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Autore: Viki_chan    14/04/2014    2 recensioni
- Seconda serie di (s)fortunati eventi -
Anna-chan ha vissuto qualche giorno in Corea, nel quale ha avuto modo di conoscere meglio se stessa e un mondo che da sempre l'ha affascinata. Tornata a Tokyo da qualche mese, il suo breve periodo a Seoul diventa un sogno da cui svegliarsi definitivamente.
Ma è davvero possibile dimenticare?
E soprattutto, è davvero solo lei a soffrire di questa situazione?
Evento #1: Nuova vita, nuovo lavoro, vecchia Anna
Evento #2: Cambi di programma, una faccia conosciuta e il ritorno di Anna-chan
Evento #3: Amiche deluse, telefonate inaspettate e cosmetici
Evento #4: Pensieri umani, pennarelli scarichi e messaggi cifrati
Evento #5: yakitori francesi, hotel blindati e il libro
Evento #6: le stesse parole, il silenzio e la crisi
Evento #7: l'uomo alla porta, luci drammatiche e accordi disattesi
Evento #8: Gimpo, le fan e la colazione per due
Evento #9: Provocazioni, Kim Camille e il sorriso di Ryeowook
Evento #10: lo schedule, la Kyobo e l'evento dell'anno
Evento #11: la sposa, i manager e la fine della discussione
Evento #12: l'appartamento, lo sguardo di Siwon e il ritorno
Evento #13: Il volo, il Capitol e la tenda bianca
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una Serie di (S)fortunati Eventi

Evento #9


 



Quattordici-H.
Scatto fuori dall'ascensore ancora prima che le porte si siano aperte del tutto e mi fiondo nel corridoio.
“14-H” mi dico ad alta voce.
Cammino in fretta, quasi corro.
Il quattordicesimo piano non è come quello che ho appena lasciato, ci sono meno porte.
Il corridoio fa una curva a gomito e, appena giro l'angolo, ne vedo una aperta a qualche passo da me.
14-H.
Prendo un respiro e sento il cuore battermi in gola.
Appena varco la soglia, una decina di uomini in abito elegante si voltano a guardarmi.
“Anna” dice il signor Park, seduto a uno dei lati più corti del tavolo ovale al centro della stanza. “MinHee, puoi far accomodare Anna?”
Una ragazza in tailleur mi fa un mezzo inchino e mi indica una sedia in mezzo a due uomini, uno dei quali vestito in modo più casual degli altri.
Sul tavolo, davanti a me, c'è un bicchiere vuoto e una bottiglia di acqua. Quando rialzo lo sguardo, il signor Park sta parlando con l'uomo seduto accanto a lui.
L'orologio digitale appeso al muro alle loro spalle segna cinque minuti a mezzogiorno.
Quello di Donghae deve essere in avanti di almeno dieci minuti, penso.
Rimango immobile finché una donna entra e chiude la porta alle sue spalle. Quel gesto zittisce l'intera stanza e gli sguardi si concentrano sull'uomo accanto al signor Park.
“Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare” esordisce l'uomo.
Nel suo discorso, in un coreano troppo veloce e cadenzato perché io riesca a capire tutto, l'uomo parla dei ragazzi. Di tanto in tanto interpella qualche altro partecipante, che dice semplicemente qualche parola come “Pechino alle sette” o “Non è ancora stabilito” o “Sa già tutto”.
Gli uomini più attivi sono quello vestito in modo casual – che credo di aver già visto da qualche parte – e l'uomo di fronte a me, che invece ho la certezza di avere già incontrato.
E' il manager che ha accompagnato Kyuhyun sul set di Eternity.
“Adesso parliamo della promozione di Super Junior Photobook. Seduta al nostro tavolo c'è Anna, la fotografa a cui dobbiamo parte del nostro successo” sento dire al signor Park ad un certo punto.
Senza pensarci, scatto in piedi e faccio un profondo inchino.
Il silenzio cala sulla stanza.
L'uomo davanti a me alza gli occhi al cielo.
Mi risiedo e guardo il signor Park.
Sento le guance andarmi a fuoco.
“Parlerò in coreano molto lentamente, in modo che Anna possa capire” dice subito dopo. “Lei seguirà i ragazzi nelle due date di Seoul e in Giappone. Curerà la parte fotografica e gestirà questi eventi.”
“Per questo non ci siamo noi manager?” chiede l'uomo vestito in modo casual. “Sono Kim Jung Hoon, mi scuso per non essermi presentato, Anna.”
“Molto piacere” rispondo.
“Certo che sì. Anna avrà un ruolo più informale. Non l'ho presa per la sua efficienza, ma perché i ragazzi hanno dimostrato di essere molto più naturali quando lei c'è. Ne abbiamo già parlato in merito alla scelta delle foto per il Photobook.”
“Quanti anni hai Anna?” commenta l'uomo di fronte a me.
Quanti anni ha Anna?
“Ventidue” rispondo. Il primo numero che mi viene in mente.
L'uomo mi guarda come se avessi appena detto di essere dalla sua parte.
“La Y.Ad ha fatto delle scelte piuttosto pericolose, in passato. Chi ha curato il servizio di Eternity non è ancora stato in grado di fornirci delle foto di un livello sufficiente.”
Alcuni uomini commentano a bassa voce.
Sembrano d'accordo.
Il signor Park aspetta che tutti si ricompongano prima di parlare. In quei secondi di attesa, il suo sguardo passa in rassegna il tavolo indugiando qualche istante in più su di me.
“Le avremo entro stasera. Anna si occuperà di guardare tutti i provini del photoshoot e di scegliere le foto giuste” commenta il signor Park. “Detto questo, alle 22 andremo a fare l'ultimo sopralluogo alla libreria. Avete i programmi dei ragazzi, li voglio domani alle 14 alla Kyobo. Se non avete altro da aggiungere, abbiamo tutti molto da fare.”
Lo scorrere delle sedie sul pavimento riempie la stanza per qualche secondo poi, uno a uno, i presenti si dirigono verso l'uscita.
“Anna, mi puoi precedere nel mio ufficio? Ricordi dov'è?” mi chiede il signor Park mentre mi sto alzando. Accanto a lui, l'uomo che ha parlato per tutta la riunione mi osserva.
“Ventiquattresimo piano” rispondo.
Come dimenticare.
“Arrivo subito.”
Annuisco, faccio un mezzo inchino al suo interlocutore e esco.




