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Autore: Simonne Lightwood    10/04/2014    4 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era calato da diverse ore, a New York. Dalla finestra della cucina dell'Istituto si potevano vedere le luci della città che non dorme mai, la fila di taxi gialli parcheggiati davanti a una discoteca e i giovani che entravano e uscivano dal locale. 
L'orologio appeso alle parete segnava le dieci e un quarto. 
-Robert, io.. io non pensavo che le cose stessero in questo modo, io credevo che..- Maryse, ancora scossa dalla rivelazione del marito, stava cercando le parole giuste da dire in quella situazione, senza però riuscire a trovarle.
-Non ho mai voluto ferirti, mai. - disse Robert. Sul suo volto erano evidenti i segni della stanchezza. L'uomo, come il resto della sua famiglia, aveva avuto una giornata lunga e intensa. -Ora capisci perchè non ti ho mai detto niente. Spero che tu possa perdonarmi, non ti chiedo altro. -
Il volto della donna era una maschera di emozioni. Era rimasta colpita dal racconto del marito. Era arrabbiata per i tradimenti di Robert, ma contenta che la verità fosse venuta a galla, finalmente. 
-Mamma, papà, è stato tutto un grande equivoco. - Era stata Isabelle a parlare. -Nessuno di voi due, in realtà, è colpevole per ciò che è successo. È successo è basta. -
-Izzy ha ragione - intervenne Jace, che aveva ascoltato con attenzione la storia -E, in ogni caso, non possiamo cambiare il passato. -
-Tuttavia - disse Alec, puntando lo sguardo su Taylor -C'è una cosa che non mi è ancora chiara di questa storia. -
-Di cosa si tratta? - chiese la bionda, capendo che il fratello si stava rivolgendo a lei. 
-Papà ha detto che tu avevi un posto dove stare, a Idris. Casa tua è stata distrutta, ma tua zia ti ha ospitata. - 
La ragazza abbassò lo sguardo sulla tovaglia a quadretti. Alec si accorse della tristezza nei suoi occhi e capì di aver toccato un tasto dolente. Era sul punto di dirle che, se non voleva, non era obbligata a parlarne, ma la ragazza lo sorprese, parlando prima di lui. 
-Mia zia è morta. Si è tolta la vita, dopo la misteriosa scomparsa del suo unico figlio. Non è riuscita a sopportare tutte quelle perdite, una dopo l'altra.- Gli occhi di Taylor erano lucidi, ma la sua voce era ferma. 
-Com'è successo? Chiese d'impulso Isabelle.
-Isabelle! - la rimproverò la madre -Ti sembra il caso di..-
-No, Maryse, lasciami parlare. Avete il diritto di sapere la verità, è il minimo che vi devo per avermi ospitata. - Alzò lo sguardo dalla tovaglia e lo rivolse ad Isabelle. -Gira voce che Jonathan Morgenstern abbia ordinato ai suoi seguaci di andare a Idris e rapire degli Shadowhunters innocenti per trasformarli con la Coppa Infernale. Da quel che ho capito, Morgenstern aveva già una quarantina di uomini -un tempo fedeli a suo padre - pronti a sottomettersi a lui, ma erano troppo pochi. Così ha mandato i suoi uomini ad intrufolarsi nelle case delle persone per rapirle, nel bel mezzo della notte. Alcune delle vittime hanno combattuto, non si sono arrese tanto facilmente. Ma pare che il figlio di mia zia -mio cugino - non sia riuscito a cavarsela contro di loro.. potrebbero averlo portato via dal suo letto senza che non se ne accorgesse nemmeno. Quando mia zia è venuta a sapere che suo figlio potrebbe essere diventato un servitore di Jonathan, ha deciso che non ce la faceva più ad andare avanti. Aveva già perso sua sorella e suo marito circa un mese prima, non ce l'ha fatta a sopportare anche la perdita del figlio. -
-Ma è orribile!- esclamò Isabelle, inorridita. -Povera donna. Mi dispiace per lei, anche se non la conoscevo. -
-È per questo che hai lasciato Idris e sei venuta qui? - chiese Robert, che era rimasto in silenzio fino ad allora.
