Prologo: Strategie di Guerra
Avere parenti inglesi, per un francese, non sempre è qualcosa di cui vantarsi. L’eterna lotta che affligge le due potenze europee spazia da fondamentali motivi economico-politici alla moda, altrettanto fondamentale per alcuni più che per altri. In ogni caso, Jarjayes non si era mai dispiaciuto troppo del matrimonio che sua sorella Camille aveva avuto con il duca Hopkins, Lord di Donington, anche perché aveva allontanato la pestifera sorellina dalla casa patronale, permettendo al giovane Auguste di frequentare le sue amicizie senza dover allontanare conti e marchesi dagli occhioni azzurri di Camille.
Una volta l’anno, comunque, puntuale come la Santa Pasqua, arrivava l’invito di Lord Henry e consorte, che invitava cognato e famiglia a passare una quindicina, come la chiamavano loro, nella loro compagna inglese, lontana dalla chiassosa corte parigina. Ogni anno, Jarjayes era sempre più indeciso riguardo l’invito, ed era sempre più difficile convincere Marguerite ad andare. Camille e Marguerite, da brave cognate, si odiavano, e se da parte della contessa francese era nella forma malcelata dell’indifferenza fin quanto poteva, dalla parte duchessa anglo-francese, perché tale Camille si dichiarava, invece era tutto frecciatine e disprezzo, forte del fatto di essere, comunque, la sorella minore adorata e protetta fin da bambina. L’unica cosa che rincuorava sempre Jarjayes, in ogni modo, era che anche Lord Henry non aveva avuto prole maschile, ma solo, strana cosa, una bambina nata dieci anni dopo la sua ultimogenita.
- Marguerite, abbi pazienza.
- No. Non ci voglio andare.
- Ma Marguerite, sono dodici anni che butto le lettere di invito di Camille.
- Anno più, anno meno, cosa importa?
- Hai mai pensato che forse io vorrei vedere mia sorella, dopo così tanto tempo?
- Ebbene, nessuno ti trattiene.
Questi erano più o meno i dialoghi che avvenivano tra i due
coniugi ogni volta che un giovane paggio inglese varcava i confini del palazzo
Jarjayes, ed ogni volta il Generale rimandava a casa il ragazzo di cui sopra
con una serie di scuse più o meno inventate, che, sapeva bene, non avrebbero
ingannato la scaltra Camille e che, come ovvio, avrebbero avuto come risposta
una serie di insulti poco carini e poco inglesi rivolti alla tanto adorata
cognata.
Questa volta, però, Jarjayes era fermamente convinto di voler raggiungere sua
sorella in Inghilterra. Erano ormai tutti un manipolo di persone avanti con
l’età, e, per come si stava mettendo la situazione in Francia, nessuno di loro
avrebbe potuto promettere di farsi vedere vivo l’anno successivo. Era pur vero
che avrebbe destato chiacchiere da corridoio imbarcarsi da solo fin laggiù,
soprattutto dopo gli ultimi exploit di Oscar: non voleva certo dare
l’impressione di qualcuno che sta scappando da una situazione che non riusciva
a tenere a bada – sua figlia, nella precisione. E poi, se la meritava, una
vacanza.
Pensa che ti ripensa, dopo due giorni chiuso nello studio, il Generale fa finalmente convocare il paggio – che nel frattempo ha gozzovigliato a sue spese sia nelle cucine che nella stanza di una delle sue cameriere – e gli consegna la tanto attesa risposta all’invito proveniente da Donington. Sfregandosi le mani – il Generale si vanta di avere sempre intuizioni geniali – aspetta che torni la figlia, per darle la bella notizia.
