Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: bik90    15/04/2014    7 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Martina provava a prestare attenzione a ciò che le stava dicendo l’altra ma nella sua mente aleggiava sempre la stessa considerazione.
Greta era tornata.
L’aveva cercata a lungo ed era riuscita ad arrivare fino a lei. Più volte doveva guardarla per assicurarsi di non stare sognando e il suo profumo le faceva capire che era sveglia.
<< Mi stai ascoltando, Marty? >> le domandò improvvisamente la più grande inforcando gli occhiali da sole.
<< Scusa, mi sono momentaneamente persa…io non credevo che ti avrei rivista…non dopo tutto quello che successe >>.
Ricordava fin troppo bene lo scandalo scoppiato al suo liceo quando due professori le scoprirono durante l’intervallo a baciarsi e di come fossero stati coinvolti non solo i suoi genitori ma anche la preside e il vice preside. Suo padre aveva urlato come mai in vita sua addossando totalmente la colpa alla donna adulta e pretendendo di ottenere un allontanamento dell’insegnante che aveva deviato sua figlia. La ragazza aveva provato a parlare ma non c’era stato verso di essere ascoltata. E poi c’era stato il trasferimento precipitoso non solo in un’altra città ma perfino in un’altra regione. Di Greta, Stefano voleva cancellare ogni ricordo.
<< Lo so, piccola >> rispose l’altra con un sorriso << Ma sono tornata >>.
Martina credette di morire di fronte a quel gesto.
<< Come mi hai trovata? >>.
<< Non è stato così difficile >> ribatté enigmatica Greta << Mi spiace lo stesso averci messo così tanto >>.
La ragazza arrossì involontariamente mentre camminavano sul lungomare soleggiato e pensò a come doveva comportarsi. Suo padre aveva accettato da poco la relazione con Eleonora, dubitava che avrebbe preso allo stesso modo la notizia del ritorno della donna. Fece un respiro profondo non sapendo nemmeno lei cosa dire. Era felice di vederla? Indubbiamente. Lei era stata il suo primo amore, la persona con la quale era andata a letto la prima volta, alla quale aveva rivolto i suoi sentimenti ma c’era Eleonora adesso anche se si erano lasciate. Doveva fare finta di non provare più niente per lei? Sarebbe stato tremendamente semplice gettarsi tra le braccia di Greta e dimenticare il resto. Eppure quella ragazza dall’apparente menefreghismo, dalla vita apparentemente perfetta, dall’apparente indifferenza nei suoi confronti le aveva rapito il cuore. Era la consapevolezza di essere andata oltre ciò che faceva vedere agli altri a farla sentire importante e sapeva che Davide non reggeva minimamente il confronto. Chinò il capo sul marciapiede preferendo non rispondere. Era confusa sulla nuova situazione, negarlo sarebbe stato inutile.
<< Come ti trovi qui? Ti piace? >> le chiese la donna cercando di fare conversazione.
Martina si passò una mano tra i capelli.
<< E’ un posto tranquillo >> rispose cauta << Ho stretto amicizia con una ragazza della mia classe, Simona. Lei prese bene il mio…passato. Non è stato come a Genova >>.
<< Le hai raccontato di me? >>.
<< A grandi linee >> fece evasivamente l’altra evitando di guardarla.
Non sapeva se raccontarle o no di Eleonora, di come la sua vita fosse andata avanti dopo il trasferimento, di come fosse stata nuovamente felice. Tra le due cadde nuovamente il silenzio e Martina riuscì a dare un nome a quelle pause. Imbarazzo. E anche un senso di estraneità. Si guardò intorno senza osservare nessuno in particolare e fu in quel momento che la vide. Le dava le spalle mentre chiacchierava con un ragazzo. Sua sorella era a pochi metri da lei e l’attendeva. Senza rendersene conto, si fermò per poterla osservare incurante dell’occhiata interrogativa di Greta. Il suo primo pensiero fu quello di avvicinarsi, posarle una mano sulla spalla per farla voltare e baciarla davanti a tutti, soprattutto di fronte a quello sconosciuto come a marcare a chi appartenesse la ragazza; subito dopo, invece, preferì continuare a fissarla in silenzio e sperando che fosse lei a girarsi sentendosi i suoi occhi addosso. La gelosia nei suoi confronti non era ancora scomparsa.
