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Autore: RedDisposition    11/04/2014    1 recensioni
- Hei, Demetria mi passeresti la mia penna?- mi girai e guardai Abbie, quasi mi ero dimenticata che era li -S-si- gli passai la penna, perchè ha voluto farmi sedere vicino a lei? non so, forse per prendermi in giro. è la prima persona nella mattinata che mi chiama con il mio nome e non con i stupidi soprannomi, cos'ha ? forse non sa che io sono nella zona degli "intoccabili" ? no è impossibile, del resto è l'ex capo delle chearleaders. La ammiro sin dal primo anno, non mi ha mai preso in giro ne altro, ma mi chiedo perchè sia cosi? - Hei, tu ci hai capito qualcosa di quello che sta dicendo?- mi risveglió dinuovo- Eh?- sembravo una stupida, ecco lo sapevo ora mi sputtana - hai capito qualcosa di quello che sta dicendo la prof?- mi lanció un lungo sorriso, non era come pensavo; una smorfiosa, vanitosa e prepotente. - Ehm... no- iniziò a ridere - neanche io- mi sorrise dinuovo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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(Abbie’s POV)
Quasi nove mesi fa non mi sarei mai immaginata di arrivare a questo punto, ero il capo delle cheerleaders e avevo una migliore amica e due amiche speciali, avevo un ragazzo ed ero una ragazza modello. Ora faccio parte della banda delle bulle della scuola, non ricordo neanche più i loro nomi, le chiamo solo scema, più scema e scema delle sceme, prima avevo sempre i pompon nella mia mano destra ora ho una sigaretta. mi guardo dallo specchio che ho nell’armadietto, mi faccio totalmente schifo, la cosa che più odio è quel piercing che mi sono fatta “spillare” sul naso, ho sempre odiato quei cosi, cosa mi sta succedendo.

Presi l’accendino e il libro di Algebra, quella materia di solito la odiavo, ma da quando c’era Demi che mi accompagnava a ogni singola lezione non più, Demi… cosa le avevo fatto, una granitata in faccia, l’avevo protetta fin dall’inizio dal bullismo, ed ora ero io a farle ripassare quell’inferno, sarà meglio che lei si salvi, si salvi da me. Un po’ mi manca, ma che dico, mi manca tanto da star male. Era bello svegliarsi la mattina e sapere che almeno una persona nella tua vita ti voglia bene, ci sia sempre, che ti capisca solo guardandoti, perché con Demi era così, non avevi bisogno di parlare che lei già ti faceva sentire al sicuro fra le sue braccia. Non si può tornare indietro, non esiste un modo? Voglio solo darmi un pugno in faccia prima di tirarle quella granita e prima di dare quel bacio a quel ragazzo, dovrò farmi perdonare da troppe cose. Le avevo detto che sarei scomparsa dalla sua vita, invece le sono ripiombata addosso con una bevanda gelida che le era entrata anche nelle ossa.

-Hall, andiamo, non vorrai fare tardi, abbiamo qualcosa da fare dietro gli spalti del campo da Football- la scema mi fece svegliare dai miei pensieri in modo tanto burbero da farmi sussultare –che hai ti fa paura anche la tua ombra? Andiamo a rimediarci qualche soldo per il pranzo- aggiunse la più scema, non dissi niente e le seguii. mentre loro discutevano sul da farsi prima del giorno del diploma, cioè domani, ci capitò per caso di passare fuori al bagno delle ragazze, sentii qualcuno cantare, come avrei potuto non ricordarmi quella voce? La prima volta che la sentii avevo già capito cos’aveva ,perché era così triste e cupa, come avrei fatto a dimenticarla? Dopo che l’avevo resa felice per poi ridistruggerla? Non lo sapevo… in un modo o nell’altro avrei imparato a non tremare al suo suono – Credo di aver trovato un modo per rimediarci il pranzo- disse la più piccola di loro guardando verso la direzione del bagno in modo minaccioso –vado io ragazze- la mia voce ebbe una forte scarica, come se avessi avuto paura, paura che le avessero fatto del male, quello non potevo sopportarlo.

