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Autore: inochan    13/07/2008    11 recensioni
[...]-“Kokoro no kusari…”- Disse semplicemente l’uomo facendo infastidire ancora di più il giovane che non riusciva a comprendere il significato di quelle parole.
-“La sua anima è incatenata e il suo corpo funge da registratore per ogni tipo di conversazione possibile, è inutile che cerchi da farla parlare lei non è in grado, non più…”- Riprese l’uomo volgendo il suo sguardo sulla figura della ragazza che per tutto il tempo era rimasta immobile seduta sull’erba.
-“Inoltre le informazioni che sono presenti nel suo corpo le condivide solo con persone di cui ne riconosce un determinato chakra, non c’è modo di farci dire i turni di guardia e le strategie del villaggio…”-
-“Quindi l’attacco a sorpresa è andato a puttane!”- sbottò improvvisamente il ninja dai capelli bianchi mentre usciva dall’acqua, sorpassando la giovane ninja senza anima.[...]

Attenzione: Spoiler dal capitolo 408! [ShikaIno day 2008-"The night is white"]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Chained Heart

[ShikaIno day 2008-“The night is white”]

 

 

Un cuore incatenato…

…aspetta solo…

…la chiave del lucchetto.

 

 

 

 

 

Prima sotto e poi sotto, un giro intorno e poi si ricomincia tutto da capo.

Un leggero vento scompiglia le fronde rigogliose degli alberi e l’erba si piega leggermente mentre assapora quella ventata di aria fresca proveniente da nord.

I petali dei fiori tenuti in mano da una giovane dai lunghi capelli dorati si staccano e danzano con grazia e leggiadria prima di posarsi delicatamente sulla superficie del laghetto lungo la cui sfonda lei sta seduta.

Chiunque potrebbe intuire, a prima vista, che si stia riposando facendo una piccola corona di fiori, eppure non è così.

Il suo sguardo è perso verso orizzonte di fronte a sé e, silenziosamente, intreccia quei fiori quasi meccanicamente non percependo la brezza leggera che gli scompiglia i capelli color del grano.

E’ sola il quell’immenso prato rigoglioso di alberi appena fioriti e di fiori con i loro colorati petali rivolti verso l’alto.

 

Lei non percepisce niente di tutto ciò, lei non avverte niente e se ne sta in silenzio ad intrecciare quella piccola corona quasi come se di li a poi secondi il suo corpo avrebbe ceduto e la sua anima sarebbe volata via.

Non parla, non avverte il freddo leggero del vento o il picchiettare insistente del sole sulla sua pelle, eppure riesce a percepire ogni minuscolo rumore e ogni piccolo cambiamento della fauna che la circonda, immagazzinandoli nel suo cuore e rinchiudendoli con una catena di cui non tutti possedevano la chiave per scioglierla.

E pensare che aveva agito per il bene del suo villaggio, accettando di finire la sua esistenza in quello stato.

 

 

 

***

 

 

-“Ti prego figliola ripensaci!”- Gridò un uomo dai lunghi capelli biondi.

 

La ragazza, in piedi in mezzo a un cerchio di strane e antiche formule impresse nel suolo, si voltò lievemente quel poco che bastava per incrociare gli occhi lucidi del genitore. Sapeva che quello che stava per fare era una pazzia, ma era stufa di essere sempre messa in un angolo e, soprattutto, era stufa di aspettare senza riuscire a fare niente di utile per i suoi compagni.

Così abbozzò un lieve sorriso all’uomo che la guardò interdetto mentre con le mani completava quella tecnica che le avrebbe privata per sempre delle sue emozioni, facendola diventare una vera e propria “scatola nera”, in grado solo di immagazzinare quello che le accadeva intorno, ma incapace di provare la benché minima emozione, incapace perfino di parlare.

 

-“Scusa, papà…”- Mormorò lievemente la giovane mentre una luce abbagliante la circondò completamente.

 

Dal suolo apparve minacciosa una lunga catena argentea che penetrò all’interno del corpo della ragazza facendole mancare il fiato per diversi secondi.

L’avvertiva chiaramente mentre le stringeva il cuore e le incatenava l’anima, si sentiva come sprofondare in un baratro senza fine e poi, senza quasi che se ne accorgesse, perse i sensi.

Quando la luce cessò, il suo corpo aprì gli occhi e si mosse in direzione dell’uscita di quella piccola stanza, senza proferir parola, lasciando quell’uomo inginocchiarsi al suolo e portarsi una mano sul viso per nascondere le lacrime di disperazione che avevano iniziato a rigare il suo viso.

 

 

 

***

 

 

Era stata una sua scelta, aveva rinunciato alle sue emozioni e alla sua capacità di parlare per riuscire a diventare una macchina da spionaggio in grado di captare qualunque informazioni con una memoria, visiva e non, fuori dal comune in grado di ricordare ogni minimo particolare.

