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Autore: maty345    14/04/2014    8 recensioni
Protagonista è Courtney Barlow, bambina undicenne ispanica dagli occhi neri, che abita, assieme al padre Alfred, in un grande castello. Quest'ultimo, assieme all'assistente Maria, compie nel suo laboratorio sotterraneo continui e macabri esperimenti di cui, nonostante l'uomo tenti di tenere nascosta la natura, la giovane è a conoscenza.
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Estratto dal capitolo 1
"Beh. E' semplice."A Courtney le si illuminarono gli occhi.
"Quello che hai visto erano i cadaveri che tuo padre usava come soggetti per i suoi test. Sopraffatti dalla rabbia quelli deceduti sono stati riportati dal potere di un corso." continuò.
" Per vendicarsi di tuo padre... ma certo. " aggiunse, in fine.
" Cosa?! "esclamò Courtney.
"Quindi mio padre è in pericolo...?"
" Devo andare a salvarlo! "
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Tratto dal celebre gioco "Mad Father" un avventura piena di colpi di scena, sangue e violenza che come unico scopo è quello di resistere ad una maledetta maledizione causata dagli esperimenti di uno scienziato pazzo
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Courtney, Duncan, Nuovo Personaggio
Note: AU, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Mad Father

Chapter 1

La maledizione

L'orologio rimbombò nella camera di Courtney con un sonoro campanello, per poi riprendere con il solito ticchettio, come una cantilena. La bambina aprì i suoi occhioni da cerbiatta, spaventata dal rumore. Si appoggiò allo schienale del letto ed accompagnò le magre gambe sul petto, tenendole strette con le braccia. Come faceva sempre quando era spaventata.

<< E' mezzanotte... >> sussurrò piano, per non svegliare il suo adorabile coniglietto bianco, Palla di Neve.

<< Oggi è il giorno in cui mamma è andata in paradiso... >> continuò.

<< Mamma >> scese dal letto e appoggiò i piedi nudi sul pavimento gelido, gesto che le provocò un certo ribrezzo. Accarezzò il morbido copriletto bianco, senza macchia, come lo era l'anima di quella fanciulla.

<< Non riesco mai a dormire quando penso alla mamma... >>

Fece quello che faceva ogni volta che non riusciva a dormire: cioè avvicinarsi al ritratto dell'amata madre e cominciare a discuterci, come se fosse ancora viva, ancora presente, ancora accanto a lei. Parlarci le riempiva il cuore: si sentiva meno sola. Nell'avvicinarsi inciampò in una sua bambola vestita con un grazioso abito verde. Sorrise. Quanti ricordi...

<< Una bambola regalatami da mio padre. E' così vecchia e logora... >>

<< Ti ho portato un regalo. Courtney! >> La bambina con i graziosi codini s'avvicinò impacciata al padre, con un sorriso sulle labbra. Adorava i regali di suo padre.

<< Yay! E' una bambola! >> disse, accarezzandole i capelli bruni.

<< Grazie papà! Che bella bambola... >> la tenne stretta tra le braccia, come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

"Sembra così reale!" pensò, ma non lo disse.

Accennò un'espressione triste, pensando che lei non riceveva regali così belli da secoli, ormai. Il suo sguardo ripuntò verso il ritratto della madre. Goffamente si avvicinò ad esso. Come era bella la mamma... Alta, magra. Profondi occhi azzurri invadevano il suo viso. La forma di essi era la stessa della bambina. Courtney iniziò la sua conversazione:

<< Mamma... Sono terrorizzata. Io so di amare papà, ma... Lei mi spaventa. Mi guarda sempre con quegli occhi... La odio >> accennò la "o" di odio un po' marcata, per far notare il disgusto per l'assistente.

<< Ma so che a papà piace. >> continuò, fragilmente.

<< Se lei e papà si sposassero, credo che lei diventerebbe la mia nuova mamma... ma io non voglio avere lei come madre. Io non ho bisogno di un'altra madre. >> commentò.

<< C'è soltanto una mamma al mondo per me... >>

<< Mamma... perchè te ne sei andata? >> borbottò, avendo già le lacrime agli occhi scuri. Succedeva sempre. Quando parlava con lei, dava troppo sfogo hai suoi sentimenti... E non andava bene. Desiderava essere una donna forte, grande, senza paure. La perdita della mamma l'aveva scandalizzata, ma anche reso più forte. Un mix di emozioni, insomma.

