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Autore: oO_Keira_Oo    13/04/2014    5 recensioni
Dal Capitolo 2
“C-come hai fatto a prendermi? Chi sei tu?” Chiese July in stato di choc.
“Davvero non ti ricordi di me?” Replicò lui.
“Dovrei?” Domandò ancora lei.
“Sai, quando eri piccola eri meno pesante da prendere al volo.” Scherzò di nuovo il ragazzo.
July lo guardò intensamente, poi qualcosa scattò e due semplici parole le vennero alla bocca, uscendo in un sussurro senza che lei se ne rendesse conto. “Peter...Pan...?”
Cari lettori, spero di avervi incuriosito almeno un pochino. É la mia prima storia in assoluto e sto cercando di renderla il più avvincente possibile. Le mie recensioni scarseggiano, ma l'importante é continuare, giusto? Ad ogni modo, nel malaugurato caso vi dovesse capitare di legge questa cosa oscena, siete i benvenuti! {COMPLETATA} ~ {SEQUEL A SETTEMBRE 2015}
FanFiction dedicata a Lucia & Luisa.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neverland'
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Il lato oscuro dell’isola.

Buonanotte, Buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buonanotte finché non sarà mattino.
-William Shakespire, Romeo e Giulietta.

“Visto? Le avevo detto che tutto sarebbe andato secondo i piani.” La voce stranamente allegra e compiaciuta di Uncino sembrava un quasi un mormorio, tra la musica e le grida che gettavano la Jolly Roger nel caos più completo. Movimenti simili a passi di ballo e salti facevano rollare la nave; cosa che a Beatrice diede molto fastidio, anche tutta l’esuberanza della ciurma la faceva decisamente innervosire, per non parlare dell’atteggiamento spavaldo del loro capitano. Beatrice guardò tutto con una smorfia di ribrezzo. Un marinaio le si avvicinò, aveva il petto simile a quello di una scimmia e la puzza… Beatrice, in tutta la sua vita non aveva mai odorato qualcosa di più disgustoso; aveva in mano una bottiglia e questo spiegava il suo andamento incerto e gli occhi addormentati.
 Arrivò davanti la donna “Ehi, bella signora, me lo dai un bacino? O anche le labbra sono invecchiate?”
Beatrice sbuffò annoiata “Siete talmente noiosi voi uomini”. La donna cacciò un coltellino a scatto dalla tasca, sotto lo sguardo di Spugna, Uncino e il marinaio. Prima che uno dei tre potesse realizzare ciò che stesse accadendo, il coltello fu conficcato nell’addome dell’uomo, che cadde a terra. La ciurma di bloccò, smise di suonare, ballare e Spugna fece cadere la scatola di sigari che teneva aperta per il Capitano. Beatrice prese un fazzoletto dalla tasca e vi pulì il coltello.
Uncino lo guardò  attentamente: c’erano già delle macchie di rosso, scuro, sangue secco. Quante persone aveva già ucciso quella notte?
Beatrice si girò verso la ciurma “C’è qualcun altro a cui piace scherzare?”
 
