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Autore: Madness in me    15/04/2014    3 recensioni
Tre ragazze un po’ fuori dalla norma, cinque ragazzi più fuori dalla norma di loro.
Un intreccio di momenti di vita quotidiana, vita quotidiana di otto adolescenti alle prese con la vita, con la scuola, alle prese con loro stessi, con la musica, con dei genitori che non capiscono, con coetanei che non li sopportano perché “diversi”.
Una semplice storia di amicizie –e anche altro- nata da una mattinata di pioggia e tanta voglia di scrivere.
Dal primo capitolo: < “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.>
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cellulare continuava a vibrare incessantemente e mi stava urtando il sistema nervoso, rischiavo quindi di massacrare il povero ragazzetto che era da più di un’ora in balia dei miei aghi.
“DEVIN!” gridai, incazzato e dopo qualche istante Devin apparì, spostando la tendina della saletta ed affacciandosi curioso.
“Ho sentito che hai spento la macchinetta quindi deduco tu abbia finito con la cliente, vieni qui, tira fuori il cellulare dalla mia fottuta tasca, rispondi e tienimelo un secondo all’orecchio prima che faccio una strage.” Dissi, tutto d’un fiato, senza staccare gli occhi dalla gamba del ragazzo che stavo tatuando.
Devin eseguì tutto ciò che gli avevo chiesto.
“Pronto ?” feci, serio.
“CHRIS, SONO JOSH!” urlò lui, dall’altra parte del telefono.
“Ok ma che cazzo ti urli ? Sono a lavoro, perché mi hai chiamato duemila volte ? E’ successo qualcosa ?” domandai.
“Sì, è successo qualcosa.”
“Porca puttana, cosa ?”
“Stai tatuando ?”
“Sì.”
“Ti manca molto ?”
“No, devo finire di ripassare il colore in un punto ed ho fatto, ma mi spieghi che cazzo succede ?”
“Allora fa così, finisci di tatuare e poi mi richiami. Ciao” ed attaccò.
Devin poggiò il cellulare sul mobile e poi rimase di fianco a me mentre finivo il tatuaggio.
Una volta finito  il tatuaggio salutai il ragazzo e, in fretta, richiamai Joshua.
“Dimmi tutto.” Dissi, appena rispose.
“Sabato prossimo apriamo il concerto a Mike e i ragazzi.”
Rimasi a bocca aperta e in silenzio.
“Wo, che succede ? Va tutto bene ?” mi domandò, preoccupato, Devin.
Senza dire nulla gli passai il telefono.
“Ehi, che gli hai detto che è rimasto sconvolto ?” Devin rimase in attesa della risposta di Joshua poi attaccò il telefono e cominciò ad urlare e correre per lo studio avvisando Ricky e Ryan della notizia che fu accolta anche da loro con gioia, grida e corse sfrenate nel negozio davanti a tutti i clienti che li guardavano, chi sorridendo e chi confuso.
Mi unii anche io al delirio non appena ebbi realizzato a pieno le parole di Joshua.
Dopo una decina di minuti ci calmammo e ricominciammo a lavorare ma nessuno di noi smise di sorridere neanche un secondo.
“Non vedo l’ora di finire di lavorare e fiondarmi a casa a provare fino a tardi!” mi disse, su di giri, Ricky, passandomi vicino.
Sorrisi ed annuii.






 

 

 

 

 

 

“Vado io, tranquilla.” Mi sussurrò Shan, facendomi tirare un sospiro di sollievo ed andando alla lavagna per farsi interrogare in matematica al mio posto, dato che non avevo studiato per quel giorno.
Improvvisamente il mio cellulare cominciò a vibrare nella mia tasca, lo tirai fuori tenendolo nascosto sotto il banco e lessi “Effie” sullo schermo.
Il mio sguardò balzò automaticamente al posto di Matt, vuoto anche quel giorno e l’ansia mi attanagliò lo stomaco.
Mi alzai e mi diressi verso la porta della classe.
“SIGNORINA, DOVE CREDE DI ANDARE ?” mi gridò il professore.
Mi voltai e pensai di avere una faccia distrutta da tutta l’ansia che stavo provando perché bastò sussurrare “Non mi sento bene..” e il professore mi lasciò uscire dall’aula, preoccupato.
Corsi a perdifiato fino al cortile e mi accesi una sigaretta nello stesso istante in cui risposi al telefono.
“EFFIE CHE SUCCEDE ?” gridai, appena lei rispose.
Ehi Lex, tutto bene ?”

