Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Freddoceano    11/04/2014    0 recensioni
"Era una delle tipiche ragazze asocialmente depresse che girano su Tumblr, spettinate e disordinate, protette da una bolla fatta di utopie e note musicali."
Due ragazze: una nuova, asociale, chiusa; l'altra curiosa, solare e spaventata.
Una festa di compleanno tragica.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Domani andrai alla sua festa?"

Capivo di chi stava parlando. Da qualche anno era arrivata una ragazza nella nostra classe; è stata sempre piuttosto chiusa e introversa, ma più che altro, riservata.

Quindici anni, altezza e peso nella norma, si chiamava Miriam e viveva a Sondrio, la città accanto alla mia; sembrava una ragazza normale, se non fosse per le cuffiette piantate nelle orecchie, anche durante le lezioni, e il carattere schivo, privo di interessi particolari. Nessuno sport praticato, nessun tipo di attività fisica, eppure il suo corpo era snello, senza un filo di grasso.

Che io sappia nessuno ha mai parlato con lei, nessuno sa veramente chi sia, presumibilmente non ha neanche degli amici.

"Non ne ho idea, quella ragazza mi spaventa" -risposi con tono disinteressato.

"È inquietante, non so neanche che voce abbia, ti ho detto tutto." -ribatté la mia migliore amica.

Era vero. Ma la causa non era il fatto di non averla mai sentita questa voce, era proprio perché nessuno faceva caso a lei, nessuno la prendeva in considerazione. Era una delle tipiche ragazze asocialmente depresse che girano su Tumblr, spettinate e disordinate, protette da una bolla fatta di utopie e note musicali.

"Io ci vado."

La mia fermezza mi spaventò, non so perchè dissi così, forse per spavalderia, il pensiero veloce, non so; sta di fatto che il giorno dopo andai alla festa.

La casa in via Calici 61 era una villetta mono-familiare stupenda, una di quelle tipiche case inglesi vecchio stile; un'aiuola anticipava l'ingresso, colma di viole e primule coloratissime mentre "Blue Jeans" di Lana del Rey attraversava l'edificio con la solita musichetta deprimente.

Tutti odiavano Lana in quel periodo, era definita la solista peggiore di tutti i tempi. Ma lei, beh lei l'amava: tutti i suoi quaderni e l'armadietto erano tappezzati dalle sue foto; quando per caso le passavi di fianco in corridoio, le cuffie si lasciavano sfuggire qualche nota.

"Blue Jeans, White shirt [...]"

Erano le prime parole che mi venivano in mente.

Suonai.
Mi venne ad aprire proprio lei, mi guardò e per la prima volta mi sorrise.
Era un sorriso tanto meraviglioso, quanto falso.
Non ci feci caso e mi lasciai accompagnare all'interno. Mi fece accomodare in salotto, in attesa degli altri invitati; lei intanto si recò in cucina, per gli ultimi preparativi.
La madre era un donnina gentile, quasi eccessivamente: mi chiese almeno cinque volte se avessi bisogno di qualcosa o se stessi bene.

Dopo cinque minuti su quel comodo divano avevo già smesso di sperare che qualcuno arrivasse, e come da previsioni, alla festa ero l'unica presente.

Sentii la madre gridare.
"Miriam, tesoro, scendi! È l'ora della torta!"
Il taglio di quella deliziosa torta soffice al cioccolato e cocco fu parecchio imbarazzante; la fissai, la madre incrociò il mio sguardo e mi tese una fetta del dolce.
Era buonissimo, forse uno dei migliori che avessi mai mangiato.

La madre cantò la canzoncina di buon compleanno ma la ragazza, quasi in lacrime, corse in camera sua e con mio esagerato stupore la musica cessò di colpo. Sentii uno scricchiolio, una sedia che strisciava sul pavimento.
Un raptus, la rabbia, il risentimento, capii tutto, un giorno felice, uno dei più tristi. Corsi. Corsi perchè era mio dovere. Salii quelle maledette scale che separavano la vita e la morte come un filo sottilissimo. Ma per mia sfortuna, arrivai troppo tardi. La visione oscena del corpo morto appeso al cappio mi dava ribrezzo. Eppure la guardai. La osservai. Notai che era bellissima, notai che aveva degli occhi stupendi, profondi e lucenti, anche se annacquati dalle lacrime, notai anche che l'iPod era stato levato forzatamente dall'impianto stereo e scaraventato contro il letto.

In realtà la musica non si era mai fermata, aveva solo abbassato il volume. La musica risuonava in lei.

Presi quel maledetto aggeggio, inserii le cuffie e alzai il volume. In pochi secondi la musica aveva percorso metà delle mie vene. Non riuscivo a fermarla.

Michela 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Freddoceano