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Autore: Sarn    11/07/2008    6 recensioni
La giornata era davvero perfetta. Il cielo era azzurro intenso, vista la pioggia del pomeriggio precedente che aveva rinfrescato anche l'erba su cui era sdraiato. Il vento non troppo forte e né troppo caldo né troppo freddo, semplicemente giusto, sufficiente per far muovere le nuvole sopra la sua testa.
One-shot ShikaIno, all'insegna dell'ironia come mio solito, che pure io non riesco a capacitarmi di aver scritto. Leggete e commentate ^^
[A Mimi & Hilly , le mie White]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole di quella mattina estiva filtrava attraverso la finestra della cucina, illuminando e facendo risplendere i fornelli e le piastrelle bianche. Ad un occhio poco allenato poteva apparire una giornata come tutte le altre in una cucina come tutte le altre, ma un osservatore attento e conoscitore della padrona di casa avrebbe notato che quell'ordine maniacale era una nota insolita nella sinfonia abituale di quella casa.
Shikaku Nara era seduto al tavolo come una qualsiasi altra mattina, fingendo amabilmente di sorseggiare il caffè nerissimo che la moglie, come ogni altra mattina, glia aveva fatto trovare pronto quando si era alzato.
Shikaku era un osservatore attento, nonché un approfondito conoscitore, in tutti i sensi, della padrona di casa, ma la sua grande abilità al momento era impegnata in altro.  Infatti il suo sguardo era completamente rapito dalla figura della moglie che si affaccendava sul lavello, al punto tale da non rendersi conto di nessun altro particolare.
Era curioso come Nara Senior fosse in grado di bere in mezz'ora una tazzina di caffè, oltretutto riempita a metà.
Decisamente la recitazione non era uno dei suoi punti forti.
Così si svolgeva il rituale della coppia ogni mattina, con Shikaku che fissava Yoshino mentre non-beveva il suo caffè (inutile dire che a lui il caffè nemmeno piaceva) e con Yoshino che non fingeva di svolgere le faccende domestiche, ma era consapevole dello sguardo del marito.
Pur essendo del tutto rapito dalla figura magra china sui fornelli, Shikaku si sentiva a disagio.
Sapeva che qualcosa non andava, lo sentiva nell'aria.
E sapeva che nel giro di cinque minuti, in un modo o nell'altro, sarebbe stata colpa sua.
Fu allora che compì la classica azione che un Nara non compirebbe mai: decise di accelerare i tempi.
Avrebbe avuto tempo più tardi di pentirsene.
L'unico modo per mettere in atto il coraggioso ed autodistruttivo piano era far voltare Yoshino.
Shikaku si guardò attorno con circospezione, in attesa di un pretesto.
Fu allora che notò la cucina linda come uno specchio ed iniziò ad aver paura.
Si schiarì la voce e, pregando in cuor suo di poter arrivare alla fine della giornata, chiese:
"Tesoro, dov'è Shikamaru?"
Yoshino si bloccò di colpo. Shikaku ebbe un mezzo infarto.
La moglie si voltò, lentamente, come al rallentatore, sfoggiando un sorriso così luminoso da essere abbagliante.
Shikaku avrebbe indietreggiato per il terrore, se avesse potuto, ma il fatto di essere seduto rendeva ardue le cose, a meno di non volersi ritrovare a terra.
Stette zitto, perchè sapeva che altrimenti avrebbe iniziato a balbettare.
"E' in camera sua" rispose Yoshino, con la voce più melodiosa che Shikaku avesse mai sentito "...sta riordinando."
Il marito fu fortemente tentato dal riderle in faccia. Per sua sfortuna gli scappò una mezza smorfia, che, unita all'esitazione davanti all'affermazione della moglie, ebbero lo splendido risultato di farla irritare.
Ora Shikaku cominciava a riconoscerla.
"Ridi pure se vuoi" disse lei, con fare sdegnoso, "ma ti dimostrerò che ho ragione."
