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Autore: _Pobluchan_    12/04/2014    2 recensioni
Non volevo che uno sconosciuto lavorasse nel mio bar, quella era casa mia. Non importava quanto bravo e carino fosse, io non lo volevo.
Per fortuna non l'ho licenziato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Where we met'
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Era ormai un anno che lavoravo con mio padre nel suo piccolo bar e non avevamo mai avuto bisogno d'aiuto, almeno fino a quel momento.
"Non ho ancora capito perché dobbiamo assumere qualcun altro" mi lamentai per la centesima volta con mio padre.
"Perché io voglio aiutare tua madre con la sua attività da fiorista, ne ha davvero bisogno dopo i problemi di salute che ha avuto"
"Certo, ma posso occuparmene da sola! L'ho già fatto in passato" dissi cercando di convincerlo.
"Non se ne parla, ho già scelto un ragazzo determinato"
"Io non lo voglio uno sconosciuto nel mio bar!" dissi irritata.
"Non è uno sconosciuto, è un bravo ragazzo"
"Che io non conosco"
"Basta Adele, non ne voglio più parlare: tu farai lavorare questo ragazzo con te, fine della storia" disse categorico uscendo dal bar e lasciandomi sola.
Sbuffai e rassegnata tornai al lavoro, consegnando il solito caffè macchiato alla signora Rossi. In quel momento dalla porta entrò un giovane ragazzo dalla pelle olivastra e un ciuffo nero. Quando lo vidi dirigersi verso di me sorrisi cordiale.
"Salve, cosa posso prepararti?" chiesi.
Lui parve leggermente a disagio e arrossì appena.
"Ehm… sono qui per il nuovo posto" disse.
Immediatamente il mio sorriso sparì, sostituito da un'espressione ostile verso il nuovo arrivato.
"Ti aspettavo, vieni, ti spiego velocemente quali saranno i tuoi compiti"
Normalmente gli avrei spiegato che ognuno prendeva le sue ordinazioni, le preparava e le serviva, ma se proprio dovevo avere un'aiutante avrei fatto a modo mio.
"Tu devi girare per i tavoli e servirli, mentre io preparerò le ordinazioni, quelli al bancone appena hai tempo falli tu. La cassa scrivi l'importo e poi schiacci la barra più grande per aprire il cassetto, il primo scontrino è per il cliente, il secondo tienilo e mettilo dove ci sono gli altri a destra della cassa. Tutto chiaro?"
Lui era visibilmente spaventato dai miei modi bruschi, ma non obbiettò nulla. Diligentemente indossò il suo grembiule e cominciò il suo lavoro sorridendo a tutti e in modo rapido ed efficace. Okay, mio padre aveva scelto bene, ma io non volevo nessuno.


