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Autore: IMetYouInTheToilet Larry    13/04/2014    1 recensioni
“Harry?”, chiede una voce insicura.
Sogghigno avvicinandomi. Non ha i soldi, lo capisco.
“Allora, li hai portati?”, domando con tono duro e intimidatorio.
“N-no... io... giuro che te li porterò. Dammi solo un altro un po’ per...”, balbetta.
Spazientito lo interrompo:”Hai detto la stessa cosa la settimana scorsa. Lo sai come funziona, se non paghi...”.
Lascio in sospeso la frase, la mia pistola che preme sul suo petto.
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“Guarda come ti hanno ridotto! Lo vedi dove ti sei andato ad immischiare?! Tu non sei come loro, dovresti uscirne... anche perché è pericoloso sia per te che per Darcy!”, borbotta premendo sul livido troppo forte.
Sobbalzo al suo tocco a causa del dolore.
“Scusa”, sussurra imbarazzato.
‘’Cavoli, è davvero carino quando arrossisce’.
Ma che diamine penso?! Devo aver battuto la testa troppo forte.
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“Ehi bellissima”, la voce di Federico chiama mia sorella.
Lei, riconoscendolo, inizia a correre verso di lui.
Inizio a correre e urlare. Non faccio in tempo.
Federico ha tirato fuori la pistola e ha premuto il grilletto.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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       You saved me but it’s too late... Or maybe not
 