“Sì ma è successo qualcosa ? Stai bene ? Jim e JC sono con te ? Dove sei ?”
“Lexi calmati, calmati. Sono a casa di Chris con Joshua, Jimmy e Johnny e sì, sto bene.”
“Oh bene, ok. Menomale.. Allora perché mi hai chiamata ? Sono a scuola.”
“Ti ho chiamata per dirti che oggi pomeriggio devi assolutamente venire qui a provare con i ragazzi perché Sabato prossimo aprirete il concerto ad una band, non so chi siano ma Joshua ha detto che sono parecchio conosciuti e che non mi dirà nulla di loro fino a Lunedì prossimo che vengono a stare qui perché è da qui che parte il loro tour, Sabato.”
Rimasi in silenzio a bocca aperta.
“Lex ? Ci sei ancora ?”

“SI, CI SONO E TRA POCO SONO DA VOI.” Gridai ed attaccai il cellulare.
Mi voltai, gettando a terra la sigaretta ed attaccai a correre, mi ricomposi una volta davanti la porta della classe poi rientrai fingendomi malata.
Mi diressi verso il mio banco, mi feci in fretta lo zaino, tirai fuori il libretto dei permessi, ne firmai uno per uscire da scuola giustificandomi con “Influenza”, mi misi in spalla lo zaino poi portai il foglietto al professore che lo guardò, guardò me poi firmò anche lui il permesso e mi disse “Mi raccomando signorina si rimetta e si faccia dare gli appunti della lezione di oggi.” Annuii ed uscii dalla classe.
Ero quasi arrivata al cancello quando mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Zacky, con lo zaino in spalla, correre verso di me.
“AMORE, EHI ASPETTAMI!” mi gridò ed io mi fermai, sorridendo.
Zacky mi raggiunse, con il fiatone.
“Dove stai andando ?” mi domandò, quando ricominciammo a camminare.
“A casa mia a prendere il set della mia batteria e poi a casa di Chris!” dissi, su di giri.
“Cos- Allora lo vedi che avevo ragione ? Tu non stai male!” mi disse, ridendo e prendendomi la mano.
“E tu ?” dissi io.
“Ho finto di aver ricevuto una chiamata urgente da mia madre e sono sgattaiolato fuori con il permesso.” Mi disse, senza smettere di sorridere.
Scossi la testa poi lo baciai.
Continuammo a camminare finché non arrivammo davanti casa mia ed io infilai la chiave nella serratura.
“Ma i tuoi ?” mi domandò, preoccupato, Zacky.
“Sono a lavoro fino a stasera, quindi se mi domandano dov’è la batteria, gli dirò che sono venuta a prenderla il pomeriggio.” Risposi, entrando in casa.
Mi fiondai in fondo al corridoio, spalancai la porta della mia stanza ed iniziai a smontare la batteria e metterla nelle varie borse e zaini tutti rigorosamente rossi sangue, come anche la mia batteria.