<< Marty, tutto bene? >>.
La ragazza si riprese prontamente risvegliandosi dai suoi pensieri.
<< Sì >> disse riprendendo a camminare e staccando finalmente gli occhi dalla figura di Eleonora << Sì, tutto bene >>.
 
Non poteva evitare a lungo le chiamate di Davide, soprattutto considerando il fatto che l’avrebbe visto il giorno dopo a scuola. Avrebbe voluto potergli sfuggire ancora per qualche giorno ma era impossibile. Onde evitare che le facesse il terzo grado davanti a tutta la classe, all’ennesima telefonata dell’amico rispose.
<< Ciao Davide >> disse attivando la conversazione.
<< Cazzo, Ele è da stamattina che provo a chiamarti! >> fece immediatamente Davide dando sfogo a tutta la frustrazione che provava.
<< Lo so >> rispose la ragazza << Sono stata in ospedale da mia sorella >> aggiunse con tono asciutto.
Solo in quell’attimo il ragazzo parve ricordarsi della più piccola delle sorelle Domenghi.
<< Ah, scusami >> affermò sentendo un leggero senso di colpa << Potevi…potevi mandarmi almeno un messaggio. Adesso sei ancora lì? >>.
<< Sono uscita da poco >>.
<< Senti, dobbiamo parlare. Che cazzo vai combinando con Filosi? >>.
Eleonora spostò il peso da un piede all’altro mentre camminava.
<< Niente, non sto combinando niente >> ribatté stizzita e iniziando ad innervosirsi.
<< Te lo sei scopato? >> domandò Davide senza un minimo di pudore.
<< Cosa? >> esclamò l’altra sconvolta << Come…come cazzo fai a pensare una cosa del genere? Oh, cazzo Davide! >>.
<< Ieri ti ho trovata avvinghiata a lui e se non fosse stato per me chissà fin dove vi sareste spinti! >>.
<< Io non mi sarei spinta da nessuna parte! >> continuò Eleonora << Ascolta, è un periodo di merda. Io… >>.
<< Ti rendi conto che sono mesi che ti comporti in modo strano? >> obiettò l’amico interrompendola << Che fine hai fatto? E poi chi cazzo è Martina? >>.
La ragazza inghiottì un groppo di saliva passandosi una mano tra i capelli e iniziando a passeggiare nervosamente.
<< Nessuno >> rispose infine << Non è nessuno, ero ubriaca! Qual è il punto, Davide? Che non scopiamo? >>.
La pausa che fece l’altro prima di rispondere le fece comprendere d’aver centrato il punto. Si chiese come facesse ad essere così infantile.
<< Sei diversa >> fece infine Davide quasi bisbigliando << Da prima che tua sorella si ammalasse >>.
Eleonora fissò un punto davanti a sé senza sapere cosa dire. Non riusciva più a tornare a essere quella che era prima, così sicura di fare la cosa giusta con l’amico, del suo rapporto col mondo. Chiuse gli occhi per un istante e si massaggiò con la mano libera le palpebre. Le stava iniziando a fare male la testa, desiderava solo buttarsi sul letto e riuscire ad addormentarsi immediatamente.
<< Davide, per favore >> iniziò << Sono successe così tante cose che nemmeno io me ne raccapezzo ancora, lo capisci? >>.
Mi sono innamorata per la prima volta, avrebbe voluto aggiungere, Di una ragazza ed è stato bellissimo. È ovvio che non riuscirò più a fare sesso con te.
