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Autore: Betty Davies    10/04/2014    3 recensioni
Hermione torna ad Hogwarts per il sesto anno di studi. In un'estate ha capito molte cose, tutte molto difficili da ammettere se stessa... Ad esempio, che "casa" ormai non è più con i suoi, con i quali non riesce più a relazionarsi come una volta, ma ad Hogwarts. E che il ragazzo che le tormenta i sogni non è quello che tutti -lei compresa- si aspetterebbero, Ron, ma il peggior Serpeverde che lei potesse immaginare: Draco Malfoy.
I due si troveranno a dover affrontare una catastrofe imminente, e nulla li potrà preparare al peggio, se non impareranno ad accettare che essere completamente diversi - addirittura opposti- può rivelarsi provvidenziale, se non essenziale.
Qualcosa sta cambiando fuori. Arriverà una tempesta.
Ma non come la prima volta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO 6 - LAND OF THE FREE

 

 

Draco Malfoy vagava senza una meta per i corridoi umidi e bui dei sotterranei.

Alla sola luce delle torce affisse ad intervalli regolari sulle pareti del quartier generale di Serpeverde, il giovane amava concedersi il lusso di camminare senza fretta, di metter un passo davanti all'altro con una lentezza tale da dare a se stesso l'illusione che non ci fosse alcun movimento.

 

Sospeso in questo luogo dimenticato da Dio e dall'Uomo.

 

Un passo davanti all'altro. Un piede dopo l'altro, che restava sospeso davanti a sé prima di appoggiare nuovamente al suolo.

 

L'illusione di camminare sospeso, per aria

A qualche metro da terra, guardando tutti dall'alto,

Come un osservatore esterno

 

La Casa di Serpeverde si trovava sotto al Lago Nero. Umida, fredda, buia.

Ed in inverno, quando nemmeno i pesanti arazzi a muro e le innumerevoli torce riuscivano a fare granchè contro l'umidità, accadeva spesso che la notte i pavimenti del corridoio si allagassero, l'acqua del Lago che filtrava dalla base dei muri, rendendo i pavimenti di pietra umidi e scivolosi con due dita di acqua gelida e stagnante.

Poi ogni mattina, con il sorgere del sole, le acque si ritiravano lasciando i pavimenti completamente asciutti.

 

Come per magia.

 

Ed in quelle notti gli sembrava di essere veramente sospeso a due dita da terra. L'impercettibile rumore delle scarpe sulla pietra bagnata ed il riflesso delle torce sull'acqua gli dava l'impressione di camminare sulla superficie liquida.

 

È solo un'illusione ovviamente

E l'acqua è talmente bassa che ti fa davvero credere di camminarci sopra

 

Lo sguardo fisso sul pavimento lucido, la mano destra aderente alla parete, la sinistra pigramente infilata nella tasca dei pantaloni della divisa scolastica.

 

Come quel profeta babbano.

Che camminando sulle acque del lago poteva far credere a chiunque di essere il figlio di Dio.

 

Spostò la mano destra dal muro, e si accostò le dita alle labbra.

 

Non sono un santo, né il figlio di un Dio.

 

Il silenzio del corridoio era interrotto soltanto dal rumore dei suoi passi sull'acqua, e dal sospiro che gli uscì dalla gola prima che riuscisse a fermarlo.

 

Muschio e rugiada

Profumo di bosco alla mattina

Come quando assaggiai le tue labbra per la prima volta, Mezzosangue

 

Si era cacciato in un bel guaio. E ci era finito insieme alla Granger. Probabilmente entro la fine dell'anno scolastico sarebbe diventato un reietto della Casa di Serpeverde, traditore di quella causa che i suoi compagni avevano sposato prima ancora di essere adulti abbastanza da poter dire di essere nel pieno delle proprie facoltà mentali.

 

Rifiutato dalle Serpi, sceso troppo in basso perfino per quei rettili striscianti.

Reietto dai Santi Grifoni, che non mi daranno asilo nemmeno se mi pentissi e donassi tutti i miei averi ai Tassoross... ehm, volevo dire ai più bisognosi.

 

Allontanò quell'ultimo pensiero con uno scrollo del capo.