Quando entrai dalla porta olivastra Demi non si accorse neanche che ero lì dietro di lei, continuò a cantare e a guardarsi allo specchio, alla ricerca di qualcosa, credo che stesse cercando quel poco di forza che le era rimasta. Le strisciai dietro, poi quando mi vide dal riflesso dello specchio si girò verso di me e aprì la bocca per parlare, ma le misi una mano davanti per tappargliela –Shh, fa silenzio, sto cercando di aiutarti, esci di qui fra qualche minuto, ripeto sta zitta!- ricevetti in un risposta uno sguardo terrorizzato e un “mhm”. Uscii dal bagno velocemente, quelle tre già mi aspettavano –non c’era nessuno lì dentro, credo che stesse cantando la sfigata del glee con l’armadietto difronte- indicai un armadietto a caso e loro si girarono –Vabbene- scandirono le sillabe –andiamo dietro gli spalti, abbiamo da fare- fecero per avviarsi –io vi raggiungo dopo, ho dimenticato le sigarette- mi girai e andai verso il mio armadietto. Aspettai che si allontanassero e mi sedetti con le spalle verso il pilastro che divideva la porta dei bagni dagli armadietti, mi accesi una sigaretta e me la portai alla bocca, dopo qualche minuto la porta si aprì.
-sei ancora qui fuori- mi disse una voce timida ma abbastanza incazzata, non le risposi, mi limitai semplicemente a tirare fuori del fumo –sto parlando con te- il mio sguardo era fisso verso a finestra difronte a me, cercavo qualcosa di interessante da guardare, Demi mi si avvicinò si abbassò e mi strappo la sigaretta di bocca –ma che ! l’avevo appena accesa!- mi girai verso di lei, incontrai i suoi occhi, li ricordavo pieni di speranza e sprizzanti di gioia, ora però erano tornati come molti mesi fa, vuoti e cupi, ed era per colpa mia –è questo il modo che devo usare per attirare la tua attenzione?- incrociò le braccia al petto, mi alzai e mi allontanai scocciata dal suo modo di parlarmi –ma che intenzioni hai? Prima scappi, poi torni e mi getti bibite addosso, poi cerchi di aiutarmi, ma tu da che parte stai? Cosa vuoi da me?- mi fermai di scatto, non riuscivo a muovere un solo passo, e sentivo che lei si avvicinava, sempre di più, fino a stare a qualche passo da me –io…io voglio salvarti- le davo le spalle ma nonostante questo potei capire che era sorpresa –ma da cosa? Da chi?- sembrò calmarsi per un attimo –da me- le dissi con un filo di voce per poi scappare dietro gli spalti con le altre. Demi rimase lì bloccata, non so se ne andò quando mi fui allontanata, cercavo di correre più veloce che potevo, sbattendo di tanto in tanto contro qualcuno, quei corridoi mi sembrarono immensi.


(Demi’s POV)
Perché mi sarei dovuta salvare da lei? Lo capisce o no che se io mi salvo è per lei non perché mi allontano da lei, non ce la facevo più a stare così. Da quando lei era andata via mi sentivo diversa, come se la parte migliore di me fosse morta, ora avevo solo la parte peggiore. Gli incubi erano raddoppiati senza di lei, e avevo riiniziato a sentire quelle strane voci nella mia testa. Avevo riiniziato ad odiarmi come non mai, insomma avevo riiniziato a distruggermi, ma questo lei non lo sapeva. Rimasi bloccata lì per qualche secondo, ma poi mi accorsi che le era caduta qualcosa dalla borsa, mi avvicinai e la raccolsi, era una lettera di ammissione dall’università per insegnanti. Non sapevo avesse fatto domanda lì, credevo andasse a Medicina, saremo ancora più lontane quindi, lei e Brid sarebbero andate al college per diventare insegnanti, si trova qui, in questo paesino attaccato a Los Angeles, invece io e Sav saremo andate a New York. Pensai che non me l’aveva detto perché non le avevo dato il tempo di parlarmi, mi sentii in un certo senso in colpa per me stessa, decisi di seguirla, sapevo dov’era andata, di solito la sua banda si radunava dietro gli spalti fra il campo di Football e il muro che lo chiudeva.

Mentre camminavo per arrivare al campo, dove in quel momento si stavano allenando le cheerleaders, vidi una Savanna eccitata e super gioiosa venirmi incontro con una lettera dell’AADA in mano, la mia l’avevo già ricevuta, ero stata accettata, già… tutti i miei sogni si stavano avverando, tutti o quasi, avrei voluto che Abbie fosse con me quando ho aperto la lettera, ma c’era solo il silenzio e la solitudine di casa mia. –Sono stata presa! Mi hanno presa!- non faceva che ripetere per poi abbracciarmi fino a stritolarmi le ossa, sentii il suo cuore battere violentemente contro il suo petto –oddio, devo dirlo a Brid- si ricordò dopo un attimo, sciolse l’abbraccio e andò via alla ricerca della sua ragazza, dire quelle cose mi faceva ancora strano, era passato tanto tempo da quando mi aveva detto di essere omosessuale, eppure non ci avevo ancora fatto l’abitudine.