Il ragazzo parve riflettere.
<< Dovremmo…parlare a voce >> mormorò nonostante il tono poco convinto.
La ragazza annuì sentendo gli occhi diventare lucidi. Aveva già perso Martina, non poteva permettersi di perdere anche lui. La paura di veder scivolare via anche Serena dalla sua vita, la destabilizzava completamente. Non poteva affrontare tutto quello da sola e Davide era sempre stato il suo appiglio fino a quel momento.
<< Sì, lo credo anch’io >> rispose anche se non lo pensava davvero.
<< Ele, io sono qui. Noi siamo sempre stati una cosa sola, cosa non abbiamo fatto insieme? È questo che mi manca >>.
<< E’ un periodo di merda >> ripeté Eleonora quasi a giustificarsi << Sono…sono completamente scossa >>.
<< Quello che sta succedendo è una cosa orrenda, lo so >> disse Davide << Ma passerà, ce la faremo. Solo non perdere la testa, okay? >>.
L’altra si limitò ad annuire anche se non poteva essere vista.
<< Ci vediamo domani a scuola, va bene? >> domandò capendo che non avrebbe retto ulteriormente quella conversazione.
<< A domani, Ele >> concluse il ragazzo attaccando.
 
Nel vedersi quella mattina, entrambi si erano comportati normalmente ma era una situazione che non sarebbe durata a lungo. Eleonora se ne rendeva conto, da quando aveva conosciuto Martina faticava a riprendere i vecchi ritmi che la divertivano e facevano sentire appagata. Scambiò qualche frase con i suoi soliti amici prima dell’inizio delle lezioni con la tacita intesa con Davide di non parlare di quello che era successo sabato sera. Aveva saputo da Lavinia che l’amico le aveva riferito di sua sorella usandolo come motivazione al suo improvviso cambiamento fuori il Lupo Mannaro e le aveva porto i suoi più sinceri auguri per una veloce guarigione. La ragazza aveva ringraziato senza lasciarsi andare a ulteriori commenti. Non aveva voglia di esternare quello che provava in quei giorni, era una sensazione che nemmeno lei aveva ancora definito.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> le domandò il ragazzo quando suonò la campanella dell’intervallo.
<< Ospedale e tennis alle cinque, ho voglia…ho voglia di tenermi impegnata >>.
<< Vuoi che venga a giocare anch’io? >>.
<< Grazie Da >> rispose Eleonora provando a essere gentile << Ma l’ho già detto a Angelo >>.
Davide si alzò in piedi cercando sotto il banco il pacchetto di sigarette e infilando il cellulare nella tasca dei jeans. Guardò l’amica e l’altra lo imitò seguendolo fuori le scale antincendio. Lavinia e Paolo li avrebbero raggiunti dopo essere passati dalle macchinette. Il sole li inondò non appena uscirono nel cortine e dovettero indossare gli occhiali da sole. Si erano appena seduti sulla loro solita panchina quando si avvicinarono Claudia e Tommaso. Il ragazzo intraprese una conversazione con Davide sul fantacalcio e sul fatto che l’anno prossimo avrebbero dovuto farlo insieme mentre le due ragazze pianificarono il loro pomeriggio. Sarebbero andate insieme in ospedale con la vespa di Eleonora e poi lei sarebbe andata via prima per recarsi al Circolo Tennis.
<< Vuoi che ti venga a riprendere dopo? >> chiese la più grande.
Claudia scosse il capo.
<< Andrò via con mamma >> le rispose con un mezzo sorriso.
Tra le due, lei era quella che cercava di trasmettere l’ottimismo a tutta la famiglia. Con Ilaria e Serena era semplice, avevano tredici e dieci e ancora non si rendeva bene conto della situazione che stavano vivendo. Fulvia ed Eleonora, invece, assumevano uno sguardo malinconico anche se non smettevano mai di lottare.