 

Come se io potessi mai andare a chiedere asilo alla Torre.

Strisciare si, ma fino ad un certo punto.

 

Un altro rumore di passi si avvicinava dall'ingresso della Sala Comune, passi più veloci, sicuri, pesanti. Una lama di luce entrò dall'ingresso, lasciando spazio ad una figura alta ed autoritaria, che si chiuse dietro la porta di legno.

Draco ci mise ben poco a riconoscere alla luce delle torce il viso familiare del suo migliore amico: Blaise Zabini.

 

-Draco, vecchio mio, è mai possibile che ogni volta che torno dalle mie bevute notture, finisco per trovarti qui a camminare sulle acque?- chiese il bruno.

-Non pensare di illudermi, Blaise – ribattè l'amico – la tua carnagione abbronzata non nascone del tutto il tuo naso rosso. Credo che tu abbia un problema, amico, un problema con la bottiglia- sgnignazzò di rimando.

Blaise per tutta risposta scoppiò a ridere e battendo virilmente la mano sulla spalla del compagno, rispose: - Draco, amico mio, da che pulpito viene la predica! Sei finito nelle mani della Mezzosangue, sei tu quello con il problema più grosso tra noi due!-

Lo sguardo del biondo si fece improvvisamente assente, annebbiato, ed il pensiero corse alla Torre Grifondoro, covo di quelli che – almeno secondo i canoni del vecchio Salazar – erano traditori del sangue della peggior specie che si accompagnavano a Mezzi Babbani con la sindrome da salvatori-del-mondo-magico.

Serpeverde non era mai stata amata dal resto della scuola. A nessuno d'altro canto sarebbe mai venuto in mente di fare comunella con dei puristi del sangue vagamente razzisti, figli di genitori dalle occupazioni assai sospette.

Ma se i Tassi erano troppo impegnati a godersi le bellezze della natura e della buona cucina, ed i Corvi tacevano in silenzio – erano imparziali, loro- , i Grifoni non perdevano occasione per ricordare a tutto il corpo studentesco quanto Slytherin fosse il cancro della società, pieno di persone abbiette, e che il loro compito era quello di estirpare il male dalla scuola, contemporaneamente a salvare il mondo magico e ricordare a tutti che bisogna essere tolleranti e pacifici.

 

Non siamo solo noi che guardiamo dall'alto al basso chi è diverso.

Se non con voi, allora contro di voi, non è così?

 

Un teatrale colpo di tosse riportò Draco alla realtà.

-Malfoy, sei ancora con noi? L'umidità ti ha dato completamente al cervello? O stai solo fantasticando sulle gambe della Granger?-

-Le gambe della Granger non sono affar tuo, Blaise- sottolineò l'amico – E forse non ti rendi conto che siamo in un mare di guai. La profezia ha parlato chiaro, e lei è l'unica che può aiutarmi ad evitare il peggio. Il mondo come lo conosciamo potrebbe sparire, ed io avevo appena cominciato a divertirmi-

-Non serve che usi una scusa con me – rispose il compagno, improvvisamente serio – so che non è solo la profezia che ti ha fatto avvicinare a lei. È dallo scorso anno che le cose sono cambiate fra di voi, e di certo non starò qui a farti la ramanzina su come il suo sangue sia assolutamente indegno, visto che ti conosco abbastanza per poter affermare che farai comunque di testa tua-

-Hai perfettamente indovinato Blaise: farò di testa mia. Non fraintendermi: non sono diventato un seguace di San Potter e della Donnola, e non ho intenzione di ri decorare la mia stanza di rosso e oro, se capisci cosa intendo. Ma sarebbe da stupidi non ammettere che le cose sono cambiate davvero, e non ho intenzione di perdere una cosa per cui ho lottato, e finalmente sembro aver ottenuto-

 

Tu non mi hai mai squadrato dall'alto al basso.

Tu ti limitavi a guardarmi timidamente e poi arrossire.

Forse avevi intuito quali erano i miei pensieri per te?

O forse arrossivi per la vergogna di aver avuto quegli stessi pensieri a tua volta?

Ed io sapevo.

