Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: mikichan17    12/07/2008    3 recensioni
Una rosa, ecco cos’era. Una rosa del deserto. Non c’è modo di sapere come né dove compariranno, non c’è modo di sapere quale sarà il loro aspetto, non c’è modo di controllarle, di intrappolarle, di limitarle: potrai coglierle, potranno esserti vicino, ma mai, mai, ti apparterranno come appartengono al deserto, alla sabbia che le ha generate, al sole che le ha scaldate, al vento che le ha cullate, al calore che è solo ‘casa’.
(GaaraxSakura)
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara , Altri, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
desert rose

 

Questa è la prima GaaraxSakura che scrivo e nonostante il risultato non mi entusiasmi, ho deciso di proporvela.
La parte scritta in corsivo sulla sinistra so che non segue un filo logico nella maggior parte dei casi, ma è così perchè si tratta dei ricordi di Gaara causati dalle situazioni del presente.
Non mi resta che augurarvi buona lettura...!

 

Welcome home, my desert rose...


Il granello di sabbia rotolò lento sulla superficie liscia. Avanti e indietro, per l’ennesima volta.
A lui se ne aggiunsero alcuni altri, fino a formare una pallina compatta che riprese il ripetitivo percorso. Avanti e indietro, per l’ennesima volta.
Il gioco proseguì, mentre le palline si moltiplicavano, seguendosi l’un l’altra in quella vana e forsennata corsa senza meta. [Un po’ come la sua vita, ormai. ]
Lo sguardo smeraldino non le abbandonava un istante, accompagnandole nel loro sempre più veloce vorticare.
Un lento bussare alle sue spalle distolse la sua attenzione, così che la sua opera di sabbia andò sgretolandosi rapidamente sulla scrivania in pesante legno scuro.
Scricchiolando appena un po’ la porta venne accompagnata nell’aprirsi dalla mano di una giovane donna, che fece capolino oltre l’uscio giusto quello che bastava per posare lo sguardo sulla schiena del ragazzo. Ancora una volta lo trovò abbandonato sulla sua grossa poltrona, curvo quasi come se la gravità fosse per lui insostenibile, gli occhi – oh, quanto avrebbe voluto, almeno una volta, capire quegli occhi – fissi da qualche parte nell’orizzonte fuori dalla grossa finestra che illuminava interamente l’ufficio del Kazekage.
- Gaara?
- Temari.

- Gaara?
- Temari.
- Non c’è niente di cui vorresti parlarmi?
Aggrottò appena un po’ le sopracciglia rossicce, scoccando un’occhiata interrogativa alla ragazza ferma sulla soglia del suo ufficio. Sorrideva, senza un motivo apparente, non di cui il ragazzo fosse a conoscenza.
- No.
La vide farsi più seria, mentre il blu scuro dei suoi occhi cercava di indagarlo nel profondo.
Cambiò posizione, incrociando le braccia al petto e incatenando lo sguardo a quello di Gaara con aria di sfida.
- Si che c’è.
L’appena eletto Kazekage squadrò la sorella sempre più confuso, ma non disse nulla, sapendo che, comunque, avrebbe ripreso lei a parlare.
- Vorresti tenere la tua sorellina fuori dalla tua vita?
Gaara si passò stancamente una mano tra i ciuffi corvini, accigliandosi all’espressione ‘sorellina’ che la ragazza usava sfoggiare solo quando precedeva un qualche tipo di richiesta.
- Di che diavolo parli?
Temari si lasciò andare in un sorrisino furbesco, sciogliendo le braccia dal petto e spostandosi con studiata lentezza fino a raggiungere il fratello, ordinatamente seduto dietro la sua scrivania.
Poggiò le mani sulla superficie che la separava dal ragazzo, posando il peso sulle braccia distese ed avvicinando il volto a quello dell’altro, con una luce negli occhi che Gaara avrebbe definito inquietantemente diabolica in seguito.
- Della simpatica ragazza che ti ronza sempre intorno ultimamente, quella con i capelli dal colore stupido.
Il ragazzo non rispose, allungò una mano fino a raggiungere il grosso cappello da Kazekage appoggiato poco distante e lo infilò con malagrazia, coprendo i ribelli ciuffi rosso acceso e lo sguardo smeraldino fattosi improvvisamente severo.
- Temari, torna quando avrai qualcosa di più serio da dirmi.
La ragazza allargò il suo sorriso, prima di voltarsi e defilarsi velocemente.

- Hai bisogno di qualcosa?
Provò, la voce che tentennava appena un po’ insicura.
Nessuna risposta la raggiunse. Era chiaro che Gaara volesse farle intendere che no, non aveva bisogno di nulla. [Dannato bugiardo.]
Fissò per qualche istante ancora la sua schiena, coperta dalla lunga tunica del Kazekage, prima di sospirare e ritirarsi, ormai rassegnata ad allontanarsi da quella stanza per l’ennesima volta in quell’ultimo periodo senza aver concluso niente.
Si voltò, quando una scossa di curiosità improvvisa non la portò a girarsi nuovamente. Gaara se ne accorse.
- Cosa vuoi?
Temari ebbe la forte tentazione di demordere, intimidita dal tono freddo rivoltole dal fratello.
Freddo, come prima di tutta quella storia, prima che diventasse il Gaara che adorava, come sempre burbero, schivo e silenzioso ma, finalmente, umano. Freddo, come quando ancora la sua presenza la faceva tremare; come quando l’idea di lui nella stanza accanto non la lasciava dormire tranquilla.
[Così terribilmente, inquietantemente, dolorosamente freddo.]
- Le... le hai parlato?

