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Autore: lasognatricenerd    11/04/2014    1 recensioni
Zayn, ogni pomeriggio, si rifugia in ospedale per aiutare i ragazzi terminali. Uno di questi, Hazza, lo attira più di tutti..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Diciamo che non l'ho propriamente ispirata, ma quando scrivevo l'ho fatto con questa canzone, quindi.. Credo che se la mettiate, il risultato sarà davvero migliore che senza. E.. buona lettura. 

https://www.youtube.com/watch?v=Pa8iyHzHUSQ
 
Stare in ospedale con quei ragazzi era sempre bellissimo. Nessuno sapeva quello che faceva ogni pomeriggio: tutti erano convinti che se ne stesse a casa a fumare, o a farsi qualche ragazza. E invece, di nascosto, andava ad aiutare i ragazzi terminali. Li faceva sorridere, li faceva ridere. Voleva che passassero gli ultimi giorni della loro vita nel miglior modo possibile. La propria madre era morta in quel modo e lui, invece di aiutarla, si era chiuso in se stesso troppo spaventato di perderla. E alla fine era successo e lui si era davvero accorto di quanto fosse stato stupido. Dopo la sua morte, per qualche mese, non era nemmeno andato a scuola. Se ne stava chiuso in casa, a fumare, a bere, a consumarsi, giorno dopo giorno. Poi, da un giorno all’altro, aveva preso in mano la situazione. Se non era riuscito ad aiutare sua madre per paura, almeno poteva fare qualcosa per migliorare, per aiutare qualcun altro e quindi, essere una persona migliore. Da quel giorno, ogni pomeriggio, andava da loro. Entrare in ospedale era una brutta botta. Sentiva il cuore salirgli dal petto alla gola ogni volta, ma si ripeteva che lo faceva per quei ragazzi che ne avevano davvero bisogno. C’erano bambini di dieci anni, ma c’erano anche persone della sua età. Un ragazzo in particolare lo aveva attirato. Sapeva di star per morire eppure lo vedeva sempre sorridere. Sapeva che era un sorriso vero: le sue guance mostravano sempre delle grandi fossette, i suoi occhi brillavano. Si divertiva davvero. Era felice che qualcuno lo aiutasse. Felice che qualcuno si preoccupasse per lui. A volte si ritrovavano a camminare semplicemente per l’ospedale a parlare del più e del meno. Il moro, Zayn, era convinto che tutta quella felicità potesse portare un rimedio, una cura. E molte volte ci aveva pensato davvero ma sapeva quanto questo fosse impossibile. I miracoli non esistevano e non sarebbero mai esistiti. Poco ma sicuro. – Zayn? – La voce del riccio lo riportò alla realtà, tanto che traballò. – Scusami. – Gli sorrise sincero, passandogli una mano fra i capelli con fare giocoso e divertito. Il giorno prima aveva consultato i medici: non sarebbe arrivato al prossimo mese, forse poco di più. Ma lui era così bello, non aveva per niente l’aspetto di un malato. I suoi occhi erano verdi sempre brillanti, felici, furbi. Aveva dei capelli sempre morbidi e profumati, ricci come non mai. Le sue labbra erano carnose, la sua pelle bianca e delicata. Poi aveva sempre un odore addosso davvero buonissimo. Zayn si chiedeva come Dio potesse fare certe cose, come potesse condannare certe persone ad una fine del genere. Non era giusto. C’erano persone che dovevano morire anche solamente per aver ammazzato qualcuno al mondo. Loro non avevano fatto niente. Non meritavano una vita del genere. Aveva solamente 18 anni. Era praticamente suo coetaneo. Aveva così tante cose da vedere, da provare. Ogni giorno il moro ritornava a casa sconfortato, distrutto da tutto quel dolore, quei pensieri. Riusciva a stare in piedi senza crollare perché quel riccio – Hazza lo chiamava – gli dava la forza. Gli faceva capire quanto doveva essere preso sul serio ogni momento della propria vita. Gli faceva capire che bisognava vivere e non di certo sopravvivere. Gli faceva capire come non bisognasse sprecare questa a piangere, ma solamente a sorridere. Era lui che rendeva forte Zayn, non il contrario. – A cosa pensavi? – Che cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che non voleva che se ne andasse? Che voleva assolutamente trovare una cura per quella malattia? Ma non poteva, avrebbe distrutto ogni cosa che il riccio si era creato attorno. E sapeva che lo aveva fatto. Aveva parlato con il suo psicologo: era un ragazzo abbastanza problematico. Aveva , però, parlato di una persona entrata nella sua vita da qualche mese che riusciva a renderlo felice. Non