<< Ragazzi, ragazzi, ragazzi! >> urlò Giacomo richiamando la loro attenzione e correndo verso il gruppo << Ho preso sette a fisica! >>.
Sollevò Claudia come se fosse priva di peso e tutti scoppiarono a ridere. Poi gli occhi di Eleonora si spostarono e, anche se aveva cercato di scacciare per tutto il tempo il pensiero di Martina, inevitabilmente trovarono la sua figura quasi fosse la cosa più normale del mondo. Si mise ad osservarla estraniandosi da tutto quello che stavano dicendo i suoi amici e sperò che i Ray Ban neri che indossava mascherassero il suo sguardo. Martina non la stava guardando o ignorava caparbiamente il suo sguardo ostinandosi a guardare un punto indefinito alla sua destra mentre chiacchierava con la sua amica. Non rideva, non scherzava, pareva così triste da farle sentire una fitta al cuore.
<< Ehi, Ele >> disse Claudia distogliendola dai suoi pensieri << Noi iniziamo a salire, Tom ha il compito di matematica dopo l’intervallo >>.
<< Okay ragazzi >> rispose l’altra annuendo brevemente << In bocca al lupo, Tom! Distruggi! >>.
Il ragazzo le strizzò l’occhio con un mezzo sorriso prima di voltarsi e camminare accanto alla quindicenne tenendola per mano. Salirono le scale antincendio mentre la campanella segnava la fine della pausa. Tommaso allora diede un bacio alla sua ragazza e corse verso l’aula con la promessa di raccontarle tutto non appena avesse terminato. Claudia si fermò aspettando che il rossore che le aveva invaso le guance le passasse e non vide Martina ancora appoggiata alla ringhiera. Stava per rientrare nell’istituto quando l’altra ragazza la richiamò. Nel voltarsi verso di lei e rispondere in modo secco, la più piccola le si avvicinò come una furia. La prima volta che aveva visto Claudia risponderle in modo freddo aveva pensato che forse l’aveva beccata in un momento poco opportuno ma quella era la seconda volta che accadeva e voleva chiarire quella situazione. Era stata Eleonora a sbagliare e lei non voleva passare per quella cattiva.
<< Si può sapere cosa ti ho fatto? >> le chiese senza troppi preamboli.
La sorella della sua ex la fissò per qualche istante prima di rispondere.
<< Niente >> disse infine << Ora se non ti dispiace, dovrei tornare in classe >>.
<< E no, cazzo! >> esclamò Martina << Non sono stata io a sbagliare, okay? Non è colpa mia se…se è andato tutto a quel paese! >>.
<< Me lo stai dicendo per autoconvincerti? >> domandò Claudia infilando entrambe le mani nelle tasche dei jeans.
<< Te lo sto dicendo perché non ha senso che te la prenda con me! E’ stata Eleonora a… >>.
<< Sai perché Eleonora ha abbracciato Davide quel pomeriggio? >> sbottò l’altra incapace di trattenersi nel sentire come veniva schedata la sorella maggiore << Perché il giorno precedente Serena è stata ricoverata in ospedale. E sai con quale diagnosi? Leucemia. Hai una vaga idea di come ci possiamo sentire noi? Ce l’hai, Martina? Sai qual è lo schifo che si sente nel venire a conoscenza di una cosa del genere? No. E cazzo, Davide era lì per caso cercava un libro che aveva lasciato da noi e in quella situazione Eleonora… >>.
Si fermò notando che la sorella stava risalendo insieme agli amici ma l’altra non si accorse della breve conversazione intercorsa tra le due.
<< Devo tornare in classe ora >> concluse superando Martina che rimasta immobile dopo il breve monologo di Claudia.
La guardò allontanarsi accorgendosi che fino a quel momento aveva trattenuto il respiro. Nel momento in cui rilasciò l’aria, si rese conto di stare per avere un conato di vomito. Corse in bagno e subito dopo aver buttato la merenda appena fatta, aprì il rubinetto dell’acqua fredda per lavarsi viso. Si guardò allo specchio sentendosi una stupida.