- Allora? Le hai parlato?
- Non hai niente di meglio da fare?
- Al momento no, in effetti.
Rispose la ragazza, effervescente. Lo sguardo di Gaara si assottigliò, infastidito.
- Da quando ti interessa tanto della mia vita, "sorellina"?
Calcò l’accento ironico sull’appellativo, mostrandole un’espressione superiore che normalmente l’avrebbe irritata, ottenendo il comodo risultato di un suo sbuffante allontanamento.
Non questa volta.
Temari scimmiottò un’aria sconvolta ed offesa, spalancando gli occhi indignata.
- Da sempre! Per chi mi hai preso? E lo dici proprio a me, che sono tua sorella, che non ti ho mai fatto mancare nulla, che ti ho sempre consolato, che ti sono stata vicina, che...
- SI.
La ragazza interruppe bruscamente la parlantina studiatamente fastidiosa.
- Si nel senso che l’hai fatto?
Gaara si accigliò, lasciandole intendere che non si sarebbe ripetuto.
- E...?
Le sopracciglia rossicce si tesero un altro po’, increspando la fronte dalla pelle chiara.
Gli occhi smeraldini si fecero di ghiaccio, assottigliandosi a due fessure impenetrabili.
Le mani, piccole ma forti, strinsero i braccioli della poltrona rossa su cui il ragazzo sedeva.
Chiunque, di fronte a quella vista, quello sguardo, quell’espressione, sarebbe arretrato impallidendo.
Il messaggio era chiaro: ‘sparire o morire’.
Ma a Temari quell’aria burbera e brutale non impressionava più di tanto, ormai.
- Oh...
Iniziò questa, la voce flebile.
Gli lasciò credere che il suo gioco stesse funzionando.
Sapeva che la sola idea di essere compreso appieno da qualcuno lo infastidisse a morte.
Poi cedette alla tentazione.
- ...E’ andata bene allora!
Esclamò, accompagnando la voce squillante a un paio di saltelli di giubilo, che ebbero il potere di innervosire Gaara ancora di più.
Quella fastidiosa, inopportuna sorella.
Quella irritante ragazza che, per qualche strana ignota ragione, mostrava solo in rare occasioni quell’aria tanto gioviale ed allegra. Maledizione.
Quella fastidiosa, inopportuna sorella che, alla fine, lo riusciva a capire.
Capire, lui? Dio, come lo irritava.
- Lo sapevo, lo sapevo! Che ti avevo detto? Segui i consigli della vecchia Temari e andrai lontano!
Ridacchiando si avvicinò al fratello, inscenando un’esagerata reazione di gioia e saltandogli sulle ginocchia, prima di gettargli le braccia al collo.
- Che carino, il mio fratellino innamorato!
- Temari.
- Si?
- Ho ucciso per molto meno.

Cominciò a chiedersi cosa diavolo la spingesse ad insistere. Perché mai avrebbe dovuto darsi pena in quel modo per un fratello che non voleva essere aiutato? Perché, ancora, stava lì, in piedi, sulla soglia, attendendo l’ennesima risposta che non sarebbe arrivata?
Spalancò gli occhi sorpresa quando in quelli seri dell’altro vide passare un lampo di dolore. [Non vuole essere aiutato?]
- Gaara...
Allungò un braccio verso di lui, tendendo lentamente una mano, come a volerlo afferrare, come a voler prendere tra le dita il suo malessere e portarlo via, una volta per tutte. Via, lontano da quel ragazzo che ne aveva avuto decisamente abbastanza.
- Basta così. Ho da fare.
Sibilò Gaara, allontanando di più lo sguardo dalla sorella.
Il bracciò crollò al fianco della ragazza, inerte, prima che questa si voltasse per l’ultima volta e abbandonasse la stanza.
Gaara fissò la sua schiena allontanarsi, la porta seguirla piano, cigolando appena un po’.

- Mi scusi se mi permetto, nobile Kazekage, ma non dovrebbe forse essere un minimo più gentile con sua sorella?
Gaara alzò un sopracciglio verso la ragazza indaffarata.
Questa gli rivolse una veloce occhiata di mal celato disappunto prima di voltarsi e tornare a concentrarsi sullo scaffale dei medicinali.
Le sue mani si muovevano esperte tra i flaconi e le bende, seguite dallo sguardo attento del Kazekage.
- Certo, io non ho mai avuto una sorella, ma come minimo si deve più rispetto ad una persona che si preoccupa per noi...
Riprese la giovane ninja medico, imperterrita, ignorando di proposito le occhiatacce irritate dell’altro, mentre con passo svelto raggiungeva l’ennesimo ferito di quella giornata.
Gaara fissò sconcertato la schiena coperta dal camice bianco.
Chi diavolo era quella ragazzina petulante per permettersi di rivolgersi in quel modo a lui?
Qualcosa gli ricordava, l’esame per diventare chuunin, forse. Ma contava tanto poco che non ne conosceva neppure il nome.
Ucciderla seduta stante, però, sarebbe stato un problema.
Un’intera spedizione di ninja della sabbia era tornata gravemente ferita da una missione decisamente più pericolosa di quanto non si fossero aspettati.
Anche lui si trovava tra di loro ma, ovviamente, non aveva riportato danni di alcun tipo.
I loro ninja medici scarseggiavano e in quel momento la maggior parte era lontano da Suna ad accompagnare i team in missione.
Eliminare la fastidiosa ragazzina con i capelli rosa era da escludersi.
Per quanto fastidiosa, tornava utile.
Allontanarsi da lì al più presto avrebbe facilitato l’intento di non farle del male, decise, mentre si voltava con decisione e, facendo frusciare la lunga tunica da Kazekage, lasciava la stanza, una falcata nervosa dopo l’altra.
- Arrivederci, nobile Kazekage...
Salutò, allegra, quasi arrogante, quando lui era già quasi lontano.

