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Autore: lena30    10/04/2014    3 recensioni
Il vero amore può sconfiggere la morte perchè è capace di sopravviverle ... perciò l'amore conta ... come nella omonima canzone .... E' la storia di Gabriel e Claudia forse narrata con una maggiore attenzione ai loro pensieri, alle loro emozioni alla loro essenza ... spero di riuscirci ... siate clementi ... è la mia prima storia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Munari, Gabriel Antinori
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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III
Lei lo aveva visto andar via mentre la vista le si offuscava a causa delle lacrime che, del tutto involontariamente avevano cominciato a scorrerle sulle guance …. Ma non si era rassegnata, non poteva rassegnarsi, una forza misteriosa la spingeva, anche in contrasto con il suo scetticismo, a voler sapere, capire il suo passato, scoprire la ragione del suo incubo ricorrente forse perché così poteva avere la sensazione di stargli ancora vicino, di potergli essere d’aiuto in qualche modo.
Lui non aveva capito ovviamente, anzi si era addirittura arrabbiato con lei per la sua ostinazione quando lei gli aveva rivelato di aver continuato a cercare di scoprire cosa fosse davvero successo la notte di quel maledetto incidente, riuscendo anche a rintracciare il maresciallo che era intervenuto all’epoca; gli era sembrata incurante dei suoi desideri, della sua volontà anche perché lei non aveva saputo dargli una ragione plausibile della sua curiosità.
Quando, infatti, lui aveva cercato di capire le sue motivazioni si era trincerata dietro al suo “perché si” senza spiegargli che il suo tormento era diventato anche il proprio, perché ormai non riusciva più a smettere di pensare a lui, non immaginava più una vita senza e non ricordava nemmeno come fosse la sua vita prima di conoscerlo; non voleva e non poteva dare un nome a quella smania che ormai si era impadronita in maniera prepotente della sua volontà e tantomeno poteva confidarla a lui che probabilmente avrebbe pensato che lei era poco rispettosa del suo credo, della sua fede e quasi certamente sarebbe scappato via a gambe levate.
Ed allora aveva pensato che poteva provare almeno ad aiutarlo come psicoterapeuta per convincerlo ad affrontare i fantasmi che popolavano i ricordi sbiaditi del suo passato.
Eppure c’era qualcosa che la spingeva a pensare che non si trattasse di una passione a senso unico, forse perché, in qualche istante, quando lo aveva sorpreso a guardarla, aveva avuto la sensazione di essere messa a nudo sin nell’anima come se lui volesse carpirne i segreti, e quando, anche per caso ed in maniera non intenzionale, era successo che si fossero sfiorati o toccati, aveva sentito come una scarica elettrica, una forza magnetica correre tra di loro: ricordava bene quella sensazione: era successo  quella volta in cui le aveva medicato il braccio dopo l’ustione predetta da Munster: quando lui le aveva preso delicatamente la mano per ispezionare la ferita, Claudia aveva immediatamente avvertito una sorta di scossa ed un languore improvviso aveva preso possesso di lei; e poi quando lui aveva cominciato a spalmarle la pomata sfiorandola delicatamente con i polpastrelli e percorrendole il braccio lentamente dalla base del polso verso l’alto, non era riuscita a concentrarsi su altro che non fosse il tocco delle sue dita sulla pelle che bruciava a prescindere dall’ustione; e poi quando lui lentamente aveva cominciato a tracciare dei piccoli cerchi concentrici sul dorso del braccio per favorire l’assorbimento dell’unguento, avrebbe desiderato che quel dolce tormento non avesse mai fine perché era convinta che si trattasse della carezza più sottilmente erotica avesse mai ricevuto nella sua vita; avvertiva in cuor suo che, anche per lui era stato eccitante toccare la sua pelle perché aveva prolungato quelle carezze oltre il necessario ed il dovuto, e poi, ridestatisi entrambi dal velo di sottile imbarazzo che l’intimità della situazione aveva suscitato, lui aveva accettato il suo invito a bere qualcosa, probabilmente solo per non interrompere la magica atmosfera che si era creata e per avere la scusa per restare ancora con lei; poi solo una stupida  incomprensione ed il solito contrasto tra la sua ferrea razionalità che gli impediva di credere e di accettare quello che era successo con Agata e poi anche con Stefano come la manifestazione di un potere soprannaturale ed il desiderio spasmodico di lui che sperava che almeno lei che aveva visto, potesse credergli e dargli quella fiducia di cui sentiva di avere un bisogno quasi vitale, aveva rotto e spezzato quell’idillio, spingendo lui ad andar via; ma Claudia, in cuor suo, sapeva: in fondo le donne lo sanno, lo sanno comunque per prime [1]