Cosa diavolo ho combinato?, si disse pulendosi la bocca, Ho rovinato tutto con le mie mani.
Involontariamente iniziò a piangere pensando a quello che stava passando Eleonora. Non solo aveva scoperto che la sorella aveva leucemia ma lei si era anche comportata in modo infantile nei suoi confronti sparando sentenze senza alcun ritegno. Aveva creduto che la ragazza la tradisse con Davide, che tutto quello che stavano costruendo non fosse altro che un castello di carta e si era sbagliata. Adesso si vergognava del suo comportamento e si sentiva in colpa. Un unico pensiero iniziò a ronzarle in testa, doveva assolutamente parlare con Eleonora. Ora che conosceva la verità, doveva fare qualcosa per aggiustare le cose o almeno chiedere scusa. Uscì dai bagni con quell’obiettivo ma si rese conto che ormai tutti gli studenti erano nelle proprie classi per riprendere le lezioni. Si avvicinò con titubanza alla classe chiusa dell’altra ragazza e sospirò. Sentiva distintamente dai muri sottili, la voce di una professoressa che stava spiegando. Bussare, entrare e chiedere di far uscire Eleonora le pareva qualcosa che avrebbe attirato fin troppo l’attenzione su entrambe e non era quello che voleva. Allungò una mano posandola sul legno e pensò che avrebbe davvero fatto qualunque cosa per riaverla.
Scusa, pensò la sua mente prima di staccarsi e raggiungere la sua aula.
 
Il suo senso di colpa non si era alleviato col ritorno a casa e neppure dopo aver mangiato qualcosa. Si buttò sul letto a peso morto e strinse il cuscino nel tentativo di trovare un po’ di calore. Sua madre aveva capito che doveva essere successo qualcosa ma aveva avuto la delicatezza di non chiedere niente per il momento.
Come ho fatto a farmi sfuggire una cosa così bella?, si chiese mentre pensava ad Eleonora.
Aveva buttato tutto nel cassonetto; dopo che l’altra aveva finalmente accettato e contraccambiato i suoi sentimenti, uno stupido dubbio le aveva fatto perdere la cosa più bella che aveva. Proprio per questo doveva trovare un modo di parlare con lei e chiarirsi. Si girò per fissare il soffitto e il suo pensiero volò a Greta. Avevano parlato molto domenica e le intenzioni della donna erano più che chiare. Avrebbe chiesto il trasferimento per poter insegnare al massimo a Roma per poterle stare vicina, per poter ricostruire quello che avevano un tempo, per stare nuovamente insieme. A quelle parole Martina era rimasta talmente frastornata da non sapere nemmeno lei quello che voleva. Si era lasciata con Eleonora da qualche giorno e i suoi sentimenti per la ragazza non erano finiti improvvisamente anzi, dopo quello che aveva saputo da Claudia, non desiderava altro che averla di nuovo al suo fianco. Si era accorta che della sua storia con Greta non era rimasto che un dolce ricordo al quale guardava senza alcun genere di dolore. Eleonora era ciò che voleva, le era stata accanto anche solo virtualmente quando non aveva nessun altro con cui parlare e adesso toccava a lei confortarla e darle il sostegno di cui aveva bisogno. Era grata alla donna per essere tornata da lei, in questo modo avrebbero potuto chiudere definitivamente col suo passato e con la sua precedente storia per essere libera di guardare al futuro. Un futuro che sperava essere con Eleonora. Fece un respiro profondo mettendosi seduta.
Basta piangermi addosso, pensò, Non andrò da nessuna parte in questo modo.