Quando un lieve bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri pregò con tutto se stesso che non fosse Temari, tornata all’attacco.
Al posto della sorella, però, dalla porta fece capolino un suo sottoposto, con sguardo visibilmente preoccupato. Tutte le persone con cui aveva a che fare in quel periodo preferivano tenersi alla larga e l’idea di infastidire l’irascibile Kage di Suna non piaceva a nessuno.
- Mi perdoni, nobile Kazekage, ci sono visite. Da Konoha...

- Nobile Kazekage, ci sono visite per lei. Da Konoha.
Gaara mosse leggermente il capo, facendo segno al sottoposto di lasciar entrare gli ospiti.
L’uomo si fece da parte, spingendo la pesante porta in legno e lasciando libere alla vista due figure sulla soglia.
- L’assistente della nobile Hokage e la sua apprendista.
Annunciò il ninja, prima di salutare con un veloce inchino e defilarsi in fretta.
Una donna ed una ragazza si fecero avanti, salutando con un profondo inchino.
- Gaara-sama, io sono Shizune, assistente della signorina Tsunade.
Iniziò la donna, sorridendo timidamente ed inchinandosi di nuovo.
- Sakura. L’apprendista della signorina.
Gaara spostò lo sguardo sulla giovane. Sakura, eh?
Quei capelli erano decisamente difficili da dimenticare. La saputella infermiera.
Quella che aveva tentato quasi efficacemente la sua vena omicida.
Alzò un sopracciglio nella sua direzione e la ragazza, notandolo, spostò lo sguardo.
Il Kazekage sorrise tra sé e sé. Si permetteva tutta quella spavalderia solo quand’era sola, quindi.
Tornò a prestare la sua attenzione a Shizune, che lo guardava in attesa.
- Ringraziate la nobile Hokage per l’aiuto che ci ha concesso.
Disse, spiccio, muovendo lo sguardo oltre le due figure già conosciute alla ricerca di qualcos’altro.
- Dov’è?
Shizune parve per un attimo perplessa.
- Mi scusi, chi?
- Il ninja medico esperto che ci avete mandato.
La donna sorrise cordialmente, accennando chiaramente alla ragazza al suo fianco.
- Lei?
L’incredulità nella voce del Kazekage irritò Sakura non poco, ma non si mosse.
Shizune annuì, sempre sorridendo debolmente.
- E’ una delle ninja medico più promettenti, conosce molto bene la maggior parte delle tecniche, che ha imparato direttamente dalla signorina Tsunade, che crede molto in lei.
Le sue parole non lo convinsero, ma considerando la mancanza di scelta, annuì.
- Molto bene, allora.
Disse serio, indagando, con lo sguardo smeraldino accigliato, Sakura.
La ragazza non si era ancora mossa, né aveva detto una parola fino a quel momento.
Shizune riprese, secondo le indicazioni datele.
- Resterà qua per sei mesi, poi dovrà tornare a Konoha.
L’oggetto delle loro discussioni sussultò alla realizzazione.
Due lunghi mesi lontana da casa, in quel Paese pieno di sabbia, sabbia e ancora sabbia.
Oh, certo. Sabbia ed uno scorbutico Kazekage.
Dopo qualche svogliato convenevole di rito Shizune lasciò lo studio, mentre Sakura si decise ad alzare lo sguardo, in attesa di ordini.
Tutto quello che ottenne fu uno sguardo pienamente disinteressato e qualche scocciata indicazione su dove recarsi: praticamente ovunque fuorché lì.
Un’allegra permanenza, davvero.

Spalancò gli occhi. Le mani pallide stritolavano i braccioli della poltrona.
- Falli entrare.
Sibilò, tenendo lo sguardo puntato sulla scrivania, cercando di sembrare occupato.
Anche quella volta, per l’ennesima in quella estenuante giornata, la porta cigolò, muovendosi sui cardini. Gaara non alzò gli occhi.
- Sarutobi Asuma ed il suo team.
La voce del sottoposto cominciava ad irritarlo; portatrice di notizie funeste aveva deciso di tormentarlo in ogni modo. Più tardi avrebbe pensato se cambiare [uccidere?] quel ninja dalla costante e fastidiosa presenza fuori dal suo ufficio.
Finse un distratto interesse per i visitatori, concedendo loro una veloce occhiata. [interesse più che finto. Non erano Lei.]
Un uomo piuttosto alto, sigaretta spenta tra le labbra ed un lieve sorriso ebete di cortesia fece ingresso, seguito da tre figure più basse alle sue spalle.
Li vide disporsi intimiditi di fronte a lui, un ragazzo grassoccio e privo d’alcun interesse, un tipo chiaramente annoiato – qualcosa gli ricordava, un qualche affare con sua sorella, forse... – ed una ragazza, lunghi capelli biondissimi e un paio di vispi occhi azzurri che si muovevano veloci per la stanza. Lei si, gli ricordava qualcosa...
- Nobile Kazekage, questi sono i miei allievi, Shikamaru Nara, Chouji Akimichi e Ino Yamanaka.

