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Autore: OmbraSmagliante    14/04/2014    2 recensioni
Si dice che per amare, bisogna essere in due.
Molti ritengono che l’amore sia un sentimento. Ma i sentimenti, tutti i filosofi concordano, sono intimi, personali, differiscono da persona a persona; stando così le cose, chiunque può amare svincolato da qualsiasi tipo di legame con l’amato, può amare una persona e sperare per lui tutta la felicità contenuta nel mondo, perché quella è l’unica cosa che importa: che colui che si ama sia felice.
Ginny Weasley quella sera, pochi giorni prima dell’inizio delle vacanze di Natale, nascosta in un angolo polveroso e scuro della Stanza delle Necessità adibita a Quartier Generale dell’Esercito di Silente, capì che non era così.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Cho/Harry, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa al concorso: Keep calm and write for magic di Ginny Weasley in Potter

a J., come sempre e per sempre
 
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Si dice che per amare, bisogna essere in due.
 
Molti ritengono che l’amore sia un sentimento. Ma i sentimenti, tutti i filosofi concordano, sono intimi, personali, differiscono da persona a persona; stando così le cose, chiunque può amare svincolato da qualsiasi tipo di legame con l’amato, può amare una persona e sperare per lui tutta la felicità contenuta nel mondo, perché quella è l’unica cosa che importa: che colui che si ama sia felice.
 
Ginny Weasley quella sera, pochi giorni prima dell’inizio delle vacanze di Natale, nascosta in un angolo polveroso e scuro della Stanza delle Necessità adibita a Quartier Generale dell’Esercito di Silente, capì che non era così.
 
Perché mentre Harry baciava Cho Chang, era felice, lo si vedeva e lo si sapeva. Aveva una cotta per lei talmente gigantesca che non sarebbe potuto essere altrimenti. I suoi lineamenti erano distesi, rilassati. Era impacciato, ma sereno.
 
Eppure Ginny, rannicchiata in una posizione scomoda per non farsi vedere, in quel preciso istante non lo amava come avrebbe dovuto stando a quello che diceva la gente, accontentandosi della gioia di lui come premio di consolazione.
Lo odiava.
 
E poi odiava Cho, quella stanza e la sua impotenza davanti a quello spettacolo che le aveva appena spezzato il cuore.
A metà, come un bambino distratto fa con un giocattolo di scarsa importanza abbandonato per terra.
 
Prima di quella sera, aveva sempre pensato che il concetto di cuore spezzato fosse solo una mera utopia Babbana.
Prima di quella sera, continuava a credere che Harry un giorno si sarebbe finalmente reso conto della sua esistenza.
Prima di quella sera, Harry era la stella e lei il pianeta che brillava di luce riflessa gravitandogli attorno, noncurante di dover sottostare a numerose persone nella sua lista delle priorità.
Prima di quella sera, gli altri flirt che aveva avuto erano solo un passatempo e un tentativo di attirare l’attenzione di lui.
Ora non più. Ora basta.
 
Scappò dalla Stanza delle Necessità, pentendosi amaramente di essere rimasta nascosta lì a spiare quando aveva visto Cho ed Harry attardarsi dietro agli altri.
Corse come mai aveva corso in vita sua, veloce come quando era sulla scopa, il vento ad intrecciare i capelli fiammanti alla luce del sole, distrutta come solo l’amore poteva distruggere.
Perché l’amore non era un sentimento.
 
Non sapeva dove stava andando, percorreva i corridoi senza rendersene nemmeno conto.
Si dibatteva all’interno del suo stato di angoscia interiore senza trovare via di uscita, persa nel dedalo di curve e dritti che avrebbero dovuto essergli famigliari.
Era come un animale in gabbia o un malato terminale: senza speranza.
Quante volte le avevano detto di toglierselo dalla testa? Che Harry era irraggiungibile?
Si era fatta ridere dietro per tutto quel tempo…
 
Voleva solo che tutto quel turbine di sensazioni che la attanagliava finisse.
Si bloccò, senza più fiato, davanti al bagno delle ragazze di Mirtilla Malcontenta, la sua prima rivale in amore.
L’ironia del destino sapeva essere crudele.
A Ginny guizzò in mente un’idea.
Aveva letto di recente di un incantesimo piuttosto potente e conosciuto, capace di rimuovere i ricordi, in articolo della Gazzetta del Profeta.
 