L’idea di Jarjayes, all’apparenza, è davvero macchinosa e
machiavellica e, per qualcuno, può anche funzionare. Quello che stava accadendo
– o che forse accadeva da anni – sotto il tetto di casa sua non gli piaceva per
niente. Oscar poteva pensare che suo padre fosse un uomo impegnato e distratto,
ma, nonostante tanti anni a corte, non aveva imparato che era pressoché
impossibile fidarsi di qualcuno al cento percento. Così, la storia del ballo di
qualche mese prima si era diffusa abbastanza in fretta, e sebbene poche persone
avevano avuto il coraggio di dirlo apertamente, tutti sapevano che la
nobildonna che era comparsa per una ed una sola sera a Versailles altri non era
che l’ex Comandante delle Guardie Reali, ed il fatto che avesse ballato
esclusivamente con il conte di Fersen era una cosa che era saltata agli occhi
di tutti. Solo due persone sembravano non sapere che tutti sapevano: sua
figlia, che aveva lasciato la corte proprio un attimo prima che la chiacchiera
si diffondesse, e la Regina, le cui dame più intime avevano avuto il buongusto
di non rivelarle l’identità della giovane donna che, per una sera, le aveva
sottratto l’attenzione dell’amato svedese. A questo, si era aggiunta la
rivelazione, non esattamente una novità, che il segreto non più tanto
inconfessabile di Andrè – che lui aveva cresciuto, vestito, istruito, nutrito e
di cui si era fidato, dannazione! – era di scappare con il figlio prediletto
del Generale per farne sua moglie. Ah! Scandalo e fango, le uniche cose che
Jarjayes riusciva a pensare quando riviveva quella terribile notte.
Jarjayes non è un uomo stupido, e sa che, in fondo, non poteva aspettarsi
altro, ed avrebbe dovuto pensarci anni addietro a dividere i due, ma l’amore
non era esattamente il suo primo pensiero quando si svegliava al mattino.
Rendere Andrè un uomo libero non li avrebbe divisi, e se non c’era riuscita
Oscar ad allontanarlo licenziandolo, non ci sarebbe di certo riuscito adesso
che era formalmente arruolato nelle Guardia Metropolitana e che, di fatto, era già
un uomo libero – eppure scroccava ancora i pasti, il fedifrago.
Allontanare Andrè da Oscar, sistemare Oscar ed andare in
Inghilterra: queste le preoccupazioni di Auguste Jarjayes. Mettere miglia e uno
stretto tra loro non sarebbe servito, e pensare di far accasare Oscar con un
inglese era impensabile per più d’una ragione, anche se, ad onor del vero,
sarebbe sempre stato meglio l’ultimo marchesucolo della Gran Bretagna piuttosto
che un allampanato svedese amante dichiarato della Regina di Francia. Girodel
sarebbe stato l’uomo ideale – abbastanza devoto ai Jarjayes da non opporre
resistenza a qualsiasi richiesta da parte della famiglia, uomo tranquillo e
abbastanza in vista da garantire una vita dignitosa alla figlia – ma non era
tanto cieco da capire come mai sua figlia non lo volesse. Sapeva anche che fin
quando Andrè fosse rimasto l’ombra di Oscar, non c’era possibilità alcuna che
sua figlia si sistemasse, o che ne sentisse la necessità. Così, pescando nella
sua mente alla ricerca di trovare una soluzione che risolvesse tutti i suoi
problemi in un colpo solo, Jarjayes aveva formulato il suo piano perfetto:
costringere Oscar a partire con lui alla volta dell’Inghilterra senza porre
alcun veto sulla presenza di Andrè. Se Oscar avrebbe esteso l’invito al suo ex
attendente per via dei cavalli, come lui stesso avrebbe suggerito, ed Andrè
avesse accettato, l’unica cosa che doveva fare era convincere Camille a tenere
con sé Andrè con una scusa qualsiasi – meglio ancora se gli avesse presentato
una bella ragazza con cui ammogliarlo in fretta -, altrimenti doveva sperare
che due settimane fuori dalla Francia avrebbero schiarito una volta per tutte
le idee a quella sua figlia che gli procurava solo grattacapi, sperando in una
mano da parte di Dio e dalla sua sorellina adorata.