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July si era svegliata presto, quella mattino, grazie alla luce che entrava dalla finestra in camera sua. Si era vestita in fretta, indossando una cosa che aveva ritenuto sempre affascinante: dei pantaloncini, in pieno stile “Peter Pan” preso dall’armadio e una camicia. Era poi scesa dopo aver scritto una nota, dicendo che sarebbe andata a fare una passeggiata e sarebbe tornata in un paio d’ore. Voleva vedere l’isola ed avere un po’ di tempo da sola per pensare. Non sarebbe potuta rimanere lì per sempre, le mancava la famiglia ed era sicura che anche lei mancava a loro; ma per tornare ci sarebbe stato tempo: era lì solo da un giorno.
Un giorno, July fece il punto continuando a camminare quante cose sono accadute, in un giorno… Sono arrivata su un’isola incredibile, più spettacolare di ogni altra isola di cui abbia mai letto, ho conosciuto de bambini meravigliosi, una fatina arrogante e gelosa, con il fastidio comune per Giglio Tigrato, una principessa fastidiosa possessiva. Infine, Peter il ragazzo meraviglioso da cui ogniuna, me compresa vorrebbe un bacio ma… giustamente, come può una persona baciare un’altra che a stento conosce? Probabilmente è colpa mia; dovrei darmi una regolata.
“July!” Una voce maschile la svegliò dai suoi pensieri.
“Jake?” Lei sgranò gli occhi riconoscendo il ragazzo poco lontano “Ma come? Non ti fai più vedere e poi sbuchi così?” Continuò in una risata.
“Beh, è destino allora!” Sorrise lui avvicinandosi “Che cosa fai da queste parti?”
“Stavo facendo una passeggiata… sai, per vedere l’isola”.
“Se vuoi, posso farti da guida. Conosco posti magnifici” si offrì il ragazzo.
“Mi piacerebbe, ma non posso allontanarmi troppo. Non ho uno spiccato senso dell’orientamento e non sono sicura riuscirei a ricordarmi la strada”. Rispose July un po’ imbarazzata.
“Dai, l’altra volta il mio posto speciale ti è piaciuto un sacco, o sbaglio?” July non poté fare altro che farsi sfuggire una piccola risata. “Facciamo così” continuò Jake “se tu riesci a ricordare la strada fin qui, io ti guido e ti riporto esattamente dove siamo ora. Che dici, affare fatto?” Le diede la mano e July non poté far altro che sorridere e stringergliela dicendo “Affare fatto”.
 
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Scherzando e chiacchierando Jake condusse July attraverso un sentiero che ovviamente la ragazza non conosceva. Andando più avanti il sentiero si faceva più stretto e la foresta s’infittiva sui loro capi; Jake sembrava non farci caso, July invece vedeva man mano la luce scomparire e il paesaggio farsi più cupo, ma si fidava del ragazzo che avanzava convinto.
Jake si fermò quando la ormai buia foresta si apriva a semicerchio, e sui rami più alti degli alberi si vedevano appollaiati dei grossi uccelli scuri, simili a corvi.
“Jake, è questo il posto?” Chiese la ragazza un po’ delusa.
“Sì, fidati. Ora dobbiamo solo aspettare.” Il bruno guardava dritto di fronte a sé.
“Aspettare cosa, esattamente?” July chiese un po’ delusa.
“Noi.” Una voce profonda e matura, disse alle spalle dei due ragazzi.
July quasi non aveva il coraggio di girarsi; quando lo fece, i suoi occhi verdi incontrarono quelli freddi e spaventosi quanto affascinanti di Giacomo Uncino. La ragazza sgranò gli occhi e fece un passo indietro, sbattendo contro qualcuno. July non ebbe il tempo di capire chi fosse che un affilatissimo coltellino a scatto le fu puntato alla gola.
“Buongiorno, nipotina” La donna disse dando un amorevole bacio sulla guancia a July.
“Beatrice!” Lei quasi ringhiò “Jake, cosa…? Che stai facendo?”
Jake, rimasto in disparte a guardare la scena, puntò gli occhi sulla ragazza. “Mi dispiace July, ma ho una sorella e una madre cui badare". July parve non sentirlo e lo fissò gettando con gli occhi quanto più odio aveva in corpo. Lui mosse qualche passo verso la giovane, avvicinandosi al suo orecchio, in modo che solo lei potesse sentirlo “Spero solo che nessuno si faccia male”.
Uncino rise alla scena “Jake, che hai ragazzo? Se ci vuoi giocare, potrai farlo dopo.”
Jake si spostò disgustato in disparte vicino un albero. July cercò di liberarsi ma Beatrice la bloccò ancora di più, parlandole “Non ti conviene muoverti, dolcezza. Basta un mio piccolissimo movimento del polso e, in poco tempo, sarai morta dissanguata”.
Questo la convinse a stare ferma
“July! July dove sei?” Una voce scosse l’animo di tutti i presenti.
July provò a gridare “Pet-” Beatrice le impiantò il coltello ancor più nel collo; costringendola ad ammutolire. Uncino la interruppe “No Beatrice, lasciamo che il nostro Pan venga a salvare la sua donzella. Altrimenti dove sarebbe il divertimento?” Beatrice sorrise, fece strusciare la lama per il collo della ragazza, procurandole piccoli graffi sulla pelle.
“July!” Il grido si fece ancora più forte.
“Si sta avvicinando” commentò Jake .
Uncino guardò la ragazza con un ghigno “Che fai? Ora non gridi più?” July stava lì a fissarlo, zitta. Poi fu Beatrice a parlare in tono pazzo “Grida July, o ti farò gridare io!” Le diede una gomitata abbastanza forte da farla cadere e sbattere la testa a terra. Per un momento, che sembrò eterno, i suoni si ovattarono e il mondo divenne buio come la notte più oscura di tutte.
“July!” La voce di Peter sembrò volerla svegliare, e lei avrebbe davvero voluto rispondere, ma non ci riusciva; provò a urlare, ma la voce non arrivò e le labbra non si mossero; cercò di aprire gli occhi ma nemmeno quelli sembravano ubbidirle.
 