-L'ho fatto per tre motivi. - confessò la bionda. -Sono venuta qui perchè non avevo un posto dove andare, non potevo restare a vivere da sola a casa di mia zia, e non sapevo quando sarebbe tornato Derek. Ma l'ho fatto anche perchè volevo vendicarmi di te per avermi abbandonata per la seconda volta. -
-Qual'è il terzo motivo? - chiese Maryse, guardando con interesse la ragazza. 
-Ve l'ho già detto: volevo conoscere i miei fratellastri. Non ho mai avuto altri fratelli.-
Taylor notò con piacere che sui volti dei Lightwood c'era apprensione. 
-Basta così. -disse infine Maryse. Sul suo viso erano evidenti i segni della stanchezza. -Sono le undici meno un quarto, devo ancora sparecchiare e domani mattina, alle dieci e mezza, arriva il Conclave. È ora di andare a letto. Taylor, tu dormirai in una delle tante stanze vuote dell'Istituto, scegli tu quella che preferisci, anche se sono tutte uguali.  - Aggiunse Maryse, vedendo l'espressione spaesata di Taylor. La diretta interessata annuì, rivolgendo un sorriso alla matrigna. 
I ragazzi si alzarono e Robert fece per imitarli, ma sua moglie lo prese per il polso, facendolo sedere. 
-Tu non vai da nessuna parte, caro. Non finchè non mi avrai aiutato a sparecchiare. - disse la donna, in un tono che non ammetteva repliche.
-Va bene, tesoro, come vuoi. - Rispose il marito, rassegnato.
-Ah, e stasera dormi sul divano. Non ti ho ancora perdonato. -

Alec fu svegliato dal suono delle campane, proveniente dalla chiesa che si trovava a una decina di minuti a piedi dalla cattedrale abbandonata in cui vivevano i Lightwood. Si mise lentamente a sedere, grato di non aver fatto sogni strani, quella notte. Si tirò indietro la ciocca corvina che gli copriva gli occhi e lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete: erano le sette e mezza. Tirò un sospiro di sollievo. Poteva vestirsi con calma, non c'era fretta.
Si infilò un maglione grigio topo, senza accorgersi del buco che aveva sulla manica, in corrispondenza del gomito. Se ci fosse stato Magnus, avrebbe sicuramente fatto qualche commento sarcastico sul suo orribile modo di vestire, in contrasto con la sua bellezza. 
Ma Magnus non c'era più, si ricordò Alec, sentendo una fitta nel petto. Lo aveva perso per colpa di uno stupido, fatale errore. Aveva perso l'unica persona che lo avesse mai amato, che lo avesse mai guardato come se fosse l'ottava meraviglia del mondo, che lo avesse stretto a sé come se fosse un tesoro da custodire.  
Alec sentì qualcuno bussare alla porta. 
-Avanti - disse e qualche istante dopo vide Jace entrare nella sua stanza. Il biondo aveva i capelli scompigliati, era a petto nudo e indossava i pantaloni del pigiama. Forse una volta Alec sarebbe arrossito come un pomodoro alla vista di Jace mezzo nudo, ma ora le cose erano cambiate.
-Sei già vestito? È ancora presto e non abbiamo nemmeno fatto colazione. - Osservò Jace, chiudendo la porta e sedendosi sul letto del suo parabatai. 
-Non ho molta fame, in realtà - borbottò il moro, spostando lo sguardo sul suo letto da rifare.
-Tu non hai mai fame, ultimamente. Mi chiedo come fai a sopravvivere. -
-Senti, non lo so perchè non ho fame. Perchè siete tutti fissati con questo argomento? - volle sapere Alec, con una punta di irritazione nella voce.
-Perchè vogliamo capire cosa diavolo ti sta succedendo, proprio non lo capisci? - gli chiese Jace, come se stesse parlando con un bambino piccolo.