sapeva di chi si trattasse, ma sperava davvero che questa lo rendesse felice come non lo era mai stato in tutta la sua vita. – A casa mi aspettano un sacco di compiti. – Che lurida stronzata. Non studiava mai. Piuttosto rimaneva fino a tardi nell’ospedale per passare più tempo con lui. Non voleva pensare a nient’altro che lui. Era l’unica cosa che aveva in mente in quel periodo. – Allora forse… dovresti tornare a casa. Non voglio di certo rubarti altro tempo, non voglio disturbare. – Zayn si girò verso di lui e gli sorrise. – Sei uno stupido, Hazza. – Gli accarezzò una guancia in modo dolce, delicato e leggero, prima di andare a baciargli la fronte, stringendolo a se. – Lo sai che non mi importa di tornare a casa. – Glielo aveva detto così tante volte che oramai lo conosceva più lui che se stesso. Ci fu un silenzio enorme, dove le mani del riccio si strinsero dietro la schiena del moro e lui, per la prima volta, si sentì davvero abbracciato. Un silenzio che non portava… a nulla di buono. Un silenzio che sarebbe stato presto sostituito da qualcosa. – Zayn… - Lo sapeva, lo sapeva. Il proprio nome uscire dalle sue labbra lo faceva sempre rabbrividire. Avrebbe voluto dirgli che voleva che lo ripetesse sempre. – Mi sto innamorando di te. – Non poteva crederci. No. No, non doveva accadere. Un colpo al cuore. Gli tremarono le gambe, le braccia gli caddero lungo i fianchi e gli occhi gli divennero lucidi all’istante. Che male cane. Voleva scappare, voleva andarsene, lontano da lì. Non riusciva a rispondere, ma poteva percepire anche fin troppo bene lo sguardo dell’altro contro di lui. E che cosa avrebbe dovuto dirgli adesso? Lui non sarebbe arrivato al mese prossimo, probabilmente, e Zayn non poteva portarlo con se. Non poteva. – Anche io. – La verità più sincera che avesse mai detto in tutti quegli anni di vita. – No, io sono già innamorato di te. – Aggiunse poco dopo con un filo di voce, cominciando a piangere. Il riccio gli prese il volto fra le mani, sorridendogli. – Ehi, Zayn.. Zayn, no. Non piangere. Sono qui, con te. Sono qui, ssh. – Lo strinse a se, guardandolo crollare a terra come non mai. Faceva troppo male da pensare che non avevano altro che un mese. E avevano così tante cose da fare. Troppe cose. Doveva fargli vivere una vita intera. Una lunga vita intera. – Hazza.. – Era così dura parlare, così dura da affrontare tutto quello che stava succedendo. Sapeva che sarebbe andata così. Lo sapeva dal primo momento in cui aveva messo gli occhi su di lui. Era stato un colpo di fulmine. Si era maledetto, ma aveva continuato ad andarci. Era stato stregato. – Lo so che non arriverò al prossimo mese. Lo so. Ma ora siamo qui, no? E io ti amo, Zayn. Ti amo… Per favore. – Gli stava chiedendo di essere forte, ma lui non ce la faceva più. Non dopo tutti quei mesi che lo vedeva. Non ci riusciva. Cominciò a singhiozzare come non mai, stringendogli il bacino, dove arrivava in quel momento, visto che era crollato sul pavimento in ginocchio. – Zayn, io.. io voglio stare con te. Non voglio… andarmene. – Una piccola lacrima cominciò a rigare il viso del riccio, seguito subito dopo da altre, senza riuscire più a fermarsi. – Per favore, Zayn.. – Più continuava a ripetere il suo nome in quelle condizioni, più lui si sentiva male. Più aveva bisogno di fare quello che voleva fare. – Per sempre? – Chiese ad un tratto, alzando lo sguardo verso di lui, guardandolo direttamente negli occhi. – Per sempre. – Il moro si alzò da terra, lo prese per mano e con sguardo vacuo si diresse verso la stanza del ragazzo. Prese la scatola di pastiglie, e andarono a chiudersi in bagno. – Allora staremo insieme per sempre. – Tirò fuori dalla scatola quante più pastiglie possibile, ne prese un pugno e un altro pugno le diede ad Hazza. Lo voleva anche lui, come non mai. Aprì l’acqua della vasca, entrando subito dopo. Aiutò il riccio a fare lo stesso. Si sedette facendo adagiare l’altro su di se. Gli baciò il collo, le labbra, il viso. – Ti amo, ti amo. – Era così bello dirlo finalmente. Così realistico. Lo sentiva, davvero. – A-Anche io, Z-Zayn.. – Insieme presero le pastiglie e si guardarono negli occhi. Entrambi le mandarono giù con un solo ingoio, chiusero gli occhi e si strinsero l’uno contro l’altro, dentro la doccia. Potevano stare insieme. Per sempre. Come si erano promessi. 
   
 
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