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Jake guardò Peter Pan scendere in picchiata verso la ragazza, dalla sua posizione vicino l’albero. Beatrice aveva gli occhi sbarrati e le pupille dilatate che emanavano pazzia, tanto che persino Giacomo Uncino sembrava spaventato, ma non abbastanza da bloccarsi. Infatti, quando il Pan toccò il suolo con i piedi, il Capitano gli fu immediatamente addosso, bloccandolo per le braccia; nonostante Peter si ribellasse, Uncino lo teneva ben stretto.
Beatrice, ai cui piedi giaceva July in stato di parziale incoscienza, schernì il ragazzo “Che hai Peter? Ti dispiace così tanto per la tua protetta, poverina?” La donna caricò e tirò un calcio  nelle costole della ragazza, facendola rimanere piegata in due e senza fiato; poi camminò verso il ragazzo, che non poteva far nulla “Non trovi assurdo quanto mi assomigli? Stessa pelle candida, stessi occhi verdi lucenti; l’unica differenza sono i capelli: i miei erano molto più belli, lunghi, mossi, corvini…”
 
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July aprì gli occhi dopo aver preso abbastanza aria da “sbloccare” i polmoni; vide Beatrice davanti a Peter, gli sentì dire delle parole “Cosa ti è successo, Bea?” sembrava dire con tono dolce e addolorato, sentì la voce di Beatrice “Sono cresciuta” ed il sussulto di Uncino e Jake; vide quest’ultimo farsi qualche passo più avanti; vide l’orrore negli occhi di tutti, tranne di Beatrice che le stava di spalle, quando la donna alzò il coltellino con cui l’aveva minacciata e vide il coltello entrare profondamente, fino al manico, nel fianco di Peter Pan.
“Peter!” Il grido le scappò in modo incontrollato. Quando la donna estrasse il coltello, il giovane si portò le braccia a coprire la ferita che sgorgava di sangue. Uncino lo lasciò fare, capendo che orami non era più una minaccia e Peter cadde a terra.
Gli occhi di July iniziarono a riempirsi di lacrime e lei nemmeno se ne accorse, non riusciva, come nessun altro tra i presenti, a realizzare cosa fosse successo, tranne che per Beatrice; lei prese dalla tasca il fazzoletto e vi pulì il coltello come se nulla fosse successo. “Andiamocene, non abbiamo altro da fare qui; paga il ragazzo e torniamo alla nave.” Si rivolse a Uncino.
L’uomo ci mise un minuto a risvegliarsi dalla trance e l’aggredì “Come ti permetti? Avevamo un accordo: il ragazzo era mio; e come osi impartirmi ordini? Io sono Giacomo Uncino, Capitano della Jolly Roger.”
“Potrai anche essere un capitano, ma ora non siamo sulla tua nave e, nessuno è in costretto ad obbedirti. Qui siamo sulla terra ferma, e vige la legge del più forte, Hook. Se poi preferisci che ti provi chi è il più forte, non lamentarti quando avrai un polmone trafitto. Il Capitano non poté far altro che seguire la donna nella fitta boscaglia, dopo aver lanciato del denaro ai piedi di Jake.
Come se ne furono andati, anche lui e July si ripresero. La ragazza si alzò in fretta in piedi e corse da Peter. La maglia era piena di sangue, così come la parte superiore dei pantaloni; l’odore acre le riempì le narici. Guardò la faccia sofferente del Pan: le sopracciglia arcuate, gli occhi chiusi e la mascella serrata in una smorfia dolente. “Peter, per favore, resisti. Dobbiamo andare a casa, ti prego alzati!” Cercò di prenderlo per le spalle, ma era troppo pesante.
Il moro si avvicinò “Aspetta, ti aiuto.”
“Non toccarlo, Jake!” Lo aggredì. “Come ti permetti anche solo di parlarmi, eh? Io mi sono fidata di te e guarda: ora è colpa tua se è ferito!”
Jake abbassò lo sguardo solo per un attimo “Lo so, ho sbagliato; ma ora, se non mi lasci la possibilità di aiutarti, non sarà colpa mia se morirà dissanguato.”
July non ebbe molta scelta, si morse il labbro e si fece aiutare.
 