Era stata riportata al presente dalla voce di lui che aveva chiuso il discorso dicendole che non voleva parlarne ma non aveva fatto i conti con la sua ostinazione; era ritornata ancora sull’argomento e lui era capitolato di fronte alla sua disarmante tenacia e forse semplicemente dinanzi a lei: la aveva guardata negli occhi raccontandole del suo incubo ricorrente, e poi, come sempre, nel guardarla aveva avvertito l’intenso desiderio di proteggerla, di tenerla lontana dal male che temeva potesse nascondersi nel suo passato; e poi, sempre più spesso gli succedeva di non riuscire a distogliere gli occhi da lei, non riusciva a smettere di guardarla: era più forte di lui e mentre la guardava cominciava ad avvertire il desiderio avvolgerlo, confonderlo: i suoi occhi, la sua bocca, la carnagione diafana, il leggero rossore delle guance, la linea sottile e delicata delle scapole, avrebbe potuto disegnarne i contorni anche ad occhi chiusi, il bisogno proibito ma sempre più impellente di scoprire se sotto gli abiti, spesso di taglio maschile ed austero, si nascondesse la stessa armoniosità delle forme, delle linee, dei colori: era costretto a scacciar via quei pensieri sempre più ricorrenti, ma quelli, incuranti della sua volontà, sembravano essere dotati di vita propria, e riaffioravano quando meno se lo aspettava: bastava un nonnulla e prendevano il sopravvento sulla sua razionalità: a volte bastava semplicemente addirittura uno sguardo o uno sfiorarsi improvviso e il buon senso ed il suo rigido autocontrollo scomparivano nel nulla.
Avvertiva l’intima sensazione, pur non avendone la certezza, che anche Claudia provasse le medesime sensazioni; lo sospettava, perché, al di là del bacio che lei gli aveva rubato ma al quale lui non si era minimamente sottratto, c’erano sguardi, parole non dette, la disponibilità di lei ad aiutarlo sempre e comunque, pur sottraendo magari tempo al suo lavoro, che lo inducevano a credere nella reciprocità delle emozioni e delle sensazioni causate dal loro essere insieme; o forse era soltanto una proiezione della sua mente, del suo inconscio, una consapevolezza di cui aveva bisogno anche, molto probabilmente, per giustificare il suo, di sentimento.
E poi, si era reso conto che lei gli  mancava; che, quando non riusciva a vederla, aveva quasi la sensazione di aver sprecato del tempo, di aver vissuto un giorno vuoto,  di avere solo una parvenza di vita alla quale mancava il senso più profondo; per questo sentiva come mai prima di allora di aver bisogno del suo aiuto; aveva la strana consapevolezza, pur non giustificata da fatti concreti, che lei c’entrasse, in qualche modo, in tutto quello che gli stava accadendo.  
E così, le aveva rivelato di voler tornare nella vecchia casa di suo padre, lì dove aveva trascorso la sua infanzia fino al momento di quel terribile incidente che aveva irrimediabilmente segnato il prima e il dopo della sua vita: non ce la faceva più a vivere senza ricordi e malgrado fosse quasi paralizzato dalla paura all’idea, era convinto che con il suo aiuto avrebbe potuto farcela: le aveva raccontato del suo incubo ricorrente quando nei suoi sogni compariva sempre più frequentemente il corridoio della casa di suo padre, la porta che apriva senza riuscire a vedere o a ricordare cosa ci fosse dietro ma solo la sensazione di grande terrore che lo prendeva al risveglio ed al ricordo, la stessa porta che aveva visto durante le manifestazioni del suo potere e che, secondo Munster, era la porta tra la vita e la morte.
Aveva deciso di accettare il suo aiuto: razionalmente si diceva che era stato sconfitto dalla sua tenacia, dalla sua testardaggine nel volerlo a tutti i costi aiutare a scoprire la verità sul suo passato cosa che, del resto, voleva anche lui anche per cercare di capire se il suo potere fosse legato alle sue misteriose origini, ma inconsciamente sapeva che c’era anche un’altra verità: era un altro modo per averla vicina, accanto a lui che ormai sembrava non riuscisse più a fare a meno di lei, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo considerarla ormai imprescindibile, quasi un’appendice di se stesso; condividere con lei le sue angosce, le sue paure ed il suo dolore glielo rendeva quasi più sopportabile … sentiva finalmente di non essere  solo.
 
[1] Cit. da “Le donne lo sanno” di Luciano Ligabue.
  
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