Mi divisi le borse con Zacky, su sua richiesta insistente, poi insieme uscimmo di casa, richiusi la porta e ci incamminammo verso la fermata dell’autobus.
“Dovresti cominciare a contrattare con i tuoi per farti dare la macchina che c’è in garage, dato che è stupido il fatto che abbiamo entrambi la patente ma siamo costretti a muoverci o a piedi o in autobus.” Sbuffai, dopo essermi accesa una sigaretta non appena ci mettemmo seduti alla fermata dell’autobus.
Zacky mi imitò, sputò fuori un po’ di fumo poi prese a ridere mettendo fuori la lingua, come i bambini.
Era bellissimo.
“E’ stupido che ci muoviamo con i mezzi pur avendo la patente.” Disse poi.
Annuii “Molto stupido.”
“Provvederò, promesso.” Mi baciò e sorrise.
L’autobus arrivò, salimmo a fatica, carichi com’eravamo di borse e passammo dieci minuti in autobus a cantare ciò che passava nelle cuffiette dell’iPod di Zacky infine scendemmo e camminammo per l’ultimo metro di strada fino a ritrovarci davanti all’imponente cancello dell’enorme villa di Chris.
“Porca puttana..” sussurrò Zacky, fissando a  bocca aperta la casa.
“Eh già.” Dissi, ridendo e suonando il campanello.
“Chi è ?”  domandarono quasi subito.
“Testimoni di Geova.” Risposi, sentendo Zacky ridere sotto voce.
“Sono satanico, non mi serve nulla.” Risposero dall’altra parte.
Scoppiai a ridere.
“IDIOTA, SONO LEXI, APRI!” gridai, tra le risate.
Dopo qualche secondo il cancello scattò, lo spinsi un po’, lo superai, attesi che Zacky entrasse poi richiusi il cancello e mi diressi verso la porta, trovandoci Joshua appoggiato allo stipite.
“Ma sei scema ?” mi disse, sorridendo.
“MA SEI SCEMO TU A RISPONDERE COSì!” dissi, continuando a ridere.
Passai di fianco a Josh e gli diedi un pugnetto sulla spalla dicendo “Buongiorno.” E lui mi sorrise poi entrai in casa trovando Effie ancora in pigiama con i capelli tutti scompigliati e senza trucco che mi saltò addosso rischiando quasi di farmi cadere “STRONZA ATTENTA HO LA BATTERIA!” gridai.
“SH STA ZITTA” mi disse lei e dedussi che.. stava piangendo ?
La spinsi leggermente indietro per guardarla in faccia e confermai la mia supposizione, piangeva e rideva.
“Che caz-“ fece Zacky guardandola.
“SONO COSì FELICE PER JOSH E GLI ALTRI E PER TE LEXI ODDIO E’ BELLISSIMO!” mi gridò, quasi stordendomi.
Scoppiai a ridere e la abbracciai.
Raggiungemmo Jimmy e Johnny in cucina e cominciammo tutti a bere caffè, finito il caffè scendemmo nella saletta prove ed io iniziai a risistemarmi la batteria mentre gli altri chiacchieravano del più e del meno.
Ero su di giri e non vedevo l’ora, finalmente il mio sogno era ad un palmo dal mio naso.








