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Autore: painless    12/04/2014    3 recensioni
Lentamente assaporai ogni singola sfumatura del gusto della nicotina portando il mio capo all’indietro in modo da potermi abbandonare completamente al meraviglioso effetto rilassante che essa aveva sul mio sistema nervoso, e per pochi attimi dimenticai ogni problema , fino a quando il problema, non si presentò in carne ed ossa sotto i miei occhi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Mi ero sempre chiesto come la gente potesse studiare e amare una materia noiosa come la matematica, ma soprattutto come facessero i miei compagni di classe a capire qualcosa di quella merda alle otto e trenta del mattino.
Mentre quella bisbetica della professoressa scarabocchiava qualcosa di incomprensibile su quella sottospecie di lavagna, il mio sguardo iniziò a vagare in cerca di una ‘’ preda ‘’ da poter ‘’ sbranare ‘’ durante la pausa pranzo, naturalmente solo dopo essermi concesso la mia dose di nicotina giornaliera.
Scrutavo ormai quella classe da quindici minuti, ma niente di appetitoso si presentò davanti ai miei occhi,
Tutte quelle ragazze si sarebbero concesse a me in men che non si dica, ed io mi ero scocciato di vincere facile.
Volevo la sfida, quella vera, quella tosta.
Quella sfida che avrebbe dimostrato a tutti di cosa è davvero capace Joseph McCampbell.
Volevo raggiungere l’irraggiungibile, lo volevo con tutto me stesso.
Lo volevo nonostante si trattasse di lei
Della ragazza dall’intelligenza da Einstain racchiusa in un corpo da bambola.
Una gatta racchiusa in un corpo da leonessa.
Troppo seria per divertirsi, troppo fredda per amare, troppo distante per provare piacere, troppo altezzosa per parlare con me.
Troppo.
Troppo tutto.
Troppo bella, troppo intelligente, troppo scontrosa, troppo lontana.
Ma l’avrei raggiunta.
Lo avevo giurato a me stesso.
Io ero rapido, astuto …
Se solo ci avessi messo un minimo di impegno sarei stato in grado di raggiungerla, ne ero sicuro.
L’avrei fatta mia.
Ma lei mi odiava, ed io odiavo lei, o almeno così gli altri credevano.
Nessuno sapeva della matta voglia che avevo di possederla.
Nessuno sapeva di come amassi bisticciare con lei, quanto amassi farla innervosire, farla diventare rossa dalla rabbia, dall’ imbarazzo.
Nessuno sapeva quanto amassi la maschera da dura che innalzava ogni volta che parlava con me.
Nessuno sapeva che avrei amato mille e mille volte di più, vedere la sua maschera sgretolarsi davanti i miei occhi, tra le mie braccia, magari mentre sussurrava il mio nome.
Mentre la mia testa vagava tra questi assurdi pensieri la campanella trillò ponendo fine non solo a quella prima ora lontano da lei, ma anche ai miei pensieri che si facevano giorno dopo giorno sempre più contorti.
Già stanco decisi di saltare l’ora successiva e di recarmi in palestra per anticipare l’assunzione della mia dose giornaliera di nicotina e per fare due tiri a canestro, in modo da prepararmi per gli allenamenti del pomeriggio.
Non volevo e non potevo farmi trovare fuori allenamento.
Come capitano della squadra dovevo dare l’esempio … ed essere il migliore.
Tirai fuori dalla mia tasca posteriore il mio pacchetto di sigarette ed il mio fidato accendino, ne accesi una e la portai alle labbra per poi posizionare nuovamente nella tasca, i due oggetti estratti in precedenza.
Lentamente assaporai ogni singola sfumatura del gusto della nicotina portando il mio capo all’indietro in modo da potermi abbandonare completamente al meraviglioso effetto rilassante che essa aveva sul mio sistema nervoso, e per pochi attimi dimenticai ogni problema , fino a quando il problema, non si presentò in carne ed ossa sotto i miei occhi.
Vidi la porta aprirsi sotto il mio attento sguardo e poi una ragazza comparire, ma non una ragazza qualunque. LEI.
Castana, riccia, occhi azzurri e un sorriso che faceva invidia al mondo.
Sotto il braccio portava libri e quaderni di filosofia e altre materie che, a mio giudizio, non erano inutili..di più.
Senza far rumore mi nascosi in un angolo tra gli spalti, e la vidi entrare.
Muoveva il suo corpo in una maniera indescrivibile.
Non si rendeva conto di quanta bellezza possedesse.
Percorse la palestra fino ad arrivarne al centro, dove si sedette posando al suo fianco i libri.
Un sospiro fuoriuscì dalle sue candide labbra prima di prendere un libro ed iniziare quello che non sarebbe stato uno studio proficuo.
‘Una secchiona in palestra.. direi che il mondo oggi gira all’incontrario’
La vidi sobbalzare al suono della mia voce ed irrigidirsi improvvisamente.
‘Che ci fai qui? Da quanto sei qui? Mi stavi spiando?’.
‘Non immaginavo che da un corpicino così piccolo potessero uscire tante domande e tanta curiosità in così poco tempo’.
‘Che ci fai qui? Non dovresti essere in classe?’
‘Se è per questo, anche tu dovresti essere in classe.. o sbaglio?’.
‘Non si risponde mai ad una domanda con un'altra domanda. Non te l’hanno insegnato?’
‘Anche tu adesso hai fatto la stessa cosa’
‘La mia era una necessità … ’
‘Bhe, anche la mia lo era’
‘Non è vero. E poi ti ho fatto una domanda, e tu non mi hai ancora risposto’
‘Quanta fretta che hai’
‘Io non ho fretta’
‘Sembra di sì invece’
‘Voglio solo una risposta’
‘No’
‘No cosa?’
‘Non ti stavo spiando, contenta?’
‘No’
‘No?’
‘No’
‘Come no?’
‘Non sono contenta’
‘Mi prendi in giro?’
‘No, semplicemente non sono contenta’
‘Volevi per caso sentirti dire che ti stavo spiando?’
‘No’
‘Ho sempre detto che hai qualcosa che non va’
‘Ho solo detto che non mi ritengo contenta’
‘E come ti ritieni allora?’
‘Soddisfatta’
‘Soddisfatta?’
‘Si..soddisfatta’
‘E perché mai?’
‘Perché ho ricevuto una risposta da te’
‘Solo per questo?’
‘Sì’
‘Ti ritieni fortunata quindi’
‘No’
‘Ragazze… vi hanno mai detto di essere così maledettamente complicate?’
‘Si’
‘Quella bella boccuccia è in grado di articolare una frase completa?’
‘Non con te’
‘Perché sei troppo affascinata dalla mia bellezza?’
‘No, perché non riusciresti a capire neanche la metà delle parole che fuori uscirebbero dalle mie labbra’
‘Non ne sarei poi così sicuro’
‘Io si invece’
‘La convinzione ti frega’
‘E la strafottenza frega te’
‘Allora ne sei convinta’
‘Al 100%’
‘Sei così acida’
‘Solo con chi merita’
‘E perché io meriterei di essere trattato di merda?’
‘Ti senti offeso per caso?’
‘Non si risponde ad una domanda con una domanda’
‘Odioso’
‘Ma mi vuoi’
‘Cosa?’
‘Tu mi vuoi’
‘Ovvio, che ti voglio… ti voglio prendere a schiaffi’
‘Allora ti piace violento’
‘Dovrei studiare. Possiamo mettere fine a questa discussione senza senso adesso? Grazie’
‘Scontrosa’

