Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: milly92    13/04/2014    2 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
17f

Eccomi di nuovo qui, dopo circa diciotto giorni. Sto migliorando, vero?
Ora che ho finito il tirocinio tornerò all'università, quindi la sera dovrei avere ancora un po' di energie per scrivere visto che potrò svegliarmi quasi sempre un paio d'ore dopo e non più alle sei.
E poi, nel prossimo capitolo inizia l'ultima, tormentata fase della storia, che non vedo l'ora di scrivere da quando ho pensato a questa ff, ormai più di un anno fa.
Grazie a chi continua a seguire questo mio delirio, davvero <3
Godetevi il capitolo, qualche notizia alla "Wtf?" e la "cara" Germana.
Buona lettura, a presto!
Vi lascio il link del gruppo fb dove lascio sempre spoiler ed eventuali news :) https://www.facebook.com/groups/468964983146566/

milly92

Capitolo 17

Image and video hosting by TinyPic

2 Maggio 2012

"Amore, guarda che belle rose, Davide le ha regalate a Trudy!".
"Quelle che ti ho regalato io per il nostro anniversario sono più belle" mormorò Matteo, facendomi l'occhiolino.
"Non c'entra, ultimamente sei così distante, pensi solo ai tuoi amici e alla palestra..." gli feci notare, annusando la bellissima composizione di rose, peonie e girasoli che Davide aveva regalato alla mia amica per il loro anniversario.
"Ma anche tu hai i tuoi impegni, no? Siamo una coppia impegnata, non una di quelle noiose...".
"Però non stiamo un po' da soli da secoli, te ne rendi conto? Sembra che tu abbia perso l'interesse per me!" gli feci notare, abbracciandolo da dietro mentre prendeva uno dei biscotti preparati da Trudy.
"Stasera abbiamo casa libera, no? Possiamo rifarci..." notò lui, con una voce maliziosa.
"Ed io dovrei venire a letto con te dopo che mi hai trascurato?" chiesi, falsamente offesa, dandogli un pugno leggero sulla spalla.
Si voltò e mi lanciò una delle sue occhiate maliziose, una di quelle che lo rendevano decisamente sexy ai miei occhi.
"No, sarai tu che mi implorerai, alla fine...".
"Ah sì?".
"Sì!".
Ridendo, mi lasciai baciare con trasporto, perchè mi era mancato davvero tanto in quei giorni in cui era stato così tanto impegnato rispetto al solito.
"Ehi, piccioncini, dateci un taglio!".
Trudy entrò nel soggiorno mano nella mano con Davide, felice come non mai.
"I piccioncini oggi siete voi! Tre anni insieme, wow!" osservai, felice per loro.
"Sono sicuro che anche voi vivrete questo momento e sarete felicissimi come noi" rispose Davide, stringendo a sè la sua ragazza e baciandole dolcemente una guancia.
I miei occhi brillarono al solo pensiero - quanto lo avrei voluto! - mentre Matteo cambiò subito argomento con un: "Ottimi questi biscotti, Trudy, sei una chef nata!".
"Farà salire il mio diabete a trecento, prima o poi" si lamentò Davide, tuttavia prendendone uno.
Guardai quella scena con felicità, sentendomi davvero bene perchè era bello essere felice e avere un'amica che lo era altrettanto.
Tuttavia, per nostra sfortuna, quella felicità faceva parte solo di un equilibrio precario, pronto a dissolversi e modificarsi nel giro di poco tempo...