Anche io e Brian alla fine decidemmo di uscire prima, subito dopo la mia interrogazione.
Quel giorno comunque non avremmo fatto nulla tutto il giorno ed eravamo rimasti solo noi in classe.
“Quindi, dove andiamo ?” mi chiese lui, una volta fuori dall’edificio, accendendosi una sigaretta.
“Lavori oggi ?” domandai continuando a camminare mentre Brian mi portava un braccio intorno alle spalle.
“No, sono di riposo.” Mi rispose.
“Allora direi di andare al negozio, dal messaggio di Lexi deduco che oggi sarò da sola quindi cerco di gestirmi un po’ tutti gli appuntamenti, magari ne sposto qualcuno prima.” Risposi, sovrappensiero.
Salimmo in macchina e in qualche minuto raggiungemmo il negozio, il mio amato negozio, quel maledetto negozio che io e Lexi avevamo tirato su con tanta, troppa fatica.
Sorrisi entrando, tirai su tutte le tende e sistemai le poche cose rimaste in disordine dal giorno prima poi mi misi seduta al bancone ed aprii l’agenda per vedere gli appuntamenti di quel giorno.
Brian si mise seduto sulla sedia di fianco a me.
Feci qualche giro di chiamate spostando alcuni appuntamenti poi mi stiracchiai un po’.
“Quando dirai ai ragazzi che stai seguendo tutti quei corsi ?” mi domandò improvvisamente Brian.
“Oh beh non credo possa interessargli.” Risposi, sorridendo.
Brian sbuffò.
Erano mesi che discutevamo dei corsi che stavo seguendo perché, sì, stavo seguendo dei corsi specifici per specializzarmi in tutti gli stili di tatuaggi esistenti perché un giorno puntavo proprio a quello, ad essere in grado di poter tatuare qualsiasi cosa a chiunque.
Volevo diventare una dei più grandi tatuatori di tutti i tempi.
E ci sarei riuscita, prima o poi.
Ma non ritenevo questo mio sogno all’altezza di quello degli altri, diventare grandi musicisti quindi preferivo tenerlo per me senza che gli altri si preoccupassero magari di aiutarmi con le spese per i vari corsi –perché sapevo che l’avrebbero fatto- dato che bastava già Brian.
Mi alzai e andai a sedermi sulle sue gambe.
“Devi smettere di sminuire ogni tuo lavoro così, amore.” Mi sussurrò lui, accarezzandomi una guancia.
“Facciamo così..” cominciai “Se domani riesco ad ottenere anche il terzo attestato dopo l’esame, annuncerò a tutti il mio obbiettivo.” Dissi, sorridendo.
Brian sorrise e mi guardò, prendendomi le mani “Davvero ?”
Annuii “Davvero, promesso.”
Mi abbracciò “GRANDE! I RAGAZZI ANDRANNO FUORI DI TESTA DALLA GIOIA.” Gridò poi.
Ridacchiai e lo baciai.
Qualcuno entrò nel negozio ed io mi alzai accogliendo la prima cliente della giornata.
La accompagnai al lettino dopo averle attaccato lo stencil e averle mostrato tutto il lavoro che avevo fatto, vedendola soddisfatta.
Stavo per iniziare a tatuare quando Brian mi chiamò.
“Vado a prendere qualcosa per pranzo e torno qui, ok ?” mi disse, sorridendo.
“Va bene amore, a dopo.” Risposi io.
Stavo tatuando la ragazza che era una mia cliente abituale.
Si chiamava Sally, una piccola ragazza magrolina, aveva sempre tagli strani di capelli, due enormi occhioni marroni, ascoltava la mia stessa musica ed era piena di tatuaggi, tutti fatti da me.
“Allora, Shan, come vanno i corsi ?” mi domandò mentre continuavo a tatuarla.
“Tutti benissimo, domani ho l’esame per prendere il terzo attestato, quello per i tatuaggi realistici, volti, corpi, robe simili.” Dissi, senza staccare gli occhi dalla sua pelle bianca.
“Graaaande, allora buona fortuna! E Lexi ?” mi domandò ancora.
“Lexi ha finalmente trovato una band, sono felicissima per lei. Sono tutti ragazzi d’oro.” Risposi, sorridendo.
“Tu, con Brian ?”
“Ehi, è un interrogatorio ?” scoppiai a ridere, seguita da lei “Comunque va tutto bene, benissimo. Io arrotondo i suoi angoli un po’ più taglienti e lui fa lo stesso con me, ci completiamo ed è fantastico così.” Risposi, sospirando, veramente felice.
“Finito!” aggiunsi, dopo due orette.
Sally si alzò, studiò il tatuaggio sul suo petto poi esplose in un enorme sorriso.
“E’ DANNATAMENTE PERFETTO, COME SEMPRE, GRAZIE DI TUTTO SHAN!” gridò, abbracciandomi.
Pagò e poi mi salutò, andando via e gridando un ”Buona fortuna per domani.”
Nello stesso istante in cui lei uscì dal negozio, Brian rientrò con il pranzo.
Ci spostammo  nello stanzino sul retro ed iniziammo a mangiare.
Ero determinatissima a portare a buon fine i miei sogni e ci sarei riuscita.
Studiai il volto rilassato di Brian e me ne convinsi ancora di più, decisamente sarei arrivata a ciò che puntavo.
















