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Autore: LordWeavile94    12/04/2014    4 recensioni
L'avventura di due gemelli attraverso i piani di Sword Art Online, una storia parallela a quella di Kirito e Asuna. Lotte, Amicizie, Amori, Perdite, Tradimenti: un'avventura straordinaria, una lotta per la sopravvivenza.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Buongiorno a tutti quanti! Mi scuso per il ritardo mostruoso, ma sono stato ammalato un’intera settimana, quindi non ho potuto scrivere. Ad ogni modo, per farmi perdonare, cercherò di far uscire il prossimo capitolo più presto! Ad ogni modo, pronti alla battaglia contro il boss? E allora cominciamo!
Attenzione: il personaggio di nome Ren, che compare in questa storia, è frutto di Ren_Dark, non mio! Quindi, ringraziatelo!
 
Capitolo Nono: Il tempo fugge.

Nei giorni seguenti mi allenai insieme a Serena nell’uso della Danza Berserker. Non riuscivo ancora a controllarla alla perfezione e spesso perdevo il controllo, ma, pian piano, stavo riuscendo ad acquisire piena padronanza dell’abilità. Ero sicuro che mi avrebbe aiutato, nella prossima battaglia.
Dopo tre giorni, finalmente, tutto era pronto. Le gilde avevano messo insieme i loro fondi per dare a tutti una protezione adeguata dagli status alterati. Le squadre erano state formate: io, Serena e Fabiorex ci trovavamo nelle squadre d’assalto, insieme ad altre persone di altre gilde. White e Aury stavano nelle squadre di cura, Umiko in quelle di difesa, Syria in quelle di supporto.
Tutti insieme ci dirigemmo nel dungeon del piano. I mostri, dato il nostro grande numero, evitarono di attaccarci, così arrivammo tranquillamente alla stanza del boss.

Un’immensa porta si stagliava davanti a noi. Proprio come nella registrazione, era di ferro, e non recava alcun segno distintivo. Il gruppo si era fermato per qualche minuto, per riposarsi e rifocillarsi prima di entrare. Nonostante la tensione che si percepiva nell’aria, tutti ridevano e scherzavano. Vidi, poco lontano, mia sorella e Aury ridere alla battuta di Klein, che si trovava in squadra con loro. Ad un certo punto, sentii qualcuno battermi sulla spalla. Mi girai: era un ragazzo alto, con i capelli marroni e occhi color nocciola. Portava legato alla schiena un lungo bastone in legno. Riconobbi l’arma come una delle armi, a parte i pugni, che avrei potuto utilizzare lasciando le stesse skill che avevo. Questo perché anche il bastone aveva una potenza base molto bassa. In più, però,  aveva portata e poteva evitare la riduzione danni. I pugni risultavano invece più veloci e davano accesso ad una agilità maggiore, per quello li avevo scelti.
-Ehi, cosa c’è?- disse, per poi guardare nella stessa direzione in cui stavo guardando io poco prima.
-Uh, hai visto quelle ragazze? Sei interessato?- fece un sorriso furbo e mi guardò di traverso. Arrossii e agitai le mani davanti a me.
-Nonono! Assolutamente no!- dissi, balbettando. Lui per tutta risposta scoppiò a ridere.
-Be’, quella con i capelli corti è molto carina, lo ammetto… - continuò poi, squadrando mia sorella e sorridendo. Mi alzai velocemente.
-Ehi, quella è la mia gemella. Non provare a toccarla!- protestai, scatenando un’altra risata da parte del ragazzo.
-Comunque, mi chiamo Ren, piacere di conoscerti.- Mi tese la mano ed io la strinsi, sollevato dal carattere del ragazzo. Sembrava una brava persona, allegra e solare.
-Io sono Franz, piacere mio.- sorrisi.
Lui annuì.
-Avanti, vieni, la squadra sta facendo gli ultimi preparativi.- mi disse allegramente, prima di tornare verso il gruppetto. Non sembrava affatto preoccupato né nervoso. Era strano, per una persona che aveva vissuto così tanto in SAO. Ma, forse, tutti reagivano in modo diverso. Era una cosa rara, ma decisamente piacevole.