*°*°*°*

"Mi dispiace averti fatto venire subito qui, Lena, so che sei appena tornata da Caserta, ma ho trovato quel libro che ti serviva nell'ufficio della prof Casellini ed è meglio che lo prendi in prestito subito, altrimenti dovrai andare a recuperarlo alla Biblioteca Nazionale..." dice la professoressa Giuliani, la mia relatrice.
E' il diciassette maggio, sono appena tornata a Napoli dopo aver fatto le ultime cinque ore di tirocinio questa mattina, e a stento ho avuto il tempo di fare i bagagli perchè la mia relatrice mi ha contattato con un'email urgente per dirmi di tornare presto per ottenere il libro che cercavo da circa un mese.
"Sai com'è, la Casellini non me l'avrebbe mai dato se gliel'avessi chiesto, crede che io mi diverta a collezionare libri per la mia biblioteca personale. Voglio dire, solo una volta ho preso in prestito la biografia di Katherine Mansfield, e crede che io sia una ladra!" aggiunge, alzando gli occhi al cielo con aria frustrata.
Quando le ho chiesto la tesi, tre mesifa, sapevo che Carlotta Giuliani fosse una professoressa un po' fuori dagli schemi, con la testa tra le nuvole e qualche comportamento fuori dal comune, ma era stata la mia professoressa di Inglese II e si era dimostrata molto umana e informale, e la sua nomena di essere in grado di aiutarti con qualsiasi problema burocratico senza infischiarsene aveva avuto la meglio. Volevo una relatrice prima umana e poi super professionale, visto che avrei passato molto tempo a contatto con lei.
"Si figuri, professoressa, ora vado a prenderlo" rispondo quindi, sorridendole per rassicurarla.
Lei ricambia il sorriso, per poi afferrare una matita dal portapenne con uno scatto e iniziare ad usarla per legare i lunghi capelli color miele - con qualche accenno di ricrescita grigia - in uno chignon scomposto.
"Tutto bene il tirocinio?" chiede poi, interessata.
"Sì, è stato molto... Movimentato" rispondo, soffermandomi un po' sull'aggettivo da utilizzare che, tuttavia, mi sembra l'unico appropriato.
"Bene, tanto so che a te non piacciono le cose calme e rilassate".
La Giuliani mi fa l'occhiolino, ed io non riesco a non pensare che mi conosca abbastanza bene perchè, sì, ormai di calmo nella mia vita c'è solo il mare che si intravede dai piani alti dell'università.
Faccio un cenno e mi alzo, borbottando qualcosa sul libro e uscendo dal suo ufficio, diretta verso quello della Casellini, la docente di Inglese III del gruppo M-Z.
Sono sollevata di ritrovarmi di nuovo tra le mura dell'università, perchè le ultime due settimane sono state decisamente da dimenticare.
Adoro il fatto di avere Trudy come unica coinquilina, mi è mancata tanto, anche se ho dovuto lasciare Lisa a Caserta con la promessa di ospitarla a casa appena si libera dall'esame che la sta affliggendo.
Immersa in questi pensieri, raggiungo la stanza numero centodue e busso, non ottenendo nessuna risposta.
"La Casellini è uscita, tornerà a breve. O almeno spero, sono due settimane che devo farle leggere l'ultimo capitolo della tesi!" mi informa un ragazzo pallidissimo e dall'aria sconvolta.
"Grazie, l'aspetterò" rispondo, accomodandomi su una delle sedie adiacenti al muro dell'ufficio.
"Dovresti segnare il tuo nome nella lista del ricevimento".
"Devo solo prendere un libro".
"Ma entro prima io, eh, non è giusto, sono qui da due ore e...".
"Sì, sì, calmo, non ci sono problemi!" gli rispondo, accalorata, non potendone più dell'ansia che mi trasmette questo tizio, anche perchè probabilmente starò messa peggio di lui a poche settimane della laurea.
Non so quanto aspetto, forse una ventina di minuti, ma quando rialzo lo sguardo e vedo la professoressa avvicinarsi sento il cuore perdere una manciata di battiti.
Sta parlando con un uomo che cammina con lei, un uomo giovane, bello e dal sorriso mozzafiato, nonostante sia appena accennato.
Leo.
Sono a circa dieci metri di distanza da Leo, quando lui crede che io studi alla Federico II.
Entro in confusione, non capisco più nulla, il mio cervello proprio non mi aiuta ad elaborare un piano di fuga, ma almeno le mie gambe mi comandano di alzarmi con discrezione e camminare nella direzione opposta - mentre mi copro il viso con i capelli - in modo da passare davanti al bagno ed entrarci come una fuggitiva.
Chiudo la porta alle mie spalle, entro in una delle toilette e mi appiattisco contro la porta, respirando affannosamente.
C'è mancato poco, davvero poco, e Leo avrebbe scoperto che studio qui e il passo che lo avrebbe condotto a scoprire che sono del suo corso sarebbe stato decisamente breve.
Mi passo una mano tra i capelli, ancora con il respiro corto, e deglutisco, sperando sul serio di veder spuntare un pubblico che urla: "Sei su scherzi a parte!".