-Cosa? Non mi sta succedendo niente, io..- 
-Ah no? Chi pensi di prendere in giro, Alec? - Jace stava perdendo la pazienza. -Te ne stai tutto il giorno chiuso in camera tua con lo sguardo perso nel vuoto, non vieni mai a caccia con noi, non mangi. Se è per la scomparsa Magnus, ti abbiamo promesso che ne avremmo parlato con il Conclave, che sta per arrivare tra poche ore. In fondo Magnus è il Sommo Stregone di Brooklyn. Se la caverà, vedrai che andrà tutto bene..-
-Ah, certo. È facile per te da dire, dato che non si tratta di Clary. - Alec aveva alzato lo sguardo sul fratello, i suoi occhi azzurri inchiodati su quelli di Jace. 
-Alec, io non intendevo.. - cercò di giustificarsi il biondo.
-Se lei fosse sparita avresti messo sottosopra il mondo, pur di trovarla, non é vero? - il tono del moro era freddo, distaccato, un tono che non usava quasi mai con il suo parabatai.
Jace fece per parlare, ma poi cambiò idea. 
-Proprio come pensavo. - disse Alec, con una punta di soddisfazione nella voce. -Quindi non venire a dirmi che non mi devo preoccupare per una persona che amo. - Il ragazzo diede le spalle all'amico e uscì dalla stanza, lasciando Jace a fissarlo mentre spariva dalla sua vista, con l'evidente senso di colpa dipinto in volto.

-Clarissa! Per l'Angelo, vuoi darti una mossa?!- La voce di Joselyn, proveniente dal piano inferiore, era impaziente. -Guarda che io Luke ti lasciamo a casa, se non ti sbrighi. -
-Arrivo, mamma! Dammi solo il tempo di mettere la giacca. - Urlò Clary, per farsi sentire.
Quel mattino, mentre si stava lavando i denti, una runa era improvvisamente apparsa nella mente di Clary, chiara e limpida come l'acqua di un ruscello. Si trattava di un marchio particolarmente aggraziato, simile a un quadrifoglio. La ragazza era sicura di non aver mai visto quella runa, prima di allora. 
Aveva sputato il dentifricio, era corsa in fretta e furia in camera sua, si era seduta sulla scrivania e aveva disegnato la runa sul suo album da disegno, esattamente come l'aveva vista. Clary poteva percepire la potenza di quella runa, guardandola. La prima parola che le aveva associato, nell'istante in cui era comparsa nella sua mente, era ''immunità''. Non sapeva a cosa le sarebbe servita, nè in che occasione l'avrebbe usata, ma una cosa era certa: le sarebbe stata di grande aiuto. 
Clary si infilò lo stilo e il telefono nella tasca della giacca e scese al piano di sotto, facendo scricchiolare i gradini di legno sotto di sé.
-Eccomi qui, non era mia intenzione metterci così tanto.- Si scusò la figlia di Joselyn, col fiatone per la fretta.
-Su, muoviamoci. Ci aspetta una lunga mattinata. - disse Luke, aprendo la porta e uscendo dal suo appartamento, seguito da Clary e da sua madre.

Arrivati nella Biblioteca dell'Istituto, Clary notò che la stanza era già affollata. Una quindicina di Cacciatori -alcuni dei quali indossavano la tenuta - chiacchieravano tra di loro, perlopiù in gruppetti. 
-Clary, io e Luke andiamo a salutare un vecchio conoscente. - disse Joselyn, guardando un uomo dall'aspetto poco familiare. 
-Va bene, io vado a cercare Jace. - rispose Clary, cercando il suo ragazzo tra la folla, mentre sua madre e Luke si allontanavano.
-Clary! Eccoti qui, finalmente. - Clary si voltò e dietro di sé vide Isabelle, che indossava un semplice abito nero e un paio di stivali bassi. Non erano state molte le volte in cui aveva visto la Cacciatrice con addosso abiti sobri, ma l'Istituto in fondo era casa sua, come si aspettava che si vestisse?
-Ciao, Izzy! Perdonami, non ti avevo vista. - Si scusò Clary, abbracciando l'amica.
-Se stavi cercando Jace, è salito un attimo al piano di sopra. - Disse Isabelle, come se avesse letto nella mente di Clary.
