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Autore: Mariannuzza    13/04/2014    1 recensioni
E' la storia di una ragazza che racconta in prima persona la sua vita sentimentale partendo da quando aveva circa 14\15 anni (dunque il primo bacio), fino alla sua più importante storia d'Amore vera e propria.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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A quei tempi ero solo una ragazzina, avevo 12 o 13 anni.
Non sono mai stata particolarmente contenta del mio aspetto, soprattutto in quel periodo. Ero una come tante: non molto alta, capelli ed occhi castani, non ero magrissima, un pò timida e non particolarmente incline a far amicizia.
Dunque tutto cominciò il primo giorno di scuola delle medie. Avevo da poco cambiato casa e non conoscevo nessuno. Mi trasferii in un paesino sperduto su una montagna, con non più di duemila abitanti. Ovviamente tutti si conoscevano.

Arrivata davanti l'ingresso della scuola, un portone di legno scuro ed imponente, sentì come un nodo in gola.
"Mamma io scendo qui. Ci vediamo all'uscita. Per favore non tardare, non voglio aspettare qui da sola!"

E lei con uno sguardo molto comprensivo ed il suo solito sorriso mi rispose:" Su, stai tranquilla che ti farai dei nuovi amici. Comunque non tarderò. Promesso!"
Mi diede un bacio in fronte e scesi dall'auto. Avevo i capelli raccolti in una treccia, un paio di scarpe da ginnastica nere, un jeans, una felpa grigia ed una sciarpa bianca. Ovviamente indossavo anche un cappotto piuttosto pesante dal momento che eravamo in inverno e a quell'altitudine faceva davvero freddo.

Nonostante la poca convinzione, mi addentrai nell'edificio. Il preside della scuola, un ometto bassino e grassoccio con pochi capelli, mi si presentò e cominciò a parlarmi della storia dell'edificio. C'era una tale confusione che non riuscì a sentire neanche una sola parola. Ad un tratto fui distratta, ed eccolo li. Di fronte a me notai un ragazzo, poggiato al muro. Parlava con un gruppetto di coetanei. Ad un tratto alzò lo sguardo e notò che lo stavo fissando. Mi sorrise. Sentivo il cuore che andava velocissimo e le guance bollenti, segno che stavo arrossendo e parecchio!
Pensavo :- Dio! Che idiota che sono! Si è accorto che lo fissavo!-
Ad un tratto notai che si era scostato dal muro e mi veniva incontro. Stavo per svenire, credo. Sempre con un sorriso smagliante mi si avvicinò e mi oltrepassò. Non guardava me. Guardava una ragazza dietro di me. Lei era piuttosto bruttina (dal mio punto di vista), era poco più alta di me, più rotonda, aveva il viso brufoloso e dei capelli terribili, quasi come se avesse una scopa spelacchiata in testa.

-Come cavolo... Cioè come potevo mai pensare che stesse sorridendo a me! Magari non si è accorto che esisto. Però lei è davvero brutta. Magari sono solo amici. Devo scoprire come si chiama.-

Ad un tratto sentì il mio nome:" Signorina Rebecca mi segua, le mostro la sua classe ."

Mi dimenticai per un attimo di quel ragazzo e cominciai a camminare seguendo il preside giungendo infine nella mia classe. Cavolo s'era grande quella scuola, sembrava un labirinto!

Entrai e vidi che tutti i posti erano già occupati, eccetto uno vicino una buffa ragazza.

Era gracilina, con i capelli corti e lisci e un paio di occhiali rotondi, volendo accomunarla ad un animale direi che somigliasse ad un castoro con gli occhiali. Si, decisamente un castoro.

Anche lei non sembrava particolarmente chiacchierona: non mi si presentò neanche e al mio tentativo d'approccio si spostò con tutte le sue cianfrusaglie sul lato destro del banco senza neanche guardarmi in faccia. A me andava bene così, tutto sommato non andava neanche a me di parlare. A questo punto mi concentrai su quel ragazzo. - Era poco più alto di me, di corporatura robusta ma non troppo, capelli corti castano scuro, occhi grandi dello stesso colore dei capelli. Non aveva la faccia del santarellino, anzi tutto il contrario. Cosa mi piaceva di lui? Eh bo, neanche sapevo il suo nome! Guardandolo e pensandoci... Si, sembrava quasi un caso disperato, uno di quelli che piacciono a me!

Alle 11.00 suonò la campanella della ricreazione e scesi al piano di sotto per comprare qualcosa da sgranocchiare al distributore automatico. Mi misi le cuffiette per estraniarmi dal mondo e pensare ai fatti miei. Ad un tratto vidi che davanti a me... c'era lui! Cercai di dissimulare e alzai il volume della musica. Lui si girò appena e mi tese la mano. Io alzai lo sguardo e cercando di controllarmi per evitare di sembrare una perfetta idiota, tolsi una cuffietta e strinsi la mano, poi lui disse:" Piacere, mi chiamo Davide. Sei nuova qui vero?"

Io, con la faccia simile ad un pomodoro risposi:" Ehm, s...si. Piacere mio. Mi chiamo Rebecca."

Era fatta.

Avevo fatto la figura della mongoplettica ritardata!
"Ok, bhè, ciao." e ridendo se ne andò.

La giornata passò veloce. Uscì e mia madre, come promesso, era la fuori che mi aspettava. Salì in macchine e andammo a casa.

Nei mesi successivi riuscì a scoprire un sacco di cose su di lui, da brava stalker (si, ragazzi, siamo tutte stalker! Sappiamo anche quante volte andate in bagno!). Mi informai con delle ragazze con cui avevo stretto amicizia e soprattutto chiesi chi fosse quella ragazza con cui lui era sembrato così affettuoso il primo giorno. Il mio sospetto si rivelò fondato. Avevano avuto un "storiella" e continuavano con dei tira e molla.

Avevo deciso. Dovevo arrivare al mio scopo. Me ne infischiai altamente della relazione tra di loro e (non ricordo esattamente come) riuscì ad avere il suo numero. Da brava vipera (ehehehe), mi avvicinai molto a quella ragazza, Sara, e continuai le mie indagini personali direttamente con lei. Ovviamente non sospettò nulla. La mia compagna di banco si rivelò utile poichè lei fu il tramite, vista la loro relazione d'amicizia.

Qualche settimana dopo, circa a metà dell'anno scolastico, mi arrivò una notizia che mi aspettavo: il mio segreto era stato scoperto. Tutte le ragazze si erano accorte delle mie domande, insistenti peraltro, sempre sullo stesso ragazzo. La cosa non mi turbava più di tanto comunque, avevo deciso di parlargli e ammettere tutto nonostante non vi fosse alcun rapporto d'amicizia fra me e lui. Ci salutavamo, si, ma stop. La cosa moriva li.  

  
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