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Autore: LaGrace    13/04/2014    0 recensioni
"Per anni immaginai la Montagna Solitaria e le imponenti sale di Erebor riposte sotto di essa. Per anni io e mio fratello Fili ci preparammo ad affrontare il viaggio alla riconquista della nostra patria.
Eravamo appena scesi dal dorso delle grandi aquile e riuscivamo a scorgerla in lontananza: la nostra montagna, la nostra casa."
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Ciao a tutti, in questa fanfiction ho voluto riscrivere parte della storia de "Lo Hobbit" partendo dal secondo capitolo della trilogia di P.J.
Guardando il film mi ha molto colpito il legame che si stava creando tra Kili e Tauriel e ho pensato che sarebbe stato interessante descrivere la storia dal punto di vista di kili.
I primi capitoli terranno abbastanza fede al secondo film "La desolazione di Smaug", ma poi.. MISTERO!
Auguro a tutti una buona lettura e spero di ricevere le vostre opinioni =)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2

<< Tauriel >>

Camminavamo in fila indiana seguendo lo stretto sentiero che serpeggiava in mezzo ai tronchi. La luce filtrava a fatica tra le fitte foglie dei grandi alberi e così anche l’aria. Sembrava di soffocare .
“Aria, ho bisogno di aria”.
Tutti stavamo lentamente cadendo sotto l’influenza del bosco e della sua aria malsana. Ad ogni passo il mio respiro si fece sempre più affannoso, la testa mi girava e la vista mi appariva sfocata.
“Nori, perché ci siamo fermati?” chiese Thorin.
“Il sentiero. E’ sparito.” Rispose Nori che era a capo della fila.
Un senso di panico e di smarrimento ci avvolse.
Riprendemmo a camminare,ma ci volle poco per renderci conto che stavamo girando in tondo. Molti di noi iniziarono ad avere allucinazioni, altri a dire frasi prive di senso,poi iniziammo ad irritarci e ad azzuffarci tra di noi.
 Intravidi lo Hobbit che si arrampicava su un albero, ma in quel momento nulla era certo.
“Ora basta. Silenzio” urlò Thorin “siamo osservati”.
Calò il silenzio e iniziammo a guardarci attorno.
Mi parse di sentire uno strano verso alle mie spalle, mi voltai e vidi un enorme ragno che si gettava a gran velocità nella nostra direzione, ma non era l’unico, ce n’erano molti altri . Tentammo di difenderci, ma quelle mostruose creature erano troppe. Un ragno mi intrappolò nella sua ampia e appiccicosa ragnatela e iniziò a rigirarmi su di essa con le sue ripugnanti zampe. Non respiravo e iniziai a perdere i sensi, poi il buio più totale si impadronì di me.
Un forte colpo alla schiena mi fece rinvenire e mi ritrovai steso a terra.
 A giudicare dalla testa appesantita, devo essere rimasto appeso a testa in giù per un po’. Cercai di liberarmi in fretta, mi rimisi in piedi ed estrassi la spada. Quegli esseri erano nuovamente tutti intorno a noi e si apprestavano ad attaccarci.
Ne abbattei uno, poi un altro si fiondò alle mie spalle, ma Fili lo colpì e il ragno si ritrasse permettendomi di colpirlo a mia volta uccidendolo.
Tentammo di ricongiungerci al resto della compagnia ma,mentre stavo per raggiungere gli altri, mi sentii afferrare la gamba e venni strascinato via.
“Kili”
Sentivo la preoccupazione nella voce di mio fratello mentre mi chiamava dopo aver udito le mie grida.
Altri ragni incombevano su di me e cercai di liberarmi dimenandomi, ma vani erano i miei tentativi.
Una freccia sibilò sopra la mia testa e prese in pieno la creatura facendola arretrare fino ad accasciarsi al suolo priva di vita.
Mi voltai un attimo e vidi un’abile figura che mi dava le spalle. Ora affrontava altri ragni destreggiandosi con due pugnali. Sembrava danzare.
Un altro ragno stava avanzando verso di me.
“Lanciami un pugnale” urlai all’elfo.
Il ragno era sempre più vicino ed ero disarmato.
“Se pensi che ti dia un arma nano, ti sbagli di grosso” rispose l’elfo che di scatto si girò lanciando il pugnale nella mia direzione colpendolo. Poi i nostri sguardi si incontrarono.
Due occhi fieri mi fissavano, lineamenti dolci e lunghi capelli ramati.
 Mai mi capitò di vedere creatura più bella.  
Gli elfi scacciarono le laide creature, ma presero noi come prigionieri e iniziarono a perquisirci togliendoci ogni tipo di arma. Ci condussero al Reame Boscoso per poi scortarci verso le segrete.
Anche dopo essere stato sbattuto in cella, continuavo a fissare quella graziosa creatura, come se un incantesimo mi attirasse.
 
Le ore passavano e vedevo la nostra missione sfumare lentamente.
Iniziai a giocherellare con la pietra runica che mia madre mi diede poco prima della partenza, come se, in qualche modo, potesse scacciare le mie inquietudini. D’un tratto mi accorsi che qualcuno si fermò di fronte alle sbarre della mia cella. Era lei.
“La pietra che hai in mano, che cos’è?”mi chiese.
“E’ un talismano” risposi un po’ teso, poi continuai: “un potente incantesimo lo avvolge. Se qualcun altro oltre ai nani leggesse queste rune, sarebbe eternamente dannato!”
Lei guardò la pietra e arretrò sconcertata, poi fece per allontanarsi.
“O no!” dissi di colpo. Non volevo che se ne andasse.
“Dipende se credi a quel tipo di cose, è solo un ricordo”poi sorrisi cercando di attirare la sua attenzione e lei ricambiò il mio sorriso.
“E’ una pietra runica”ripresi “me l’ha data mia madre perché ricordarsi la mia promessa”
“Quale promessa?” mi chiese incuriosita.
“Che sarei tornato da lei. Si preoccupa e mi ritiene spericolato” affermai.
“E lo sei?”domandò accennando un lieve sorriso.
“No” ma dal tono che avevo adoperato si intuiva che non era proprio vero.
“Sembra che stiate facendo una gran festa lassù” dissi rivolgendole lo sguardo.
“E’ la festa della luce stellare, tutta la luce è sacra per gli Eldar, ma gli elfi silvani adorano la luce delle stelle”.
 I suoi occhi brillavano al solo nominare le stelle.
“L’ho sempre trovata una luce fredda, remota e molto lontana”risposi .
“Essa è memoria, preziosa e pura”ribatté. Ci guardammo per un attimo e poi disse: “come la tua promessa”.
Mi sorrise e ricambiai imbarazzato.
“Sono andata lì qualche volta,oltre le foreste, sulle montagne di notte. Ho visto il mondo cadere via e la luce dell’eternità riempire l’aria”.
Parlava come se fosse di nuovo lì e camminasse avvolta dalla luce delle stelle.
“Ho visto una luna di fuoco una volta” dissi, rapendo nuovamente la sua attenzione.
Continuammo a parlare e si sedette accanto alla mia cella fino alla fine del suo turno di guardia. Lei era diversa dagli elfi che avevo incontrato sin’ora, il suo animo è dolce e puro e i suoi occhi colmi di curiosità e meraviglia.
 Prima che andasse via le chiesi qual’era il suo nome. Ci scambiammo un ultimo sguardo e mi rispose: “Tauriel”.

  
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