-Oh, ecco perchè non lo trovavo. - Farfugliò la ragazza, staccando lo sguardo dalla folla e rivolgendolo alla mora.
In quel momento, vide una ragazza alta quanto lei andare verso di loro. 
-Finalmente ti ho trovata, Iz. Un'attimo prima eri accanto a me e un attimo dopo non ti ho più vista. - 
-Scusami, ho visto questa mia amica -la ragazza di Jace- e sono venuta a salutarla. - si giustificò Isabelle, rivolgendo un sorriso a Clary.
Clary posò lo sguardo sulla sconosciuta. Bassa, magra, capelli biondo cenere intrecciati in modo complesso, sguardo attento. Clary non potè fare a meno di rimanere affascinata dai suoi occhi color ametista. Una persona comune avrebbe definito quel colore con il banale aggettivo ''viola'', ma lei, in quanto artista, sapeva distinguere una tonalità da un'altra.
-Tu devi essere Taylor Lightwood, la nuova arrivata. - Disse Clary, guardando con interesse la ragazza. Non l'aveva mai vista in vita sua, ma c'era qualcosa in lei che le dava una strana e piacevole sensazione di familiarità
-In persona. - Taylor le sorrise, porgendole la mano. -Quindi sei tu la famosa Clary. Sono qui da soli due giorni ma posso garantirti che Jace parla sempre di te. -
-Ah si? Mi fa piacere! - rispose Clary, stringendole la mano.
-Sentite, io vado a salutare Aline e Helen. Alec sta parlando con loro, mentre io mi sono accorta della loro presenza solo adesso. - Disse Isabelle, annoiata per essere stata tagliata dalla conversazione.
Le due ragazze annuirono mentre la mora si allontanava da loro. 
-Ho sentito dire che hai sempre vissuto a Idris e che sei stata addestrata dal miglior trainer di Alicante. - Clary era proprio curiosa di vedere Taylor in azione, dopo che Jace le aveva detto che lo aveva disarmato in soli 23 secondi.  
-Il mio patrigno è il fratello del capo dell'Istituto di Idris - spiegò la bionda -ho passato un sacco di tempo ad allenarmi li, dal momento che non avevo altro da fare nel mio tempo libero. Alicante sarà bella, ma è incredibilmente noiosa. - 
-Qualche volta dovremmo allenarci insieme, allora. Magari potresti essermi d'aiuto. Io sono una frana con le spade! - Confessò Clary, facendo ridere Taylor. 
-Ma certo, mi piacerebbe. Ma ti confesso che le spade non sono nemmeno il mio forte. - disse, sorprendendo Clary.
-Ma..Jace ha detto che lo hai disarmato in pochi secondi. E lui è il più bravo Cacciatore che io conosca.. - la Nephilim era confusa.
-Ti confesso una cosa, ma prometti di non farne parola con Jace. - Il sorriso di Taylor era svanito e la sua espressione si era fatta seria. 
-Io.. - Clary era esitante, perchè mai quella ragazza le avrebbe chiesto di nascondere qualcosa al suo fidanzato?
-Quando io e Jace abbiamo combattuto, io avevo le rune del combattimento. Quella mattina, prima di arrivare all'Istituto, mi ero imbattuta in un paio di demoni. Avrei potuto ucciderne uno o due senza problemi, ma in quel caso avevo bisogno dei marchi ad aiutarmi. Mi nascosi in un angolino e mi coprii le braccia con rune di velocità, tenacia, agilità, forza e precisione. Quando sono arrivata all'Istituto, il loro effetto non era ancora svanito. Mi sono accorta di averle addosso solo alla fine del duello, e mi sono sentita incredibilmente in colpa. - 
Taylor fece una pausa, aspettandosi di vedere Clary arrabbiata, ma lo sguardo della ragazza non sembrava giudicarla.
-Per favore, non dirgli niente. Non voglio che pensi che mi sia presa gioco di lui. - Gli occhi di Taylor cercavano comprensione.
