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Autore: ISI    12/07/2008    4 recensioni
"Eppure non è il nulla a togliergli il respiro non appena entra, né la mancanza di qualsiasi oggetto che i suoi sensi, stanchi e sopiti, possano percepire, bensì l’esatta presenza di tutto."
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto e niente

Quando il tutto diviene nulla

 

 

La chiave gira nella serratura facendola scattare.

Apre la porta, entra e la chiude alle proprie spalle: una serie di azioni che se non fossero nella lista delle abitudini, considerando lo stato in cui si trova, non riuscirebbe neppure ad immaginare di dover compiere.

Con una lentezza assurda che non gli appartiene si sposta, dopo essersi tolto le scarpe, dall’ingresso dell’appartamento alla camera da letto e, nell’infilare passi incerti gli uni dietro gli altri, si toglie gli occhiali da sole che fino a quel momento avevano nascosto, dietro le loro lenti scure, ogni minima traccia di pianto o di cedimento. Si sfila la giacca nera e la lascia scivolare a terra, seguita dalla camicia e dai pantaloni, neri anch’essi.

La stanza è immersa nel silenzio e nel buio più assoluti e per un attimo ha come la netta impressione che non vi sia assolutamente nulla tra quelle quattro mura, eccezion fatta per il nulla più assoluto, per la più completa assenza di materia, di luce, di colori e di forme.

Eppure non è il nulla a togliergli il respiro non appena entra, né la mancanza di qualsiasi oggetto che i suoi sensi, stanchi e sopiti, possano percepire, bensì l’esatta presenza di tutto.

E’ il tutto a generare in lui un malessere che pare senza fine e senza limiti; è quell’insieme di cose, di clichè, di odori, di suoni, di sapori, si sensazioni e di sentimenti che sembrano dovergli succhiare via l’anima, strappandogliela dal petto, dalla carne.

Piano si accascia sul letto, uno di quei dannatissimi oggetti che fanno parte del tutto che lo tormenta ed ogni cosa che sfiora, sente, avverte o percepisce si muta in un’immagine già vista, in un suono già udito, in un sapore già assaggiato, in una superficie già esplorata, in un odore già sentito, in quel riaffiorare del proprio io d’un tempo che gli uomini chiamano ricordo.

E gli pare d’averlo ancora davanti agli occhi; gli pare di poter seguire con lo sguardo la linea dolce della sua schiena, in un percorso illusorio che va dalle spalle, leggermente femminee e piuttosto minute per essere quelle di un uomo, fino ai glutei eburnei e perfetti, coperti per metà dalle lenzuola; per un attimo le dita possono ancora godere del contatto con la sua pelle liscia il cui sapore gli rinasce tra le labbra secche ed appena socchiuse, mentre l’aria nella stanza ritorna ad impregnarsi del suo odore, di quello del loro sesso e gli riecheggiano senza sosta nelle orecchie tutti i suoi gemiti, tutti i suoi sussurri, tutte le sue parole d’amore.

Ma basta chiudere un attimo gli occhi, giusto il tempo di sbattere le palpebre, perché la sua figura svanisca.

 

La cosa più atroce da dover sopportare sarà la sua assenza, dovendo ammettere che senza di lui il proprio tutto è divenuto nulla.

 

 

 

 

Fatemi sapere se vi è piaciuta e se vi commesso, almeno un pochettino...

Vostra Isi.

  
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