E a grandi passi trascinò il marito fino alla stanza del figlio. Si mise accanto alla porta, chiuse gli occhi con fare altezzoso e sicuro di sé e disse
"Guarda MIO figlio che sta facendo" , e aprì la porta.
Seguì una pausa.
"Yoshino, io guardo anche ma TUO figlio" si azzardò a sfotterla Shikaku "...qui non c'è."
La donna aprì gli occhi e l'unica cosa che vide fu una stanza in madornale disordine. Libri accatastati, vestiti sparsi qua e là, letto non rifatto e polvere ovunque.
E la tenda della finestra aperta che svolazzava al vento.
Ora, le urla di Yoshino non assomigliano a nient'altro al mondo, quindi descriverle è veramente difficile. Diciamo solo che, a una cinquantina di chilometri di distanza, un gruppo di banshee si spaventò a morte.
Ovviamente la sua rabbia venne sfogata su Shikaku, che comprese la brutta sensazione di quella mattina. Come un bravo marito che si rispetti la lasciò sfogare e inveire contro "quell'idiota di TUO figlio!", finchè, col fiato corto, Yoshino non decise di tornare a svolgere le proprie faccende, rimuginando su una vendetta esemplare e rompendo ciò che di fragile aveva la sfortuna di trovarsi sul suo cammino.
Shikaku, rimasto solo, attraversò la stanza, attento ad evitare (impresa ardua) le varie schifezze abbandonate in giro, e raggiunse la finestra. Si sporse e, tra il vento che gli faceva ondeggiare la coda ad ananas, vide il cielo azzurro e le nuvole bianche di una perfetta giornata Nara, e non potè fare altro che capire suo figlio.
In ogni caso, per prudenza, prima che la moglie decidesse che in effetti era davvero colpa sua, scavalcò anch'egli la finestra e si allontanò per una passeggiata, compiangendo la futura morte prematura del figlio, decretata per il momento in cui lo sventurato avesse deciso di mettere piede in casa.
Già vedeva Yoshino affilare la mannaia.

A Shikamaru Nara fischiarono le orecchie.
Ovviamente, disteso sul prato oltre il bosco del clan Nara, non gli passò minimamente per l'anticamera del cervello nemmeno di aprire una palpebra per vedere da dove venisse quel suono agghiacciante.
Insomma, se ne sarebbe certo occupato qualcun altro.
La giornata era davvero perfetta.
Il cielo era azzurro intenso, vista la pioggia del pomeriggio precedente che aveva rinfrescato anche l'erba su cui era sdraiato.
Il vento non troppo forte e né troppo caldo né troppo freddo, semplicemente giusto, sufficiente per far muovere le nuvole sopra la sua testa.
Il ragazzo si degnò di aprire gli occhi.
Lo stomaco gli brontolò. Per riuscire a sfuggire a Yoshino era stato costretto a saltare colazione, e, all'alba delle undici, il suo stomaco iniziava a risentirne.
Cominciò a lamentarsi tra sé e sé per la fame, che gli stava rovinando un pomeriggio così perfetto. Insomma, sarebbe stato costretto ad alzarsi e camminare in cerca di cibo (due parole di cui avrebbe tanto voluto scordare il significato), girando in tondo per un tempo indefinito e sprecando un sacco di energie sotto quel sole, infine, lo sapeva per certo, sarebbe stato costretto a mangiare quegli schifosi ramen all'Ichiraku, unico ristorante aperto di domenica.
Solo il pensiero lo faceva sudare.
Si stiracchiò, pronto ad alzarsi, con l'aria di un condannato che si reca al patibolo, quando sentì provenire, dalla tasca interna del giubbotto, un crick crack.
Svelto (per quanto possa essere svelto un Nara appena sveglio) tuffò la mano nella tasca per scoprire con sua somma gioia (manifestata alzando leggermente l'angolo sinistro della bocca) un pacchetto di patatine.
