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Autore: report    13/07/2008    6 recensioni
Credevo di avere più tempo.
Credevamo di avere più tempo.
Che cosa abbiamo fatto?
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la seconda parte, ringrazio di cuore chi ha commentato la prima parte, spero mi sia venuta bene anche questa.










Credevo di avere più tempo.
Credevamo di avere più tempo.
Tutto rapido.
Fulmineo.
L’attacco e le ferite.
Sangue.
Dolore.
Sofferenza.

Adesso fisso lui.
Lui che è me.
Le sue lacrime miste alle mie.
Le sue mani sporche come le mie.
Non può essere vero.
Non può finire così.
NO!
NO!
NO!
Devo parlare ancora.
Devo poter urlare al mondo ciò che sento per te.
Vedo il dolore dei miei occhi, riflesso nei suoi.
I suoi sono i miei.
I miei sono i suoi.
Lo devi sapere.
Devi sentirlo non solo pensarlo.
Sperarlo.
Crederlo.

Voglio che tu, come lei, senta il nostro cuore battere all’unisono.
Voglio che tu, come lei, sorrida quando lo diremo.
Urleremo.
Strepiteremo.
Voglio il futuro che mi merito.
Pretendo di avrei un futuro.
Un futuro con te.
Osservo le sue mani stringere le tue e accarezzarti la fronte.
Troppo dolore.
Abbasso lo sguardo e sposto una ciocca ribelle dal tuo volto.
Nera come la pece.
Come l’oblio.
Lì il sangue non è giunto.
Il tuo volto come il suo è lindo.
Poi lo vedo.
Non è vero.
Le mie mani macchiate di sangue ti hanno sporcato, così com’è sudicia la sua fronte.
Sento le lacrime colpire la stoffa e alzo la testa per vederne altre, ma poi mi rendo conto che tu non piangi.
Sono io.
Mie le lacrime che cadono, che chiedono pietà.

Posso aver fatto questo?

Eppure l’odore non mente e neanche il suo sguardo sconvolto.
Che cosa ho fatto?
Che cosa abbiamo fatto?
Osservo Miroku che s’inchina sopra il petto di Sango e singhiozza.

Che cosa posso fare?

Sento le sue parole di dolore, sofferenza e sono le mie.
Quell’attacco cosa ci ha fatto fare?
Colpire lei.
Colpire loro.
Non un’altra volta.
Non voglio perdere un’altra volta il mio cuore.
Se lo perdo di nuovo, so che non lo troverò più
Andrà perso.
Sarei morto.

Scuoto la testa e sollevo il corpo di Kagome mentre lui mi fissa.
Non mi arrendo.
Non così.
Mi avvio e lui mi urla dietro.
Neanche mi volto.
Lei è forte.
Sono forti.
Non possiamo cedere.
Sempre senza voltarmi lo sento al mio fianco e sento le urla dell’intero villaggio.
Lei che mi filmina.
Che afferra i corpi e che sparisce lasciandoci lì.
Per ore.
Per giorni.
Per mesi.
La sofferenza è infinita.



Colpire le persone che ami è un abominio.

Sapere cosa stai facendo, ma non riuscire a fermare il proprio corpo, l’inferno.

Nei mesi ho lavato milioni di volte quelle mani e sulle sue noto ancora i segni dello sfregamento.
Ma l’odore è sempre lì.
Come il rosso del sangue.
Lo vedo lo stesso.
Odio le mie mani.

Odio i miei artigli, ma adesso loro scorrono leggeri su una candita pelle, timorosi.
Osservo le mani di lui massaggiare le spalle semi nude.
Tremano.
Tremeranno per sempre.
Nel ricordo.
Nell’incubo di ciò che è stato.

Sento le piccole dite stringere le mie, artigliate e per un secondo le ritraggo.
Lei sorride.
La luna sparisce, compare il sole.



“Io amo tutto di te. Non pensare ad altro!”


Una semplice frase e io rinasco.

Pensavo di non avere più tempo.
Pensavamo di aver perso tutto.
Pensavo male.
Credevo che non avrei più avuto il coraggio di dirtelo.
Ma poi lui l’ha fatto e ho creduto di poter fare altrettanto.
Avevo ragione.
Speravo con tutto il cuore che saresti sopravvissuta.
Anche odiandomi, così come lo pensava lui.
Speravo che non mi avresti cacciato dopo tutto quel dolore.
Speravo bene.
Adesso non penso, non credo, non spero, ma vivo.
Vivo il presente, sognando il futuro.
Vivo con te.
Per te.
Per voi.
Osservo lui che mi sorride.
Abbiamo sofferto entrambi credendo di averle perse dopo tutta quella battaglia, ma adesso avremo le nostre famiglie, ma…

Dopo tutto…

Una cosa la penso.
TUO FIGLIO DOVRà STARE LONTANO DA MIA FIGLIA!


BACI A TUTTI!
   
 
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