In quel momento, la temperatura variò. Courtney si sentì fredda e rigida, tanto che per trattenere il calore si strette il corpicino tra le braccia.

<< Sono un po' spaventata... Meglio se torno a letto >>

Quasi avesse una forza misteriosa ad afferrarla dal di dietro, corse verso il suo letto. Ci si buttò letteralmente. Il materasso si alzò e si abbassò per un po', e, finito di oscillare, permise alla piccola di stendersi a suo piacimento, ovvero sul fianco destro.

<< Buona notte >> sussurrò a se stessa, prima di chiudere gli occhi e cominciare a dormire.

La piccola cantava. Dolci parole uscivano dalla sua bocca, ed esse, si espandevano nell'aria come bollicine. Era seduta, accanto al padre, su un prato fiorito. Si sentiva felice. Per la prima volta sua padre giocava con lei! Sembrava un miracolo. E forse, lo era.

<< Canti così bene Courtney! >> le sussurrò il padre, forse per non disturbare quell'aria magica che si era creata attorno a loro.

<< Papà. Mi vuoi guardare in questo modo? >> chiese la figlia. E non era una domanda illogica: il padre Alfred, stava seduto dietro di lei, non riuscendo ad ammirare il volto della sua principessa.

<< Lasciami un momento... >> cinguettò il dottore. Intrecciò i fiori che aveva in mano in una maniera a dir poco incantevole: sembrava una magia.

<< ... per metterti questa >> finì. In tutti e due i sensi. Appoggiò la sua creazione sui capelli di Courtney, donandole un'aria ancora più bella. Sembrava una ninfa, vestita così.

<< Una corona di fiori? >> domandò la piccola. Si girò bruscamente verso la figura paterna, ed, ingenuamente, domandò:

<< Mi sta bene? >>

Alfred sorrise. << Si. Penso che sia adatta... >>

Courtney esultò, per la gioia. Da quanto tempo non giocava con suo padre? Quel giorno sembrava racchiudere anni e anni di felcità...

<< Grazie papà! >> la giovane si buttò sulle braccia del padre, ricevendo un caldo e tenero abbraccio. Alfred le accarezzò i capelli.

<< Mi dispiace non poter giocare sempre con te... >>

<< Papà... Va tutto bene!>> urlò, notando l'espressione affranta del suo papà. Per una volta che stavano insieme, dovevano almeno essere felici!

<< Sono contenta di aver potuto giocare con te oggi, padre >>

Una figura marmorea apparse di fianco a loro. E per Courtney quella figura rappresentava tutto: quella era la persona più importante al mondo, quella che la capiva con un solo sguardo: era la mamma.

<< Oh mio Dio! Voi due stavate giocando? >> Sulla donna apparve un sorriso. Era così raro che suo marito giocasse con sua figlia... così raro, che uscisse da quel laboratoio. Così raro che si stesse dedicando alla sua famiglia e non quei... quei... cosi.

<< Mamma! >> la bambina si alzò in piedi e corse verso la madre, che intanto, sorrideva beata.

<< Guarda! Papà mi ha fatto una corona di fiori! >>

<< E' sensazionale! Ti sta d'incanto, Courtney, >> disse la madre alla propria figlia, abbassandosi leggermente all'orecchio della figlia cos' bassa rispetto a lei.

<< Perciò tu stavi giocando con lui tutto il giorno? >> domandò, indicando il marito con un dito, che, anch'esso, mirava la donna con uno sguardo dolce.

<< Si! >> la bambina si girò verso il padre, tutta contenta.

<< Dovremmo farlo di nuovo, padre! >>

<< Si, dovremmo. La prossima volta, anche tua madre si unirà a noi. >> accennò un sorriso, dicendo questo. Lo rincuorava il fatto che fossero una famiglia così unita.

<< Beh, non vedo l'ora di farlo... Cough! Hack! >> la donna starnutì pesantemente, mettendosi una mano sulla bocca.

<< Mamma! >> esclamò Court. Per lei era strano vedere star male sua madre.