- Ti ricordi di Ino?
Chiese, bevendo rumorosamente anche l’ultima sorsata della sua bibita ed iniziando a giocherellare con la cannuccia ed il ghiaccio, che le sfuggiva impertinente lungo la superficie liscia.
Si arrese, poggiando il bicchiere freddo sul marmo del davanzale dell’enorme finestra.
Doveva avere una particolare propensione per le cose congelate, pensò, mentre allungava una mano ed afferrava quella del ragazzo al suo fianco.
- Credo che tu l’abbia incontrata all’esame per diventare chuunin, abbiamo combattuto io e lei ed il risultato... beh, è stato quello che è stato, insomma.
Ridacchiò in modo vellutato, iniziando a giocherellare con le dita pallide intrecciate con le sue.
Non sapeva esattamente quando tutto questo fosse iniziato.
- Una volta era la mia migliore amica, sai?
Qualcosa nell’espressione di Gaara le lasciò intendere che la stava ascoltando e che avrebbe potuto continuare, se avesse voluto.
Forse era stata quella volta in infermeria, il loro primo vero ‘discorso’.
O forse quando Shizune l’aveva portata nel suo ufficio.
O magari quando l’aveva incontrato per la città e, sentendosi particolarmente sola, aveva deciso di avvicinarlo.
- Da piccole eravamo molto legate, dove andava lei andavo anche io. Mi ha aiutata in moltissime occasioni. Ogni tanto mi capita di ripensare a lei, è triste come sia finito il nostro rapporto...
Gaara fissava un qualche punto indeterminato del deserto, oltre il vetro freddo.
Probabilmente ‘freddo’ era l’aggettivo migliore per descrivere qualunque cosa riguardasse il Kazekage; dallo sguardo, all’espressione, alle parole, poche parole.
Forse era stato il giorno in cui era andato a fare visita all’ospedale e l’aveva cercata nella biblioteca.
- Insomma, un bel giorno abbiamo deciso di essere rivali, perché...
Spostò lo sguardo sul viso del ragazzo, cercando un indizio della possibile reazione al resto della sua frase.
Forse era stata la prima volta che lui aveva iniziato una conversazione; erano state tre parole in tutto, forse quattro, ma ne era rimasta piacevolmente colpita.
Scoprì solo dopo che l’aveva fatto sotto ordine della sorella.
- Beh, perché...
Dio, avrebbe potuto fare una qualsiasi espressione per facilitarle la comprensione!
- Piaceva ad entrambe Sasuke.
Magari era stato il giorno del compleanno di lei, quando aveva smesso di chiamarla per cognome.
O, forse, la volta in cui l’aveva visto vagare solo per la residenza ed aveva deciso di fargli pesare almeno un po’ la sua presenza.
Oppure il giorno seguente, quando lui le aveva ricambiato il favore.
Gaara taceva, in quel modo tutto suo.
Le sopracciglia si erano aggrottate in modo quasi impercettibile, per il resto nulla sfigurava la sua algida postura.
Sakura sentì le dita di lui tendersi leggermente mentre ancora erano intrecciate con quelle della ragazza e sorrise lievemente.
Gaara, ancora, taceva.
Ecco, era stata quella volta. Era iniziato tutto allora. Non riusciva a definire una data precisa, ma ne era sicura. Tutto era riconducibile al giorno in cui quel silenzio, simile a molti altri, aveva iniziato ad avere per lei e lei soltanto, un significato in più.

- La nobile Hokage ci ha mandato in missione nelle vicinanze, nel frattempo abbiamo il compito di consegnarle questi documenti.
Spiegò Asuma, gesticolando appena un po’, facendo dondolare in un modo che Gaara avrebbe definito fastidioso quella specie di mozzicone di sigaretta ad ogni parola.
Il ninja della foglia fece qualche passo verso il Kazekage, allungandogli alcuni rotoli dall’aria antica e preziosa, visibilmente logorati dal tempo e probabilmente anche dal viaggio.
- Non so cosa contengano, ma dev’essere qualcosa di grosso.
Commentò atono, mentre poggiava i documenti sulla scrivania e lanciava qualche veloce occhiata al ninja più giovane, fermo nella sua posizione sull’ampia poltrona.
- Vorremmo chiederle se potesse concederci di restare a Suna per qualche giorno, prima di ripartire.
Gaara gli concesse una veloce occhiata, passando da lui ai suoi allievi in un esame spiccio.
- Ma certo.
Rispose, atono ed illeggibile, chiudendo lapidario la conversazione, con lo sguardo di chi non ha la minima intenzione di avere qualcuno attorno.
La ragazza che doveva essere Ino guardò i suoi compagni ed il suo maestro apprestarsi ad uscire dopo un veloce inchino, senza muoversi.
Gaara alzò un sopracciglio, guardandola intrecciare le dita nervosamente e cercare di recuperare la sicurezza quasi sfacciata che non le era mai mancata.
- Ino-chan, non vieni?
La chiamò il ragazzo grassoccio, fermatosi sulla soglia curioso.
Ino sorrise debolmente al compagno, facendogli segno che sarebbe arrivata tra qualche attimo, di iniziare pure ad andare. Gaara la fissava a metà tra l’interessato ed il mortalmente infastidito, mentre l’altro ragazzo faceva spallucce e si allontanava.
- Kazekage-sama...
Tentò, non sapendo bene da dove cominciare, non sapendo bene cosa dire.
Il ragazzo la scrutava torvo, in attesa, ed il suo sguardo smeraldino la trapassava senza indugi, facendola sentire nuda ed imbarazzata.
- Lei...
Respirò. La fama del giovane Kazekage irascibile non aveva mancato di giungere anche alle sue orecchie e forse, con buona probabilità, sarebbe stato meglio che la solita Ino ficcanaso non si fosse immischiata in affari che non la riguardavano. Eppure eccola qua, con la sua cara vecchia faccia tosta, fulminata da quello sguardo ma non abbastanza spaventata da tirarsi indietro.
- Nobile Kazekage, Sakura sta bene.

