Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: quindici    11/04/2014    0 recensioni
« Chi siete? » domandò la giovane dai capelli quasi albini. Sembrava in apprensione, paurosa che qualcuno avesse scoperto il suo regno perduto. [...] Scrutò con più attenzione la donna, trovandola incredibilmente verosimile per il ruolo di principessa in una fiaba.
« Sono Re Ghiaccio.» Simon ora era un ricordo lontano.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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I: Nella tormenta.

Marceline aveva tanta paura. Quando si era svegliata, avvolta dal pallore di una tempesta, Simon era scomparso. Era rimasta sola. Non capiva se fosse giorno o notte con quel bianco sporco che le impediva di scrutare oltre il su naso e le graffiva il viso. Disperata, gli occhi scuri gonfi di lacrime, aveva iniziato a chiamare l'amico a granvoce, zoppicando a fatica nel manto bianco. Sarebbe morta, questo era sicuro. Freddo, fame, fatica o semplicemente una bassa autosufficienza potevano essere fattori fatali per una bambina. Ma la corvina sembrava ignorare tutto ciò. Desiderava soltanto vedere spuntare il naso aguzzo del compagno, con le inconfondibili lenti bluastre in costante bilico e la lunga barba candida. Presto perse il senso del tempo, continuando a sprofondare nella neve con le gambine esili, in quelli che assomigliavano sempre più a cerchi concentrici. Si era perfino dimenticata il suo fedele orso di pezza. Non smise mai di gridare. Dapprima con impeto, accostando le mani alla bocca rosea e invocando il nome dell'amico senza interruzione, poi la sua voce si fece più flebile, fino a ridursi a un lieve sussurro nel caos della tempesta. Furono i suoi stessi arti a tradirla, facendola cadere nel gelo della neve - che non è così morbida come si crede. Prima che anche le palpebre cedessero Marceline udì una voce in lontananza.


Kristoff fu il primo ad avvistare il "cucciolo di Troll". Tese il braccio forzuto verso un'indistinta macchia scura in lontananza e chiamò Anna con il vocione, diventando di un colore preoccupantemente simile al naso di Olaf. Anna accorse verso il più-che-amico impegnandosi con tutta sé stessa nel non inciampare nel mantello. La Principessa non capiva perché tutti i suoi appuntamenti dovessero finire in quel modo. La slitta rotta, una veste sgualcita, uno starnuto di troppo o qualcuno da salvare. E poi dritti al castello, senza concludere un bel niente. Anna si disse veramente stufa di quella situazione. Anche se in quel momento avrebbe desiderato ardentemente di avere una stufa vicino. Ecco, i soliti pensieri che nessun altro individuo con un po' di sale in zucca avrebbe compiuto. Non in situazione del genere, comunque.
Ci volle almeno un minuto e due rovinosi ruzzoloni per raggiungere il biondo. Quando gli fu vicino lui le passò la mano sulle spalle, avvicinandola a sé. Anna sentiva il respiro pesante del montanaro sulla pelle. Era quanto di più romantico sperasse. I due si avvicinarono cautamente alla massa scura, tentando di sostenersi a vicenda. La tempesta imperversava da quella mattina, ma Anna aveva insistito con la tenacia di una bambina per il suo uscire comunque. Quando voleva sapeva essere una perfetta principessina viziata. Kristoff, che con il suo passato trascorso fra le tormente si ambientava ben meglio della rossa, emise un verso di stupore nel capire cosa fosse effettivamente l'oggetto del suo avvistamento. Lasciò andare Anna e si chinò frettolosamente sulla creatura, togliendosi la pelliccia per avvolgerla intorno a quello che Anna riconobbe come un corpo di un bambino. Kristoff prese in braccio il frugoletto – stringendolo il più possibile fra le pellicce - e si diresse a grandi falcate verso la slitta, che li attendeva ad un centinaio di metri più in là. Per Anna era assolutamente un mistero come riuscisse ad orientarsi in quel niente, ma lei si limitava a seguirlo, tentando di stare al suo passo. La bufera non dava loro pace, anzi sembrava che il vento avesse scommesso con il gelo, dichiarando che il vincitore sarebbe stato chi li avrebbe fatti fuori per primo. Una raffica particolarmente impetuosa fece vacillare Kristoff. Anna lo raggiunse ansimante, le gote che sembravano fondersi con i capelli di fuoco. Arrancarono in quel candido inferno per un tempo indefinito, Anna ormai aveva perso la ragione: pensava soltanto a seguire la chioma bionda davanti a sé senza lasciarsi andare. Kristoff si fermò. Anna si avvicinò per chiedergli cosa succedesse, ma non riuscendo ad articolare parola se ne rimase con la bocca socchiusa. Una nuvoletta si condensò timidamente fra le labbra screpolate della ragazza, dissolvendosi poi nel gelo.
« Non la trovo. » barbugliò Kristoff sotto la pesante sciarpa che gli copriva gran parte del viso. Anna lo scrutò interrogativa.
« La slitta. Non c'è più. »

Simon correva sulla neve. La tempesta seguiva i suoi passi, gli avvolgeva le gambe e gli solleva i vestiti, facendolo sentire vivo come non mai. Gli sembrava di correre da sempre. Da sempre libero nella solitudine. Non avvertiva il freddo sulla pelle, la  sua stessa carnagione era del colore e della temperatura del ghiaccio. La neve era più soffice delle nuvole sotto i suoi piedi nudi, effettivamente era come se stesse volando. C'era perfino un castello nel cielo. S'innalzava su una solitaria vetta, ramificato in torri e muraglie. Si sviluppava fino a superare la stessa montagna, risplendendo del celeste del cielo.
Ma c'era una cosa ancor più bizzarra. Dal cristallino balcone a mezza luna, che si apriva sulla vista alpina, si affacciava una giovane donna. Simon fermò la sua folle corsa, abbagliato dalla bellezza dello sfavillare del ghiaccio, che componeva in tutto e per tutto il magico castello. Alzò il viso, notando che la donna  lo osservava incuriosita.
« Chi siete? » domandò la giovane dai capelli quasi albini. Sembrava in apprensione, paurosa che qualcuno avesse scoperto il suo regno perduto. Simon riprese coscienza di sé e la corona smise di brillare. Succedeva spesso, quando era a contatto con altre persone. Scrutò con più attenzione la donna, trovandola incredibilmente verosimile per il ruolo di principessa in una fiaba.
« Re Ghiaccio. » Simon ora era un ricordo lontano.
  
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