Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: scrittrice in canna    13/04/2014    2 recensioni
Un caso e la squadra Kidon, del Mossad.
Stesso caso e la squadra di Gibbs, dell'NCIS.
Le sorti del nostro team sono in pericolo e nelle mani di Ziva e della squadra.
Un ricongiungimento brutale.
Un misterioso interesse da parte di Orli.
Una Ziva che vuole ritrovare sè stessa e si ritroverà a lottare per le persone che ama.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Non avete nessuna prova, mi state tenendo in custodia, ma con quale accusa?”
Silenzio.
“Bene, allora credo di poter andare.” Kort si alzò, Ziva lo bloccò a metà tra la porta e il tavolo: “Aspetta! Ricordi il proiettile con il mio sangue che hai lasciato sulla scena del crimine?” Trent sbiancò.
“Ammettilo Kort, non te lo aspettavi. Come ben saprai io ho quel proiettile, o meglio, la signorina Sciuto ce l’ha. Sta facendo anche l’analisi del sangue, sai? Quando avrà confrontato entrambi e confermato che corrispondono perfettamente al mio sangue e alla tua pistola sarai spacciato, aggiungi anche la mia dichiarazione, le foto, il tuo passato burrascoso.” L’agente CIA si risedette infastidito, si era fatto fregare da una della Marina, cosa più grave, della squadra di Gibbs. Il suo ego era sceso ai minimi livelli. La ragazza uscì compiaciuta, seguita dal suo mentore, chiusero la porta in silenzio. Intanto, dall’altra parte del vetro, Tony stava sorridendo al pensiero di ciò che lei era riuscita a fare, a quanto pare tutti quei mesi lontani dalle scene non l’avevano affatto arrugginita. Monique notò il suo sguardo e scosse la testa, quei due non riuscivano proprio a litigare.
“Bell’lavoro, David.” Disse Gibbs scherzoso.
“Grazie, Gibbs.” Lei gli sorrise, era contenta di aver accettato l’idea di Orli di tornare in America, si sentiva bene, di nuovo con la sua squadra, con la sua famiglia, ma sapeva che non sarebbe durata: se tutto fosse andato bene entro un paio di ore avrebbero avuto una confessione nonché il luogo in cui si nascondeva Parsa ed entro uno o due giorni l’avrebbero preso e lei non aveva ancora fatto quello che si era ripromessa da tempo.
 
Tony stava cercando le chiavi giuste nel suo mazzo, era davanti alla porta di casa da ormai un paio di minuti buoni, quella era del garage, quella del portone, ma dove diavolo era finita? Da dietro una mano prese il portachiavi, si girò d’istinto: Ziva stava giocando con l’ammasso di chiavi, in pochi secondi aveva aperto la porta ed era entrata nell’appartamento.
Perché sei venuta?” chiese ancora stravolto
“Perché sapevo che avresti ordinato cinese sta sera, di nuovo, quindi volevo cucinarti qualcosa di decente. Ho portato la spesa.” Disse lei posando una busta sul tavolino da caffè.
Ziva, vuoi dirmi perché sei venuta?
Perché non posso vivere senza di te…” rispose posizionandosi di fronte a lui, mordendosi il labro, si era già pentita di averlo detto, aveva reso chiaro il fatto che sarebbe rimasta, cosa che non aveva nessuna intenzione di fare.
Tony aveva un sorriso che partiva da un orecchio e finiva nell’altro: “Déjà-vu!” aggiunse avvicinandosi per baciarla.
“Lo prendo come un ‘neanch’io’?” chiese Ziva ridendo.
“Fai come credi.” Le rispose baciandola ancora.
Nessuno sistemò quelle buste della spesa o preparò la cena, quella sera saziarono le assenze.
 