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Trilli amava i bimbi sperduti: per loro era rimasta lì quando Peter, vedendo che July non era tornata per pranzo, era andato a cercarla. In effetti anche Trilli l’aveva trovato strano; ma sapeva, facendo parte della categoria, che alle ragazze piace starsene un po’ da sole. La sua preoccupazione si era fatta sentire quando nessuno dei due era tornato; i bambini le avevano chiesto quando “mamma e papà” sarebbero tornati, lei non aveva saputo rispondere.
Aveva tirato un sospiro di sollievo quando aveva sentito la porta aprirsi, ma lo aveva ricacciato subito dentro vedendo la scena.
Ora era lì, a coprirsi con le mani un grido uscitole nel vedere July e un ragazzo portare Peter sudato, tremante, incosciente e ferito in casa.
“Volpe libera il tavolo” ordinò July; il bimbo buttò tutto per terra. July e Jake non diedero importanza alle domande dei bimbi e misero il Pan sul tavolo. “Trilli!” July richiamò la fatina alla realtà che si era avvicinata volando velocemente. “Vai al campo degli indiani, lì sono organizzati, ci deve pur essere un medico o qualcosa del genere: portalo qui il prima possibile.”
“July, io posso fare qualcosa?” Chiese Jake.
La ragazza cercò di chiarire le idee. “Mi serve un coltello, bende, moltissime bende - sono nel bagno di sopra - alcol, e acqua.” Jake fu fortunato che la cucina aveva pochi cassetti in cui cercare e prese un grosso coltello affilato che porse a July, insieme ad una brocca d’acqua; poi corse sopra a prendere le bende. July prese il coltello e iniziò a tagliare la maglia intorno alla ferita: avrebbe potuto infettarla. Jake tornò dal piano di sopra con più bende che una persona sola avrebbe potuto sorreggere. July provò ad asciugare la ferita ed ordinò a Jake di prendere l’alcol dalla stessa saccoccia in cui l’aveva preso lei la sera prima; prese l’alcol e lo apri, gettandolo completamente sulla ferita. Peter gridò talmente forte che avrebbe potuto rompere i timpani.  
“Shh, lo so, va bene Peter, è passato.” July cercò di rassicurarlo con parole dolci ed accarezzandogli la faccia. “Se non smette di uscire sangue è tutto inutile” mormorò lei più a sé stessa che ad altri.
“Cosa possiamo fare?” Chiese  Jake
“Aspettare il medico o quello che è, e sperare che non faccia troppo tardi”.
Grazie alla polvere di fata, non ci mise troppo ad arrivare, con Trilli e Giglio Tigrato; ma July era troppo distratta e preoccupata per pensare a lei. Il guaritore fece uscire tutti, chiudendosi in cucina con Peter, e July andò in bagno a lavarsi le mani dal sangue; la principessa la seguì.
“Cosa gli hai fatto, strega?” Le urlò contro.
“Va’ via, Giglio Tigrato, non sono in vena”. Non le diede retta lei.
“No, finché non mi dici cosa è successo” July l’afferrò per un braccio “lasciami, come ti permetti?” La principessa sembrò disgustata; la presa si fece più forte.
“Forse non hai capito come stanno le cose: Peter è di là con un ferita che potrebbe costargli la vita e l’ultimo dei miei pensieri sei tu!”
“Ah, sì? E come mai lui ha una ferita? È colpa tua!”
July caricò uno schiaffo, ma Jake arrivò tra le due “Calmatevi leonesse. Principessa, venga con me…” Trascinò la ragazza lontano da July che salì nel bagno vicino camera sua. Si chiuse la porta alle spalle e corse verso il lavandino, aprì l’acqua con un rubinetto a pompa e si lavò le mani, sporche e incrostate; cercò di pulirle dal sangue secco, dal sangue secco di Peter che non sembrava levarsi. Le strofinava, si graffiava, ma non riusciva a lavarle bene; strinse i denti, li digrignò, gli occhi si bagnarono, si lasciò scivolare a terra e iniziò a piangere di rabbia, perché sapeva che Giglio Tigrato aveva ragione…
 
