Naruto Uzumaki? Mi chiedete se lo
conosco? Bhe, vi sembrerà
strano, ma la risposta è si. Come l’ho conosciuto?
È un segreto. La prima volta
che lo vidi avevo tredici anni. Ma all’epoca non sapevo nulla
di lui, mi salvò.
O meglio ci salvammo reciprocamente. Un gatto nero stava per essere
investito,
io mi lanciai per afferrarlo, ma non fui abbastanza veloce. Se non ci
fosse
stato lui, sarei morta. Sotto terra, carne putrefatta cosparsa di
vermi. Oppure
in cielo, su una nuvola, a osservare il mondo dall’alto.
Impossibilitata, in
entrambi i casi, di fare qualunque cosa. Ancora una volta sarei stata
una
spettatrice passiva della mia vita. Una vita che avevo sempre
considerato
inutile. L’ho
rivisto a sedici anni. Lui
ne aveva diciotto,era tra i ragazzi più popolari della
scuola. La solita fiaba?
No. Un miracolo? Neanche, non sono credente. Lui non mi riconobbe, io
non lo
riconobbi. Non ci frequentavamo. Avevamo mondi diversi. Lui era tutto.
Io ero
nulla. Cioè, ero il tipo di ragazza che passa la ricreazione
in classe, a
ripassare per l’ora dopo. Quella che non era mai stata in
discoteca, ma che
faceva danza classica da quando aveva quattro anni. Fisicamente sarei
stata
anche carina, ma a me non importava. Ero già morta. Ero
morta quando mia madre
aveva lasciato il mondo dei viventi. Ero morta quando mio padre mi
aveva dato
per la prima volta dell’incapace. Ero morta quando
l’avevo data via come se non
fosse mia. Ero morta. Un sacco vuoto, privo di ogni emozione. Tutti i
gesti che
compivo erano meccanici, dettati dalla pura e fredda logica. Ma allora,
perché
dico di conoscere Naruto Uzumaki? Mistero. Come tutti l’ho
visto, a volte, fare
lo sbruffone fuori dalla scuola, con la sua bella moto. L’ho
visto provarci
spudoratamente con
Ho sempre pensato che vivere non
avesse senso. Che il mondo
fosse una merda. Eppure, non ho mai avuto il coraggio di farla finita.
Ha
quindici anni salvai una ragazzina che stava per essere investita, fu
il
terrore che lessi nei suoi occhi, a impedirmi di buttarmi sotto lo
stesso
camion. Sono sempre stato un gran fifone, anche se nessuno lo direbbe.
A scuola
mi definivano un Koakuma. Ne un angelo, ne un diavolo. E forse era
anche per
quello che ero sempre costantemente infelice. Perché non ero
nulla. Ero la via
di mezzo. Ho pianto, ho urlato e poi ho capito che forse, la mia
rabbia, il mio
disgusto, il mio odio, potevano diventare la mia fonte di
sostentamento. E sono
diventato il ragazzo più popolare della scuola. Uno dei
belli e dannati. Uno
con
Un anno e una settimana prima…
“Sai Pein, oggi osservavo la terra…” disse una splendida donna, sospesa tra i petali di rosa.
“La terra?” chiese l’uomo, un cappuccio nero a coprirgli lo sguardo, una falce nera in mano. Lei annuì spazientita. Afferrò un petalo di rosa che, come per incanto, si trasformò in un letto. E
ci si accasciò sopra, in modo sensuale. La figura incappucciata l’osservò con velato interesse. Era nuda, tranne per una collana da cui pendevano delle biglie colorate. Riluceva di luce propria. Con le mani, si accarezzava lasciva il ventre, mentre la lingua inumidiva le labbra perfette.
“Si, la terza palla della mia collana.” Sussurrò la donna, indicandogli la copia in miniatura della terra. “Beh, ci sono due persone che mi hanno colpito, e..” L’uomo sbuffò, con un gesto brusco fece rotare la falce, riducendo a brandelli alcuni petali di rosa. La donna lo osservò irritata.
“Konan, ti prego dimmi che non hai in mente un altro dei tuoi esperimenti.”disse Pein con tono supplichevole. Lei rise. Due rughe profonde solcarono gli angoli della bocca, donandoli un aria stranamente malvagia.
“è esattamente ciò che conto di fare. Ho intenzione di trasferire l’anima del giovane nel corpo della ragazza e, viceversa. Dicono di essere scontenti delle proprie esistenze, così io gliene faccio provare una nuova. Carino no?” La donna rideva come una bambina, battendo le mani. Gli occhi splendevano come due stelle.
“Non so…” ribatte l’altro. Lei lo fisso come se gli avessero appena levato il giocattolo preferito.
“Ma io voglio fare l’esperimento…” supplicò, lo sguardo velato dalle lacrime” Ti prego, per favore…” sussurrò mettendo il broncio. Pein sospirò. Ma perché si era dovuto innamorare proprio di quella donna?
“Ok, Konan. Hai vinto, convoco gli altri.” Disse abbattuto. Il fischio della falce che ruotava nell’aria, si unì alle risate della donna. Delicatamente, si sollevò a mezz’aria, sfiorando altri due petali di rosa. Due esseri senza sesso e senza mente, apparvero dal nulla. La pelle trasparente come il vetro, e i lunghi capelli di carta come veste. Si accinsero a vestire di stelle e raggi di sole la loro padrona. Mentre la morte, ormai stanca, spariva in un turbine di sangue.
“Grazie Pein. Ti amo…” urlò la donna, all’uomo,prima che diventasse solo un punto rosso. Aveva vinto. Ma dopotutto lei vinceva sempre.
Fatto!
Questa è
l’unica storia che conto di finire in poco tempo.
L’inizio è un po’… insomma
così, però già nel prossimo capitolo
tutto cambia. Si vedrà la vita dei due
protagonisti e dei loro amici e conoscenti prima
dell’esperimento di Konan, e
poi le loro reazioni quando si sveglieranno in un corpo che non gli
appartiene.
Povera Hinata, ritrovarsi uomo per lei deve essere davvero un grave
shock. Ciò
che tutta via i due protagonisti non sanno, e non sapranno,
è che l’esperimento
dura solo una settimana, e poi possono scegliere se tornare nei propri
corpi o
restare così. I personaggi dell’akastuki sono
elevati al ruolo di divinità, ma
non tutti. Itachi, Tobi, Deidara e Sasori saranno umani. Spero che vi
sia
piaciuta, anche se non è gran chè e che
commentiate. Le coppie definitive sono un
po’ un mistero anche per me…diciamo che vorrei che
i personaggi di questa
storia si evolvessero e con loro i loro sentimenti. Di sicuro ci
sarà il
triangolo Temari Shikamaru Ino, ci sarà