 

-Lei non è Potter, Blaise, e non è Weasley. Non le interessa. Ogni volta che arrossisce o balbetta di fronte a me, non è per la vergogna di essere... interessata ad un Serpeverde. È perchè lei è totalmente innocente, ad un livello che io nemmeno mi immaginavo. E quei due buffoni, quei due idioti, non capiranno mai che lei è troppo per loro-

Stringeva i pugni mentre parlava e teneva le braccia lungo al corpo, sforzandosi di non portarsele al petto dove quella punta di dolore confermava anche il suo ultimo dubbio.

 

Si era strappato il cuore dal petto e lo aveva consegnato a lei.

Troppo orgoglioso per ammetterlo a se stesso, si limitava a sanguinare in silenzio,

lasciando un vuoto che veniva colmato solo quando era con lei.

 

-E tu, Malfoy, saresti abbastanza per lei? Credi che lei ti ricambierà senza proferir parola? Senza domandarsi se stare con il figlio di un Mangiamorte non sia una condanna a morte?- chiese il moro, lo sguardo serio fisso sugli occhi dell'amico.

 

Non potrebbe importarmene di meno.

 

-So che non sono la persona perfetta per lei, Blaise. La mia gente e la mia famiglia odiano quelli come lei, la considerano selvaggina da cacciare ed uccidere per divertimento. Non è stato facile accettare quello che sentivo, ma non posso tornare più indietro. E rinnegherò il mondo intero se necessario,e anche la causa a cui la gente di questa Casa si è immolata! Cosa hanno mai fatto per me? Nulla, se non distruggere la mia famiglia, portarmi via un padre ed una madre e marchiarmi come un criminale agli occhi della gente comune! Solo un folle non vedrebbe che i piani del Signore Oscuro stanno fallendo miseramente, e con lui i suoi ideali da pazzo omicida visionario. Non è altro che un castello di carta tenuto in piedi da un gruppo di pazzi con la maschera. Ma non si rendono conto che il castello stà bruciando già da un pezzo! Io ho i piedi per terra, Blaise, e intendo sopravvivere.- l'ira palese nelle parole del ragazzo – e sopravviverò con lei. -

 

Lei fa entrare il Sole in un regno dove di notte non si vede nemmeno la Luna.

Lei poteva dare la luce ad uno come lui che aveva passato la sua vita nelle tenebre.

E lui poteva darle il vento e la tempesta che avrebbero fatto arrivare la pioggia.

 

*

 

La notte era passata senza che Hermione fosse riuscita a prendere sonno.

Il sole era sorto da poche ore dietro le pesanti tende del dormitorio delle ragazze Gryffindor: l'inizio di un nuovo giorno. Novembre, il mese più piovoso dell'anno in Gran Bretagna, era arrivato silenziosamente, in punta di piedi, ma i sentieri fuori dalla scuola erano aridi e polverosi. Gli alberi della Foresta Proibita avevano perso anche le ultime foglie, che giacevano ai piedi delle piante, morte.

Ottobre, con il suo vento, normalmente avrebbe spazzato via quei mucchi di carte colorate gialle, rosse e marroni, ma era dalla scorsa estate che non soffiava un alito di vento, e della pioggia, ovviamente, nemmeno l'ombra. Hermione vide Hagrid, il guardiacaccia, uscire dalla sua casa al limitare della foresta con un grosso rastrello in mano, con il quale cominciò a raccogliere i mucchi di fogliame secchi.

Le piante della foresta e quelle sparse sul prato attorno al castello sembravano aver raggiunto i loro ultimi giorni di vita. Non si trattava soltanto di un “letargo invernale”. No.

Il legno robusto degli alberi sembrava aver perso anche l'ultima goccia di linfa, ed i tronchi sembravano in principio di accartocciarsi su se stessi, disidratati, morenti.

Non c'era una nuvola in cielo, notò mentalmente la ragazza, ma non si poteva dire che ci fosse il sole. La stella più luminosa del firmamento, quel pianeta che bruciava di calore ad anni luce dalla Terra, dalla finestra della torre sembrava soltanto la misera fiamma tremolante di una candela, lontana, troppo distante per poterne sentire il calore o sfruttarne la luce.