 
Il tennis le permetteva di scaricare l’ansia e tutta la rabbia che aveva accumulato in quei giorni. Colpiva la pallina con così tanta forza che a metà allenamento era già sfinita. Angelo l’aveva ripresa spesso dicendole di non usare tutta quell’energia per un semplice palleggio ma lei non lo aveva ascoltato e presto si era ritrovata a fare gli esercizi che più odiava finché il suo allenatore non le aveva permesso di giocare una vera partita. Alla fine, stremata e sudata, si sentiva meglio. Prima di recarsi al Circolo, era stata in ospedale dove sua sorella era ricoverata e dove sua madre stava facendo le analisi per poter donare il midollo. Aveva già deciso che, nel caso di non compatibilità con la donna, l’avrebbe fatto lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per la sua famiglia, si sarebbe fatta tagliare un braccio senza esitazione per le sue sorelle figurarsi qualche stupido test. Fece un respiro profondo mentre entrava nella doccia e si infilava sotto l’acqua calda. La sua mente non smetteva di riflettere. Dopo la scuola, oggi, si era affrettata a portare sua sorella in ospedale, poi aveva preso Federico che nel frattempo si era incamminato verso l’ospedale. Era andata talmente di corsa da aver a malapena salutato l’amico e non aveva aspettato di vedere Martina uscire. Di solito lo faceva, seminascosta in un vicolo dopo che tutti i suoi compagni erano andati via ma quella volta non aveva avuto tempo. Le mancava tanto quella ragazza, i suoi boccoli rossi, i suoi occhi verdi, ogni singolo dettaglio. Vederla quella mattina sulle scale e non incrociare mai il suo sguardo era stata una vera e propria tortura.
Farà sempre così male?, si chiese avvolgendosi nel grande asciugamano.
Si vestì in fretta dopo aver controllato l’ora e si mise il borsone sulla spalla camminando verso l’uscita. Salutò Carlo con un cenno della mano augurandogli buona serata e si affrettò a raggiungere la sua vespa. Da una tasca laterale dello zaino, estrasse le chiavi soffermandosi per un attimo sul portachiavi che aveva acquistato durante una vacanza di qualche anno prima in cui era partita con tutta la famiglia. Un piccolo sorriso triste le increspò le labbra.
<< Ciao Ele >>.
Eleonora si voltò di scatto nel riconoscere la voce di Martina e le chiavi le caddero di mano. Si affrettò a riprenderle mentre retrocedeva di un passo. La ragazza più piccola invece si era mossa nella sua direzione e le sorrise come se volesse rassicurarla.
<< Scusami, non volevo spaventarti >> continuò tenendo le mani nel giubbotto che indossava.
La più grande scosse il capo. Per diversi secondi si guardarono in silenzio osservandosi. Martina aveva un paio di jeans chiari, converse ai piedi, quel giubbotto scuro che tante volte Eleonora le aveva visto addosso. Un filo di trucco le copriva gli occhi e teneva i capelli sciolti sulle spalle. La ragazza indugiò un secondo di troppo sulle sue labbra e arrossì subito dopo nel rendersene conto. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe da tennis e fece un respiro profondo.
<< Perché sei qui? >> le chiese infine.
Martina fece un ulteriore passo verso di lei mentre si domandava come avesse fatto ad essere tanto stupida.
<< Volevo parlare con te >>.
Avrebbe voluto farlo subito dopo la scuola ma Eleonora era andata via così velocemente da non darle nemmeno il tempo di formulare una frase. Nel primo pomeriggio poi si era recata a casa sua ma non aveva visto il motorino parcheggiato nei pressi e aveva compreso che non era in casa. I posti che le erano rimasti erano il maneggio e il Circolo Tennis. Aveva optato per quest’ultimo perché era facilmente raggiungibile a piedi al contrario dell’altro e quando era arrivata, era riuscita perfino ad osservarla, senza essere vista, mentre giocava. E i suoi occhi erano inevitabilmente caduti sulle balze della sua gonnellina, sulle gambe che a malapena copriva, su quel petto che aveva avuto il privilegio di accarezzare. In quei momenti si era preparata un lungo discorso da farle, parola per parola, ma adesso che ce l’aveva davanti non ricordava neppure come si chiamava. Sentiva solo il senso di colpa bruciarle lo stomaco.
