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Autore: artemix_    10/04/2014    2 recensioni
Clara Oswin Oswald era la ragazza impossibile, il corpo che non si incastrava completamente con quello del Dottore perché non vi era amore in quello che facevano, non vi era amore nei loro sguardi e non vi era confidenza. Non vi era niente. Solo il desiderio sconfinato ed estenuante di qualcosa che non riusciva ad essere portato a termine. Eppure trovavano sempre il modo di trovarsi, loro due.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, TARDIS
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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chapter 7
i'm letting go i won't go through it again 


- Dottore – sussurrò lentamente Clara alla cornetta, schiarendosi la gola un paio di volte dopo.
Alla fine le decisioni peggiori sono solo dovute a momenti di debolezza.
- Dottore, credo che stiamo perdendo.
Il Dottore non diede a vedere il suo sollievo eppur lo sentiva così affannato.
- Cosa, Clara Oswald?
- Noi.

*** 

Quando il Dottore  parcheggiò il TARDIS di fronte casa sua, Clara sospirò e sorrise un poco allo specchio. Scese le scale lentamente per gustarsi l'attimo di gioia e poi lo raggiunse.
Persino nei suoi movimenti si scorgeva quel briciolo di contentezza che però non si lasciava scappare dal sorriso.

- Clara...
- Dottore...
Clara pensò che fosse terribilmente frustrante non poterlo stringere. Un secondo, un nanosecondo. 
Restò lì, a fissarlo come se non si fossero mai lasciati per così tanto tempo che a lui poteva sembrare un secondo. Resto lì a fissarlo come l’ultima volta che si erano visti.
Lui si aggiustò il farfallino e la guardò da sotto il ciuffo di capelli, la testa leggermente inclinata. Le sopracciglia alzate aspettando qualcosa da dire o che qualcosa gli venisse detto.
Un piccolo ghigno gli sfiorò le labbra  prima di tornare serio.
A Clara erano cresciuti i capelli, era persino leggermente cresciuta in altezza, ma forse, si disse il Dottore, era una sua impressione.
L’alieno non si mosse, come se non volesse andare nel suo territorio, ma la ragazza non se ne creò problema.
Lo raggiunse e gli cinse il collo con le braccia, perché le tremavano le mani ed era stanca di stringersele da sola. Poggiando il mento sulla sua spalla, gli schioccò un piccolo bacio sulla nuca.
Lui le strofinò la schiena con una mano, ridacchiando un po'.
- Ehilà - mormorò.
Lei si scostò per guardarlo meglio. Più rughe sulla fronte e qualche occhiaia.
- Dottore, ma dormi? - chiese socchiudendo gli occhi alla luce del sole.
- Beeh, sì, immagino - rispose guardandosi attorno.
Come al solito Clara non smise di essere paranoica.
- Dottore, c'è qualcosa che non va?
- Ehi, dolcezza, cosa ci facciamo a Powell Est… - la donna riccioluta uscì dalla cabina, piano, un piede fuori mentre l'altro era ancora dentro. Guardò Clara e non la riconobbe. Non la conosceva. Ancora. 
Ma non ebbe il tempo di guardarla, Clara, né River poter vedere lei tanto a fondo da potersela ricordare.
Il Dottore si agitò. 
- Ah! River, tesoro – agitò le mani - ti ho detto di restare dentro. 
Con una mano le coprì gli occhi e con l'altro braccio la sospinse dentro. Sul volto aveva un'espressione infastidita.
- Linee temporali sbagliate! - urlò lui mentre chiudeva le porte del TARDIS.
- Okay! - la voce sensuale della donna che Clara conosceva bene aveva un suono ovattato da fuori.
- Scusa! - disse lui irritato, con uno scatto della voce. A passi grandi e storti ritornò di fronte alla ragazza.
Clara con la bocca mezza aperta per la meraviglia, fissò il Dottore per un secondo.
E non disse nulla.
Gli occhi ancora socchiusi per la luce, un ciuffo di capelli che le finiva quasi davanti alla vista e non le permetteva di guardarlo bene.
Si era abituata al pensiero che lui e lei non potessero realmente stare assieme eppure quella realtà le faceva ancora uno strano effetto.
Era come se in quel tempo di sua assenza si fosse inutilmente convinta di potergli mancare. Ma lei in fondo, lo sapeva.

- Avresti dovuto portarla a casa, credo...
E nella sua testa si ripeteva "stupida, stupida, stupida, sii matura".
- Credo - rispose lui, non guardandola negli occhi.
- Non cambiare gli avvenimenti, se lei mi conosce già in quel momento che tu sai, lei potrebbe... Dio solo sa cosa potrebbe accadere, anzi… tu lo sai.
L'alieno la guardò spazientirsi mentre agitava le mani e se le guardava, nervosa.
E sorrise un po'.
- La riporto a casa, Clara.
Lei smise di agitarsi e lo fissò deglutendo.
Annuì.
Fece qualche passo indietro lui, e le diede le spalle.
- Dottore! - lo chiamò lei prima che aprisse le porte. L'uomo si bloccò con la mano sulla maniglia, senza voltarsi.
- Ma torna.
Lui sorrise contro la porte della macchina del tempo, consapevole del fatto che le avesse fatto un po' male, che avesse sbagliato nel portare River senza rendersi conto cosa sarebbe costato, ma alla chiamata fu così desideroso di rivederla, dal fermare quello che stava facendo e tornare da lei.