Sistemo le coperte sul corpicino addormentato di mia sorella Darcy e cercando di fare il più piano possibile, prendo ciò che mi serve e mi dirigo al posto concordato.
Mentre cammino con le mani affondate nelle tasche della felpa, ripenso a tutto ciò che è accaduto da quando i miei genitori se ne sono andati.
Mi sono ritrovato a dover mantenere mia sorella senza un soldo in tasca in un quartiere malfamato di Palermo.
Nella mia mente è ancora impressa la sera in cui il mio migliore amico, Federico, mi ha proposto di entrare nel giro della mafia. Ero terrorizzato, non volevo aver niente a che fare con quelle cose, ma poi ho pensato a mia sorella e ho accettato.
Era ed è l’unico modo per avere i soli per dar da mangiare a Darcy. E se faccio del male alle persone è solo per permettere a lei di stare bene.
Questo è così sbagliato? Sono una persona così orribile?
Immerso nei miei pensieri, mi accorgo solo ora di essere al vicolo giusto e così mi poggio al muro, attendendo.
“Harry?”, chiede una voce insicura.
Sogghigno avvicinandomi. Non ha i soldi, lo capisco.
“Allora, li hai portati?”, domando con tono duro e intimidatorio.
“N-no... io... giuro che te li porterò. Dammi solo un altro un po’ per...”, balbetta.
Spazientito lo interrompo:”Hai detto la stessa cosa la settimana scorsa. Lo sai come funziona, se non paghi...”.
Lascio in sospeso la frase, la mia pistola che preme sul suo petto.
“Ti prego. Ho una sorellina... ha solo me, ti prego. Ti prego”, supplica piangendo.
In un flash mi passa davanti l’immagine di Darcy, una Darcy sola e spaventata.
Abbasso lentamente la pistola, la rimetto al suo posto e me ne vado cercando di ignorare la morsa che mi si sta formando allo stomaco.
Pagherò per averlo lasciato vivo. Non me la lasceranno passare un’altra volta.
Arrivato a casa, mi sdraio accanto a mia sorella e la stringo a me, sfogando la paura e la frustrazione fra i suoi capelli.
La mattina dopo mi sveglio e dopo aver preparato una veloce colazione, decido di mandare un messaggio a Louis.
Ehi Lou, potrei portare Darcy da te anche oggi? Se sei impegnato non ci sono problemi, posso chiedere a qualcun altro. Fammi sapere.
H xx
La risposta non tarda ad arrivare.
Non preoccuparti, Harry! Portamela quando vuoi, sono libero! E poi è sempre un piacere stare con Darcy, è un angelo.
L xx
Con il sorriso sulle labbra mi avvicino al letto e scuoto delicatamente il corpo di mia sorella.
“Piccola, svegliati. Oggi andiamo da Lou!”, mormoro dolcemente.
Lei apre gli occhietti verdi e, dopo averli stropicciati, si aggrappa al mio collo e si fa prendere in braccio.
Sempre sulle mie gambe, beve il latte e finisce i biscotti che avevo posato sul piattino.
Dopo la vesto e andiamo a casa di Louis, busso alla porta e attendo che venga ad aprire.
Quando si affaccia dall’uscio e ci vede, i suoi occhi si illuminano rendendo l’azzurro ancora più splendente e si fionda su Darcy.
“Ehi, principessa! Diventi ogni giorno che passa più bella, eh?”.
Lei ride deliziata e con un ultimo bacino sulla mia guancia, corre dentro casa.
Louis mi sorride ampiamente prima di sparire anche lui.
Con un sospiro mi avvio rapidamente a casa di Federico, le riunioni si tengono sempre lì.
Quando mi apre tutti mi scrutano attentamente... ci andranno giù pesante questa volta.
Mi siedo al mio posto e parliamo di ‘affari’ per qualche ora; mi alzo per andarmene ma non faccio più di due passi che delle mani mi sbattono violentemente al muro. Un dolore lancinante mi colpisce la schiena e subito dopo sento il sapore ferroso del sangue in bocca a causa di alcuni pugni.
Cado a terra stordito e subito dei calci ci abbattono sul mio petto e sullo stomaco.
Quando finalmente pensano che sia abbastanza, si allontanano lasciandomi un po’ di spazio.
Tossisco sputando un po’ di sangue, sentendo tutte le costole dolere fastidiosamente.
“Non è la prima volta che lasci andare qualcuno, Harry. La prossima volta non saremo così tolleranti.
Mi alzo a fatica e barcollando, mi lascio alle spalle quella casa e mi dirigo da Louis.
Appena mi vede rimane sconvolto e, preoccupato, insiste per medicarmi.
“Guarda come ti hanno ridotto! Lo vedi dove ti sei andato ad immischiare?! Tu non sei come loro, dovresti uscirne... anche perché è pericoloso sia per te che per Darcy!”, borbotta premendo sul livido troppo forte.
Sobbalzo al suo tocco a causa del dolore.
“Scusa”, sussurra imbarazzato.
‘’Cavoli, è davvero carino quando arrossisce’.
Ma che diamine penso?! Devo aver battuto la testa troppo forte.
“Fa niente”, rispondo.
Forse ha ragione lui. Forse dovrei uscirne prima che sia troppo tardi. Forse potrei trovare un altro modo per mantenere Darcy.
Quando finisce prendo subito il telefono e scrivo a Federico che non voglio più saperne nulla. Né di loro affari né di lui.
Non risponde. Meglio così.
Prendo per mano Darcy e saluto Louis per tornare a casa.
Passa una settimana, non mi hanno cercato, nessun tentativo di contatto. Non ho ancora trovato un lavoro e i soldi stanno finendo.