Quell'uomo mi stava provocando?
Questo è ciò che penso quando MinHee, la giovane segretaria del signor Park, mi accompagna dalla sala riunioni al suo ufficio.
Kwang, il manager di Kyuhyun, si è rivolto a me sprezzante. Capisco la differenza d'età – che ora lui può anche quantificare perfettamente – ma il tono con cui mi ha parlato non mi è piaciuto.
Inoltre, io non sono la Y.Ad.
E nemmeno Hiroshi.
Non ho scelto io quelle maledette foto.

“Mentre il signor Park arriva, tu accomodati.”
MinHee sembra avere pochi anni in più di me, eppure ho notato che il signor Park le porta un grande rispetto. Mi guarda sedermi, poi appoggia un paio di cartellette sulla scrivania.
L'ufficio è ancora lo stesso. Stessa scrivania, stessa poltrona, stessa finestra da cui si può vedere il cielo sopra a Seoul nei momenti di tensione o sconforto.
Oggi il cielo è terso, così diverso dalle pesanti nuvole invernali di qualche mese fa.
“Vado a prendere le tue cose e arrivo” mi dice prima di uscire.
Il signor Park entra poco dopo sorridendo.
“Sono davvero molto felice di averti riportato in Corea, Anna” commenta sistemandosi sulla comoda sedia in pelle davanti a me. “Ora però dobbiamo parlare di lavoro.”
Annuisco, poi mi metto dritta sulla sedia, quasi sull'attenti.
“Come hai sentito durante la riunione, la questione Eternity non è ancora finita. Anche la seconda serie di foto scelte dal collaboratore della Y.Ad non sono piaciute al Manager Kwang e alla SM. Come puoi immaginare Kyuhyun non ha tempo di tornare in Giappone a farsi fotografare, quindi oggi ho bisogno che tu riesca a trovare almeno venti foto da sottoporre di nuovo ai miei colleghi” dice premendo poi il pulsante dell'interfono installato sulla sua scrivania. “MinHee, puoi portarmi quello che ti ho chiesto di preparare? Dicevo... trova queste venti foto. Ne abbiamo bisogno entro stasera, la campagna di Eternity deve partire al più presto sia in Giappone che in Corea. Sakura deve diventare un volto conosciuto anche qui.”
“Ma Sakura...”
La mia domanda rimane a metà. MinHee entra e porta al signor Park una scatola e dei documenti.
Il signor Park la congeda, dà un occhiata ai documenti e torna a guardami.
“Ho bisogno del tuo impegno e del tuo lavoro al 100%” dice in inglese, forse per essere ancora più chiaro. “Quindi non farti problemi a chiedere strumenti, informazioni, chiarimenti. Detto questo, ho qui il necessario per cominciare.”
Annuisco, poi lo vedo aprire la scatola.
Il primo oggetto che mi porge è badge simile a quello che ho già al collo.
“E' diverso” commenta lui vedendo la mia mano scattare sul mio petto. “Questo badge magnetico è la chiave dell'ufficio che ti abbiamo messo a disposizione, al ventesimo piano. Ora, parlando di questo, ho bisogno di sapere cosa ti serve. Ho già fatto predisporre un collegamento con la Y.Ad e...”
“Bon Ha” dico di getto. Il signor Park mi guarda un istante, interrogativo.
“Bon Ha?”
“La mia assistente. Non ha senso che io parli con Hiroshi, ha già visto troppe volte le foto. Ho solo bisogno di qualcuno che mi faciliti il lavoro” commento lasciando che la bocca esponga i miei pensieri senza filtro.
Il signor Park annuisce, poi appoggia il badge sulla scrivania. Prima di prenderlo aspetto la sua mossa successiva.
“La seconda cosa di cui hai bisogno è un posto dove dormire” dice estraendo una chiave magnetica con un portachiavi con il logo della SM inciso. “Ho chiesto a MinHee di trovarti un appartamento tra quelli che abbiamo a disposizione, spero che la sua scelta ti piaccia. Chiederò a uno dei nostri assistenti di accompagnarti lì più tardi. La tua valigia è già stata trasferita.”
Annuisco e, di nuovo, lascio che il manager appoggi le chiavi della mia nuova casa sul tavolo.