Benedisse in cuor suo cento volte gli Akimichi e in particolare Chouji, che gli aveva infilato il pacchetto in tasca perchè "non si può mai sapere, un pacchetto di patatine è sempre utile" e con soddisfazione si buttò di nuovo disteso, sgranocchiando amabilmente le patatine preferite dell'amico e meditando su dove avrebbe potuto portarlo a cena.
Un secondo dopo ricordò le dimensioni dello stomaco di Chouji e poi quelle del suo portafogli e riflettè che in effetti un "grazie" e un paio di pacchetti nuovi di patatine sarebbero stati sufficienti.
Quando finì di rimpinzarsi, tornò con tranquillità al cielo costellato da qualche nuvoletta, che il vento trasportava, emblema di pace e tranquillità.
Incredibilmente a posto con sè stesso, Shikamaru chiuse gli occhi e si addormentò, chiedendosi perchè mai la gente dovesse passare il suo tempo a indovinare che forma avessero le nuvole (passatempo del tutto inutile) quando il semplice vederle passare risultava così soporifero.

Poco tempo dopo e poco lontano da lì, una bellezza bionda saliva sbuffando la collinetta su cui si era rifugiato il nostro eroe.
Ino Yamanaka non era certo un Nara facilmente affaticabile e propenso alle lamentele, ma salire una collinetta praticamente a mezzogiorno di una domenica estiva non avrebbe reso felice nessuno. Certo, nessuno tranne un certo stacanovista di nostra conoscenza dalle folte sopracciglia, ma questa è decisamente un'altra storia.
Maledendo sè stessa e gli  allenamenti ultimamente trascurati, raggiunse la sommità della collina, dove si lasciò cadere, stanca morta, sull'erba fresca.
Lì sdraiata, osservò il cielo per la prima volta quella giornata. L'azzurro quasi blu che l'attirava come volesse inghiottirla, mare immenso in cui si sarebbe volentieri gettata se la natura le avesse regalato un paio d'ali. Le nuvolette candide qua e là...
Oh, quella assomiglia ad una patatina.
No, no, aspetta...forse sembra di più una bistecca. Sì, dev'essere una bistecca.
Decisamente, aveva fame.
Recuperate in breve le energie si tirò in piedi per proseguire la ricerca, quando si alzò una fortissima folata di vento che, dispettosa, le disfò il nastro che quel giorno aveva usato per legarsi i capelli.
Disperata e con i capelli sparsi sul viso e sicuramente pieni di nodi, come trovò il tempo per pensare, si lanciò all'inseguimento del dannato nastro, che, giocando col vento, si avvolgeva su sè stesso pochi metri più in là. Evidentemente non era la sua giornata, oppure il nastro aveva improvvisamente acquistato vita propria, perchè, irritata e sudata, nonostante gli sforzi non riusciva a raggiungerlo.
Sempre nel vano tentativo di raggiungerlo, si ritrovò davanti, bello addormentato letteralmente in mezzo al prato, il placido Shikamaru che si godeva la vita in stile Nara. Ino esitò per un secondo, stupita e consapevole che giusto mezz'ora prima la madre del ragazzo era venuta furiosa a casa sua a cercarlo.
Dannazione, quella donna la detestava.
Con una reciprocità di sentimenti, ovvio.
In ogni caso, Ino riuscì a distrarsi il tempo necessario per perdere definitivamente di vista il nastro, tanto che, quando tornò in sè dopo una breve filippica interiore contro Yoshino, quello era scomparso.
Vista ormai l'inutilità di correre sotto il sole alla Ricerca del Nastro Perduto, la ragazza si avvicinò alla figura sdraiata poco lontano.
Guardalo lì, come dormiva beato a pancia in su, nemmeno fosse stato un bambino.
Le mani sulla nuca, la testa appoggiata alle braccia, la coda ad ananas di suo padre leggermente smossa dal vento, senza che però ne uscisse anche solo un capello, gli orecchini ad anello che tintinnavano leggermente per la brezza, e sul viso la solita espressione strafottente, ma in qualche modo addolcita.
La ragazza si sedette con la grazia che le era innata (unico pregio accompagnato da molti difetti, come sosteneva sempre Qualcuno) accanto a Shikamaru, tutta presa ad osservarlo.