Hermione appoggiò il palmo della mano al vetro freddo della finestra della stanza, e la vista di quel triste spettacolo le tolse anche l'ultimo briciolo di buon umore con il quale si era svegliata.

Lavanda Brown e Calì Patil dormivano ancora profondamente nei loro letti a baldacchino, così la Caposcuola si vestì in fretta ed uscì dalla stanza prendendo con se la borsa dei libri.

Mentre scendeva i gradini della scalinata d'ingresso, intravide Harry e Ron che si avvicinavano in maniera pericolosamente veloce a lei. Hermione sentì il colore scenderle dalle guance, e anche l'ultima goccia di coraggio Grifondoro abbandonò il suo corpo, dando spazio ad una codardia – o era forse spirito di autoconservazione? - che la fece girare velocemente sui tacchi per prendere il percorso alternativo per la Sala Grande.

 

-Hermione, aspetta!- sentì la voce di Harry da lontano, ma lei non gli fece caso. Continuò a camminare veloce verso la scalinata est, che l'avrebbe portata all'ingresso delle cucine, dalle quali poi sarebbe potuta accedere alla Sala Grande in tutta tranquillità, per godersi la colazione in santa pace.

Ma Harry non mollava, le stava dietro senza fatica: era molto più alto di lei, ed era un giocatore di Quidditch, per lui lo sforzo fisico era nullo.

Quando finalmente la raggiunse, la afferrò per il polso e la costrinse a girarsi, e fu solo allora che si accorse che Ron era con lui.

 

Non ti avevo sentito Ron.

Non ti ho sentito fiatare per tutto il tempo,

cosa assai insolita.

 

-Hermione, ti prego, smettila di evitarci- cominciò Harry.

Ron dal canto suo sembrava aver fatto voto di silenzio.

-Non essere sciocco, Harry, non vi sto evitando! Sto soltanto cercando di non... arrivare tardi a lezione- rispose affannata.

Il ragazzo si aggiustò gli occhiali sul naso.

 

Sa che sto mentendo.

Ogni volta che si sistema gli occhiali vuol dire che sa che qualcuno mente.

 

-Hermione, le lezioni iniziano alle nove. Sono appena le sette.- rispose Harry paziente.

La ragazza si morse il labbro.

 

Mi sono messa le mani nel sacco da sola.

 

Prese un profondo respiro, chiamando a sé l'ultimo briciolo di dignità che le era rimasto, e disse:

-Hai ragione Harry. Mi dispiace davvero, e non volevo darti l'impressione di... evitarvi. Volevo solo stare un po' da sola per schiarirmi le idee-

-Herm, è da quasi un mese che questa cosa va avanti. Un mese in cui ci parli a malapena, passi le giornate in biblioteca e non ti fai vedere quasi mai alla luce del sole. Non che ci sia molto sole ultimamente- aggiunse.

 

Hai ragione Harry,

Ma come potresti capire? Come potrei anche solo spiegarti?

Che cosa spiegare poi?

Che sono innamorata di una Serpe che voi tutti detestate,

il cui padre è un seguace di Voldemort,

e che non ho altra scelta se non quella di collaborare con lui perchè un dannato libro ha deciso che dobbiamo salvare il fondoschiena a tutti?

Certo, e tu capiresti?

No, io non credo.

 

-Hermione, so a cosa stai pensando.- la voce di Harry interruppe il fiume dei suoi pensieri.

-Ah si, e a cosa sto pensando, Harry James Potter?- rispose piccata lei.

-In realtà è piuttosto semplice da intuire.- rispose gentile il ragazzo, ignorando il tono irritato con cui l'amica aveva parlato- Stai pensando che siamo in un mare di guai, che ci sei finita con l'ultima persona che avresti potuto immaginare, che il tuo legame con... questa persona... in realtà va al di là della sola profezia, e che finirai ostracizzata da noi altri per questo motivo.- concluse.

Hermione non aveva parole.

 

Hai fatto centro, Harry.

C'è molto di più dietro ai tuoi occhi verdi, più di quello che lasci trasparire,

non è così?