***

- Ti manca, Dottore? - chiese River. Una vestaglia candida e bianca che le ricadeva sugli stivali alti.
Guardava la console con le mani che avevano appena finito di impostare la destinazione, ferme su uno dei bottoni, mentre poneva la domanda, ma con la coda dell'occhio era attenta all'espressione del Dottore.
L’uomo si leccò le labbra e si strofinò le mani, immobile davanti al piccolo corridoio d'entrata.
Melody sorrise senza farsi vedere e tornò ad armeggiare con le leve della macchina del tempo, mettendola in moto.

***

Vide sparire il TARDIS, Clara Oswald. Quel nome che faceva eco nella linea temporale del Dottore proprio a pronunciarlo. Come era lei.
La più importante foglia dell’intera storia umana.
E come una foglia, ora si sentiva spazzata via.

***

Fissò le pagine del suo libro ‘101 posti da vedere’. Carezzò le pagine consunte dal tempo. E si fissò le mani che iniziavano a tremare.
Sorrise guardandosele. Sorrise di vergogna.
Non innamorarti, Clara, si era ripetuta mille volte. E promise, in quel momento, che non si sarebbe mai più ri-innamorata del Dottore.

***

Sentì il rumore del TARDIS dal prato di fronte casa, di nuovo. Non corse per le scale, non si fece quasi vedere mentre si avvicinava alla macchina del tempo.
Si accorse che lui non era fuori.
Clara fece il giro della cabina, carezzò gli angoli di quella scatola blu e ritornò davanti alla porte.
Chiuse gli occhi e poi li riaprì. Si augurò non ci fosse nulla che le ricordasse qualche minuto prima. Si augurò non ci fosse nulla che ricordasse a lei, di loro due.
Aprì la porta con calma, la TARDIS si fidava di lei. La fece entrare come un’amica a casa sua. Non era più la mucca fastidiosa di un tempo.
Le luci della console brillarono quando lei mise piede dentro. Il Dottore vi era seduto sopra e guardava a terra, alla sua destra, come se vi fosse qualcosa nel corridoio giù. Le braccia incrociate e un’espressione indecifrabile.
Clara teneva le braccia inerti ai suoi fianchi e si avvicinò a passi lenti. Pur se, ora, davanti a lui, non riuscì a capire cosa vi fosse che non andava.
Un silenzio sfiancante riempì quel momento e l’unica cosa che sembrava viva era la TARDIS.
- Mi dispiace – disse lui d’un tratto, senza ancora coraggio di guardarla in faccia.
- A me no – si fece scappare lei. Il Dottore alzò poco lo sguardo, occhioni tristi che chiedevano scusa. Lei guardò quegli occhi verdi per un secondo e spostò lo sguardo, sorridendo, alla sua sinistra. Alzò una mano in segno di resa. – No, ascolta – rise nervosa – se sei qui è okay.
Ma lui sapeva che non diceva sul serio.
Cominciò a girare attorno alla console, lei, ridendo senza motivo e volteggiando su se stessa.
- Allora, tuuu – batteva le mani sulla console, alternando varie smorfie. – voglio andare da qualche parte di bello, okay?
La maglia lunga le girava intorno come un tutù. Il Dottore le dava ancora le spalle, immobile come prima. Poi si voltò e la fermò prima dell’ultima piroetta.
La guardò per un attimo e lei guardò le sue mani che le stringevano le spalle. Dal suo volto era sparito il sorriso.
Alza la testa e la inclina di lato come a chiedergli spiegazioni.
- Clara, sono qui, non in quel corridoio buio – disse lui. – Qui.
Lei sorrise, lui sapeva cosa aveva sognato, lui sapeva. Con un’espressione calma, scosse la testa. - Dottore, è okay.
Il Dottore la abbracciò e lei schiacciò la testa contro il suo petto.
E Clara, invece, chiudendo gli occhi, capì di sapere che, nonostante lui conoscesse i suoi sogni e le sue paure, si sarebbero persi proprio come si erano persi in tante vite.

 
a/n:
ahiahiahia, gente, un po' angst e a volte mi odio per la smielatezza, ma mi credete che quando scrivo di clara mi sento male? mi si spezza il cuore e sì, ho pianto mentre scrivevo come la deficiente. allora, voglio solo che sappiate che ci troviamo tra il 50th e lo speciale di natale, quindi guess what........
sto zitta. 
per il personaggio di river non esprimo commenti, perché non so ancora cosa ne farò, aspetto vostri suggerimenti casomai. 
Cooomunque, una cosa che credo di non avervi detto: sarebbe carino se leggeste i capitoli con la canzone del titolo, non vi scrivo il titolo intero ogni volta, ma la frase, alla fine basta cercare su google :) 
ovviamente state leggendo la nota avendo letto già il capitolo, però provate con la canzone, ve la scrivo solo per questo ^^ red lights di vib gyor!
spero che apprezziate il capitolo, grazie a chi mi segue ancora. <3 
  
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