Si era fatta sera, avevo assistito tutto il pomeriggio alle prove dei ragazzi  ed ero estasiata.
Ora alcuni erano ancora nella saletta a provare mentre Chris e Ricky preparavano la cena.
Per festeggiare, quella sera eravamo tutti invitati a casa dei ragazzi.
Stavamo aspettando Brian e Shannon e dato che a cucinare ero negata, avevo apparecchiato e poi ero uscita in giardino, mi ero seduta sotto un lampione, su una panchina circondata –come ogni angolo di quel meraviglioso giardino- da rose nere.
Avevo le cuffiette nelle orecchie e una sigaretta tra le labbra.
Avevo bisogno di quel momento di tranquillità e solitudine, dovevo rimontare nel mio cervello tutti i pezzi che avevo lasciato crollare in quei giorni.
Sospirai e mi stupii nel ritrovarmi a cantare.
Ma non mi dispiaceva.
Ero completamente sola e la musica proveniente dalle cuffiette mi impediva di sentire la mia voce che tanto odiavo, quella voce che affascinava tutti, senza che io capissi come poteva accadere.
She sits up high surrounded by the sun, one million branches and she loves every one.
Sorrisi, ripensando all’enorme albero nel giardino di casa mia.
Il mio rifugio sicuro.
Con quei rami enormi e pieni di foglie, su cui passavo gran parte delle mie giornate, nascosta agli occhi di tutti, occupata a cantare ed immaginare una vita al di fuori dell’enorme recinto che circondava l’odiosa villa che mi teneva imprigionata.
Mom and dad, did you search for me ? I’ve been up here so long, i’m going crazy.
Che sciocca domanda mi fai fare, Vic.
E’ logico che non mi hanno cercata.
Non l’hanno mai fatto e mai lo faranno, non finché non avranno bisogno del mio visetto per fare una bella figura davanti a tutti quei ricconi che definiscono amici.
As the sun went down, we ended up on the ground. I heard the train shake the windows, you screamed over the sound.
Ricordai le urla, le urla disperate di mia madre che implorava quel bastardo di mio padre.
Lui che la picchiava, forte, fino a riempirla di lividi, costringendola a mascherarli poi tutti con chili e chili di trucco.
La picchiava perché io ero sbagliata e secondo lui, era colpa di mia madre.
Ero nata sbagliata, non ero perfetta e mia madre gridava, disperata e terrorizzata ed io dall’altro di quell’albero chiudevo gli occhi e piangevo.
Mi tappavo le orecchie con le mani e pregavo, pregavo perché lei scappasse dalle grinfie di quel mostro.
And as we own this night, I put your body to the test with mine. This love was out of control, three, two, one, where did it go ?
Questo amore fuori controllo, quello di mia madre per me.
Quello che le impediva di reagire e lasciare quel bastardo.
Quello che la costringeva a prendere pugni e calci e insulti solo per difendermi, senza però ammettere mai il suo amore per me.
Ed io ero troppo piccola, troppo piccola e stupida per capire quanto lei facesse davvero per me.
E dove ci portava quell’amore fuori controllo ? Da nessuna parte.
Io me ne stavo sul mio albero e lei era chiusa in bagno a curare le sue ferite.
Now don’t be crazy. Yes, of course you can stay here. Been in a touring band for going in ten years.
E quando il mostro usciva, lei mi raggiungeva.
Non aveva bisogno di cercarmi, sapeva di trovarmi su quell’albero.
E si sedeva, a fatica, sul ramo di fronte a me e mi guardava, piena di lividi.
Mi sorrideva e io glielo dicevo, le dicevo che sarei diventata famosa, avrei avuto una band e l’avrei portata via di li ma lei poi dava di matto, mi urlava contro che erano stupidi sogni irraggiungibili, che non ci sarei mai riuscita, non sarei mai stata abbastanza.