 

Ron dal canto suo continuava a tacere, completamente rosso in viso, le orecchie di un colore pericolosamente vicino al viola.

 

Quando Hermione trovò la forza di parlare, la sua voce era un flebile bisbiglio.

-Hai veramente capito tutto, vedo – disse, e le labbra le si incurvarono in un sorriso triste.

Harry si avvicinò a lei e la abbracciò forte, portando la caposcuola vicino alle lacrime, che riuscì a trattenere solo facendo appello all'orgoglio Gyffindor.

-Tu sei sempre stata la nostra roccia – ora Harry le parlava piano all'orecchio. - Di noi tre sei sempre stata quella che non ha mai avuto crolli mentali, crisi, non sei mai stata impulsiva, hai sempre avuto la situazione sotto controllo anche quando tutto sembrava perduto. Ma non puoi affrontare tutto da sola. Tutto questo è molto più grande di te, di me, di tutti noi messi insieme. E non mi interessa quale sia il genere di... legame che hai con Malfoy. Per quanto il Malfuretto non mi piaccia, e mai mi piacerà, non mi intrometterò in questa vostra... cosa – terminò il ragazzo.

E non ci furono più motivi sufficientemente validi per trattenere il pianto.

Le lacrime sgorgarono a fiumi dagli occhi della ragazza, che incominciò a ridere nervosamente.

Rideva e piangeva insieme.

 

È così che ci si sente quando si lascia andare?

Non sono sicura che mi piaccia.

Ma è stranamente liberatorio.

 

-Oh, Harry!- Hermione gettò le braccia al collo di Harry, intimamente sollevata.

-Hai bisogno del nostro aiuto, Herm. Sei sempre stata la migliore di noi tre, e se non fosse stato per te, tutte quelle volte, non saremmo probabilmente qui a parlare ora. Ora è arrivato il momento di ricambiare il favore – sorrise il ragazzo.

 

*

 

Il pomeriggio era passato senza troppi intoppi, tra una lezione e l'altra, e il freddo di un Novembre già inoltrato sferzava sul viso degli studenti, che si coprivano all bell'è meglio con sciarpe, guanti e mantelli di lana pesante. Nel prato del chiostro un chiacchiericcio allegro si diffondeva tra il corpo studentesco, il cui umore non sembrava essere minimamente turbato dall'improbabile situazione climatica in cui Hogwarts versava, e che non accennava a migliorare.

Il tipico vento freddo inverale si faceva notare per la sua assenza, notò Hermione.

 

Normalmente mi ritroverei con un turbinio di capelli attorno al viso.

Ma non tira un filo di vento.

Fa freddo, solo.. freddo.

 

Il buon umore che si diffondeva tra gli studenti altri non era dovuto che all'inizio del fine settimana. Le lezioni erano solo un ricordo lontano, ed i ragazzi avevano davanti l'allettante prospettiva di due giorni di riposo, con il classico ed immancabile giro al villaggio magico di Hogsmeade.

 

Mentre i giovani maghi e streghe si radunavano sull'erba in attesa della professoressa Mc.Granitt, che li avrebbe scortati al di fuori del castello, Hermione pregustava una giornata di pace assoluta, in cui la scuola si sarebbe praticamente svuotata per diverse ore, e lei avrebbe avuto modo di concentrarsi sulla soluzione al problema imminente.

Doveva solo trovare il ragazzo in questione, la persona che insieme a lei avrebbe potuto far accadere quel miracolo insperato di cui la scuola aveva un imminente bisogno.

Draco Malfoy si stava avvicinando con passo sicuro, e quando si trovarono ad una distanza tale che le permetteva di distinguere ognuno di quei crini dorati che cadevano disordinati sulla fronte del Serpeverde, il resto della studentesca si era già allontanato fuori dal cancello d'ingresso.

 

Hermione aveva già salutato Harry, Ginny e Ron (che continuava a non rivolgerle la parola, ma almeno non le sbraitava addosso, il che poteva considerarsi un notevole passo avanti), che non insistettero più di tanto quando la caposcuola disse loro di avere “improrogabili doveri da sbrigare”. I tre sapevano benissimo di cosa parlasse.