- Come stai, Sakura?
La ragazza posò un paio di rotoli nella pigna corretta, in perfetto ordine alfabetico, prima di fermarsi, un po’ stupita.
-Molto impegnata. Anche qualcosa di più, forse. Da queste parti non si smette mai di lavorare.
Rispose, accompagnando le parole con qualche leggero sbuffo, sempre senza smettere di armeggiare con alcuni testi deposti su di un lungo scaffale impolverato.
Decisamente, a Suna il lavoro non finiva mai.
Scorse veloce con l’indice le coste di alcuni volumi dall’aria particolarmente antica e malridotta, fermandosi quando ne incontrò uno particolarmente ingombrante.
Lo estrasse con decisione, causando lo spostamento di una consistente quantità di polvere, che la costrinse a sventolare la mano davanti alla bocca per evitare il soffocamento.
- Che ci fai in questo impolverato luogo?
Chiese poi, come se si fosse ricordata della presenza del Kazekage alle sue spalle.
Non gli dava più del ‘lei’ da qualche tempo ormai. Nessuno aveva mai detto nulla a riguardo, semplicemente, dopo qualche tempo trascorso insieme più o meno forzatamente la formalità di rito aveva perso significato.
Gaara scrollò distrattamente le spalle, guardandosi attorno con aria assorta.
- Cercavo.
Sakura si voltò verso il ragazzo, fissandolo interrogativamente.
- Cercavi?
L’altro annuì, semplicemente.
- Un libro? Se cerchi uno di quelli allora buona fortuna, Il caos qua dentro regna sovrano. Ho impiegato due settimane solamente a sistemare i volumi e i rotoli di medicina che potevano tornarmi utili... a tutto il resto ho dovuto rinunciare.
Il ragazzo sorrise leggermente, forse un po’ divertito dalla situazione.
- Non cercavo un libro, Sakura.
La ragazza si accigliò; aveva un modo strano di pronunciare il suo nome, ripetitivo e ridondante, con un tono lieve e pacato, come se nascondesse una presa in giro... ma, allo stesso tempo, aveva un qualcosa di estremamente seducente.
Decise di far finta di nulla e lasciarlo a fare: lei aveva ben altro di cui occuparsi.
Riabbassò lo sguardo sulla pagina del voluminoso libro che teneva quasi in braccio, quando un rumore la distrasse.
- Ordine alfabetico, giusto? Quindi questi vanno... qui?
Alzò gli occhi dalle poche parole che era riuscita a leggere, trovandosi di fronte ad uno spettacolo quantomeno singolare. Gaara reggeva un paio di volumi, mentre vagava per gli scaffali polverosi alla ricerca della giusta collocazione, sembrando particolarmente impegnato nella sua opera.
- Che stai facendo?
Il Kazekage la guardò come se avesse appena fatto la domanda più stupida del mondo.
- Riordino.
Rispose semplicemente, scrollando le spalle per l’ennesima volta.
Sakura lo fissò per un attimo interdetta.
Dove diavolo era finito il Gaara della sabbia terrificante ed introverso con una gran voglia di far fuori il prossimo? Sorrise leggermente.
- Ora capisco perché Naruto vuole tanto fare l’hokage. Evidentemente non avete mai nulla da fare.

Ino stava già indietreggiando quando salutò con un frettoloso inchino.
Si era immischiata il giusto, ora poteva sparire alla velocità della luce per evitare la reazione del ragazzo dietro la scrivania.
Si voltò verso la porta, tendendo una mano per afferrare il pomello di ottone luccicante, quando una voce la fermò.
- Come...?
Sakura stava bene. Gaara assimilò la notizia, senza cambiare espressione, tenendo lo sguardo sulla schiena della ragazza quasi in fuga.
Non poteva lasciarla andare così, doveva sapere.
Ino si voltò piano, sospirando leggermente. Un sorriso quasi compassionevole si dipinse sul suo volto, cancellato immediatamente dalla reazione infastidita del ragazzo a quella
vista.
Tornando a fronteggiarlo decise di cambiare strategia, meno indugi, più parole.
- Come lo so? Le ho parlato. Mi ha raccontato tutto... credo.
Il cipiglio del Kazekage si indurì ulteriormente, facendo rabbrividire la bionda.
Decisamente, non riusciva a comprendere cosa trovasse Sakura in quel tipo tetro e spaventoso.
- Cosa ti ha detto?
Probabilmente avrebbe voluto suonare più deciso, ma quella stupida conversazione stava seriamente minando la sua compostezza naturale.
La ragazza sembrò pensarci per qualche attimo, spostando gli occhi azzurro cielo dalla traiettoria di quelli di Gaara, per poi tornarvi, con maggiore decisione.
- So di voi.

- Credi che questo possa essere considerato un ‘noi’?
Gaara lasciò scivolare il suo sguardo dalla mano di lei che stringeva lievemente, lungo il braccio esile ma dalla forza inaspettata, fino alla spalla leggermente scoperta e poi ancora più su, il collo, il mento, le labbra, il naso, gli occhi...
Sakura lo guardava di rimando, in attesa.
- Voglio dire... ci sei tu,
Riprese, più piano, intenzionata a fargli capire quanto tenesse a quel discorso.
- e poi ci sono io. Giusto? Fa un Noi?
Lo guardava, lo smeraldo dei suoi occhi aveva un brillio quasi argentino e magnetico, mentre con i denti torturava il labbro inferiore.
Il ragazzo abbozzò un lieve sorriso, stringendo di più la mano e tirando leggermente, avvicinando a sé la ragazza. I loro sguardi si incrociarono intensamente e quello di Gaara diceva tutte le parole che da lui non avrebbe mai ottenuto.
‘Si, fa un Noi.’