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Pennino aveva ordinato a tutti si allontanarsi dalla cucina, dicendo che poi avrebbe chiesto alla mamma cosa fosse successo; ora stavano tutti seduti nel soggiorno ad aspettare. Orsetto aveva un panino tra le mani ma, stranamente, non gli aveva dato nemmeno un morso. I gemelli cercavano qualcosa di divertente da dire o fare ma nulla sembrava colpirli. Volpe era seduto a fissare il pavimento. Piccolo si rigirava tra le mani la piccola spada in legno e Zoey pettinava una bambola come in trance. Nelle loro menti c’era un mondo, ma ora, non sapevano come esprimerlo.
Pennino vide arrivare Giglio Tigrato e l’altro ragazzo, identificato come quellocheeratornatoconmammaepapà, che si sedettero insieme a loro.
“Come state bambini?” Iniziò Jake.
“Come sta Peter?” Iniziò Pennino.
“Come ti chiami?” Continuò Orsetto.
“E Cosa è successo?” Finì Volpe.
“Già Jake, cosa è successo?” Incalzò Giglio Tigrato.
Il ragazzo si sentì con le spalle al muro e cercò di cavarsela nell’unico modo che conosceva “Sai che sei proprio una bella ragazza, principessa?” L’apostrofò passandole una mano tra i capelli.
Lei lo guardò “Non mi abbindoli e non mi fido di te”.
Si sentirono dei passi e tutti si girarono a vedere lo sciamano comparire sulla soglia.
“Vado a chiamare July” annunciò Jake.
 