 

Devo trovare una soluzione a questo problema.

E devo farlo senza di voi, almeno per questa volta.

 

Il ragazzo le stava ad una spanna dal viso, ed anche se non c'era vento, lei poteva sentire il suo lieve profumo di menta e zenzero.

 

Lo stesso profumo che sentii sul treno quel giorno.

 

Fu il ragazzo ad interrompere il silenzio.

 

-Vedo che hai deciso anche tu di non andare ad Hogsmeade, oggi. - disse tranquillamente.

 

A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea, Malfoy. E già che siamo qui, direi che potremmo rimboccarci le maniche e fare delle ricerche in biblioteca sulla profezia, che ne dici? - chiese speranzosa.

 

-Non ho alcuna intenzione di passare la giornata in biblioteca, Granger, visto che abbiamo l'insperata fortuna di avere un castello completamente deserto a nostra disposizione. Io pensavo più ad una …. pratica sul campo – rispose lui con un ghigno.

 

La ragazza tacque per qualche secondo, ponderando le sue possibilità, ma alla fine si arrese e rispose:

- Si, forse hai ragione. Per quel che vale, ci conviene fare pratica e cercare di scoprire come far arrivare la pioggia. Ho come la sensazione che la profezia, o qualunque cosa stia facendo accadere questo disastro, non aspetterà i nostri comodi.-

 

Il biondo annuì, trattenendo a malapena un sorriso.

 

Mi hai appena dato ragione, Hermione?

 

Di comune accordo, i due si incamminarono verso il grande prato davanti all'ingresso della scuola, quella che solo un'estate prima era una distesa verde e lussureggiante, ma ora era secca ed ingiallita.

 

- Credo sia qualcosa che abbia a che fare con la foresta, Malfoy – disse la ragazza, indicando gli alberi lontani – se osservi il panorama dall'alto, sembra che le piante al centro del bosco siano completamente morte, disidratate, come se fossero malate. Mentre quelle più vicine al castello sono ancora relativamente... sane, o quasi.-

 

Il Serpeverde fece qualche passo indietro, dove il prato era leggermente più in salita, e da li ebbe la visuale perfetta.

 

- Accidenti Granger, hai ragione... - bisbigliò pensieroso – sembra che un morbo sia partito dal cuore della Foresta Proibita e si stia lentamente diffondendo verso l'esterno.-

 

- Malfoy, dobbiamo trovare il modo di far piovere prima che questo... morbo, come lo chiami tu, si diffonda a tutta la foresta. Ho come la sensazione che una volta finiti gli alberi, comincerà ad intaccare le mura del castello. - aggiunse inorridita.

 

Dio mio, è veramente raccapricciante.

Come una piaga contagiosa che corrode e succhia via la vita da tutto ciò che incontra.

 

Hermione cominciò ad impallidire, e la mano destra, che teneva stretta in pugno la bacchetta, aveva cominciato a tremare impercettibilmente.

 

In un istante il ragazzo le fu vicino, e la mano di lui, forte e sicura, strinse quella di lei, mettendo fine al tremore della Grifondoro.

Lei alzò lo sguardo cercando i suoi occhi, e quello che vide la lasciò senza fiato.

Gli occhi di ghiaccio di Draco ricambiavano il suo sguardo senza battere ciglio, ed Hermione vi intravide per la prima volta qualcosa che mai aveva notato prima d'ora.

 

Fuoco.

Calore.

Determinazione.

Ma anche qualcos'altro.

Ardore?

Nessuno mi ha mai guardata così.

 

Quando ricominciò a parlare, la voce del ragazzo aveva una sfumatura che mai prima d'ora le era parso di aver udito.

 

- Troveremo il modo di far piovere, Granger. È il nostro destino.-

 

E fu in quell'istante, che accadde.

 

Una scossa elettrica partì dal punto in cui i due ragazzi si tenevano per mano, e con un'ondata di calore improvviso corse per ogni centimetro della loro pelle, arrivando in un punto ben preciso del petto, facendo sussultare entrambi.

 

È una scossa che arriva dritta al cuore.