- Io forse non dovrei immischiarmi, ma ormai credo sia troppo tardi.
Borbottò imbarazzata, puntando lo sguardo ovunque tranne che nelle iridi smeraldine del Kazekage.
Riprese a torturare le dita delle sue mani.
Gaara restava immobile, in silenzio, forse aspettava altro.
- Mi ha raccontato dei mesi che ha passato qua e se posso permettermi, Kazekage-sama, l’avete resa felice.

- La sai una cosa? Sono felice.
Lo disse con una strana luce nello sguardo, lo disse con un sorriso ampio sul viso, lo disse tra una pigna di libri ed un’altra, lo disse abbandonandosi su una sedia nel suo piccolo studio medico, lo disse dopo la giornata più lunga della sua vita, lo disse dopo aver seguito le operazioni di un’intera squadra di ninja medico trovatasi di fronte ad un’improvvisa emergenza, lo disse sospirando allegra, lo disse guardando il ragazzo davanti a lei negli occhi.
- Stare qui è un lavoraccio, ma è veramente appagante. Non pensavo mi sarei divertita tanto.
Anche questo lo disse sorridendo, sorridendo a Gaara e lui soltanto, al ragazzo che aveva detestato per il primo tempo, allo stesso ragazzo che aveva scoperto essere così diverso da come appariva, all’amico inaspettato che aveva trovato nell’afosa calura del deserto.
Il kazekage fece qualche passo verso Sakura: anche lui aveva una strana luce nello sguardo ed un sorriso sul volto, meno ampio, forse, ma un sorriso, anche lui giunse tra una pigna di libri ed un’altra, si avvicinò alla sedia del piccolo studio medico su cui si era abbandonata la ragazza e l’unica cosa che riuscì a fare fu abbandonare se stesso, posando delicatamente le proprie labbra fredde su quella fonte inesauribile di calore, sul morbido bocciolo della ragazza che all’inizio aveva detestato, la stessa ragazza che aveva scoperto essere perfino migliore di come appariva, di quell’amica inaspettata che aveva trovato nell’afosa calura del deserto.

Lo vide addolcire lo sguardo, poco, pochissimo, ma lo fece.
Non c’era neppure un abbozzo di sorriso sul suo volto chiaro, ma quell’espressione quasi assassina era evaporata pressoché impercettibilmente, lasciandogli sciogliere le membra, permettendogli un dolce sentore dentro, nel profondo. [Si, l’aveva resa felice.]
- Ha ripreso gli allenamenti con Tsunade-sama ed è tornata a fare missioni con Naruto.
Ricominciò Ino, leggermente rincuorata, misurando le parole per evitare che l’espressione inquietante tornasse a deformare quei lineamenti che, doveva ammettere, non erano affatto male.
- Si stanno impegnando tanto entrambi per far tornare a casa Sas—

- Come?
- Niente, non è importante.
- Si che lo è.
- Stavo pensando a dove possa essere adesso...
- Chi?
Sakura emise un lieve sospiro, raccogliendo le braccia al petto e frizionandole con le mani per ricavarne un po’ di calore.
- ...Sasuke.
Nel deserto di notte la temperatura si abbassava improvvisamente, sconvolgendo gli accaldati abitanti del villaggio della sabbia ed in particolare i meno abituati visitatori di passaggio, come lei.
In quel momento però il freddo sembrò congelarsi se possibile ancora di più.
Si poggiò sul parapetto dell’ampia balconata, poggiando la testa sulle mani aperte, prima di voltarsi verso il ragazzo alla sua destra.
- Gaara...
- Non c’è nessun problema.
Ma lei non lo avrebbe mai creduto.
Si avvicinò di più a Gaara, poggiando distrattamente una mano sulla sua, lasciando che le dita si intrecciassero tra loro armonicamente, mentre il gelo che sentiva attorno si faceva meno rigido e sentiva i muscoli del ragazzo sciogliersi leggermente.
Non riuscì a trattenere un sorriso, lusingata da quella mal celata gelosia.
Gaara invece si voltò verso di lei, osservandola guardare l’orizzonte, sentendola improvvisamente così lontana, come se avesse potuto spiccare il volo da un momento all’altro, lungo la scia seguita da quegli occhi di smeraldo.
Una rosa, ecco cos’era. Una rosa del deserto. Non c’è modo di sapere come né dove compariranno, non c’è modo di sapere quale sarà il loro aspetto, non c’è modo di controllarle, di intrappolarle, di limitarle: potrai coglierle, potranno esserti vicino, ma mai, mai, ti apparterranno come appartengono al deserto, alla sabbia che le ha generate, al sole che le ha scaldate, al vento che le ha cullate, al calore che è solo ‘casa’.

Ino si morse un labbro, rivolgendosi mentalmente i peggiori improperi, dettati dalla coscienza di aver detto un nome di troppo.
Abbassò il capo, come in attesa dell’arrivo della sua sentenza di morte, che però non giunse, sorprendendola.
Alzò gli occhi su quella statua di sale oltre la scrivania, stupendosi di trovarla ancora immobile ed inespressiva. Dio, veramente quel ragazzo aveva dei sentimenti?
Non vedendo alcun cambiamento per un tempo che le parve infinito, decise di lasciare la stanza per ricongiungersi, finalmente, con i compagni di squadra. Sarebbe uscita di lì schizzando, innamorata della propria vita mantenuta, dopo essere riuscita ad importunare il più temibile dei Kage ed esserne scampata incolume.
- Se non le interessa sapere altro, io...