Improvvisamente la vidi alzarsi, raccogliere i suoi libri e , infastidita, muoversi verso il lato opposto della palestra.
La osservai. Il suo corpo si muoveva sinuoso.
Possedeva una bellezza rara, una bellezza che solo poche ragazze baciate dalla fortuna avevano.
I capelli lunghi ricci le ricadevano sulle spalle mentre le fragili braccia stringevano i libri di testo.
Non potevo più aspettare. Volevo averla in quel momento, e niente e nessuno, me lo avrebbe impedito.
Pochi passi e la raggiunsi di nuovo. Mi posi davanti a lei e la guardai dritta negli occhi. Quasi rischiai di annegarci.
‘Mi lasci in pace per una buona volta?’
Come risposta mi gettai sulle sua labbra stringendola a me.
I suoi libri caddero a terra e le sue mani si poggiarono delicatamente sul mio petto.
Sussultò quando posai la punta della lingua sulle labbra per chiederle il permesso di accedere, tanto che a quel puntò tentò di staccarsi, ma non ci riuscì poiché trattenuta dal mio ‘abbraccio’.
Tolsi un braccio dal suo fianco e portai la mano al suo viso accarezzandole la guancia delicatamente.
La sua pelle era morbida, candida, come avevo sempre immaginato, e le sue labbra erano un qualcosa di meraviglioso.
Per un momento rimasi positivamente impressionato dalla naturalezza con cui la sua lingua viaggiava nella mia bocca, non avrei mai pensato che una ragazza come lei potesse essere così abile in un’attività che non riguardasse lo studio..o la musica.
Dopo 5 intensi minuti fu lei la prima a separarsi. La guardai in volto.
Le sue guance erano rosse, talmente rosse che sembrava essersi scottata dopo un’intera giornata sotto il sole cocente.
‘Ti hanno mai detto che baci maledettamente bene?’
‘D-de-devo andare’