Tutto questo non può essere reale, mi dico mentre l'uomo estrae dalla scatola un cellulare e mette il contenitore da parte.
“Questa è la tua nuova linea” mi dice mostrandomi il telefono, delle dimensioni standard coreane, ovvero il doppio del mio vecchio iPhone. “E' un numero strettamente riservato e per questo ti invito a usarlo solo per persone collegate con la SM. Ti abbiamo salvato già delle scelte rapide” dice premendo qualcosa sullo schermo e voltandolo verso di me. Il tastierino numerico sul touch screen è corredato da dei nomi.
Sotto al numero uno c'è la segreteria telefonica.
Al due, “Autista Kang”.
Al tre, “Segretaria MinHee”.
Al quattro, “Mister Park”.
Al quinto...
“Chi è Kim Camille?” chiedo leggendo il nome sotto al numero corrispondente.
Il signor Park volta il telefono verso di lui e lo appoggia sul tavolo. Da come cambia postura, ho come la sensazione che mi stia per dire qualcosa di importante.
“Camille sarà nel periodo che trascorrerai con noi una sorta di angelo custode, per te” dice con un tono quasi solenne, come se stesse parlando davvero di una creatura ultraterrena. “Lei e i suoi collaboratori si occupano di uno dei settori più importanti della SM: il rapporto tra i nostri artisti e il pubblico. Camille ogni giorno tiene sotto controllo siti, riviste, blog, social network di tutto il mondo, cercando di evitare fughe di notizie o articoli spiacevoli.”
Il signor Park tace e mi guarda. Non so che reazione si aspetti da me, ma per me questa è tutt'altro che una sorpresa. La SM è una delle etichette più importanti in Corea del Sud e, sicuramente, quella più discussa, soprattutto per come tiene al guinzaglio i suoi sottoposti. E' ovvio che ci tenga a mantenere la sua immagine più pulita possibile.
“L'opinione pubblica ha delle idee molto discordanti su di noi” continua il signor Park, come se mi leggesse nel pensiero. “Di conseguenza Camille ha un ruolo fondamentale. E' lei che misura la temperatura dei fan, studia i gusti del pubblico, filtra le richieste di centinaia di giornalisti che ogni giorno vorrebbero parlare o fotografare i nostri ragazzi. Lo puoi immaginare, tutti vorrebbero un pezzo dei nostri idol e più le foto sono inedite o rubate, più il mercato le paga.”
Di nuovo, il signor Park fa una pausa.
Non so se vuole che dica qualcosa, ma io faccio davvero fatica a tenere a freno la lingua.
“Camille Kim dovrà valutare anche il mio lavoro?” chiedo.
“No. Nel periodo in cui tu lavorerai con noi, Camille terrà sotto controllo le voci sul tuo conto.”
Quasi cado dalla sedia. Guardo il signor Park e, nel modo più tranquillo che posso, mi protendo verso di lui. Questo non aiuta la mia stabilità e le mie ginocchia battono dolorosamente su una delle gambe della scrivania.
“Tranquilla, Anna” commenta lui facendo un mezzo sorriso. “E' una prassi. Questo tuo lavorare con i ragazzi, in questo periodo, ti farà partecipare ad alcuni eventi pubblici. Il solo fatto che tu lavori qui alla SM... hai visto anche tu, le fan qui fuori” dice indicando un punto imprecisato fuori dalla finestra. “Il solo fatto che loro ti vedano entrare e uscire da qui... desterà curiosità. Sei giovane, occidentale, di bell'aspetto. Si chiederanno chi sei.”
Vorrei sentirmi lusingata dalle parole che il signor Park ha usato per me, ma non sono in grado di provare niente, al momento. Sono solo attonita.
“Camille Kim terrà sotto controllo ciò che l'opinione pubblica dice... di me?” chiedo. Vorrei sembrare meno sorpresa e diffidente, ma il tono con cui faccio la domanda è quasi maleducato.
Abbasso la testa e taccio.
“Può sembrare surreale, Anna, ma è così. Non pretendo che tu capisca e, credimi, tutto questo è fatto solo ed esclusivamente come precauzione, ma lo show business è un mondo che non permette di avere segreti. Per certi versi, è come se i nostri ragazzi andassero sempre in giro nudi” dice annuendo alle sue stesse parole.