I minuti seguenti passarono veloci, con io che ridevo alle battute di Ren, mentre Serena e Fabiorex preparavano le armi e ascoltavano sorridenti il ragazzo. La tensione sembrò sollevarsi.
Alla fine, un suono di campana scosse l’intero corridoio. Il segnale di marcia. Ci muovemmo in un improvviso silenzio, spostandoci in testa al gruppo insieme alle altre squadre d’assalto. Vidi poco lontano Kirito, la sua unica spada in mano. Chissà perché usava solo una spada... be’, le scelte degli altri giocatori non mi importavano più di tanto. Ren era vicino a me, sempre sorridente ma un po’ più teso. Serena era poco dietro di me, la katana in mano, uno sguardo deciso sul viso. Fabiorex era poco più avanti, la mano sull’arma, il viso contratto in un’espressione di concentrazione pura.
Senza proferir parola Heathcliff spinse la porta, aprendola con la sua sola forza.
Gli enormi battenti si spalancarono, emettendo un terribile stridio. Poi, il silenzio. Le squadre, una alla volta, cominciarono a muoversi. Ci disponemmo tutti quanti verso la direzione da cui proveniva il boss. Ad un tratto, si accesero delle fiaccole lungo tutto il perimetro della stanza.
Ed eccolo lì.
Un’enorme statua sedeva all’altro lato della stanza, appoggiata al muro. Sembrava fatta di ferro, proprio come la porta. Raffigurava un Buddha con sei braccia, due appoggiate alle ginocchia nella posizione del loto, due rivolte l’una verso l’altra vicine al centro del petto, dove si sarebbe dovuto trovare il cuore, e due sopra la testa, aperte verso il cielo.
Le porte restarono aperte dietro di noi. Per ora era sempre stato possibile scappare dalle battaglie con i boss, ragion per la quale molti si erano salvati in situazioni disperate.
Si sentì un basso suono riecheggiare per la stanza. Mi ci volle qualche secondo prima di capire che veniva dalla statua. Subito dopo, gli occhi del Buddha divennero rossi e ai suoi lati comparvero delle barre verdi, sormontate dalla scritta: “Statua di ferro del Buddha a sei braccia”.
Sentii, vicino a me, Ren sussurrare.
-Mamma mia, comincia a scarseggiare la fantasia, eh?-.
Risi leggermente guardando il mio nuovo amico. Lui mi guardò divertito, poi si rivolse al boss.
-All’attacco!- gridò qualcuno, improvvisamente. Tutti, subito, gli fecero il coro e cominciarono a correre. Preso dalla foga corsi anche io, caricando una skill nel mio pugno. Serena era davanti a me, veloce come il vento, mentre il suo corpo e la sua arma brillavano di luce rossa. Notai, però, un’altra luce. Alzai la testa e vidi, tra le mani superiori del boss, crearsi una sfera di quella che sembrava energia azzurra. Cosa diavolo era?
Un secondo dopo la sfera scoppiò, mandando raggi in tutte le direzioni. Molti di quelli che vennero colpiti si trasformarono istantaneamente in pietra.
Lanciai un grido di frustrazione e, saltando, colpii il corpo del boss con un pugno. Mi feci quasi male io stesso: la sua armatura era davvero forte. Serena, poco avanti a me, attaccava con velocità, lasciando profondi segni viola sul corpo del Buddha. Quei segni indicavano ognuno un colpo critico, al posto del classico rosso per i colpi normali. Si muoveva con agilità ed eleganza, i capelli che fluttuavano all’aria creata da lei stessa, mentre la spada era solo un’immagine sfocata. Aveva un brillio rosso negli occhi. Probabilmente era in modalità Furia.
Scattai all’indietro, preparandomi anche io ad attivare la mia skill migliore. In quel momento, però, ci fu un nuovo suono nell’aria, e vidi formarsi, tra le mani medie del boss, degli oggetti. Non riuscii ad identificarli finché quelli non cominciarono a volare in tutte le direzioni, creandosi continuamente. Erano frecce. Una vera e propria pioggia di frecce che si abbatteva sui giocatori.