-Stai tranquilla, non gli dirò niente. - Disse Clary, e l'altra tirò un sospiro di sollievo.
-Ma - continuò - promettimi che se Jace dovesse mai chiederti qualcosa a riguardo gli dirai la verità. -
-Lo prometto. - 
-Un attimo di attenzione, prego. - La voce di Robert fece voltare tutti gli Shadowhunters verso di lui, mentre prendevano posto attorno ad un enorme tavolo rotondo, utilizzato per le riunioni del Conclave. Clary si sedette accanto a Taylor, e finalmente vide Jace, seduto tra Aline e Isabelle.
-Come già sapete, siamo qui riuniti per affrontare l'argomento Jonathan Morgenstern. - 
Robert indossava un elegante completo blu scuro, che faceva sembrare le sue spalle ancora più larghe. La prima volta che Clary lo aveva visto, era rimasta colpita da quell'uomo così alto e robusto, dalla sua sicurezza e dal suo aspetto autoritario. 
-Dieci giorni fa, alcuni di voi hanno combattuto contro i seguaci di Jonathan, in Irlanda. Siamo stati fortunati che non ci siano stati morti. Ma in quel momento Morgenstern di certo non si aspettava un attacco. Non era pronto a combattere, e voi ne avete approfittato. Ma ora le cose sono cambiate. Jonathan è in cerca di vendetta e sta arrivando. Dobbiamo aspettarci un attacco da un momento all'altro. -
-E se fossimo noi i primi ad attaccare? - Era stato un uomo sulla cinquantina a parlare. 
I Nephilim iniziarono a borbottare tra di loro, confrontando la loro opinione con quella di chi avevano accanto, e un mormorio di voci si diffuse nella Biblioteca.
-Silenzio! Un po' di collaborazione, per favore. - Maryse era seduta accanto al marito e stava fulminando con lo sguardo chi stava parlando.
-Gli Shadowhunters che hanno bevuto dalla Coppa Infernale sono troppo forti per noi. - Proseguì Robert -Hanno il sangue di Lilith in persona nelle loro vene, ora. -
-E con ciò? Prima o poi dovremo affrontarli, in ogni caso. - Disse una donna seduta accanto ad Helen Blackthorn. -Lui potrebbe coglierci impreparati, se ci attaccasse. Ma se lo facessimo noi per primi avremo un leggero vantaggio. -
-Tre giorni fa, Jonathan ha rapito uno Stregone -il Sommo Stregone Magnus Bane-, per impossessarsi del suo sangue. - Intervenne Maryse.
 A quelle parole Alec sussultò, diventando improvvisamente pallido.
 -Potrebbe averlo già fatto. Potrebbe disporre di poteri di cui noi non disponiamo. - Proseguì Maryse.
-Non lo ha fatto. - Disse Alec, con una sicurezza che di solito non mostrava. 
-Come fai a saperlo? - chiese Elizabeth Merrywish, un'amica di famiglia dei Penhallow.
-Jonathan non sarebbe in grado di gestire quel potere. Avrebbe bisogno di tempo, e soprattutto di libri di incantesimi per imparare a controllarlo. - La voce di Alec era ferma, le sue mani strette in pugni sotto il tavolo, per nascondere il loro lieve tremore. -Probabilmente cerca il Libro Bianco, il più potente libro di incantesimi in circolazione. -
-E tu hai un'idea di dove possa trovarsi questo libro? - Chiese Aline, attirando tutti gli sguardi su di sè.
-Aline, sai che non ti è permesso parlare. Sei ancora minorenne. - Le ricordò Robert, lanciandole un'occhiata severa. 
-Si, lo so. - Disse Alec, suscitando la sorpresa dei presenti. Clary lanciò un'occhiata a Jace, che però era impassibile. Alec gliel'aveva detto, pensò. 
-Si trova qui, in Biblioteca. -
 Dopo questa affermazione, tutti iniziarono a conversare animamente tra di loro, lanciando occhiate accusatorie ad Alec, per non averlo detto prima.
Robert e Maryse, infastiditi dal disordine che si era creato, dovettero cercare nuovamente di attirare l'attenzione dei presenti.