Con gli ultimi rimasti vado a far la spesa insieme e Darcy e Louis. Non voglio che stiano da soli, ho un brutto presentimento.
In questa ultima settimana ho legato ancora di più con Louis, ora viviamo a casa sua e stiamo cercando un lavoro per me.
“Ehi bellissima”, la voce di Federico chiama mia sorella.
Lei, riconoscendolo, inizia a correre verso di lui.
Inizio a correre e urlare. Non faccio in tempo.
Federico ha tirato fuori la pistola e ha premuto il grilletto.
Due spari. Due spari e il mondo mi sembra fermarsi.
Darcy è a terra, una macchia di sangue che si allarga attorno al suo corpo. Finalmente la raggiungo, ma ormai è troppo tardi.
Le persone ci guardano con pietà, ma nessuno fa nulla. Fingono di non vedere, riescono a rimanere impassibili davanti all’atroce assassinio di una bambina.
La prendo fra le mie braccia e inizio a singhiozzare.
“Darcy, piccola. Mi dispiace, è solo colpa mia... solo colpa mia”.
Qualcuno chiama l’ambulanza, Louis.
Ma è troppo tardi, i medici dichiarano il decesso. Non sento più nulla, viene chiamato ‘stato di shock’.
Louis mi riporta a casa e si sdraia nel letto con me, tenendomi stretto e raccogliendo le lacrime che non mi rendo neppure conto di versare.
So solo che la mia sorellina, la mia Darcy, non c’è più. E solo per colpa mia, solo perché non sono stato capace di prendermi cura di mia sorella, l’unica cosa che contava per me.
Dopo un mese in cui non mangio, non mi alzo dal letto e non faccio altro che piangere Louis mi riscuote dal mio stato praticamente comatoso.
Mi urla contro. Mi dice che Darcy non vorrebbe vedermi così, mi dice che devo continuare a vivere, che devo far qualunque cosa che possa farmi riprendere.
Ed allora capisco cosa devo fare. Mi alzo, mi faccio una doccia, riprendo in mano la mia pistola ed esco.
Giunto a destinazione suono il campanello e non mi resta altro da fare se non aspettare.
Federico apre la porta, non fa in tempo a riconoscermi che lo spingo con violenza dentro casa.
La rabbia mi annebbia il cervello, non riesco più a ragionare.
Lo picchio, lo picchio con tutta la forza che ho, lo picchio sfogandomi perché lui mi ha tolto tutto ciò che avevo, perché era il mio migliore amico e ha ucciso mia sorella.
Quando mi fermo ho il fiatone, non lo posso uccidere. Questo bastardo non merita di morire, merita di vivere con questo rimorso.
E mi stacco dal suo corpo svenuto e piango. Piango perché non so cos’altro fare, è l’unica cosa che mi è rimasta da fare.
Me ne vado, torno da Louis.
Lui è la mia ancora, la mia bussola, sono perso senza di lui.
Ma lo devo abbandonare, devo fare la cosa giusta.
Lo supplico di portarmi alla centrale di polizia, e continuo a piangere. Ora anche lui piange, so che ha capito.
“Louis tu mi hai salvato, ma è troppo tardi”, gli dico.
Quando arriviamo veniamo accolti da un poliziotto che ci conduce dal comandante.
Gli racconto tutto, non mi risparmio nulla, nessun nome viene nascosto.
Mi dichiarano in arresto, me lo merito no?
Louis ora piange ancora più forte e si aggrappa alla mia maglietta sussurrando ripetutamente:”Ti amo”.
Anche io lo amo e glielo dico. E lui sorride fra le lacrime, nonostante tutto è contento che io ricambi.
“Non piangere più, Lou. Quando esco torno da te”, mormoro al suo orecchio. “Solo... solo aspettami, ok?”, mi lecco le labbra.
Annuisce deciso, poi mi bacia. E giuro, mi sento in paradiso.
Non dovrei provare queste sensazioni, non le merito, perché ho ucciso mia sorella ma non posso respingerle.
Il poliziotto di prima mi ammanetta e mi scorta nella mia futura cella.
TRE ANNI DOPO
Ho ottenuto una riduzione della pena per buona condotta e collaborazione. Ora sono un uomo libero.
La gabbia in cui ero rinchiuso è aperta e sono libero di volare via come un uccellino.
Esco dalla centrale e ispiro aria pulita, aria che sa di una nuova vita.
Trovo Louis appoggiato ad un muretto che mi sorride apertamente, dando vita a delle meravigliose pieghette attorno agli occhi. Tiene una bambina per mano, ha gli occhi verdi.
Mi avvicino a loro e mi butto fra le braccia del mio Lou. Ha mantenuto la promessa e mi ha aspettato.
“Mi sei mancato così tanto, Lou. Ti amo”, sussurro emozionato.
“Ti amo anche io Haz... e ho una sorpresa per te. Lei si chiama Darcy, ha quasi tre anni ed è la nostra bambina”.
Il mio cuore smette di battere per un secondo. Lui ha adottato una bambina e l’ha chiamata Darcy.
Scoppio a piangere e prendo in braccio la bimba che mi sorride prima di stringersi a me.
E forse ora non è troppo tardi.
 
 
 
 
 
 
Ehilà! Nessuno cagherà questa os perché è abbastanza tardi e c’è poca gente ancora sveglia che perde tempo a leggere lol
Comunque so che è una merdina ma non importa perché volevo solo farvi sapere che sono ancora viva anche se non mi si vede da un po’. Sono sommersa dai compiti e il poco tempo che mi rimane lo sto dedicando alla nuova one shot che sto scrivendo, ovviamente sui larry rido.
E niente, spero che non faccia così vomitare. Alla prof. era piaciuta parecchio e mi sono beccata un bel nove nel tema lol
Baci, ics ics
-Rebby. 
  
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