Le squadre di difesa si mossero velocemente, cercando di riparare più persone possibile. Mi guardai intorno. Vicino a me non c’era nessuno. Maledizione.
Un intero stormo di punte si dirigeva proprio verso di me. Mi preparai ad evitarle, o almeno a provarci, ma prima che potessi farlo una persona si mise davanti a me.
Era Ren.
-Ren, che diavolo fai?-  gridai. Lui non rispose, mentre il suo bastone si faceva azzurro.
Un attimo dopo le frecce erano su di noi.
Il mio nuovo amico cominciò a mulinare il bastone, colpendo ad una ad una le frecce e a mandarle in altre direzioni, dove sparivano in nuvole di pixel. Ero esterrefatto. Sembrava di vedere uno di quegli inverosimili film d’azione o cartoni, dove i protagonisti fermavano o respingevano frecce e proiettili con le mani o con un bastone.
Quando anche l’ultima freccia scomparve, Ren  mulinò sopra la sua testa il bastone, per poi fermarlo mettendolo di traverso, una punta dietro la schiena rivolta verso l’alto, l’altra verso terra.
Subito dopo lanciò un grido di giubilo.
-Ho sempre desiderato farlo!-. gridò.
Scoppiai a ridere e gli diedi una pacca sulla spalla, ringraziandolo con un cenno del capo.
-E ora vediamo cosa sai fare. Danza Berserker!- gridai a mia volta.
Sentii la ormai familiare sensazione di potere invadermi. Ci misi qualche secondo a prendere il controllo di me stesso, ma alla fine ce la feci. Tutto era avvolto in un alone rossastro, ma ero cosciente.
Sorrisi. Perfetto.
Mi lanciai contro il boss, tempestandolo di colpi. Questa volta non mi facevano male le mani, segno che stavo davvero facendo molti danni. Alzai il capo, e, sebbene non ne potessi essere completamente certo, mi sembrava che almeno quattro barre vita fossero già andate. Ce n’erano altre sei.
Ad un certo punto sentii qualcosa come una scarica elettrica attraversarmi il corpo. Non riuscivo più a muovermi, ero bloccato. Alzai lo sguardo verso il mio indicatore e vidi uno status paralisi brillare di giallo.
Pochi secondi dopo sentii qualcuno trascinarmi via. Riconobbi la voce.
-White, presto! È stato colpito!- gridò Syria.
Pochi secondi dopo lo status alterato svanì, curato da un qualche cristallo.
-Franz, come ti senti, tutto bene?- mi chiese mia sorella, preoccupata. Non le piaceva che solo io dovessi rischiare, stando nelle squadre d’assalto. Le sorrisi gentilmente, mettendole una mano sulla spalla.
-Grazie a te, sì.-
Lei sorrise poco convinta, ma poi mi lasciò andare, guardandomi come per dire “stai attento”. Io annuii e alzai il pollice nella sua direzione. Ero contento che fosse andata così. Lei era meno in pericolo, così. Non so cosa avrei fatto se l’avessi persa.
Mi rigirai verso il boss, scacciando quei pensieri. Sorrisi a Syria, che intanto guardava Fabiorex leggermente preoccupata.
-Ehi Syria, grazie anche a te. Tranquilla, non si farà male, lui è abile.- le dissi guardandola di sbieco. Lei arrossì.
-C-cosa stai insinuando?- chiese imbarazzata.
Risi.
-Io? Niente! Adesso guarda che numero ti tiriamo fuori!-
La salutai e corsi verso il nostro compagno, che continuava a sparire e riapparire, mettendo a segno i suoi temibili colpi.
-Fabiorex!- lo chiamai. Lui mi guardò, poi annuì sorridendo.
Saltò, per poi lanciare nella mia direzione diversi pugnali, affilati e letali.