-E cosa ci fa il prezioso libro dei figli di Lilith nella Biblioteca dell'Istituto? - chiese una donna dalla voce gracchiante, dopo che i presenti si furono ricomposti.
-Quando sono andato a casa di Magnus per vedere cosa stava succedendo, ho trovato la porta buttata giù con una runa demoniaca e tutti i libri sparsi per la casa. Era evidente che i responsabili stavano cercando un libro. Magnus era sparito e in casa ho trovato solo il suo gatto. L'ho preso con me per non lasciarlo lì da da solo, e quando.. -
-Cosa c'entra adesso il gatto dello Stregone?! - Chiese la stessa donna dalla voce sgradevole, lanciando uno sguardo spazientito ad Alec da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
-Josephine, evita di rivolgerti a mio figlio in quel modo, per favore. - Intervenne Maryse, mentre Alec arrossiva per l'imbarazzo. Aveva diciotto anni, non c'era più bisogno di essere difeso da sua madre.
-Alexander, continua. - Lo incoraggiò Robert.
-Dopo averlo portato all'Istituto, mi sono accorto che al collo portava un collare al quale era appesa una pallina d'argento, simile a un campanellino che però non emetteva alcun suono. Notando che era pesante, decisi di provare ad esaminarla, e la aprii. All'interno c'era un libro bianco in miniatura, chiuso con un lucchetto. Appena lo vidi, lo riconobbi all'Istante. Era il Libro Bianco. - 
Il mormorio di voci si alzò nuovamente, ma questa volta Maryse non cercò di imporre il silenzio. Perchè Alec non le aveva detto niente riguardo al libro? Era sua sua madre, la persona di cui dovrebbe fidarsi di più.
-Smettetela di guardare il povero ragazzo in quel modo - Disse Joselyn, rivolgendosi a coloro che stavano lanciando occhiate torve ad Alec.
 -Il libro è al sicuro qui, a Jonathan non verrebbe in mente di cercarlo proprio all'Istituto. - La mamma di Clary indossava un completo elegante e i suoi lunghi capelli rossi le ricadevano in riccioli sulle spalle. Molte persone di voltarono verso di lei, mentre parlava. Nei loro sguardi c'erano rispetto e persino un po' di ammirazione. Infondo lei è la donna che ha avuto il coraggio di voltare le spalle a Valentine.
-Mai sottovalutare il figlio di Valentine Morgenstern. - Disse Robert, con la voce carica di preoccupazione.
Alec stava iniziando a stufarsi di quella riunione. Erano lì da mezz'ora e non avevano ancora concluso niente. Lanciò un'occhiata ad Isabelle, che sembrava analizzare i suoi capelli, alla ricerca di doppie punte. Allora non era l'unico ad annoiarsi, pensò, sollevato.
Prima che qualcuno potesse replicare all'affermazione di Robert, l'aria circostante iniziò ad addensarsi, dando origine ad una figura irriconoscibile. Poi la figura, inizialmente trasparente, iniziò a prendere colore. I suoi capelli si tinsero di bianco, la tenuta che indossava di rosso, e gli occhi di nero. Era come se un artista avesse finito di disegnare e ora stesse colorando il suo disegno.
Gli Shadowhunters sussultarono, sgranando gli occhi per accertarsi che ciò che avevano di fronte era reale. 
Maryse si era irrigidita, mentre Robert aveva la bocca aperta per la sorpresa. Isabelle, con un gesto quasi involontario, strinse il polso del fratello seduto accanto a lei. In piedi, a qualche metro di distanza dal tavolo di legno, c'era Jonathan Morgentern.

ANGOLINO DELL'AUTRICE: ecco, l'ho fatto di nuovo. Ogni volta continuo a ripetermi che devo riassumere di più, perchè so che volete rivedere i Malec insieme. Ma alla fine finisce sempre allo stesso modo. Anyway, sabato parto per la Francia con la scuola e sto lì sei giorni, quindi inizierò il capitolo successivo appena torno. Spero che la storia non vi abbia stufato lol
-Simo
  
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