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Autore: melianar    12/04/2014    9 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non so se sia giorno o notte.
Non so da quanto tempo sto correndo né perché.
Lo hanno ucciso.
Me lo hanno portato via.
Non resta più niente, ora.
Niente. Solo tenebra. Tenebra e morte. Per me e per mio figlio.
Tuo figlio, Huor.
Il tuo bambino che non vedrai mai.
Perché ti hanno ucciso.
Ti hanno portato via da me, che per due mesi soltanto ho potuto amare i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo corpo possente, il tuo coraggio. Maledetto, maledetto coraggio.
Mi zittirebbe subito, Morwen, se mi sentisse. Non piangere. Sii forte. Non avere paura.
Così mi esortava, lei, quando non eravamo altro che fanciulle disperse nelle selve, alla ricerca di una casa e di un posto sicuro.
E come mi rimproverava, quando mi stringevo a te e ti supplicavo di non partire per quella guerra insensata e piangendo ti chiedevo di non lasciarmi sola.
Ma io la detesto. La guerra, voglio dire.
Sangue. Grida. Follia. E tutti quei morti, gente che non rivedrà mai la propria casa, i propri cari.
Ma per che cosa, poi?
Morgoth, Morgoth! Se solo sapessi odiare, ti odierei.
Invece vorrei chiederti: perché?
Perché tanta crudeltà e cattiveria, contro noi che non ti abbiamo fatto niente?
Che te ne fai, Morgoth, dei pianti delle donne, del sangue degli uomini sul campo di battaglia?
“Egli ride dei nostri tormenti, gioisce delle nostre disgrazie”.
Questo diceva Morwen. Questo dicono tutti.
Ma come si può ridere del dolore, della sofferenza, delle lacrime altrui? Non so.
Non capisco. Troppe cose non capisco. Non so nemmeno dove sono ora e perché sono qui.
Non so come vi sono giunta, né dove sono diretta.
Fa freddo.
La schiena. Mi fa male la schiena. 
Le gambe. I seni. Tutto è dolore.
Qualcosa mi graffia le vesti, le straccia. Rovi, forse. O forse no.
Non mi importa. Devo correre. Non posso fermarmi. Non devo fermarmi.
Il ventre mi pesa, ma se mi fermo… Se mi fermo… Che cosa accadrà, se mi fermo?
Non lo so, ma non deve accadere.
Resisterò. Devo resistere. Per te, bambino mio. 
Tuor, questo sarà il tuo nome. Il nome che scelse tuo padre.
Ma cosa posso offrirti, figlio mio, in questo mondo di tenebra e pianto che mi riempie di terrore e mi fa venir voglia di fuggire lontano, lontano, sempre più lontano?
Una madre deve rassicurare il proprio figlio.
Consolarlo, infondergli coraggio.
Deve intonare per lui un canto gioioso, pieno di fiori, colori e allegria, come quelli che io mi dilettavo a comporre una volta. 
Tanto, troppo tempo fa, quando ancora esisteva una speranza di pace e le risate, le mie risate, riecheggiavano nei boschi del Dor-Lomin.
Ma forse le canzoni non servono più. Con altre parole le madri conforteranno i loro figli, ora.
Io però non le conosco, le parole giuste.
Senza di te, Huor, io non so cosa fare. Non so come fare.
Questa non è la terra adatta ad un bambino. Questa non è la terra adatta a me, Rian la debole.
La codarda.
L’ingenua.
Ma in che altro luogo potrei andare? Reami pacifici non ne esistono più.
E tu sei morto, Huor. Ti hanno ucciso. Ti hanno portato via.                 
Da me. Da tuo figlio. Da tutto.
Dove sei, Huor? Qual è, in fine, la nostra ultima meta? Insegnami la strada, insegnami la strada!
Io so che non c’è tenebra, là dove sei tu. Io so che non c’è odio, né guerra, né rovina.
Io so… Io voglio… Io devo… Il mio bambino. Voglio avere il mio bambino.
Questo figlio che non saprò allevare, che non saprò proteggere.
Altre braccia ti stringeranno, figlio mio.
Altri consoleranno i tuoi pianti, perché sapranno le parole giuste.
Le parole che io non conosco e che mi spaventano.
Tu no, tu sarai coraggioso.
E vi saranno occhi, diversi dai miei, che con gioia e orgoglio ammireranno le tue grandi imprese.
Altri vedranno la forza e il valore del figlio di Huor e se ne rallegreranno. Non io.
Ma non importa, non più. Non ora.
A me basterà guardarti una volta, una sola.
Mi basterà poterti stringere al mio seno e dirti… Dirti… Niente.
Non ci sarà niente da dire, o forse tutto. E’ importante? E’ davvero importante?
Ho le labbra secche. Aride. Ho sete, tanta sete. Mi manca il respiro. Se solo potessi fermarmi.
Se solo potessi poggiare la schiena ad un albero per prendere fiato. Se potessi.
Ma cos accadrà, se mi fermo? Che ne sarà di mio figlio? Di me? Come farò a ritrovarti, amore mio, se mi fermo?
Fruscii.
Passi leggeri nella boscaglia.
Qualcuno parla sommessamente, qualcun altro risponde.
Voci lievi, pacate. Arrivano. Presto mi raggiungeranno.
I loro occhi brillano, mentre mi scrutano.
Occhi saggi, gentili, che non fanno del male.
Sono Edhil? Sono Edain? Non capisco.
Li guardo, e non ho più paura.
Ora so chi si occuperà di te, bambino mio.
Ora, finalmente, Rian può smettere di correre.
 
 
 
Note
Eccomi di nuovo, questa volta in compagnia di Rian, sposa di Huor e madre di Tuor, colui che successivamente sposerà la bella Idril Celebrindal e sarà padre del famoso Earendil. Riguardo a Rian, il Professore ci fa sapere che era mite di cuore, amante di alberi, fiori e canti. Dopo la Nirnaeth Arnoediad (Battaglia delle Innumerevoli Lacrime), non avendo più notizie di Huor suo marito, Rian fuggì dalla propria casa, vagando nelle selve in preda alla follia. Alcuni Elfi la trovarono e la aiutarono a mettere al mondo il suo bambino, Tuor, ma ben presto Rian lo lasciò alla loro custodia e si lasciò morire presso il tumulo sotto cui giaceva il suo sposo.
La triste storia di questa dama è narrata all’interno de “I figli di Hurin”, ma la si può trovare anche nel “Silmarillion” o nei “Racconti incompiuti”.
In questo brevissimo capitolo ho immaginato Rian preda di una “follia lucida”, almeno in parte. Onestamente non so come sia venuto, per me scriverlo è stato molto particolare.
Come al solito, mi piacerebbe conoscere i vostri pareri: ringrazio infinitamente le splendide persone che recensiscono ciò che scrivo e invito chiunque a lasciarmi un commento, positivo o negativo che sia. Se lo farete, davvero, ve ne sarò grata.
Inoltre approfitto per ringraziare Tyelemmaiwe, mia grande amica e beta dalla pazienza eccezionale, che, tra le altre cose, sopporta stoicamente  tutte le mie paturnie pre-pubblicazione. Grazie infinite, Pi! 
Un bacione a tutti, a presto!
 
Melianar  
  
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