Tornare a casa a Napoli è sempre bello, per me, perché significa vivere la vita che mi piace e che ho scelto da tre anni a questa parte, al fianco di Trudy.
"Sono a casa! Non immaginerai mai cosa ho rischiato per quel libro di merda! Trudy, dove sei? Non ci vediamo da settimane!".
Normalmente, la mia coinquilina si farebbe trovare seduta in soggiorno, impaziente, magari con qualcosa di dolce preparato per il mio ritorno, eppure di lei non vedo neanche l'ombra.
Entro in cucina, che ovviamente è vuota e uguale al solito, con un unico, piccolo particolare: la lavagnetta attaccata al frigo, invece di recitare la lista della spesa, contiene nomi di canzoni non proprio allegre: Somebody that I used to Know, Rolling in the Deep, Summertime Sadness, addiritura La Solitudine!
"Ma che cacchio...?".
"Ehi, sei tornata".
Mi volto di scatto e mi ritrovo davanti Trudy come non l'ho mai vista: capelli arruffati, occhi gonfi, tuta larga e sformata, occhiaie interminabili...
"Trudy!" esclamo, abbracciandola di scatto,stringendola come non ho mai fatto prima d'ora. "Ma cosa è successo?" domando.
"Nulla" risponde, vaga, scostandosi dal mio abbraccio con una gentilezza forzata.
"Ma come nulla! Che significano quelle canzoni? E perchè sembra che non dormi da giorni?" continuo a chiedere imperterrita, sempre più preoccupata.
Nello status quo del mondo, Trudy è sempre allegra, solare e iperattiva, cosa che al momento sta venendo decisamente meno e, ovviamente, mi dà mille cose da pensare.
"Non posso avere un momento difficile anche io?" chiede semplicemente, addirittura un po' arrabbiata.
Sconcertata, annuisco, rassicurante.
"Certo, ma, vorrei solo capire cosa...".
"Davide mi ha lasciato".
Mi blocco nell'atto di appoggiare la borsa sul tavolo e, probabilmente in maniera poco delicata, spalanco la bocca.
"Evita scenate, già va male così" aggiunge, amareggiata.
"Ma... Cosa... Trudy questo non ha senso, Davide ti ama e...".
"Smettila! Cosa ne sai tu di Davide?" mi urla contro, con i pugni serrati lungo i fianchi e un'espressione sofferente che non dimenticherò mai e poi mai, perchè su quel viso troneggia sempre e solo un sorriso.
Si gira ed esce a passo di marcia dalla stanza, dritta fino in camera sua, con me alla calcagna.
"Trudy, per favore, se mi spieghi posso...".
"Cosa, aiutarmi? Ma per favore, che cavolo ne capisci tu?" sbotta, mentre mi oppongo per non farmi sbattere la porta della stanza in faccia.
"Sei arrabbiata, non mi offenderò, e poi hai ragione. Tu sei Trudy! Hai sempre ragione, da quando non mi dai più consigli sto combinando un pasticcio dietro l'altro!" provo a rincuorarla, e, per fortuna, ottenendo un suo rilascio sulla presa della porta che mi consente di entrare.
La vedo sedersi sul suo letto, con le mani sul viso, disperata come non mai, in un modo che mi trafigge il cuore.
"Il due maggio era il nostro anniversario..." inizia, senza guardarmi in faccia.
Mi siedo al suo fianco, senza dire nulla, ascoltandola solamente con la massima discrezione e la speranza di essere d'aiuto in qualche modo.
"Mi ha portato alla pizzeria dove siamo usciti la prima volta, addirittura ci siamo seduti sulla panchina dove ci siamo dati il primo bacio e... Mi ha chiesto di sposarlo! Sposarlo! Ho solo ventitrè* anni, accidenti! Convivere va bene ma... Sposarsi, così giovani, senza alcuna certezza, per voi vivere a Torino... Pensa che io non lo ami. Ha detto che la nostra storia può finire perchè tanto non sono sicura di lui!".
Scioccata nel ricordare quel turbinio di emozioni, la mia amica scoppia a piangere e a singhiozzare, ed io non posso fare altro che stringerla a me e provare a darle un po' di calore umano, cosa che deve esserle mancato ultimamente anche a causa della mia assenza.
Una cosa del genere, oltre che assurda, è sul serio difficile da vivere per chiunque, figuriamoci per una persona che era impegnata con un'altra da quattro anni, che si ritrova da sola in una casa che certe volte, nei momenti peggiori, sa essere davvero enorme e poco consolante.
Continua a singhiozzare, facendomi sentire male per lei, perchè di solito la scena si svolge sempre e solo al contrario, ma ciò non fa altro che provare che il nostro equilibrio di giovani donne è sempre più precario, anche quando si ha una relazione stabile e duratura.
Le accarezzo i capelli e la schiena, finchè non si stende sul mio grembo come una bambina un po' cresciuta che ha bisogno di coccole come non mai, e rimaniamo così per più di un'ora.



