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Autore: Saralasse    12/07/2008    3 recensioni
Una misteriosa demone irrompe dal passato. Che legami avrà con Inuyasha? E con Sesshomaru?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sesshomaru rimase immobile, tenendo Hi fra le braccia e continuando ad accarezzarle il bel volto; non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi ormai chiusi, pensando che mai vi aveva letto odio, nonostante ciò che le aveva fatto. Himaru li fissava entrambi, inconsapevole di quanto era accaduto, mentre Inuyasha sopraggiungeva correndo, seguito da Kagome e dagli altri.
“Madre Hi!”, esclamò, inginocchiandosi al suo fianco. “Madre Hi, svegliati!”.
“E’ inutile Inuyasha”, disse Sesshomaru guardandolo. “Non ti risponderà”.
Inuyasha avrebbe volentieri insultato il fratello per quanto era stato incapace, ma le parole gli morirono in gola: l’oro dei suoi occhi era offuscato da un velo di lacrime; doveva soffrire davvero tantissimo e il mezzodemone non credeva che gli sarebbe mai capitato nella vita di provare compassione per l’odiato fratellastro. Accantonò quei pensieri rivolgendosi di nuovo a Hi e levando una mano a sfiorarle la fronte: non poteva credere che quella demone, la stessa che gli aveva fatto da madre e l’aveva amato quando tutti lo allontanavano a causa della sua natura, fosse morta.
“E’… è morta…”, disse.
“No!”, esclamò Himaru gettandosi su di lei. “Lei non è morta, non è morta! Madre rispondimi, apri gli occhi! Madre!”.
Kagome prese Himaru fra le braccia nel tentativo di calmarlo. “Himaru andiamo via, avanti”, disse, anche lei sull’orlo delle lacrime.
“No, lasciami! Lasciami andare brutta strega!”.
“Himaru per favore calmati”, disse Kagome stringendolo di più. “Non devi rimanere qui”.
“Ti ho detto di lasciarmi!”, strillò il piccolo liberandosi dalla sua stretta. “Voi non capite nulla, lei non è morta! Mi ha giurato che non mi avrebbe mai abbandonato e lei mantiene le promesse!”.
Kagome guardò Himaru negli occhi e lo strinse a sé, scoppiando a piangere; come poteva la vita essere tanto ingiusta con un bambino così piccolo? Avrebbe voluto fare qualcosa per lui, ma non avrebbe saputo come alleviare il suo dolore.
“Himaru ascolta”, disse asciugandosi le lacrime. “Io ti credo perciò adesso controllerò come sta la tua mamma, d’accordo?”.
“Cosa credi di fare, donna?”, intervenne Sesshomaru. “Non dovresti dargli false speranze”.
La miko aggrottò le sopracciglia, guardando severa il demone: ignorando completamente le sue parole, si avvicinò al corpo di Hi, tenendo Himaru fra le braccia. Stese una mano a sfiorarle il collo appena sotto l’orecchio e spalancò la bocca, completamente spiazzata.
“E’ viva!”, esclamò.
“Che cosa?”, dissero all’unisono Sesshomaru e Inuyasha.
“Ho detto che Hi è viva!”, disse Kagome ridendo. “Il suo cuore batte debolmente ma in modo regolare; se la portiamo subito da Kaede, forse ce la farà”.
Sesshomaru si alzò e porse Hi a Inuyasha, allontanandosi di qualche passo per assumere le sembianze demoniache, dopodichè si chinò perché l’hanyou potesse sistemare la yasha sulla sua groppa; quando potè rialzarsi, si voltò verso suo fratello.
“Vi precederò”, disse. “Sono molto più veloce in questa forma”.
“Noi dovremmo impiegarci qualche ora in più”, disse Inuyasha. “Kaede potrebbe allarmarsi vedendoti, ma non è abbastanza potente da purificarti. Non farle del male, spiegale la situazione e vedrai che ti aiuterà”.
Sesshomaru si allontanò di corsa senza rispondere e Inuyasha lo guardò sparire nella foresta sperando in cuor suo che facesse in tempo a salvare Hi.
 