Ino non riusciva a spiegarlo bene, forse era perchè non portava la solita sigaretta alla Asuma, forse perchè gli occhi penetranti e indagatori erano nascosti dalle palpebre, o forse ancora perchè, attraverso le nuvole, i raggi del sole facevano strani giochi di luce con i suoi capelli castani e la pelle del viso, che sembrava così soffice al tocco...
Non potè trattenersi, e tese la mano per toccare o anche solo sfiorare con l'indice dall'unghia ben curata le guance del ragazzo addormentato.
Era così vicino, meno di un millimetro separava il proprio dito dalla pelle di quel viso, e il tempo sembrava essersi fermato, non si sentiva nemmeno più il vento
"Ciao Ino." sbuffò Shikamaru senza aprire gli occhi.
La ragazza ritrasse la mano di scatto, pregando di non essere stata vista.
In fondo aveva gli occhi chiusi.
Si rese conto all'improvviso di stare arrossendo con violenza, come avesse appena fatto chissà che.
Ti prego Shika, tieni gli occhi chiusi, o morirò di vergogna. Ti prego.
"Oh, ciao Shika" rispose sorridendo e fingendo noncuranza, come se si fossero incontrati per caso durante una passeggiata.
Si insultò interiormente per quel pensiero. Accidenti loro si erano incontrati per caso durante una passeggiata!
Stupido cuore, piantala di accelerare i battiti.
"Che ci fai qui?"
"Niente...passavo per caso".
Perchè si sentiva così colpevole? Era la verità in fondo.
"Ah."
Fantastico, Shika è monosillabico come al solito.
Come al solito...appunto è la normalità.
Ino non riusciva a capacitarsi del motivo per cui fosse così agitata. Non era da lei e non era normale.
Quel silenzio in cui erano piombati la stava uccidendo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per trovare un argomento valido. Ed era così stupido affannarsi a cercarlo, perchè sapeva di stare cercando di riempire il fatto che gli stava solo dando fastidio con la sua presenza.
Era la giornata perfetta, e lei l'avrebbe rovinata con le sue chiacchiere.
Lo sapeva, ne era ben cosciente, eppure quando un argomento si affacciò al suo cervello non potè fare a meno di cominciare a parlare a macchinetta.
Di Yoshino che lo cercava.
Dei loro padri che andavano in missione insieme.
Del gatto della nonna che aveva fatto i micini, magari Shikamaru ne voleva uno.
Del negozio di fiori, che sembrava più pieno di lavoro del solito, se lui non fosse stato così pigro avrebbe anche potuto dare una mano...
Di Chouji che disseminava patatine in giro...anche Shika aveva cominciato a mangiarle? Ma era assurdo, sarebbe diventato un ciccione...
Di Sakura che si credeva chissà chi solo perchè era diventata un ninja medico...inutile dire che un giorno gliel'avrebbe fatta pagare.
Dell'Hokage che sembrava sempre più propenso a dar loro missioni impegnative...bisognerebbe tener conto che con un Nara in squadra erano lenti il doppio...
Di Naruto che aveva visto uscire dal supermercato con le braccia cariche di ramen istantanei...come faceva a non sentirsi male mangiando solo quelli?
Di qualsiasi argomento le passò per la testa. Ed erano veramente molti.
Passò un'oretta, e Ino ancora parlava e parlava, mentre Shikamaru rispondeva con borbottii senza senso.
"Shika...e se andassimo a trovare..."
"Shika, dovremmo..."
"Shika, ti ricordi quella volta che...?"
"Shika..."
"Adesso. Basta."
Un borbottio sensato, due parole e Ino si ritrovò in terra, la schiena contro l'erba.
E Shikamaru sopra di lei, le mani forti che le tenevano i polsi.
Eh?!?
"Basta, non ce la faccio più. Stai zitta due minuti, ti prego, Ino."
Uno sbuffo e i soliti occhi neri alzati al cielo in un impeto di esasperazione.