"Ehi, ciao".
"Oh, ciao, puttanella. Sei di nuovo ubriaca?".
La voce colma di ironia e scherno di Germana non mi era mancata affatto, ma è la prima persona a cui ho pensato per avere qualche informazione su Trudy e le settimane che ha trascorso da sola.
Avrei potuto chiamare chiunque, Lucia, Alessandra, Marina, ma il mio istinto mi ha portato per la seconda volta a cercare il suo nome, uno di quelli che non avevo mai chiamato prima della festa di mia cugina.
"No. Senti, avrei bisogno di sapere come se l'è passata Trudy ultimamente, quando ero via..." spiego, passando davanti alla camera della mia amica e controllando se stia ancora dormendo dopo il lunghissimo pianto liberatorio, nonostante siano solo le otto di sera.
"Che vuoi dire?" chiede, ora più interessata.
"L'avete vista all'università? Le avete parlato?".
In effetti, ora che ci penso, chiamarla non è stato proprio una cosa intelligente perchè dopo aver iniziato a piangere Trudy non mi ha detto altro e quindi non so se ha detto alle altre della sua situazione.
"Senti, non so dove vuoi andare a parare, ma comunque sono per strada, vengo a trovarti, anzi, cucina qualcosa che ho fame, Marina esce con delle amiche e non ho voglia di cucinare" mi dice solamente, staccando subito la chiamata per non darmi il tempo di ribattere.
Scioccata, resto per qualche istante con il telefono in mano come una stupida: cenerò con Germana. Io e Germana De Santis ceneremo insieme, come se fossimo due vecchie compari che hanno mille cose da dirsi.
Il pensiero di tutte le cose che sono cambiate quasi mi dà i brividi, e ciò mi porta a domandare cosa ne sarà di me, di Trudy, di Germana, tra solo un anno, visto la precarietà dei nostri sentimenti.
Tuttavia, la vibrazione del cellulare mi risveglia da questi pensieri, e noto di aver ricevuto un sms.

"Tutto bene il rientro? Posso passare da te così saluto anche Trudy?".

E' Dario.
Dario, quello che ha passato il tirocinio a recitare il ruolo del boy toy di Chiara, che mi ha lasciata sola tante sere, che poi tornava ad essere quello di sempre quando voleva e mi chiedeva di vedere un film insieme.
Dovrebbe essere il mio migliore amico, ma ormai non sono più certa di nulla.