Si chinò per raccogliere i libri e subito dopo si voltò, tentando di fuggire, ma fui più veloce di lei.
L’afferrai per il braccio e la strinsi a me come poco prima. Iniziai a parlare sussurrandole all’orecchio.
‘E tutta questa fretta adesso? Che diresti invece di rimane qui, con me?’
Rimase in silenzio, riuscì a percepire il suo battito cardiaco aumentare.
Iniziò a tremare, così la strinsi ancora più forte nel mio abbraccio.
‘Piccola non tremare, è tutto okkey’
Posai le labbra sul suo collo e le lasciai dei piccoli baci umidi.
Sentivo le sue gambe cedere ad ogni mio tocco e dei gemiti soffocati uscire dalle sue labbra.
‘No piccola, non trattenerti. Ci siamo solo io e te, nessuno può sentirti’
‘Joseph, lasciami andare. E smettila di chiamarmi piccola’
‘Oh piccola, lo farei volentieri, dopo però qualcuno laggiù non sarebbe contento’
‘Sei un maiale’
‘Lo sento che lo vuoi anche tu piccola. Guardati, tremi sotto il mio abbraccio come una foglia innocente’
‘Non dire sciocchezze, e te lo ripeto per l’ultima volta: lasciami andare’
‘Smettila di fare la preziosa e baciami, ancora’
‘No, non posso. Per piacere lasciami andare’

Con le mani fece forza sul mio petto allontanandosi di nuovo, questa volta con una lacrima che le rigava quelle guance meravigliosamente rosse.
Mi sentii in colpa. La rincorsi fino all’entrata della palestra e mi fermai davanti l’entrata esattamente un secondo prima che lei potesse uscirne.
‘Togliti da questa cazzo di porta e lasciami uscire’
Le sue grida rimbombarono per l’intera stanza risuonando sempre più aspre, strazianti, ricche d’odio
‘Senti scusa io … non volevo farti stare così … non avrei mai immaginato che avresti avuto questa reazione … davvero io …’
‘Chiudiamola qua okkey? Non voglio più sentire niente’
‘Oh andiamo. Non puoi agitarti così tanto, non volevo mica violentarti’
‘Perché me?’
‘Cosa?’
‘Perché hai scelto me’
‘Continuo a non capire’
‘Perché tra tutte quelle pronte a venire a letto con te, hai deciso di importunare me?’

Un piccolo sorriso si formò sulle mie labbra e nuovamente fui davanti a lei.
Scostai una ciocca di capelli da davanti ai suoi occhi per portargliela dietro l’orecchio.
‘Piccola ci sono tanti, tantissimi, forse troppi motivi per sceglierti’
E nuovamente la baciai, sta volta con più dolcezza, come se quello che ci fosse tra di noi fosse amore, quando in realtà non era nulla se non desiderio.
O forse quello che realmente desideravo era amarla, ma nascondevo tutto sotto una rigida maschera, che piano a piano, crollava ad ogni contatto con le labbra di lei.
Questa volta fu lei a chiedere di più in quel bacio.
Intrecciò le sue mani al mio collo ed io a mia volta la strinsi ancora più forte.
In quel momento era mia, mi apparteneva.
Mi apparteneva il suo volto, mi apparteneva il suo corpo, mi appartenevano le sue labbra, il suo cuore, quel piccolo cuore che martellava forte e veloce, tanto da sembrare una macchina da corsa.
La presi improvvisamente in braccio facendole intrecciare le gambe al mio bacino.
Camminai fino agli spogliatoi tenendola stretta a me, fino a che non la feci aderire delicatamente alla superficie fredda degli armadietti provocandole un brivido in tutta la schiena che si trasformò poi in un gemito gutturale.
Continuai a baciarla ininterrottamente fremendo dalla voglia di andare oltre.
I suoi sospiri risuonavano nel mio orecchio come una dolce supplica.
‘Vuoi di più piccola?’
Annuì impercettibilmente con la testa, come se fosse troppo orgogliosa per cedersi alle mie attenzioni.
‘Piccola se lo vuoi devi dirlo. Devo sentirmelo dire. Dillo’
‘Lo voglio, ti prego’