"Ma...Shika!"
Gli occhi mandarono lampi e in un secondo, senza nemmeno che Ino potesse realizzarlo, Shikamaru la stava baciando.
Shikamaru Nara la stava baciando.
Era vero, non un'illusione. Poteva sentire il vento sul viso e l'erba che le punzecchiava le braccia.
Poteva sentire il suo tocco sui polsi e...
Le sue labbra, sulle sue.
Senza starci troppo a pensare, Ino si abbandonò al bacio, sentendo un calore mai provato che si diffondeva ovunque.
Sapeva di essere rossa in viso e di avere i capelli  scompigliati e pieni d'erba, ma fu solo un fugace pensiero che venne spazzato via prima che la sua mente si annebbiasse del tutto.
Shikamaru si staccò da lei lentamente, senza levare la mani da suoi polsi.
Rimase così per qualche attimo a guardarla dall'alto, con un'espressione indecifrabile sul volto.
Poi si chinò di nuovo, ed il cuore di Ino perse un battito.
Il ragazzo tese la mano ad accarezzarle la guancia, che sotto il suo tocco diventava più rosea, con una dolcezza che sembrava incredibile in uno come lui.
Gli occhi azzurri della ragazza erano più brillanti e più limpidi che mai, tanto che per un secondo temette di confonderli con il cielo soprastante e vi scrutò dentro per cercarvi le nuvole.
La mano scivolò delicatamente dal viso ai capelli, che sembravano aver intrappolato i raggi del sole.
Con lentezza metodica, tolse i fili d'erba che vi erano rimasti impigliati, quindi si chinò ancora e prese tra le dita una ciocca di quei finissimi capelli d'angelo che scivolavano come acqua sulla sua mano.
Avvicinò la ciocca al proprio viso, inebriandosi di quel profumo, un misto di balsamo, fiori di campo e odore di Ino.
Il profumo lo fece letteralmente perdere dentro a sè stesso, immerso in pensieri che esprimere a parole riuscirebbe solo a sminuire.
Dopo pochi eterni secondi tornò in sè e, sotto lo sguardo di quei due occhi curiosi e sorridenti, lasciò libera la ciocca dorata, che con uno scintillio tornò a posarsi sull'erba.
"Io...non credevo che voi Nara aveste dei riflessi tanto svelti" balbettò Ino, confusa e pervasa da un sentimento di piena felicità.
Shikamaru la guardò di nuovo, gli occhi neri fissi in quelli azzurri, alzò il sopracciglio sinistro come a significare "hai proprio detto quello che ho sentito?" e sorridendo di un sorriso che pochi potevano vantare di aver visto, sussurrò beffardo
"E' davvero meglio se stai zitta, baka."
 E, lentamente come un Nara che si rispetti, tornò a baciarla.












Premetto che io sarei una fan ShikaTema.
Sì, questa è una ShikaIno, nessun errore. Il fatto è che certe persone "mie compari" si sono permesse di andare in un forum ShikaIno, insultando e rompendo le scatole alle care White Flies.
Non posso non arrabbiarmi, mi dispiace.
A prescindere dal pairing, è una questione di rispetto.
Francamente, se fossi stata io a farlo, mi vergognerei di essere così infantile.
Questa fanfic vuole essere una dimostrazione che il mondo non va a compartimenti stagni, non è bianco e nero, ma soprattutto che si litiga e ci si insulta per talmente tante cose che non c'è bisogno di aggiungerne altre. Quindi se possiamo evitare, evitiamo, no?
Gli amici e i tuoi "compari" non sono solo quelli che ti danno ragione su tutto, ma soprattutto quelli diversi da te, con cui è bello fare una discussione civile.
Almeno è quello che penso.
In fondo, sono una che crede al sano vecchio motto, "il mondo è bello perchè è vario".
Per questo voglio dedicare questa fanfic a due Bianche.
Mimi e Hilly, grazie. Per l'amicizia, per tutto.
Vi voglio bene...
Kicchan.




  
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