"Scusami ma Trudy già dorme, poi ti spiegherà lei. 'Notte" rispondo freddamente, sentendomi un po' stronza ma anche ferita al solo ricordo delle serate passate a studiare mentre lui usciva con mia cugina.
- Calmati, Lena, calmati. E' tutto ok -.
Per una volta che la mia voce interiore è rassicurante, la ignoro totalmente, e decido di tenere la mente occupata con la preparazione della cena.

Ovviamente, però, il frigo è quasi vuoto, e mi preoccupo riguardo le condizioni della mia amica: ha mangiato almeno un po' in questo periodo? Da quanto non fa la spesa?
La mia ancora di salvezza si rivela essere un pacco di spaghetti, così inizio a riempire la pentola d'acqua proprio nel momento in cui bussano al citofono.
Sospiro: che la serata più stramba della mia vita abbia inizio.


Germana fa il suo ingresso con aria quasi annoiata, con indosso una delle sue solite mise appariscenti costituite da una maglia stretta di un arancio fluo, shorts di jeans sfilacciati e stivali non proprio estivi con un tacco molto alto.
"Saltiamo 'sti convenevoli, va" dice, avvicinandosi e lasciandomi un rapido bacio sulla guancia, cosa che mi stupisce. "Tutto bene? Non rispondere, per favore, non m'interessa. Che si mangia?".
"Cibo avvelenato, se non la smetti di fare la parte della disinterresata. Se sei qui significa che...".
"Mi annoio, Lena, mi annoio. Da quando non mi vedo con Leo ho tanto tempo libero, sai?" m'interrompe, come se mi stesse spiegando una cosa da dilettanti che io sono troppo stupida per capire.
"E non hai altri amici con cui... Intrattenerti? Di solito fai così" le ricordo.
Ovviamente, sbuffa e si getta sul divano, come se fosse una donna famosa stressata dall'orda di paparazzi che c'è al di fuori della sua finestra.
"Nessuno è alla sua altezza, ci sto lavorando. Sai, pensavo al tuo amichetto Dario, l'ho intravisto poco fa in un bar, sembra diverso" sussurra, velenosamente, oserei dire.
"Serviti pure, penso sarà felice di dilettarsi con te in qualsiasi cosa deciderete di fare. Certo, ora il suo tipo ideale è vicino ai trenta e fa la fashion blogger, ma hai altri interessi che potrebbero farti guadagnare punti" replico freddamente, chiedendomi perchè stia tirando in ballo proprio Dario.
Cosa ne sa, lei? Perchè ha messo in mezzo proprio lui?
Dal canto suo, Germana ride, divertita, lanciandomi uno dei suoi sguardi da femme fatale che ha capito tutto della vita e si diverte a vedere come prosegue quella di chi invece non ne sa nulla.
"Tu sei gelosa di Dario, ecco perchè non sa di te e Leo. Ti piace, ma non vuoi ammetterlo. Sei così prevedibile, Lena, mi fai tenerezza!" sentenzia, divertita.
"Che? Tu sei pazza, ecco cosa sei! E poi, che divertente detto da quella che non riesce ad uscire con altri perchè ama un altro, come tutte le persone normali! Mi ha mandato un sms, sai? Voleva vedermi per parlare dopo che gli hai detto di no, ma ho rifiutato!" urlo, non sentendomi più padrona di me stessa dopo la sua ultima frase, che è stata in grado di scatenare in me una strana sensazione che non so spiegarmi se non attraverso questo attacco d'ira.
Germana ride di nuovo e si alza con una sorta di eleganza che non le dona affatto, e ci ritroviamo una di fronte all'altra.
"Lo so, me l'ha detto. Mi ha parlato di te, ovviamente non sa che ti conosco, ma nelle nostre conversazioni tu sei la "brunetta con cui è uscito prima di conoscermi". Continuiamo a sentirci, ma non osare farmi domande sul perchè gli ho detto di no per quanto riguarda l'America" dichiara, scandendo quasi le ultime parole della frase.