<< Non abbiamo più nulla da dirci, sono…sono stata abbastanza chiara >>.
Eleonora desiderò che la sua voce smettesse di tremare come aveva appena fatto affinché le sue parole suonassero più convincenti. Era così difficile doverla tenere a distanza quando la sua mente non cessava un attimo di chiedere un suo abbraccio.
<< Ascolta solo me, allora >>.
Martina avanzò ancora, adesso era a pochi passi da lei. L’altra si morse il labbro inferiore, indecisa su come comportarsi nei suoi confronti. La voglia di ascoltarla era forte ma una vocina sottile nella sua testa le sussurrava che sarebbe stata più male una volta tornata a casa.
<< Devo tornare a casa, Martina >> disse infine mantenendo un autocontrollo che non sapeva nemmeno lei di avere.
Si voltò nuovamente verso il suo motorino e si accorse di stare stringendo con così tanta forza le chiavi da far diventare bianche le nocche. Si lasciò andare ad un sospiro troppo a lungo trattenuto e un gemito di sorpresa le scappò dalle labbra quando si rese conto che la più piccola la stava abbracciando. Una sola volta provò a sciogliersi da quella presa ma Martina non glielo permise. Affondò il viso nei suoi lunghi capelli biondi e respirò quel profumo che tanto le era mancato.
<< Mi dispiace >> mormorò sapendo che da un momento all’altro sarebbe scoppiata in lacrime << Mi dispiace tanto, Ele >>.
Eleonora rimase senza fiato nel sentire le mani di Martina sulla sua pancia stringerla come se fosse importante e quelle parole dette in modo che solo lei potesse sentirle, le avevano fatto avvertire una calda sensazione allo stomaco.
Come se finalmente fossi a casa, pensò improvvisamente e quella considerazione le fece sentire la testa leggera.
<< Hai…hai dubitato di me, Martina e… >>.
<< Lo so e mi dispiace. Sono una stata un’idiota a pensare che tu potessi fare una cosa del genere. Ti ho vista abbracciare Davide e ho perso la testa perché io voglio che tu sia solo mia. Il pensiero che lui potesse toccarti liberamente, che ti sfiorasse mi ha fatto andare di matto. E ho immaginato cose che non esistevano. Cazzo Ele, sono sconvolta dalla notizia che tua sorella stia male, non oso immaginare come tu possa sentirti… >>.
<< Come sai di Serena? >> chiese l’altra voltandosi per guardarla negli occhi.
<< Me l’ha detto Claudia stamattina >>.
Eleonora si sciolse dal suo abbraccio e si allontanò di poco da lei. Martina la guardò con aria interrogativa. Perché stava facendo così? Lei si stava scusando, le stava dicendo che era dispiaciuta e tutto quello che l’altra aveva fatto era spostarsi.
<< Sei qui solo perché hai parlato con mia sorella >> affermò la più grande.
Il suo tono era triste e malinconico. Alla ragazza dai capelli rossi tremò il labbro inferiore mentre una lacrima le rigava il viso.
<< Sono qui perché ho saputo la verità >>.
<< La verità? >> ripeté Eleonora alzando leggermente la voce.
Martina non comprese dove volesse arrivare e cercava febbrilmente di seguirla.
<< Sì >> rispose provando a mantenersi calma.
In realtà stava tremando a causa della forte ansia.
<< Hai insinuato che facessi ancora sesso con Davide! >> esclamò Eleonora perdendo la compostezza che si era imposta precedentemente << Nonostante tutto quello che abbiamo…che stavamo costruendo, tu l’hai pensato! L’hai pensato, cazzo! Avevi detto che ti fidavi di me ed io ti aveva creduto! Vaffanculo! >>.