 

Una sensazione bruciante pervase nel petto dei due, per poi affievolirsi e ripercorrere all'indietro il sentiero percorso, la scossa tornò dal centro del loro corpo, alle loro mani giunte, e fu allora che lo videro.

 

Il fulmine.

 

Nel punto in cui le loro dita rimanevano intrecciate, una scarica elettrica di piccole dimensioni vorticava attorno alle loro mani, sfrigolando ed echeggiando, come un piccolo fulmine in miniatura.

 

La ragazza, spaventata, fece per ritirare la mano da quella di Draco, ma lui la fermò appena in tempo.

 

- Hermione, non lasciarmi andare! - urlò il ragazzo.

 

Il cuore nel petto della ragazza ebbe un sussulto, e con una mossa decisa unì anche la mano sinistra a quella di lui, che fece lo stesso.

 

Due paia di mani si stringevano convulsamente, così strette da fare quasi male, ma Hermione non avrebbe mollato la presa per niente al mondo.

 

No, non ti lascerò andare.

Mai.

 

E fu allora che quel microscopico campo elettromagnetico esplose in decine e decine di gocce d'acqua, che rimasero sospese sulle loro mani intrecciate, bagnando l'aria al di sopra di loro per diversi secondi, per poi sparire una ad una.

 

Era pioggia quella.

Era una microscopia, minuscola, piccolissima nuvola carica di pioggia.

 

Quando anche l'ultima goccia d'acqua fu scomparsa, i due lasciarono andare la presa, cadendo per terra sull'erba secca, stremati dallo sforzo.

 

Il cuore della ragazza batteva all'impazzata, ed un dolce dolore le riempì il petto. Ci stavano riuscendo.

Certo erano ancora lontani dall'ottenere un acquazzone decente, e quelle microscopiche gocce d'acqua servivano a poco o niente. Ma era un inizio.

Era stato diverso dalla prima volta, sul treno per Hogwarts. Questa volta non c'erano barriere tra di loro, ed era proprio grazie all'assenza di ostacoli nel loro contatto che erano riusciti a trasformare la carica elettrica in pioggia.

 

E fu allora che Hermione capì.

Si alzò da terra, rassettando la gonna della divisa piena di fili d'erba arida, e si guardò intorno. Il panorama circostante non era cambiato di una virgola, ma lei sapeva che era solo un'apparenza.

 

E l'apparenza quasi sempre inganna.

 

Lei aveva capito tutto, e corse a cercare con lo sguardo il ragazzo.

 

Draco era steso qualche passo più in là, lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, ma la mente vagava in luoghi fino ad allora impensabili.

Si alzò a sua volta da terra, ed i suoi occhi grigi incrociarono quelli della Caposcuola, che sentì un brivido correrle lungo la schiena.

Una leggerissima, impercettibile brezza le accarezzò il viso per un breve istante, per poi sparire nuovamente.

 

-L'hai sentita anche tu?- chiese la giovane.

-Si. - due lettere, una sillaba, intrise di consapevolezza.

 

Di scoperta.

 

-Credo di aver capito come far piovere, Malfoy – rispose la ragazza, piano. -

Il ragazzo tacque, un silenzioso invito a proseguire.

Invito che Hermione colse, spiegando la sua teoria come avrebbe spiegato ai suoi compagni di Casa un argomento di Trasfigurazione particolarmente spinoso.

-E' cominciato quando mi hai stretto la mano. Ti ho guardato, e quando mi hai restituito lo sguardo, c'era qualcosa di diverso nei tuoi occhi. Ed è stato allora, che è successo –

Hermione parlava piano, sottovoce, ma non c'era tremore nelle sue parole. Solo..... cautela.

-Hai detto qualcosa... - proseguì, - hai detto... che era il nostro destino. Il fulmine è arrivato allora. Ma è stato quando hai... tu avevi detto... - la ragazza si interruppe, le guance tinte di rosso.

 

Timidezza?

Vergogna?

Ti vergogni di noi, Mezzosangue?

 

Il ragazzo proseguì per lei.