Poi mi guardava piangere, si portava una mano alla bocca, sconvolta, ed infine senza dire nulla scendeva dall’albero e spariva in casa e ora so per certo che si malediceva, dio quanto si malediceva per quelle parole dettate dalla paura.
“Big Deal”, she said, “I guess your official.” I only said it ‘cause i know what it’s like to feel burned down. It gets you down, we’ve all been there sometimes.
E le vidi, nei miei ricordi, quelle due matte.
Lexi e Shannon che mi raggiunsero, per mia sorpresa, su quell’albero.
Ero ormai parecchio grande ma il mio rifugio era sempre quello.
“siamo tutti un po’ nella stessa merda, e tutti ne usciremo” mi avevano detto, quel giorno e io allora non ci credevo, non credevo affatto ne sarei uscita.
E ora ?
Ora avrei potuto crederci ?
But tonight i’ll make you feel beautiful once again.
Gli occhi chiari ed il sorriso sincero di Joshua spinsero via tutti gli altri ricordi, le altre immagini, prendendo il possesso della mia testa.
Così come era entrato nella mia vita, con prepotenza.
Smontando tutte le mie convinzioni.
Distruggendo i muri con su scritto “NON ABBASTANZA” che mi si erano creati intorno.
And as the sun went down, we ended up on the ground. I heard the train shake the windows, you screamed over the sound. And as we own this night, I put your body to the test with mine. This love was out of control, three, two, one, where did it go ?
E in quel momento me lo chiesi.
Non me lo chiedevo da giorni, quasi un mese ma in quel momento lo feci.
Come stava mia madre ?
Era fuggita dalle grinfie di quel mostro ?
Stava ancora urlando ?
Veniva ancora a cercarmi tra i rami di quell’albero ?
O magari ora era proprio lei a nascondercisi al mio posto.
Avevo sbagliato a fuggire così ?
Sarei dovuta rimanere per lei ?
E se invece quel mio andare via l’avesse resa felice ?
Se avesse visto una via di fuga per me, in quel mio correre via da quella prigione ?
If i were you i’d put that away.
Guardai la mia sigaretta, sentendomi colpevole.
Guardai le mie braccia, sentendomi ancora più colpevole.
Cosa vuoi da me, Victor ? Lo so che mi sto distruggendo, ma è l’unico modo che ho per fuggire da me stessa.
E io DEVO fuggire da me stessa.
Devo fuggire davvero da me stessa ?
See you’re just wasted and thinkin’ about the past again. Darlin’ you’ll be okay.
Lo credi davvero ?
Starò bene ?
Sto sbagliando a guardare il mio passato e piangere, sentirmi sbagliata ?
Starò bene, Vic ?
Come posso credere alle tue parole ?
Non sai nemmeno chi sono, non sai che esisto, non sai la merda che ho affrontato e nemmeno quella che sto portando dentro però mi dici, con sicurezza innata, che starò bene.
Ed io ti credo, sai ?
Voglio crederti, piccolo messicano coraggioso.
And she said.. “If you were me you’d do the same, ‘cause I can’t take anymore, I’ll draw the shades and close the door, everything’s not alright and I would rather..”
E a quel punto le mie lacrime cominciarono ad uscire, libere e furiose, tremanti quasi.
Non riesco a non pensarci, Vic.
Puoi gridare quanto vuoi e credo alle tue parole, ci credo quando mi dici che starò bene ma quando ?
Quando smetteranno di sanguinare queste braccia ?
Quando smetterà di lacerarsi questo cuore ?
Sono terrorizzata e non riesco a fermarmi, non vedo luce infondo al tunnel.
Mi sfilai di colpo le cuffiette gettando a terra l’iPod, fregandomene se si sarebbe rotto.
Mi arrotolai su me stessa portandomi le mani davanti alla faccia iniziando a singhiozzare, divorata dai miei demoni.
E come una cascata, mi piombarono addosso tutte le immagini peggiori.
Gli schiaffi e gli urli di mio padre, le urla di Matt e la sua mano premuta sulla mia faccia, tutte quelle ragazze che mi avevano snobbata e sfottuta nel corso dei miei anni scolastici.