- Non vuoi sapere altro?
Gaara scosse piano la testa, guardandola dritta negli occhi.
Sakura sbuffò.
- Ne sei sicuro?
Questa volta annuì, sapendo di star esasperando la ragazza, ma trovando la cosa piuttosto divertente.
- Voi uomini siete davvero insopportabili!
Sbottò Sakura, chiudendo di colpo il libro che teneva in mano e producendo un suono ovattato che si sperse velocemente nella stanza del Kazekage.
- Con questa storia della sabbia e tutto il resto,
Riprese, guardandolo negli occhi con aria piuttosto infastidita.
- non credere che non rischierai mai di farti del male! Dovresti per lo meno imparare le basi della medicina ninja, non è poi tanto difficile!
Gaara sorrise un po’, tendendo una mano e spostando un ciuffo rosa ribelle che svolazzava impertinente sulla fronte della ragazza mentre si agitava per portare avanti la sua preoccupata arringa.
- Starò bene. Ci sei tu.
Probabilmente il più lungo insieme di parole che gli sentiva articolare, probabilmente il più dolce che avrebbe mai pronunciato in vita sua, ma pur sempre così fastidiosamente infantile.
Tutti bravi a dire che si fidano di lei, senza sapere che lei stessa aveva problemi con la fiducia in sé. Che sarebbe successo se lei non fosse stata lì? Se non fosse stata in grado?
Quel giorno dovevano essersi invertiti i ruoli, perché Sakura, prima di allontanarsi stizzita, lo fulminò con uno sguardo di ghiaccio.

Fece qualche passo indietro, afferrando la maniglia per la seconda volta, facendola scricchiolare mentre ruotava su se stessa.
Si voltò un ultima volta verso Gaara: aveva abbassato lo sguardo, come se si fosse concentrato su altro, impassibile a qualunque notizia ricevuta in quella conversazione breve ma carica di significato. Bene, poteva andare.
Gli diede le spalle, superando la soglia, quando ancora da dietro si sentì chiamare.
- Dov’è adesso?
Gli rivolse un’occhiata azzurra sfuggente, mentre cercava di capire il significato intrinseco della domanda, inutilmente. La risposta era un po’ scontata forse, ma era l’unica possibile.
- A casa.

- Casa, mi manca un po’.
Disse, abbassando lo sguardo di smeraldo sulle braccia incrociate al petto.
Sedevano su una panchina di pietra finemente lavorata nei giardini della residenza del Kage da un po’. Tra loro regnava un silenzio inusuale, specialmente da parte di Sakura.
- Gaara,
Bisbigliò quasi, alzando lo sguardo e piantandolo da qualche parte verso l’orizzonte.
- Ho bisogno di parlarti...
Gaara non parve stupito: fece scorrere stancamente una mano tra i capelli rosso acceso e si voltò completamente verso di lei, gli occhi colmati di una strana stanchezza, i lineamenti marcati probabilmente da una tristezza che Sakura non vedeva da qualche tempo in lui.
- Sei libera.
Disse soltanto, atono, vedendola girarsi improvvisamente con aria stupita.
- Come?
Lo chiese nonostante sapesse che non si sarebbe ripetuto, allargando gli occhi verdi e cercando di trovare una spiegazione in quelli del ragazzo, invano.
- Lo sapevi?
Sospirò piano Sakura, perdendo il contatto con lo sguardo di Gaara, cercando di nascondere inutilmente le proprie emozioni.
- No.
Rispose il ragazzo, riuscendo ancora perfettamente a controllare il tono della propria voce, facendo rabbrividire la rosa.
- Ascoltami, devo spiegarti...
Iniziò, tentennando lievemente e spostando freneticamente lo sguardo, nel chiaro intento di non incrociare mai quello di Gaara, che nel frattempo la osservava, in silenzio, muoversi impacciata tra la tristezza e l’indecisione.
- Tutto quello che abbiamo avuto, tutto quello che c’è stato era semplicemente... stupendo. Però, Gaara, non può andare avanti. Tu sei una persona fantastica e non...
Trasse un respiro veloce, torcendo le dita tra loro e muovendo le gambe con una cadenza ipnotica.
- Io non posso continuare a prenderti in giro.
Tornò a calare il silenzio, mentre con lui calava la lama amara della sentenza, accolta da un giovane ninja che non riusciva più a guardarla in volto ed attendeva solamente, con il capo chino, che tutto questo arrivasse ad una fine.
- Quando sono arrivata qui ero distrutta: Sasuke se n’era appena andato, Naruto stava peggio di me probabilmente, poi è partito anche lui. Ero rimasta sola, se non per le poche ore al giorno che trascorrevo con Tsunade-sama. Poi sono arrivata a Suna, c’era il lavoro, c’erano le tecniche nuove... c’eri tu. Tutto questo era meraviglioso, l’appiglio di cui avevo bisogno, la forza che mi mancava; in te vedevo Naruto, il suo passato, il suo bisogno di qualcuno vicino, la sua capacità di essere forte, sempre; vedevo Sasuke nei tuoi modi freddi e distaccati, nel tuo essere così speciale, nel tuo essere superiore. Ed era davvero tutto quello che mi mancava, la casa che non avevo più.
Perdonami Gaara, sono così infantile. Mi sento in colpa, mi sento un vero schifo... ti ho... usato, non ci sono scuse. Ora... Tsunade vuole che torni a fare il mio apprendistato e Naruto sta per ritornare a Konoha. Io... ancora una volta, ho bisogno di ‘casa’.
Sospirò ancora, cercando di trovare nell’ossigeno la forza che le mancava per resistere, per riuscire a trattenere le lacrime, per impedirsi di alzarsi e scappare.
Gaara tornò a guardarla in volto, incrociando lo sguardo supplichevole di lei in attesa.
Qualche granello di sabbia raggiunse la sua mano pallida aperta, seguito da molti altri.
Nel palmo minuto, grumi fini si univano, si muovevano, si avvicinavano, mostrando una parvenza di forma per un attimo, poi spostandosi nuovamente, cancellandola.
Sakura lo guardava incantata, cercando di seguire ogni piccolo gesto, cercando ogni tanto una spiegazione nel volto chiaro del ragazzo, trovandovi solo un’illeggibile tranquillità.
Dopo qualche attimo sentì la mano di Gaara afferrare la sua ed aprirla dolcemente.
Le allungò le dita con cura, come se le stesse carezzando, prima di posarvi con calma un qualcosa di solido e ruvido.
Quando la mano del ragazzo si allontanò, Sakura poté riconoscere nell’oggetto di sabbia una piccola, armoniosa, incantevole rosa.
- Sei libera.