I raggi del sole filtravano dalla tenda bianca come dardi, un cinguettio indistinto in lontananza svegliò Ziva alle sette del mattino, aveva letteralmente dormito sopra Tony, letto piccolo, poco spazio, di sicuro non avrebbero potuto fare il contrario, cercò di alzarsi senza svegliarlo per… vestirsi, magari, fare colazione e aspettare che si svegliasse col suo comodo. Missione riuscita.  Dormiva come un bambino.
Andò in cucina e preparò la colazione: due tazze di latte caldo e qualche frittella. Mentre cucinava lo sentì alle sue spalle, aveva infilato il pantalone del pigiama e teneva in mano una tazza: “quella maglietta sta meglio a te che a me.” Osservò Tony sorridendo, Ziva posò le frittelle su un piatto e si preparò ad addentarle, ma quando lui disse: "Non dormivo così bene da quando mi hai ospitato a Tel Aviv.” A quel punto per poco il boccone non le cadde dalla forchetta, sapeva bene dove voleva andare a parare.
“E io che pensavo di averti fatto male!” rispose ironica.
“Quello che voglio dire è che… non ti lascerò andare sta volta, Ziva.”
“Dovrai. Appena prenderemo Parsa me ne andrò.”
“Allora ieri sera…” cominciò lui.
“…Non doveva andare in quel modo. Ero venuta per dirti proprio questo.” Finì Ziva.
“Non posso.” Continuava a ripetere.
“Non voglio litigare di nuovo con te.” ammise lei triste.
“Non abbiamo mai litigato, sono solo piccoli incidenti di percorso.” Disse Tony sorridendo, si alzò, le baciò piano le labbra e andò a vestirsi. Sarebbe stata una giornata dura in ufficio e di sicuro non volevano arrivare in ritardo, Gibbs si sarebbe arrabbiato.
 
McGee era arrivato da un po’, stava smanettando al computer. Come al solito. Il capo girava per i locali. Come al solito. Ellie finiva i rapporti, seduta alla sua scrivania. Come al solito. Solo Tony e Ziva non erano i soliti: le loro battutine erano sostituite da frasi che avrebbero dovuto far cominciare un discorso, le occhiate da sguardi confusi. Non sapevano se comportarsi normalmente, se dovevano farsi vedere distaccati come il giorno prima per via di quella sfuriata, ma una cosa la sapevano: il ricordo della notte passata insieme li avrebbe accompagnati per tutta la giornata e oltre. A Ziva era persino passato in mante di restare, farsi una famiglia, vivere il suo amore per lui, ma poi ricordava suo fratello steso nel suo stesso sangue e cambiava idea, sarebbe tornata a Tel Aviv, non appena Kort avesse detto qualcosa. Era in custodia da più di otto ore e non aveva fatto uscire un fiato, Gibbs e Ziva lo guardavano dalla sala antistante, dietro il vetro antiriflesso, a Ziva cominciò ad uscire qualche lacrima al ricordo del fratello, Gibbs se ne accorse, non disse nulla, lei si asciugò le lacrime e sussurrò: “Scusa. Regola numero sei, regola numero dieci e regola numero dodici. Ora ne ho ufficialmente infrante tre.”
“Ancora non hai battuto il mio record.” Ammise l’uomo senza girarsi.
“Gibbs, ormai forse non conta più, ma a Berlino io…”
“Lo so, Ziva.” La interruppe. Lei lo guardò sconcertata.
“Non è stato lui a dirmelo, risparmialo. Ora che non ci sei più almeno lui mi serve.” Aggiunse leggendole nella mente.
“Qual è il tuo record di regole infrante?”
“Tutte.” Ammise uscendo per prendere un altro caffè.





 
scrittrice in canna's corner
avevo voglia di un po' di Tiva e ho fatto questo. 
Effettivamente le cose sarebbero dovute andare in modo diverso.
MOOOOLTO DIVERSO.
Ringraziate, o maledicete, Shiva e Berlin per avermi fatto venire in mante questo capitolo (:
vi lascio che è tardino (?) 
Avete notato il riferimento a Truth or Conseguense, vero?


-Then why are you here?
-Because McGee Couldn't Believe you were dead.
-Tony, Why are you here?
-Couldn't live whitout you... i guess.


vostra
scritrice in canna
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: scrittrice in canna