<< Sc-Scusami.. Solo un altro... Hack! Wheeze! >>

Il marito, spaventato, si alzò e raggiunse la moglie.

<< Non spingerti se non ti senti bene! >> gracchiò.

<< Vieni. Prendi qualche medicina da Maria. Ti aiuterà a sentirti meglio. >>

La moglie assunse in faccia un'espressione di disgusto. Una medicina da lei?Da quella Vagabonda? Mai e poi mai.

<< No... Posso prenderla da sola... >>

<< Mamma, ti fa male? Tu stai bene, giusto? >> la bambina era in ansia. A quei tempi, poche medicine riuscivano a guarire completamente un corpo malato.

<< Scusa se ti ho preoccupato. Sto perfettamente bene... Non guardarmi così ansiosa, perfavore! >> disse notando lo sguardo della piccola. le scappò una risata. E lo stesso anche per Courtney.

<< Courtney. Il tuo sorriso mi fa stare meglio più di ogni altra cosa! Se io non vedo il tuo sorriso, non riesco ad andare avanti... >>

E questa era la verità. Era ben noto quanto il sorriso dell'ispanica portasse buonumorea tutti, persino ad una persona infelice come la mamma.

<< Madre... >> sussrrò quest'ultima.

<< Ora. Vieni dentro che è pronta la cena. Ho cucinato gli hamburger questa sera! I tuoi preferiti, Courtney! >>

Questa notizia fece crescere l'acquolina alla bambina. Prova ne fu lo stomaco, che cominciò a borbottare.

< Evviva! Tutti amano i tuoi Hamburger! vero, papà? >>

Il padre cominciò a ridere. << Hahaha, certo! I suoi hamburger sono i migliori del mondo! >>

Noi eravamo così felici

C'era Maria, ma

ciononostante, noi tre eravamo una famiglia così felice.

Ma quando mamma morì di malattia

ed anche la felcità che avevamo allora, beh...

 

Il ticchettio dell'orologio procedeva, come un'allegra sinfonia.

Ticchettava. Tic, tac faceva. Tutto procedeva tranquillo. troppo tranquillo.

Fin quando un urlo proveniente dal suolo irruppe quella calma così beata.

<< Huh? >> la bambina si alzò dal letto una seconda volta, in quella giornata che doveva passare ancora alla luce.

<< Quell'urlo... Papà? >>

La bambina si mise le pantofole, per precauzione.

<< Deve essere successo qualcosa... Vado a controllare papà! >> proclamò, solenne.

Con passo felpato si diresse verso la porta della sua cameretta. Toccò lievemente la maniglia dorata, per poi piegarla.

<< Ho un brutto presentimento... >> sussurrò più al vento che a se stessa.

Aprì la porta ed uscì dalla stanza. Percorse metà corridoio, per poi fermarsi.

C'erano dei rumori strani, invisibili...

<< Che cos'era quel suono...? Era una voce? >> si domandò.

Si sentirono dei colpi secchi sbattere contro il muro, contro il pavimento. Ad ogni colpo un'impronta insanguinata macchiava la superficie. Le impronte aumentavano sempre di più, sempre più vicino a Court... fino ad atterrarla. Si mise in ginocchio, terrorizzata, emettendo suoni simili ad "Eek". Si sentì un rumore sinistro, come se una pelle fosse stata lacerata. Poi, dal nulla, li vide.

Due zombie, uno alto con la pelle rossastra con i capelli verdi se ne stava a pochi centimetri da lei, l'altro, senza gambe, strisciava verso con un ghigno in volto. Courtney arretrò non poco.

<< Nooo...! >> schiamazzò lei. Aveva paura, tanta paura.

Gli zombie s'avvicinavano sempre di più a lei, la pelle marcia che cadeva dalle loro ossa gialle gli rendavano inquietanti.

<< No... Non... >> Courtney non sapeva che fare. L'avrebbero inseguita. L'avrebbero ridotta a brandelli. Cosa poteva fare?...

<< Da questa parte! >> una voce maschile, calda e roca la chiamò da dietro, dall'altra parte del corridoio.

Courtney si alzò di scatto.