-E' stato quando ti ho detto di non lasciarmi, Hermione. È questo che volevi dire? - finì lui per lei, la voce gentile, rassicurante, ben diversa dal tono spavaldo ed irrisorio che usava normalmente in pubblico – Lì è arrivata la pioggia. -

 

La Grifondoro annuì in silenzio, lo sguardo fisso sul petto di lui, troppo timida per osare alzarlo anche solo di qualche centimetro.

 

Sentì le dita di lui accarezzarle leggere la guancia, e fu allora che qualcosa si calmò, dentro di lei.

Le prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.

 

-E quando ci siamo guardati, avevamo capito tutto, non è così? È stato quello a far arrivare la brezza. -

 

La ragazza fece un passo verso di lui, intrecciando le proprie mani con le sue. Il ragazzo appoggiò la fronte contro la sua.

 

Posso sentire il tuo respiro sulle mie mani.

 

-Dobbiamo imparare a controllare questa cosa, Malfoy. Dobbiamo averne assoluta padronanza, e ci conviene imparare in fretta, non possiamo permetterci di rischiare. - mormorò lei.

-L'unica cosa che dobbiamo imparare a controllare sono le nostre emozioni, Granger. Ma va da sé che non sarà cosa facile. Ma ci riusciremo. Sei la strega più brillante della nostra età -

 

Avevano entrambi gli occhi chiusi, ma poteva sentire il sorriso nella voce del ragazzo che le stava di fronte.

 

-È nel cuore della Foresta Proibita, Malfoy - disse lei – Il quarto sigillo, ed il Quarto Cavaliere è li dentro. La Nera Signora. Ma il sigillo sta per cedere. È per questo che questo... morbo si dilaga dalla foresta verso l'esterno.- ora la voce di lei tremava.

-Lo fermeremo, Mezzosangue. Fermeremo questa cosa. Troveremo il modo di far scendere la pioggia, e quando ci riusciremo, rispediremo la Nera Signora nel quarto sigillo, per l'ultima dannatissima volta. -

 

Lei riaprì gli occhi, sollevando lo sguardo alla Foresta. Forse potevano ancora farcela.

 

Forse riusciremo ad arginare il danno, a porvi rimedio.

No, qui non si tratta di arginare, o limitare.

Qui bisogna risolvere, e piuttosto alla svelta.

 

Draco le posò un casto bacio sulle labbra, le prese la mano e si avviarono insieme verso il Castello.

 

Non temere, mia piccola Mezzosangue.

Ci sono io con te.

 

*

 

 

Finalmente, come promesso, è arrivato il Capitolo 6!
E' passato più di un mese, lo so... (ma almeno non sei mesi, come l'ultima volta! LOL)
Sono sempre impegnata con il lavoro, sopratutto con la bella stagione l'ufficio diventa una gabbia di matti. (Ma in fondo, se non son matti, non li vogliamo, giusto?)
Anche se a rilento, la storia procede. Ci tengo a specificare che porterò avanti la storia finchè non sarà terminata, non la lascerò incompleta (è una promessa!). So di essere molto lenta ad aggiornare, ma ormai mi conoscete: sono un bradipo! (Ma un bradipo costante, sia ben chiaro! Eheh).
Il capitolo 7 è già work in progress, come sempre tendo a pubblicare un nuovo capitolo non appena inizio quello successivo.
L'arrivo della primavera a Londra mi ha portato un sacco di idee nuove e ispirazioni di vario tipo (oltre ad un sacco di lavoro in più, ma non lamentiamoci, che se si lavora vuol dire che va tutto bene), anche se ogni tanto una vacanza mi farebbe solo bene.
La canzone che da il titolo al capitolo è, come sempre, un bellissimo pezzo dei Sonata Arctica, che vi invito ad ascoltare, sono una band eccezionale, musicisti molto talentuosi con delle capacità di songwriting veramente notevoli. Quando scrivo, ho sempre la loro musica in testa :)
Lasciatemi tutte le recensioni che volete, ve ne prego! La vostra opinione è molto importante per me.
Un milione di baci dalla vostra ormai quasi-Inglese
Betty D.
ps. ho corretto gli errori di ortografia :)  

 

 

 

 

  
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