Soffiò quelle parole sul mio collo facendomi sorridere soddisfatto.
Con una mossa rapida la poggiai sulle panchine alle mie spalle e inginocchiandomi tra le sue gambe le sbottonai delicatamente i pantaloni per poi toglierle la maglia.
Iniziai a baciare il suo ventre fino a scendere all’elastico dei suoi slip che torturai dolcemente con i denti.
‘Joseph’
Un ringhio uscì dalle sue labbra, e mi sentii ancora più soddisfatto.
Non solo si era concessa a me, non solo mi aveva pregato di appagarla, in quel preciso momento ringhiava il mio tocco.
La sua pelle ardeva come la brace calda e riuscivo a percepire i suoi muscoli tesi.
Le calai definitivamente i pantaloni e mi accorsi di quanto fosse bagnata.
‘Qualcuno lì sotto non riesce ad aspettare’
‘Dio sta zitto per una buona volta e baciami’

Le sue parole mi lasciarono sbigottito, ma non mi feci ripetere la proposta due volte.
Mi avventai nuovamente sulle sue labbra dolci, morbide, così dannatamente perfette quanto attraenti.
Nello stesso tempo la mia mano avvolse la sua intimità facendo pressione attraverso il tessuto.
I suoi gemiti si fecero sempre più intensi, fino a quando non raggiunse l’apice del piacere urlando il mio nome.
‘Piccola rispondi così bene al mio tocco, ma non abbiamo ancora iniziato’
Con un’agile mossa le tolsi le mutandine e iniziai a stimolare la sua parte sensibile col le dita, per poi sprofondarle dentro con la lingua.
Gridolini di piacere uscivano dalla sua bocca ed io oramai boccheggiavo in preda all’eccitazione.
Mi staccai da lei e mi tolsi i pantaloni e boxer in una sola mossa.
Alzai la testa per guardarla negli occhi e notai che li aveva chiusi, mentre una piccola goccia di sudore scorreva sulla sua tempia destra.
Misi una mano sotto il suo mento e la ‘costrinsi’ a guardarmi negli occhi.
‘Piccola, vuoi davvero che entri dentro di te’
‘Lo voglio, lo voglio, lo voglio adesso’
‘Oh piccola, quanto ho aspettato questo momento’
‘Smettila prima che possa pentirmene’
‘Non te ne pentirai, fidati piccola’
‘E smettila anche di chiamarmi piccola’
‘Eh no piccola, lasciami divertire’

Mi tirò un ceffone scherzoso sulla mano che avevo posto sotto il suo mento, quando mi ricordai di una cosa importante … davvero importante
‘Ho bisogno che tu sia sincera con me’
‘Parla’
‘Hai mai avuto rapporti prima d’ora?
’Solo una volta...’
'Una sola volta? In tutta la tua vita?

Annuì arrossendo cercò di scappare dai miei occhi che la fassavano imperterriti
‘Non voglio farti provare dolore’
‘Non sono poi così … stretta’
‘Bhe, questo sarò io a dirlo’

Lentamente entrai in lei, cercando di procurarle il meno dolore possibile.
Mi mossi lentamente, facendola abituare il più possibile, fino a quando non fu lei a chiedere di più.
Le spinte aumentavano e i nostri sospiri si facevano intensi.
I nostri respiri si infrangevano gli uni contro gli altri come delle onde contro una scogliera durante una tempesta.
Il cuore batteva come se fosse un martello pneumatico, il contatto con lei mi mandava in un universo parallelo, dove non c’era nulla di più paradisiaco, e so per certo, che anche lei, nonostante non volesse ammetterlo, si sentiva così.
Arrivammo al culmine guardandoci negli occhi, sussurrando i nostri nomi a vicenda.
La baciai, con delicatezza, come se fosse un piccolo fiore innocente, per poi rendermi conto che quel fiore innocente si era concesso a me, finalmente, dopo tanto, e l’unica cosa di cui ero sicuro, era che questa sarebbe stata solo la prima di tante vittorie, avrei vinto, fino a che non sarebbe diventata mia, solo ed esclusivamente mia.
Angolo autrice:
Saaalve a tutti,
premetto che ho scritto questa storia per noia, e sono perfettamente consapevole del fatto che non sia uno degli scritti migliori, a dire il vero non volevo neanche pubblicarla, è stata una mia amica a costrigermi... quindi niente lol.
Volevo cogliere l'occasione per ringraziarvi delle visite e delle recensioni lasciate alle due precedenti Oneshot c:
Grazie mille a tutti,
baci :*
   
 
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