Rido di scherno a mia volta, accennando uno sguardo di sfida.
"Non ti farò domande perchè so già la risposta".
"Sarebbe?".
"Non t'interessa, no? Quindi la terrò per me".
Alza gli occhi al cielo e poi, come una furia, raccatta la borsa e si avvicina alla porta come una forsennata.
"Non sei migliore di me, comunque! Negare i tuoi sentimenti per Dario non ha senso, e sai che lui prova qualcosa per te a sua volta. Sei solo una fifona perchè non vuoi metterti in gioco e sai che rischieresti di perderlo nel momento in cui succederà qualsiasi cosa!".
"Senti chi parla, quella che non segue l'unico uomo che le sia mai interessato perchè ha paura di mettersi in gioco!" strillo a mia volta, sentendo il mio stomaco dilaniato da un misto di rabbia, paura e addirittura dolore.
Con aria vincitrice, Germana si volta verso di me e mi squadra con aria di vittoria.
"Non l'hai negato di nuovo, quindi lo hai ammesso. Ah, e comunque Trudy ci ha detto della rottura tra lei e Davide, ha seguito qualche lezione ma ultimamente non viene più all'università e ha incaricato me per quanto riguarda la festa di fine triennio. Bellissima cena, complimenti" dice con aria di scherno, uscendo.
"Sai solo fuggire, ecco cosa sai fare!" le urlo dietro.
"Di nuovo, senti chi parla. Ciao, puttanella!" esclama, per poi uscire di casa, chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle.
Resto ferma, nell'ingresso, senza sapere cosa dire, fare o pensare, scossa dalla discussione come ogni volta che mi capita di litigare con Germana.
Sto fuggendo anche io? Cosa provo sul serio, perchè non riesco a pensarlo lucidamente senza farmi troppi problemi?
Non è normale aver speso le ultime settimane a sbuffare ogni volta che il tuo migliore amico si vede con tua cugina, fare l'offesa, essere fredda e distaccata e, tuttavia, non parlarne sinceramente con nessuno, nemmeno con la tua migliore amica di sempre.
Sta succedendo tutto in fretta e mi sto comportando come quando ero al liceo, quando, pur di non affrontare un compito difficile e il suo esito, fingevo che il problema non ci fosse, mi rinchiudevo in me stessa, senza chiedere aiuto, e limitandomi ad avere paura di notte, senza riuscire a dormire bene.
Sentendo di aver bisogno di un po' d'aria dopo l'assurdo rientro a Napoli, mi affaccio alla finestra della mia stanza, senza badare al trolley che deve ancora essere disfatto.
Davanti a me ho il palazzo di fronte, avvolto nell'oscurità di una tipica sera primaverile, e giù ci sono i soliti tipi che frequentano il bar che tante volte ha ospitato le mie domeniche o venerdì sera con una birra.
"Ehi, Lena!".
Mi riscuoto dai miei pensieri e, con sommo orrore, noto che a parlare è stato proprio Dario, che se ne sta seduto ad uno dei tavolini al di fuori di esso con un paio di amici.
Sospiro e ricambio il saluto, senza avere alternativa.
"Non voglio sembrare scortese visto che mi hai già detto di no, ma sembri libera, posso salire?".
"Oh... Ma Trudy dorme, non puoi salutarla..." ribatto debolmente, senza sapere cosa dire, in preda al panico.
"Era una scusa, volevo parlare con te" ammette, sorridendo in imbarazzo in un modo che ai miei occhi lo fa risultare adorabile.
Così non mi rimane che annuire e fargli segno di salire, maldicendomi per aver aperto quella dannatissima finestra.
Non potevo scegliere quella della cucina?!
Dario obbedisce, scusandosi con gli amici e avviandosi verso il mio condominio, ed io, come una stupida, penso solo a controllare che i capelli siano in ordine.