Dopo qualche minuto arrivai dietro li spalti, e trovai Abbie e le sue sottospecie di amiche, lei fissava un punto fisso del pavimento, sembrava che le sue scarpe fossero più interessanti di tutto quello che dicevano le altre tre –ehmm- mi schiarii la voce e si girarono tutte e quattro di scatto –cosa vuoi mento a culetto?- feci finta di niente e la ignorai –posso parlarti- Abbie si puntò un indice al petto mimando con le labbra un leggero “io?” io mi limitai ad annuire –hei hei, stavamo facendo qualcosa di importante, quindi Demi, Demetria, Balenottera come ti chiami tu, vai a mangiarti qualche altro delfino- comparì un sorriso pieno di cattiveria in tutte e tre –non parlarle così! Non permetterti neanche di ripronunciare una cosa simile! E lei si chiama Demi! Porca puttana!- Abbie si alzò come una furia e all’improvviso perse lo sguardo intontito che aveva nel vuoto, la capogruppo si alzò di scatto e le andò contro facendola indietreggiare, Abbie in poco si ritrovò con le spalle verso il muro, l’altra ragazza alzò appena il braccio e chiuse la mano. Mi mossi velocemente verso di lei, non sapevo che fare, ne perché lo stavo facendo, ma le bloccai il polso con una forza che non so neanche io da dove usciva, nel frattempo Abbie aprì gli occhi che aveva chiuso poco prima, fece una specie di ghigno che era il risultato fra un sorriso e un sospiro di sollievo –prova a torcerle solo un capello!- le sussurrai, la sentii irrigidirsi e mi allontanai di poco sorpresa, senza mai allascare la presa al suo polso –va dalle tue amiche che se la fanno insieme, sai che posizione useranno più spesso? Mi chiedevo se tu facessi da spettatrice-sentii delle risate dall’altro lato dello spalto, mi diede una gomitata con l’altro braccio, e caddi all’indietro battendo il sedere a terra. Vidi il volto della ragazza ispanica , nonché mia migliore amica o quasi, caricarsi di ira, poi un sorriso che hanno i cattivi nei fumetti le invase la faccia –e tu? Come ti chiami? Giappocinesa? Mulatta? Tu cosa sei? A proposito, tu quando farai coming out?- la ragazza che aveva tratti asiatici ed africani si irrigidì, poi si girò verso di me, subito dopo verso una delle altre due ragazze , il suo volto si riempì di terrore e fuggì via. Le sue amiche la seguirono a ruota.

Mi ritrovai la mano di Abbie davanti a me, la strinsi forte e mi alzai –stai bene?- mi chiese dopo avermi visto mentre mi massaggiavo la schiena –hai intenzione di gettarmi un’altra granita?- mi sorrise un po’ in imbarazzo –cosa dovevi dirmi- mi ricordai della lettera e di tutto il discorso che mi ero preparata durante il percorso dagli armadietti al campo –allora- mi andai a sedere su una panchina del campo e la invitai a sedersi accanto a me –domani ci sono i diplomi e dopo domani io e Sav andiamo a New York, tu e Brid rimarrete qui a fare il college- alzò un sopracciglio, presi la busta dalla borsa –scusa, non ho potuto evitare di aprirla, ti hanno preso- mi sorrise quando le feci un piccolo applauso –comunque, stavamo dicendo, abbiamo ancora due giorni da passare come migliori amiche, quindi ora mi aspetto che tu ti rimetta la tua uniforme e ti rifaccia la coda- mi guardò e poi mi disse –non posso, io ti ho delusa, ti ho rubato il ragazzo, ti ho preso a granitate in fac..- le feci segno di stare zitta –non mi importa, se ti sei innamorata di quello, non mi importa se così tutto d’un tratto hai abbandonato le cheerleaders e hai iniziato a fare la bulla della situazione , non mi importa se hai abbandonato anche me, lo so cosa stai facendo, ti stai distruggendo dall’esterno, facendo cose che non meriti, ma la vuoi sapere una cosa? Io non te lo permetterò, perché a me non interessa, a me importa solo che tu mi abbracci, adesso, in questo preciso istante- non finii neanche di parlare che mi diede un forte abbraccio e iniziò a piangere e a scusarsi fra un singhiozzo e l’altro ,ciò che le avevo detto non era quello che avevo in mente, ma era già un inizio, mi stava abbracciando, la cosa prometteva bene –va tutto bene?- le chiesi mentre metteva la testa sulla mia spalla e si calmava –ora si- mi rispose sotto voce.