I tremori ricominciarono a scuotermi facendomi battere i denti dalla forza con cui mi colpivano.
Non vedevo più nulla perché gli occhi strabordavano di lacrime.
“EFFIE!” sentii gridare ed alzai a fatica la testa senza però riuscire a riconoscere la figura che, al buio, correva verso di me.
Qualcuno mi prese in braccio, mi strinse a se e cominciò a cullarmi implorandomi di respirare.
Avevo smesso di respirare ?
Come mio solito.
Riconobbi il suo profumo, quel profumo che ormai era quello che collegavo quando pensavo a casa mia.
“Jim..” sussurrai, tra i singhiozzi.
“Sì, tesoro, sono io. Calmati, cerca di respirare.” Mi sussurrava, disperato.
Mi strinsi a lui e ripresi a respirare, continuando però a piangere disperata.
“Sono sbagliata, Jim. Sono schifosamente sbagliata. Io non ce la faccio..” singhiozzai.
“Non sei sbagliata, nana. Non lo sei affatto, porca puttana. Non mi importa chi c’è stato prima, non mi importa la merda che ti hanno ficcato a forza in questa testolina, non mi importa nulla. Mi importi solo tu, nanetta, e tu non sei sbagliata, sei terribilmente perfetta. Rotta, acciaccata e piena di cicatrici, ma sei perfetta. Perfetta per me, per Joshua, per Lexi e Shannon e per tutti i ragazzi e noi te lo dimostreremo, cazzo se te lo dimostreremo. E ti svuoteremo da tutta quella merda per sostituirla con tanto di quell’amore da farti quasi vomitare.” Mi disse.
Colsi la disperazione nella sua voce, la paura ma anche la determinazione a la sincerità.
Alzai lo sguardo, ancora scossa dai tremori ed incrociai i suoi occhi dell’azzurro  più puro immaginabile che brillavano anche alla fioca luce di quello stupido lampione sopra di noi.
Dovevo credergli ?
Mi avrebbe salvato ?
Mi avrebbero svuotato dalla merda che avevo dentro ?
Lo avrebbero fatto e io lo sapevo.
Annuii, debolmente e mi rannicchiai di nuovo tra le braccia di Jimmy che riprese a cullarmi e accarezzarmi la testa, rilassandosi non appena sentì che i tremori lasciarono in pace le mie povere membra stanche.
Dopo mezz’oretta mi tirai su, aiutata da Jimmy che raccolse anche il mio iPod e rientrammo in casa subito dopo aver visto la macchina di Brian entrare nel giardino.
Varcammo la porta dopo Brian e Shannon e subito Lexi ci venne incontro.
“Ragazzi dov’eravate ? Vi stavamo aspettan.. Effie che hai ?” mi domandò, avendo sicuramente notato i miei occhi gonfi e rossi a causa delle lacrime.
In un attimo, gli occhi di tutti furono puntati su di me.
Sorrisi.
“Mi sono sfogata un po’, mi sono lasciata un po’ andare ma ora sto bene. Davvero.” Dissi.
Lexi guardò me poi Jimmy che le sorrise e allora si rilassò.
Mi abbracciò e in quel momento si avvicinò anche Shannon che si unì all’abbraccio.
Rimanemmo così per un paio di minuti poi salii in camera a mettermi qualcosa addosso, dato che avevo ancora la maglietta e i calzoncini che usavo come pigiama, prima della cena.
Mi stavo cambiando e legando i capelli quando mi soffermai sulla mia immagine riflessa allo specchio.
Andavo davvero bene così ?
Sorrisi e mi stupii nel trovarmi.. carina.
Sospirai, piena di felicità e mi diressi vero il piano di sotto dove gli altri mi aspettavano, pronti per cenare.










 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hola,
Sì so di aver aggiornato solo ieri ma non riuscivo a tenermi.
Il capitolo era a metà e sono stata colpita da un'ondata di ispirazione che mi aiutato a finirlo tutto entro stamattina e ho deciso di aggiornare subito, eheh.
Ci tengo particolarmente a questo capitolo per vari motivi.
Spero vi piaccia.
Somuchlove,
Sah. 

  
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