Fu il fatto di trovarsi proprio lì, davanti al luogo che racchiudeva la maggior parte dei ricordi felici suoi ed di Harry da lei custoditi gelosamente, ad accenderla di determinazione.
Non era una semplice coincidenza. Era lì che doveva finire.
Perché era lì che lei aveva iniziato a sperare.
Era in quel bagno in disuso che la cottarella di una bambina si era trasformata in una passione bruciante.
Ginny ora però sentiva quella passione come estranea, sbagliata.
Voleva reciderla, come si fa di una pianta infestante infiltrata in un giardino pensile.
 
Aprì la porta e si accertò che Mirtilla fosse andata a farsi un giro.
Voleva che accadesse mentre era sola, dato che l’unica persona che voleva al suo fianco era da un’altra parte, appiccicato alle labbra di un’altra.
Estrasse la bacchetta.
Aveva paura, quello sì. Non aveva mai sentito parlare di cosa succedeva a scagliarsi contro un incantesimo della memoria. Ma voleva dimenticare.
Non solo l’episodio di quella sera, ma tutto ciò che la legava saldamente all’amore che provava per Harry.
 
Beh, penso ironica, adesso almeno sai che cos’è l’amore. Amare vuol dire soffrire.
E lei ne aveva abbastanza, di dolore inutile e di autolesionismo.
Si puntò la bacchetta alla tempia sinistra e sussurrò, guardando il punto dove quasi tre anni prima era riemersa abbracciata a colui che sarebbe stato l’artefice della scomparsa della Ginny Weasley che tutti conoscevano: “Oblivion”.
Poi, il buio la circondò, entrandole nelle ossa.
 
***
 
Ginny si svegliò di soprassalto, urlando.
Era tutta sudata e ingarbugliata alle lenzuola, e continuava a smaniare per liberarsene.
“Ferma” disse una voce calorosamente familiare “Tesoro, tranquilla… Ci sono io! Sta’ buona, sono qui!”
Ginny si voltò di scatto, ancora terrorizzata. Aveva fatto un sogno orribile.
Il solito sogno che la perseguitava da anni.
I suoi profondi occhi marroni si immersero in un mare verde splendente.
Harry la stava guardando preoccupato, mentre la teneva stretta a sé con le forti braccia muscolose da Auror.
“Non è successo niente, era solo un brutto sogno…” le sussurrò dolcemente.
Ginny non resistette all’impulso di baciarlo e gli si gettò addosso, prendendogli il viso tra le mani e premendo le labbra sulle sue, morbide e leggermente screpolate.
“Ho sognato, ho sognato…” ansimava, mentre continuava a parlare e a baciarlo contemporaneamente, per assicurarsi che lui fosse veramente lì, “Tu e Cho… E io… Oblivion”.
“Oh, amore, ancora quell’incubo?” le mormorò Harry, accarezzandole una guancia.
La rossa annuì, mentre il suo cuore riprendeva un ritmo normale.
 
“Guarda” disse Harry alzando la mano dove un anello dorato brillava all’anulare “Sono tuo marito. Ho scelto te. Voglio te. Amo te.”
Ginny fece un enorme sorriso, dopodiché gli si accucciò tra le braccia.
“Che inguaribile romantico” gli disse poi, ironicamente, di nuovo tranquilla.
“Sei stata tu a farmi diventare così, lo sai” ribatté lui, indispettito ma sollevato che la moglie si fosse calmata.
“Lo so” Ginny sorrise quando il moro le diede un lieve bacio sui capelli.
 
“Dai, ora dormi, che domani James avrà la sua prima partita di Quiddicht ufficiale dopo Hogwarts e se ce la perdiamo ce lo farà pesare a vita!”
Ginny ridacchiò e si voltò su un fianco, mentre il marito si sistemava per abbracciarla e posava la testa nell’incavo del suo collo.
Con un’ espressione innamorata e tenera, nel semibuio della loro camera da letto illuminata fiocamente dalla lampada del corridoio, che tenevano sempre accesa, Ginny si sfilò la fede che portava nella mano sinistra.
All’interno, incisa sulla liscia superficie dorata, campeggiava una scritta: “L’Amore non si dimentica – H








Nota dell'Autrice:
Cosa mi è venuto in mente? Non lo so. 
Mi è uscita di getto, tutto di un colpo, e l' ho scritta...
Non mi aspetto particolari recensioni, data la sua scontatezza e banalità. 
Odio i concorsi perchè uno crede di aver fatto una meraviglia e invece alla fine finisce in una posizione rasoterra... Ma questo concorso era troppo bello per non tentare :)
Ringrazio come sempre la mia cara, dolce, bravissima beta (che stavolta è stata in panchina, dato il divieto di betareading nel bando).
E ringrazio se una qualche anima incosciente mi vorrà recensire.
Bacioni a tutti quelli che hanno letto fin qui, avete coraggio e stoicismo ;)
-NOS
   
 
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