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“July, lo sciamano ha finito” la voce di Jake risvegliò la ragazza.
July si alzò da terra, si pulì gli occhi con il dorso delle mani e si guardò allo specchio: gli occhi gonfi, rossi e bagnati, le labbra sporche di sangue colato dalle guance pallide, su cui spiccava un taglio profondo sul lato sinistro. Si era punita. Si era punita perché era stata colpa sua. Spostò una ciocca di capelli davanti al viso, per coprire quello scempio.
“Ci sei? Stai bene? Vuoi che lo faccia salire anche da te, lo sciamano?” Insistette lui.
“No, Jake; sto bene. Esco!” In fretta scese le scale passando il ragazzo a testa bassa, per non farsi vedere. Tutti erano raccolti in torno allo sciamano: un uomo alto, dai capelli lunghi e scuri come la carnagione, pieni di penne e monili.
Parlò nella sua lingua e Giglio Tigrato tradusse per lui “Il ragazzo è forte… ma la ferita era profonda” a July per un secondo mancò il respiro e girò la testa “gli spiriti mi hanno aiutato, ma io non sono uno di loro… deve mangiare e bere molto e stare al caldo… se il ragazzo supererà la notte, guarirà senza problemi, se no…”
“Giglio, cosa ha detto? Parla, Giglio Tigrato!” La Principessa alzò gli occhi verso la ragazza e nulla avrebbe potuto parlare più di quello sguardo, che i bimbi non seppero interpretare.
July corse in cucina, Giglio Tigrato cadde a terra, Jake le mise una mano sulla spalla per rincuorarla e Trilli si soffocò un grido con le mani e corse nella sua stanzetta a piangere.
July guardò Peter incosciente sul tavolo: la maglia era stata tolta e fasce gli avvolgevano l’addome. Si avvicinò al ragazzo; notò che aveva il viso più rilassato ma sempre sofferente, avrebbe voluto fare qualcosa ma non poteva. Chiamò Jake e si fece aiutare, insieme allo sciamano indiano, a portare Peter nel letto e July lo coprì con una coperta di pelli.
Il guaritore convinse Giglio Tigrato a seguire gli ordini del padre e tornare al campo, e July convinse Jake ad andare con loro.
La ragazza prese una sedia e si sedette vicino al letto del Pan; in quel momento entrarono i bambini e si misero tutti intorno al letto.
“Mamma, cosa è successo?” Chiese Volpe.
July non voleva allarmarli, ma non voleva nemmeno dire una buglia; così disse semplicemente la verità “Uno scontro con i pirati”.
“Chi era il ragazzo?” Chiese Orsetto.
“Un amico, più o meno…”
“Mamma…”
“Dimmi Piccolo”
“Quando si sveglia Peter?” Chiese lui con un po’ di timidezza.
“Presto…” spero “ragazzi, è tardi, andate a riposare. Peter sta bene, é solo stanco.” Mentì, sapendo bene che né Pennino né Volpe c’avevano creduto. July accompagnò i bambini a letto e li abbracciò: sperava stessero bene, nonostante la serata impegnativa. Stava per tornate in camera, ma passando davanti alla porta di Peter non ce la fece ed entrò. Prese una sedia e l’affiancò al letto, per poi sedercisi sopra. Guardò il ragazzo steso, con le braccia lungo il corpo, il viso un po’ indurito e il corpo rigido. Entrò la fatina, che si mise sul comodino dall’altro lato del letto, anche lei a fissarlo, con le ali curve.
July strinse la mano di Peter come a volergli dare la sua forza; le parole dello sciamano la tormentavano; Peter doveva superare quella notte. July sapeva che ce l’avrebbe fatta e, quando si sarebbe svegliato, tutti sarebbero stati lì ad accoglierlo; lei per prima non voleva abbandonarlo, perché l’attesa sarebbe stata ancora più dolorosa.
Sull’isola lo sapevano tutti; ogni foglia di ogni albero, ogni roccia, ogni abitante dell’isola, ogni abitante del mare e ogni abitante della Jolly Roger: quella sarebbe stata una lunga ed aspra notte… 
N/A:
Ehi ragazzi, come va? lo so, tremendo ritardo, ma la scuola mi ha tenuto molto impegnata e poi, vi ho ripagato con un ottimo capitolo ;)
Non molto altro da dire, ringrazio recensori, le persone che hanno messo la storia tra preferite-ricordate-da recensire e i lettori silenziosi.
Mi piacerebbe avere più recensioni, ma va bene :/ , mi accontento, anche se fanno scrivere più velocemente.
Spero piaccia, un bacio
-J

 
   
 
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