Guardai l'orologio: era in ritardo di cinque minuti. Io odiavo la gente in ritardo, specialmente se mi dovevano stare tra i piedi tutto il giorno.
"Se non arriva entro un minuto lo licenzio in tronco" dissi sibilando.
"Smettila di fare la stupida, vedrai che avrà un buon motivo per esserlo, del resto in questi due giorni è stato impeccabile nel suo lavoro" disse la mia migliore amica finendo il suo caffè.
"Lo so, ma non vedo l'ora di liberarmi di lui. Mi sembra di avere un intruso in casa mia!"
"Ci credo, non gli hai neanche chiesto come si chiama" mi sgridò.
"Sono dettagli insignificanti" cercai di sviare il discorso preparando un caffè per il signor Angeletti.
"Certo, certo. Vedrai che se gli chiedi come si chiama ti sembrerà meno sconosciuto"
"Io non voglio che lo diventi! Deve rimanere uno sconosciuto, lo voglio fuori di qui!"
In quel preciso istante il diretto interessato entrò dalla porta con il fiatone.
"Scusa il ritardo, ho avuto un problema all'università"
Università? Quindi studiava. Cosa cavolo ci faceva in un bar? Senza che potessi dire niente lui si era già infilato il grembiule bordò e aveva cominciato a lavorare.
"Visto?! Lasciagli almeno provare ad essere simpatico" mi disse la mia migliore amica lasciandomi l'euro sul bancone e uscendo dal bar.
Sospirai e diedi una pulita, poi cominciai a fare caffè e mettere brioches sui piatti. Amavo il pomeriggio perché il lavoro non era troppo, infatti dopo appena dieci minuti ci ritrovammo entrambi senza lavoro da svolgere. Annoiata presi in mano "Orgoglio e Pregiudizio" che stavo rileggendo per la terza volta e cominciai a leggere. Quando sentii la porta aprirsi alzai lo sguardo e una giovane donna elegante mi si presentò davanti.
"Vorrei un caffè" mi chiese sorridente.
Vidi il ragazzo nuovo alzarsi e chiudere un grande librone.
"Tranquillo, ci penso io" dissi.
Lui mi sorrise e tornò a studiare. Quando la donna uscì lo osservai meglio: sulla sua fronte c'era una piccola ruga dovuta alla concentrazione, sul suo braccio erano presenti numerosi tatuaggi e un piccolo allargatore nero decorava l'orecchio sinistro. Nel complesso era un ragazzo carino.
"Cosa studi?" mi arrischiai a chiedergli.
"Anatomia. Voglio diventare un medico"
"Wow, è un percorso difficile"
"Lo so, ma è da quando ero piccolo che lavoro per questo e ora che sono così vicino non mollo" disse cocciuto.
"Comunque, io mi chiamo Adele"
"Zayn" mi disse sorridendo.
"Nome davvero singolare"
"Mio padre viene dal Pakistan e mia madre da Londra, anche se mio nonno era Irlandese, perciò era logico ricevessi un nome singolare" scherzò.
"E tu vivi in Italia. Come ci sei finito?"
"Qui avete le migliori università di medicina e poi mia sorella è ricoverata qui, perché ci serviva un medico specialista"
Sentendo quelle parole mi rattristai, eppure lui non sembrava per nulla turbato.
"Che cos'ha?"
"I medici non riescono a capirlo, è per questo che sto cercando di diventare medico il prima possibile, così poi ci penserò io a lei"
Okay, era bello e dolce, ma comunque preferivo lavorare da sola.


"Allora si chiama Zayn" disse la mia amica una settimana dopo al bar.
"Si"
"E vuole diventare un medico per curare sua sorella" constatò.
"Esatto"
"E tu volevi toglierli il lavoro! Saresti stata una persona orribile!"
"Smettila di drammatizzare, non l'ho licenziato e non penso che lo farò" dissi ripulendo il bancone.
"Però potresti conoscerlo ancora meglio" disse ammiccando.
"Smettila! Non gli chiederò di uscire, è un mio dipendente" dissi seria.
"Okay, come vuoi" disse uscendo.
Come tutti i mercoledì Zayn arrivò in ritardo col fiatone.
"Scusa, mi dispiace, ho avuto problemi"
"All'università" finii io per lui. "Vai tranquillo Zayn, non c'è problema"
Lui mi sorrise grato e si mise al lavoro. Come sempre al pomeriggio ci ritrovammo a leggere. Da quel che avevo capito ormai gli mancavano solo due esami alla laurea e ogni giorno lo vedevo girare con libri più pesanti di lui. Però non avevo mai conosciuto nessuno determinato come lui.

 

Stavo ripulendo la macchina del caffè prima che la clientela arrivasse quando la porta si spalancò.
"Ce l'ho fatta! Adele ce l'ho fatta!"
Sorrisi a Zayn e lo abbracciai contenta.
"È fantastico!" esclamai. "Dobbiamo festeggiare!"
Sparii nel retro e tornai con due brioches al cioccolato.
"Non ho la candelina, ma è il pensiero che conta" scherzai.
Lui mi sorrise felice. Successe tutto velocemente: le sue labbra sfiorarono appena le mie lasciandomi interdetta.
"Scusa" sussurrò mortificato.
Io non mi lasciai scappare il momento, non mi sarebbe capitata mai più un'occasione del genere per baciarlo. Mi avvicinai a lui e lo baciai davvero. Lui fu veloce a rispondere ai miei movimenti. Quando mi staccai lo vidi sorridere mettendo la lingua tra i denti.
"Beh, congratulazioni" scherzai.
"Penso che avrò una laurea ogni giorno" disse prima di baciarmi di nuovo.

  
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