Io mi concentrai, per poi colpirli uno ad uno con pugni e calci, lanciandoli a grande velocità contro il boss. Il risultato fu una serie di fulmini d’acciaio, che penetrò completamente le difese del boss, infliggendo pesanti danni. Subito dopo i pugnali scomparvero in un turbine di pixel.
Lanciai un grido e ricominciai ad assaltare il mostro.
Il combattimento andò avanti così: non ci furono particolari problemi, eravamo ben organizzati, le squadre funzionavano bene e nessuno morì.
Però, in fondo, sapevo che qualcosa sarebbe cambiato.
E infatti, così fu.
Quando anche metà della penultima barra vita del boss si fu svuotata, sentii una voce propagarsi per l’immensa sala.
-Fugge il Tempo, e la ruota di vita e morte travolge qualunque cosa.-
Mi bloccai. Cos’era quella frase? E, soprattutto… era stato il boss?
Provai a muovermi. Ma non ci riuscii. Provai a parlare, ma non una parola emerse dalla mia bocca. Solo gli occhi riuscivano a muoversi. E vidi tutti quanti, come me, fermi, bloccati nell’impeto di attaccare il mostro.
Poi, si sentì un rumore. Come di una montagna che si spostava. Il Buddha si stava alzando.
Un attimo dopo torreggiava, ancora di più, sui giocatori. Le mani superiori restarono in quella posizione, quelle inferiori pure, mentre quelle centrali si aprirono e, dal nulla, comparve in mano al boss una enorme mazza di ferro. Era quasi ironica l’espressione pacifica del boss in confronto all’arma che teneva in mano. Poi le mani inferiori, quelle che fino a quel momento non aveva, almeno apparentemente, usato, si illuminarono di blu. Ci fu un grande bagliore dello stesso colore. Quando sparì, scoprii di potermi muovere di nuovo. Ma notai che, accanto al mio nome, era comparsa l’icona di uno status alterato. Era un orologio con, al centro, un teschio. E accanto c’era un numero, che scendeva pian piano. 10:50.
Mi guardai in giro e vidi, sopra la testa di ogni giocatore, un numero diverso. Tutti i numeri diminuivano simultaneamente. 15:15. 15:14. 15:13.
Era un conto alla rovescia.
Prima di poter fare qualunque cosa, sentii un grido. Mi girai di scatto e vidi un giocatore che si guardava le mani, con espressione orripilata. Guardai e vidi delle rughe che si disegnavano su di esse per poi espandersi, pian piano, su tutto il corpo, come se il giocatore stesse invecchiando. Il numero sulla sua testa recitava 00:05. Ad ogni secondo, l’aspetto del giocatore peggiorava. Tutti lo guardavano, in silenzio. Anche il boss non stava facendo niente. Quando il contatore scese a 00:01, la persona era irriconoscibile. Si era formato intorno a lui un gruppo della squadra di curatori, ma sembrava che nessuno strumento funzionasse. E, quando il numero sulla sua testa fu un quadruplo zero, gridò di dolore, cadendo a terra. Su di lui campeggiava ora un teschio. Un attimo dopo, il giocatore svanì in un turbine di pixel.
Scoppiò il panico. Alcuni giocatori si misero a gridare, altri cercarono di fuggire. Io restai lì, bloccato. Quando il timer si sarebbe azzerato, saremmo morti. Mi guardai in giro, finché non riuscii a trovare i numeri di ognuno dei miei amici. Il più vicino alla fine era… Umiko, con soli cinque minuti a disposizione.
Il mio stomaco fece una capriola. Maledizione. In quel momento il boss decise di attaccare,  abbassando la sua arma sui giocatori. E io ero proprio davanti a lui. Mi sentivo ancora bloccato, troppo impaurito per schivare.
Un attimo prima che l’arma mi colpisse, però, su di me si alzò uno scudo di energia, che bloccò il colpo. Davanti a me c’era lei, Umiko, che respirava affannosamente.
-Umiko!- gridai. Mi avvicinai a lei, spaventato. Lei si girò. I suoi occhi esprimevano sì paura, ma soprattutto determinazione. Come non ne avevo mai vista.