All’uscita di scuola ormai fra me ed Abbie andava tutto bene, ci vennero in contro Sav, Brid e Sam, le prime due si limitarono a sorriderci vedendoci di nuovo unite, mentre Sam rimase un po’ sorpreso dal modo in cui Abbie lo salutava, era convinto che ce l’avesse a morte con lui, quindi aveva paura di dirmi che gli piacevo, me l’aveva detto al ristorante lo scorso giorno. –Ciao Ab, volevo chiederti scusa per quello che ho fatto, mi sono pentito a morte- Sam abbassò la testa e si posso una mano fra i capelli –non importa più, ormai le cose non andavano più bene fra di noi- gli sorrise e le porse la mano, Ab con mia sorpresa lo strinse in un abbraccio, quando capì che ci guardavamo in modo imbarazzante io e il ragazzo biondo mi diede una spallata per farmi avanti –ehm.. mi chiedevo se ti andava stasera di uscire?- gli sorrisi alla domanda, ma prima che potessi rispondere la voce di Savanna mi bloccò –no no no no, stasera niente impegni, dobbiamo festeggiare l’ultimo giorno di liceo- odiavo quando faceva la guastafeste –potrebbe venire anche lui e ..Tresh- Abbie mi lanciò un occhiata che le ricambiai con un sorriso – se volevamo fare una festa a coppie bastava dirlo- Sav ringhiò –ma c’è Brid con te, lo stesso sarebbe stata a coppie- lanciammo un’occhiataccia fulminea a Sam –non ci avevo pensato, va bene, portate i vostri accompagnatori- quando notò il nostro sguardo verso Sam scoppiò a ridere –heii calme, calme, gliel’ho dett0 io- tirammo un sospiro di sollievo. Mentre Ab chiamava Tresh per chiederle se poteva spiegai tutto quello che era successo qualche ora prima con quelle ragazze –e così è scappata dopo aver pronunciato il coming out?- Sav aveva una faccia stupita, io non capivo cosa c’era da stupirsi, cioè cos’era questo coming out, quando la ragazza accanto a me vide il mio viso imbronciato e pensieroso si mise davanti a me – praticamente, coming out è quando ti rendi conto che ormai nascondere quello che sei veramente è inutile, quindi esci allo scoperto, ammetti davanti a tutti che sei diverso, che non sei etero- aprii la bocca per dire un “ah” ma mi sorse una domanda spontanea – tu non hai intenzione di farlo? Cioè dichiararti?- Savanna si immobilizzò davanti a me dandomi le spalle –di…dichiarare cosa?- prima che potessi risponderle Brid la salutò con un bacio e le sussurò all’orecchio –ci vediamo a casa- le fece un occhiolino e se ne andò –ecco, appunto- alzai gli occhi al cielo –non lo so vabbene? Questa cosa mi distrugge, lo so chi sono e non me ne vergogno, ma ho paura che le persone possano giudicarmi- si girò di scatto e le si bagnarono gli occhi – ma sei la stronza più temuta del liceo e lo sarai dell’AADA- mi sorrise per poi ridiventare triste –non sono pronta nana, ho paura, hai sentito di quei ragazzi che si suicidano no?- quando finì la frase deglutii rumorosamente, la parola suicidio mi metteva ansia, mi ricordava Trenton –dio mio, scusami- mi diede un forte abbraccio –non fa niente- mi asciugai una lacrima –quando sarai pronta conta pure su di me- sciolsi l’abbraccio per sorriderle –che succede qui?- Ab si avvicinò con un’altra sigaretta in bocca, oltre a quello aveva riacquisito le sue vecchie sembianze, divisa da cheerleaders, coda di cavallo e quel piercing al naso era scomparso, ero felice di rivederla “normale”, ma il vizio del fumo doveva toglierlo –via questa cosa- tossimmo io e Sav –scusate, allora andiamo? Tresh viene, sei sicura che non ti dia fastidio?- le risposi con un sorriso –andiamo a casa. Insieme- mi guardò prima di stringermi forte a se. Tutto era tornato normale, o almeno quasi tutto.


 
  
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