***

Quando qualcuno aprì la porta del suo ufficio senza bussare non alzò lo sguardo dalle carte che lo tenevano impegnato, pensando che probabilmente sarebbe stata Temari, o forse Kankuro, venuti a dargli qualche notizia che molto probabilmente non lo avrebbe interessato o semplicemente a riempire la stanza con il loro rumoroso cianciare.
- Ne, Gaara, quanto tempo!
Una voce inconfondibile lo distrasse dal suo lavoro, seguita da una serie rumorosa di passi nella sua direzione.
- Naruto?
- In carne ed ossa! Ehi, ti sei sistemato bene eh?
Sorrise gioviale, ammiccando alla stanza ampia e dall’arredamento ricercato e certamente costoso, fermandosi poi a guardare con gli occhi azzurro limpido la tunica da Kazekage che indossava.
Gaara era rimasto seduto, abbozzando un leggerissimo sorriso di fronte alla solita irruenza del vecchio amico, dimenticandosi di informarsi sul perché fosse lì.
- Uh, non sono qua da solo. Credo che la parte che ti interessi debba ancora arrivare, se non è morta per la corsa. Wow, non l’ho mai vista andare così veloce...
Se prima era rimasto immobile, questa volta Gaara gelò, comprendendo il sottointeso nelle parole di Naruto e sentendo la sicurezza ed il controllo ottenuto dopo quei mesi di distacco abbandonarlo velocemente, lasciandolo in balìa del momento.
Tutto quello che riuscì a percepire nei minuti a seguire fu un passo che ben conosceva riempire con il suo leggero rumore i corridoi fino al suo ufficio, una figura sottile fiondarsi all’interno, mentre gli occhi di lui si riempivano di un caldo rosa e da quel verde familiare ma non suo vedeva cadere qualche stilla d’argento; riprese coscienza di sé quando sentì una presa al petto e scorse Sakura nascondere il viso tra le pieghe della sua veste, stringendo qualcosa in una mano e premendola contro il suo torace.
- Gaara, Gaara, Gaara, Gaara.
E la vide, stretta tra le dita, leggermente consumata dal tempo e da tutte quelle volte in cui la ragazza l’aveva tenuta in mano per sentirne il lontano calore, ancora piccola, ancora armoniosa, ancora incantevole, la rosa di sabbia.
- Io, Gaara... io... ho sbagliato. Ho frainteso, mi sono fraintesa... quello che c’è stato, Noi, mi sei mancato così tanto! Perdonami, ti prego...
Ma non ci furono più parole. Con una mano Gaara alzò il volto della sua Rosa [sua, sua, sua.] e posò le proprie labbra su quelle della ragazza.
Dietro di loro Naruto bofonchiò qualcosa a metà tra il divertito e l’imbarazzato, iniziando ad allontanarsi continuando a ridacchiare tre sé e ripetere a bassa voce ‘Non vedo l’ora di vedere la faccia di Sasuke quando lo saprà!’.
Il Kazekage sentì Sakura sorridere sulle sue labbra e aumentare la stretta delle sue mani sulla lunga tunica.
[Una rosa, ecco cos’era. Una rosa del deserto. Non c’è modo di sapere come né dove compariranno, non c’è modo di sapere quale sarà il loro aspetto, non c’è modo di controllarle, di intrappolarle, di limitarle: potrai coglierle, potranno esserti vicino, ma mai, mai, ti apparterranno come appartengono al deserto, alla sabbia che le ha generate, al sole che le ha scaldate, al vento che le ha cullate, al calore che è solo ‘casa’.]
E allora lui, in quel momento e in tutti quelli a venire, finché i petali dorati lo avessero desiderato, Lui sarebbe stato il suo Deserto.

***

- Ne, arrivederci Gaara! La prossima volta che ci vedremo sarò anch’io un Kage, puoi contarci!

- Ma certo.

- Gaara, ora devo partire, non ho scelta.

-Lo so.

- Dobbiamo tornare a... Konoha. Ma sarò di ritorno a Casa il prima possibile.

 

 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Questa fic ha partecipato parecchio tempo fa al contest crack pairing indetto da Miya86, ma che non ho mai pubblicato prima perchè sinceramente non mi piace molto.
Tuttavia, considerata la faticaccia che ho fatto e anche l'impegno che comunque ho messo in questa creazione, non mi sembrava giusto non pubblicarla.

Lascio quindi a voi il giudizio, spero mi farete sapere che ne pensate, anche se vi fa schifo! Grazie!

Miki.^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: mikichan17