli brividi.
A qualche isolato di distanza il cellulare vibrò nella tasca di Stiles che lo prese in mano leggendo subito con ansia il breve testo.
- Dove sei? -  rispose velocemente, prima di inviare il messaggio. Che domanda inutile era ovvio che fosse al ponte.
Così, ancora prima di aspettare una risposta che non sarebbe comunque arrivata, afferrò le chiavi di casa e si incamminò a passo veloce verso la struttura.
Era strano il comportamento di Scott, insomma cosa poteva essergli successo? Aveva chiesto il suo aiuto senza avere la forza di tornare a casa, quindi era una faccenda abbastanza seria.
Stiles conosceva Scott: crollava per ogni singola cosa.
Quando una persona avrebbe potuto buttar tutto sul ridere, Stiles aveva la pazienza di ripetere al suo moro che sarebbe andato tutto bene, che lui c’era e soprattutto che lo avrebbe aiutato.
In quindici minuti era arrivato alla grande struttura e in lontananza già poteva vedere Scott seduto a terra.
Cominciò a correre preoccupato verso l'amico che non sembrava accorgersi di ciò che accadeva attorno a lui.
«Scott!» esclamò quando fu abbastanza vicino, « Cosa è successo?»  chiese chinandosi verso di lui.
«I-Io.. Mi.. Mi ha b-baciato...»  balbettò Scott sconvolto.
«Che cosa?» Stiles davvero non riusciva a star dietro ai ragionamenti di Scott.
«Un ragazzo! Si è fermato mi ha parlato e poi… poi mi ha baciato!» ripeté senza perdere lo sguardo sconvolto.
«Con calma. Un ragazzo che non hai mai visto prima ti ha parlato e poi dal nulla ti ha dato un bacio?»  provò Stiles sorridendo, immagazzinando le informazioni ricevute. Scott annuì, muovendo la testa cercando di ricordare la scena.
«Ma perché sei cosi sconvolto?» chiese senza perdere il sorriso.
«Perché?! Perché un ragazzo stupendo, quel tipo che ti sogni di notte sperando che sia il tuo principe azzurro, mi sbuca fuori all’improvviso mi chiede cosa stessi aspettando e poi pianta le sue labbra nelle mie!» Scott si alzò in piedi, corrugando la fronte.
«Stiles, non sono mai stato baciato da un ragazzo, capisci?! Io… Io non so bene cosa stia succedendo dentro di me. In un certo senso è la cosa più bella che mi sia capitata, ma è sbagliato dato che quel tipo non lo conosco» Scott si fermo per riprendere fiato, elettrizzato.
«Sei sicuro di non averlo mai visto?» domandò Stiles, pensieroso, «Magari mentre eri ubriaco, l’altra sera?» aggiunse ridendo.
«Idiota, non ero ubriaco!» si difese il moro ridendo. «No certo! Mi hai chiesto di lisciarti i capelli!» rispose sogghignando.
«Ecco perché sta mattina erano sorprendentemente lisci! Ora ti ammazzo Stilinski!» sbraitò Scott ridendo, ma minaccioso cominciò a rincorrere Stiles che cercava di mettersi in salvo.
«Scott! Scott scusa ero ubriaco anche io!» provò Stiles senza smettere di correre.
«Scappa» sibilò Scott ridendo malvagiamente.



 
*
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Sognolicantropi