Quando Sesshomaru si fu allontanato, Inuyasha crollò al suolo in ginocchio e Kagome gli fu subito al fianco.
“Cosa c’è Inuyasha? Ti senti male?”, chiese la miko preoccupata.
“No”, disse Inuyasha. “No Kagome, sto bene, tranquilla. Stavo solo pensando… spero che Sesshomaru faccia in tempo a salvare Hi. Non sopporterei di perdere anche lei dopo la mia vera madre”.
“Tu non la perderai, Inuyasha”, disse Kagome cingendogli le spalle con le braccia. “Vedrai che Hi si salverà; resisterà per Himaru e per te. Vi ama troppo per lasciarsi andare”.
“Grazie Kagome. Nemmeno tu mi lascerai, vero?”, disse l’hanyou arrossendo.
“N-no, Inuyasha”, disse Kagome arrossendo anche lei. “Io non ti lascerò mai. Stare al tuo fianco è tutto ciò che desidero”.
Sciogliendosi dall’abbraccio di Kagome, Inuyasha si rivolse a Himaru che era rimasto impalato con lo sguardo rivolto nella direzione in cui era scomparso Sesshomaru; l’hanyou si avvicinò e con un gesto del tutto inusuale per lui, lo sollevò fra le braccia.
“Non preoccuparti pulce”, disse. “Vedrai che Sesshomaru farà in tempo a salvare nostra madre”.
“Davvero fratellone?”, chiese Himaru stringendosi al suo collo.
“Sicuro! Anzi, che ne dici se li seguiamo subito?”.
“Si! Andiamo da nostra madre”.
Inuyasha prese Kagome e Himaru sulle spalle e cominciò a correre verso il villaggio di Musashi, seguito a breve distanza da Miroku e Sango su Kirara.
‘Cerca di resistere madre Hi, presto sarò da te’.
 
Sebbene fosse ferito e quasi allo stremo delle forze, Sesshomaru si spinse al massimo della velocità che riusciva a raggiungere: era stato talmente accecato dal dolore da non rendersi conto che Hi era ancora viva, e se lei non si era ancora arresa, da parte sua non l’avrebbe delusa. Ora che era più sereno poteva persino sentirla respirare debolmente e si ritrovò incredulo a ringraziare i Kami per non avergli portato via la donna che amava.
Ben presto vide in lontananza le case del villaggio di Musashi e Sesshomaru riprese le sue solite sembianze, portando Hi fra le braccia. Trovare Kaede non fu un problema: qualcuno nel villaggio lo riconobbe come un potente demone e non appena lo videro arrivare, con un’altra demone ferita fra le braccia, i contadini si precipitarono a chiamare la sacerdotessa, nella speranza che lei potesse fermarlo. La vecchia miko si precipitò ad affrontarlo impugnando l’arco, ma depose le armi non appena vide che portava con sè Hi; a quel punto, anche se cautamente, si avvicinò a Sesshomaru, apparentemente tranquilla.
“Tu devi essere Sesshomaru”, disse. “Perché mai un demone potente come te dovrebbe interessarsi a questo povero villaggio?”.
“Non mi importa nulla di questi patetici contadini”, disse Sesshomaru. “Devi soltanto occuparti di lei”.
Kaede rivolse un rapido sguardo a Hi e poi tornò a guardare il demone, scrutandolo intensamente e dandogli la sensazione di volergli leggere l’anima.
“Seguimi”, disse infine, conducendolo verso la sua capanna. “Anche tu hai bisogno di cure”.
“Preoccupati di lei adesso”.
“D’accordo, d’accordo”, disse la miko varcando la soglia. Sesshomaru la seguì, sistemando Hi nel futon che gli aveva indicato Kaede e ritirandosi poi in un angolo della stanza.
“Forse dovresti uscire”, disse Kaede. “Devo toglierle i vestiti per medicarla”.
Sesshomaru non la degnò nemmeno di uno sguardo e Kaede tornò a occuparsi di Hi. ‘Hanno proprio lo stesso sangue nelle vene!’.
Mentre la miko le puliva il viso dal sangue rappreso, Hi si risvegliò, contorcendosi e gemendo per il dolore: il suo sguardo perlustrò la stanza, e solo un bassissimo sussurrò uscì dalle sue labbra. “Sesshomaru”.
  
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