In quel momento la più piccola capì cosa stesse facendo l’altra. Si stava proteggendo. Si proteggeva da qualcosa che se si fosse spezzato nuovamente l’avrebbe mandata in frantumi, dallo stare male, dal sentirsi sola. E comprese anche quanto fosse fragile la ragazza che le stava di fronte, quanta paura avesse, quanto dolore le avesse procurato con le sue parole.
<< Lo so che ho sbagliato e ti sto chiedendo scusa! >> disse con le lacrime che le rigavano il viso << Ma io ti amo! Ti amo come non ho mai amato nessuno e ti amerò sempre. Sempre, lo capisci? Qualunque cosa succeda, saremo sempre tu ed io perché non ti lascerò mai! >>.
Eleonora iniziò a piangere a quelle parole. Si portò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime e si accorse che stava tremando. Abbassò lo sguardo gemendo. Non glielo aveva mai detto. Certo, glielo aveva fatto capire tante volte ma non era mai stata così diretta. Rialzò gli occhi trovandosi a pochi centimetri dal viso di Martina che era rigato da altre lacrime. Le aveva appena detto che l’amava e sul suo sguardo non c’era ombra di esitazione o timore. L’aveva detto perché lo sentiva, nessuno l’aveva forzata. Era sicura. Ed era una sensazione meravigliosa. Nemmeno con Greta era mai riuscita a pronunciarlo. Le sorrise l’attimo prima di baciarla e fu come se tutto fosse in ordine. Un senso di pace investì entrambe. Era una cosa che avevano desiderato cosi tanto che in quel momento ogni altra cosa passò in secondo piano. Eleonora avvolse la schiena di Martina con un braccio attirandola maggiormente a sé. Voleva sentirla con tutti e cinque i sensi, avere il suo profumo sulla pelle, le guance bagnate dalle sue lacrime. Desiderava disperatamente che ci fosse sempre, esattamente come le aveva detto, perché aveva bisogno di lei per affrontare tutta quella situazione. Le occorreva sentirsi intera e quella sensazione solo l’altra ragazza era in grado di donargliela.
<< Mi sei mancata così tanto >> mormorò Eleonora a pochi centimetri dalle sue labbra con la fronte poggiata a quella dell’altra.
<< Anche tu >> rispose la più piccola accarezzandole una guancia.
Si strinse contro di lei mentre altre lacrime le sgorgavano dagli occhi.
<< Io non ti farei mai una cosa del genere >> sussurrò la maggiore sollevandole il mento per poterla guardare. Le occorreva dirglielo << Mai. Io voglio solo te >>.
<< Lo so, mi dispiace >> fece Martina cercando nuovamente le sue labbra. Adesso che l’aveva ritrovata, non l’avrebbe lasciata andare per nessun motivo << Ho avuto paura…paura ch’io non ti bastassi più e Davide non aspetta altro che… >>.
<< Davide potrà aspettare anche tutta la vita >> ribatté prontamente l’altra interrompendola << Sei tu il mio tutto, Martina >>.
La ragazza dai capelli rossi sentì il cuore esploderle nel petto di fronte a quella frase. Si alzò sulle punte e la baciò con impeto, come se volesse entrarle dentro e rubarle l’anima per farla sua. Perché era questo che era, sua e di nessun altro. Le mise una mano dietro la nuca accarezzandole il collo e giocando con i suoi capelli mentre sentiva Eleonora sorridere sulla sua bocca.
<< Desidera qualcosa? >> domandò improvvisamente la più grande riferendosi a una figura che si stava avvicinando a loro.
Con istinto protettivo tirò Martina dietro di sé senza smettere di tenerle la mano. La ragazza si voltò con aria interrogativa e sgranò gli occhi per la sorpresa.
 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: bik90