Mi mordo un labbro. Sono felice di essere tornata a Seoul, lo sono davvero.
Ma l'idea di andare in giro nuda – anche se solo in senso figurato – è una cosa che non mi piace per niente.
“Non c'è un modo per evitare tutto questo?”
“Se ci fosse, Anna, credo che gli idol non esisterebbero. Tutti noi, in questo palazzo, dovremmo trovarci un altro lavoro, non solo Camille. Ad ogni modo, lei non ti disturberà mai, salvo casi eccezionali. Come puoi immaginare il controllo della tua immagine è una missione a basso profilo per Camille e il suo staff, per questo ti invito a segnalarle ogni cosa strana che ti accade intorno: qualche giornalista che ti si avvicina, qualche fotografo appostato nei luoghi che frequenti... è importante che tu la riferisca a lei. Ecco perché è al quinto posto della tua rubrica.”
Alzo di nuovo lo sguardo e lascio che il signor Park mi metta il mio nuovo cellulare tra le mani.
Non so cosa dire, troppi pensieri cercano di farsi spazio nella mia mente, così taccio.
Il signor Park annuisce di nuovo, poi il suono dell'interfono spezza l'atmosfera pesante che si è creata tra noi.
“Manager Sung Woo è arrivato” dice MinHee non appena l'uomo pigia il pulsante.
“Perfetto” commenta lui. “Anna, mi dispiace molto, ma temo che il nostro tempo sia finito. Io sarò in ufficio fino alle 21, poi ho una cena di lavoro. Per il resto dei tuoi compiti, ho fatto preparare nel tuo ufficio uno schedule dettagliato” dice alzandosi.
Faccio lo stesso, mettendo in una tasca della borsa il mio nuovo cellulare e raccogliendo dalla scrivania le altre cose che mi ha consegnato.
“La ringrazio” dico mentre mi fa cenno di precederlo.
Non so spiegarmi perché, ma ce l'ho con lui.
Mi sento in qualche modo tradita.
Varco la soglia della porta a testa bassa, in silenzio.
Sento delle voci provenire dal corridoio degli ascensori, ma non ho tempo di alzare lo sguardo.
Le braccia sono già lì, intorno alle mie.
La velocità con cui mi stringono è tale che il mio viso va a sbattere contro l'esile petto del loro proprietario.
“Anna-chan” lo sento borbottare nel mio orecchio sinistro. “Anna-chan.”
Sbuffo e sorrido.
“Mi stai mettendo in imbarazzo, Ryeowook.” commento dopo essermi fatta coccolare per qualche secondo.
“Anna-chan. Mi sei mancata così tanto” dice lui ignorando ogni mio tentativo di liberare la presa.
E' davvero magro, ma non è per niente debole.
“Anche tu” sussurro. “Ora puoi lasciarmi?”
Ryeowook cede e si allontana un passo. Solo in quel momento vedo che, oltre al signor Park, anche un altro uomo ha assistito alla scena.
“Ryeowook” lo riprende il signor Park. “Cosa ci fai qui?”
“Sono venuto per Anna-chan!” commenta lui come se fosse la risposta più ovvia del mondo.
Non riesco a nascondere un sorriso.
“Non hai nulla da fare prima del servizio fotografico? Mangiare, dormire?”
Anche il signor Park fatica a stare serio.
E' impossibile non farsi contagiare dal buonumore di Ryeowook.
Il suo sorriso, in effetti, sembra illuminare tutto il corridoio.
“Ho tempo, tanto tempo!” esclama lui. “Posso fare moltissime cose. Cosa sta facendo Anna-chan?”
“Sto andando nel mio ufficio a lavorare” rispondo io, cercando di mantenere la poca professionalità che mi è rimasta.
Non faccio in tempo a finire la frase che Ryeowook mi ha già preso a braccetto.
“Accompagno Anna-chan nel suo ufficio, poi vedrò.”
Detto questo, vengo letteralmente trascinata verso gli ascensori.
“Ricordati di mangiare qualcosa!” urla l'uomo che lo accompagnava un istante prima che le porte dell'ascensore si chiudano.
Lui non risponde.
Alza le spalle e preme il tasto numero venti.
“Andiamo.”


 

   
 
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