-Franz! Non stare lì imbambolato! C’è poco tempo!- mi gridò in risposta lei. Poi cominciò a correre, dirigendosi verso altri giocatori.
Mi riscossi. Aveva ragione. E in quel momento sentii Heathcliff gridare.
-Giocatori! Ora è il momento di attaccare! Se attacchiamo ora non subiremo altre perdite! AVANTI!-
Una, due, tre bocche ripeterono le sue parole. Poi, dopo qualche secondo, tutti i giocatori, anche quelli che prima stavano nelle squadre di difesa o cura, cominciarono ad attaccare.
Vidi Syria correre in avanti, la sua lancia che si allungava a dismisura, saltare e affondare la lancia nel corpo del boss. Mia sorella aveva tirato fuori il suo arco e lanciava una freccia dopo l’altra.
Aury continuava il suo ruolo di supporto, mentre il suo pet volava sul Buddha e lo attaccava.
Vidi poi un fulmine rosso correre accanto a me.
-Franz, con me!- disse Serena. Annui e mi lanciai in avanti. Preparai la Danza Berserker, mentre lei preparava la Furia Critica. Poi lei fece qualcosa di inaspettato.
-Talento di squadra, Furia Condivisa!- disse, per poi indicare me. Accanto alla mia barra vita uscì un nuovo simbolo, che indicava una probabilità aumentata di infliggere colpi critici. La guardai sorpreso e lei mi fece un occhiolino, per poi sparire.
Colpì come un fulmine il boss, quattro volte di fila, per poi ritirarsi e ricominciare.
Respirai a fondo, e mi gettai anche io nella mischia.
Il tempo scorreva inesorabile, mentre io davo colpo su colpo, preoccupandomi poco o niente della difesa. Umiko restò sempre dalle mie parti, contrastando con il suo scudo i colpi che venivano diretti verso di me. Il boss continuò a creare status alterati, ai quali però riuscii a sfuggire. Altri non furono altrettanto fortunati e con l’assenza delle squadre di cura cinque giocatori perirono sotto lo status pietra. Mi sentivo sempre più in tensione. Quando si decideva a morire quel dannato mostro?
Sentivo, ticchettante in sottofondo, un orologio che ci avvicinava alla fine.
Tic, tac.
Colpii con forza. Notai che la mia velocità stava diminuendo.
TIc, tac.
Syria trafisse il mostro con la lancia.
TIC, tac.
Ren mi passò accanto, gli occhi tesi per la concentrazione. Non rideva più.
TIC, Tac.
Serena e Fabiorex colpivano. Sembravano invecchiati, si muovevano più lentamente.
TIC, TAc.
Umiko parò una mazzata che mi stava per colpire, poi cadde in ginocchio. Fenik mi sfrecciò vicino.
TIC, TAC.
Un grido nell’aria. Un altro, e un altro ancora. Quanti stavano morendo?
TIC, TAC!!
Gridai tirando un pugno.
-DANNAZIONE!-

………
Silenzio. Nessun suono. Nessun orologio. Il mio pugno era premuto contro il ferro della pelle. Alzai lo sguardo, pian piano. L’ultima barra vita del boss si era svuotata.  I timer campeggiavano ancora, ma erano fermi. Quello di Umiko segnava solo dieci secondi.
Di nuovo la voce del boss riecheggiò per la stanza.
-Ma la ruota di vita e morte può essere superata. Vivete e sarete liberi.-
L’istante dopo il mostro si disintegrò in un mare di pixel e in alto comparve la scritta “Congratulazioni!”.
Mi sedetti, di schianto.
Era finita.
La prima metà di quel gioco infernale era finita.
 
 
Ed ecco qui il capitolo! Spero vi sia piaciuto e che non vi siate annoiati!
Se avete trovato errori, o volete darmi consigli, elogi (perché no?) o critiche (o anche tutti insieme) non abbiate alcun timore di scrivermi.
Ringrazio tutti quelli che continuano a recensire e seguire la mia storia, e ancora di più tutti quelli che hanno offerto i loro personaggi per la mia storia. Grazie mille!
A presto,
Lord Weavile.

 
  
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