<< Chi è stato? >> Era curiosa. Chi c'era in casa sua, che aveva un minimo di cervello oltre a lei, suo padre e forse Maria?...

<< Vieni da questa parte! >> tuonò di nuovo quella voce.

<< C'è qualcuno laggiù?... >> si domandò. Spinta dalla curiosità, e si, anche per il fatto che alle calcagna aveva due zombie, si inoltrò dall'altre parte del corridoio. Corse, corse e corse. Girò l'angolo e lo vide: un ragazzo alto, con dei vestiti da punk, e con una cresta verde fluo attirò la sua attenzione. Era appoggiato su un muro, e lo vedeva solo di profilo.

<< Chi sei tu? >> gli domandò.

<< Da questa parte. >> sussurrò, ancora.

<< Chi...? >> sei tu? avrebbe voluto dire, ma non ci riuscì. Venne semplicemente paralizzata da quella visione.

<< Resta con me. >> quell'uomo si girò. E per Courtney fu orribile.

Aveva un solo occhio azzurrino, l'altro, era stato levato con forza, e, al suo posto, erano intrecciati tanti fili giallognoli viscidi. Quella zona facciale era strana... come se fosse stata bruciata.

<< Ho detto. Da questa parte! >>

<< Nyahhh...! >> emise un breve rantolo, quella bambina. Terrorizzata, scappò di nuovo indietro.

Al suo ritorno, quei... quei cosi, erano ancora lì! Non sapeva che fare.

<< Yah... >> non seppe nemmeno cosa fece, lasciò che il suo istinto la guidasse in un luogo più sicuro, più calmo. La sua cameretta.

Ci si infilò come una lepre, e la chiuse a chiave. Non sarebbe entrato nessuno ne' zombi, ne' uomini con un occhio solo ne'...

<< Cos'è quello? >>

Non aveva fatto in tempo a scampare dei pericolosi assassini, che un'altro campeggiava davanti alla sua libreria. L'uomo, sentendo la voce della fanciulla, si girò. Era molto altro ed imponente... Carnagione biancastra, ed occhi rossi scarlatti. Indossava uno smocking en un berretto nero.

<< Hai molti libri interessanti in questa stanza... >> disse quell'uomo.

<< Ti piacciono i libri, mia cara? >>

<< Chi sei tu? >> tuonò la bambina. Come osava uno sconosciuto all'apparenza normale, itrufolarsi in camera sua?

<< Ora. Non essere aggressiva. Sono solo un uomo d'affari >>

<< Un uomo d'affari?... >> domandò la bambina.

Il signore si tolse il cappello e fece un'inchino, facendo scorgere una testa priva di capelli.

<< Chiamami Ogre. Spero di conoscerti, giovane lady. >>

Courtney rimase in silenzio.

<< Ma è abbastanza fastidioso... pensare che i cadaveri bighellonino attorno alla casa. >> confermò, Ogre.

<< Cadaveri...? Quei mostri là dietro? >> disse la giovane, indicando la porta dietro di se.

<< Sono come i mostri delle fiabe... >> commentò fra se e se.

Ritornò seria. << Perchè avremmo mostri come quelli?... >> domandò a quel misterioso signore.

<< Beh. E' semplice. >> A Courtney le si illuminarono gli occhi.

<< Quello che hai visto erano i cadaveri che tuo padre usava come soggetti per i suoi test. Sopraffatti dalla rabbia quelli deceduti sono stati riportati dal potere di un corso. >> continuò.

<< Per vendicarsi di tuo padre... ma certo. >> aggiunse, in fine.

<< Cosa?! >> esclamò Courtney.

<< Quindi mio padre è in pericolo...? >>

<< Devo andare a salvarlo! >> esclamò. Si girò per aprire la porta ma fu bloccata dalla voce di Ogre.

<< Perchè dici così? Per realizzare i suoi desideri, ha ucciso così tante persone come parte dei suoi espirimenti. Questo è il suo castigo. Ora tu puoi realizzare...la vera natura di tuo padre. E tu vuoi ancora salvarlo? >>

Courtney non disse niente. La testa rimase china, mentre apriva la porta della sua camera.

<< Mio Dio... Forse non riesce ancora a capire il dolore che provano. >>

 

 

 

 

 

   
 
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