Nel giro di un minuto me lo ritrovo nell'ingresso e, senza giri di parole, si fionda ad abbracciarmi con una stretta decisa e allo stesso tempo rassicurante, come se non ci vedessimo da secoli e non da sole sei ore, quando ci siamo salutati in stazione.
"Scusami, ti ho mentito" dice, mentre accarezza i miei capelli e si separa da me lentamente.
"Che vuoi dire?".
"Tu... Sei sempre più distante, ed hai ragione, voglio dire, durante il tirocinio ti ho trascurato, ho speso serate intere con Chiara e...".
"Dario...".
"Lasciami finire! Ho mentito, ci siamo solo baciati, non è successo altro! Lei... Ha trovato il mio diario, il giorno prima della laurea, ha fotografato degli estratti a suo giudizio "succosi" e ha detto che li avrebbe diffusi se non fossi stato il suo accompagnatore per far ingelosire un impresario con cui voleva uscire da mesi. Mi dispiace, non doveva andare così, dovevamo trascorrerlo insieme!" si scusa, sincero come non mai. Prende le mie mani tra le sue e le stringe forte, cosa che crea un gesto più intimo del dovuto.
"Tu hai un diario?" chiedo, sbarordita. Sapere che un ragazzo tiene un diario è come vedere un unicorno rosa!
Dario ha un diario!
"Sì, ho un diario da circa quattro anni" mormora, arrossendo.
"Sei dolcissimo, non ho parole" ridacchio, per poi tornare seria. "Scusa, ma allora perchè mi hai detto che eri andato a letto con lei? Io non sono l'impresario" noto con disappunto.
"Voleva che tu lo credessi, dice che non ha digerito il fatto che a Natale uno dei suoi amici ti abbia chiesto di uscire" spiega.
"Ma potevi dirmelo! Cioè" mi correggo, sentendo le guance andare a fuoco, "Non che la cosa mi importi, sono affari tuoi ma...".
"Lena, fidati, non potevo fare altrimenti. Avevo paura che le cose che ha letto venissero rivelate ma... Quest'esperienza mi ha aiutato a capire che devo smetterla di vivere nell'ombra delle mie paure, e ho deciso che d'ora in poi parlerò con le persone citate nel diario per dir loro quelle cose che ho sempre tenuto segrete. In un certo senso, devo ringraziare Chiara" spiega, determinato come l'ho visto poche volte in tre anni.
Annuisco, senza -sapere cosa dire perchè, in cuor mio, sento un grande sollievo, un sollievo decisamente ipocrita: sono felice che lui e Chiara non abbiano avuto una storia, quando io una ce l'ho avuta sul serio e lui non ne sa nulla.
Sarebbe il momento perfetto per parlargliene, ora, ma mentre valuto se essere sincera una volta per tutte, lui dice: "Comunque, ti va di venire con me alla festa di fine triennio che sta organizzando Germana? Potrei... Farmi perdonare per averti trascurato" e mi guarda con aria speranzosa.
Dovrei dire di no, che ho altro da dirgli, che il nostro discorso deve continuare, ma la codarda che è in me prende il sopravvento insieme a quella da ragazzina che sta rinascendo in me dopo tanto, così mi limito ad annuire e a dire un semplice "Sì" che lo fa prodigare in un bellissimo sorriso.
C'è qualche momento in silenzio, poi, senza sapere cos'altro dire, mormoro: "Comunque, Trudy è a pezzi perchè Davide l'ha lasciata".
Stupito, Dario sgrana gli occhi e chiede dettagli, così gli spiego quel poco che so, in modo da trasformare la serata in una semplice serata tra amici, come se le ultime settimane non avessero avuto luogo, nonostante ci siano stati dei significativi cambiamenti.


*Trudy ha un anno in più agli altri perchè dopo il liceo ha dovuto lavorare per aiutare sua madre nel suo negozio visto che a causa di un momentaneo problema economico, ed essendo divorziata, non poteva permettersi di pagare una commessa.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: milly92