Nessuno nemico poteva cavarle alcuna informazione dalla bocca, poiché lei reagiva solo al chakra di determinate persone, alle quale donava un piccolo fiore di loto che le usciva dal petto e dove al suo interno vi erano tutte le informazioni che aveva appreso.

Ma in cambio era morta come essere umano, ora era solo un involucro vuoto alla stregua di un registratore o di una microspia.

 

Continuava senza sosta a intrecciare quella corona quando vide l’acqua del laghetto muoversi di fronte a lei.

La ragazza, impassibile, vide qualcuno uscire fuori dall’acqua e afferrarla per il collo facendole cadere la corona, ancora incompleta, al suolo.

L’aggressore ghignava divertito, con la sua fila di denti acuminati e dei ciuffi di capelli biancastri che gli ricadevano sul viso, mentre stringeva la mano intorno il collo esile e bianco della giovane che però non accennava alla benché minima reazione, né di dolore o di paura, facendo innervosire il ninja.

 

 

-“Che ti prende? Sei congelata dalla paura?”- Sibilò mentre la sua presa si faceva più salda.

 

 

Lei si limitava a fissarlo con quei grandi occhi blu, un tempo vivaci e brillanti ma ora cupi e spenti, senza emettere nemmeno un gridolino di aiuto  o un rantolo di dolore, sembrava quasi non avvertisse l’aria che gli veniva a mancarle e le ossa del collo incrinarsi pericolosamente.

Ma una figura avvolta in un mantello nero arrivò alle spalle della giovane e con un cenno del capo ordinò al compagno di lasciarla andare.

La ragazza si voltò e incrociò due occhi rossi che la fissavano con odio e rancore, lei continuava a fissarlo notando che vi era qualcosa di diverso in quei occhi che aveva già visto in passato.

I capelli erano neri come la pece e gli ricadevano ai lati del viso stancamente mentre una parte dietro erano dritti e sparati verso l’alto.

 

Il ragazzo le prese il viso con una mano, senza alcuna  minima delicatezza, e la obbligò a guardarla in quei occhi così strani e inquietanti.

Lei non oppose resistenza, d’altronde niente di quello che stava passando ora nella sua mente aveva il benché minimo riscontro nel cuore della ragazza messo, per sempre,sottochiave.

 

 

-“Lascia perdere Sasuke, non serve a niente contro quella tecnica…”- Disse improvvisamente una voce alle spalle del ragazzo, che si voltò lentamente.

 

Un uomo da una strana maschera arancione si avvicinò ai tre accompagnato da una ragazza dai capelli rossi e gli occhiali sul naso che fissava la giovane dai capelli biondi con fare infastidito e iracondo, e un uomo alto dai capelli arancione e dall’espressione persa quasi quanto quella della loro vittima.

Sasuke lasciò andare il viso della ragazza e si avvicinò all’uomo per domandargli spiegazioni a riguardo, era la prima volta che il mangekyou sharingan non funzionava e ciò non poteva che metterlo in uno stato di strana inquietudine.

 

-“Kokoro no kusari…”- Disse semplicemente l’uomo facendo infastidire ancora di più il giovane che non riusciva a comprendere il significato di quelle parole.

 

-“La sua anima è incatenata e il suo corpo funge da registratore per ogni tipo di conversazione possibile, è inutile che cerchi da farla parlare lei non è in grado, non più…”- Riprese l’uomo volgendo il suo sguardo sulla figura della ragazza che per tutto il tempo era rimasta immobile seduta sull’erba.

 

-“Inoltre le informazioni che sono presenti nel suo corpo le condivide solo con persone di cui ne riconosce un determinato chakra, non c’è modo di farci dire i turni di guardia e le strategie del villaggio…”-

 

-“Quindi l’attacco a sorpresa è andato a puttane!”- sbottò improvvisamente il ninja dai capelli bianchi mentre usciva dall’acqua, sorpassando la giovane ninja senza anima.

 

-“Tecnicamente si, inoltre lei ora sa che cosa abbiamo in mente e potrebbe andarlo a riferire…”- Proseguì l’uomo, ma venne improvvisamente interrotto da una strana e potente anomalia di chakra provenire dal giovane ninja dai capelli neri.

 

-“Non credo sia un problema…”- Disse l’Uchiha mentre estraeva la sua spada e si avvicinava con passo deciso alla ragazza.

 

Lei fissò la figura del giovane avvicinarsi minacciosa non sentendo il desiderio di muoversi, lo vide fermarsi vicino a lei e alzare verso l’alto la katana che stringeva fra le mani.

Lei non disse nulla ma, quasi inconsapevolmente, chiuse gli occhi.

 

 

 

***

 

 

Un giovane dai capelli neri raccolti in una coda alta era rimasto immobile sulla porta di casa con gli occhi aperti e senza riuscire a proferir parola.

Davanti a lui vi era un giovane dai capelli biondi che lo fissava con sguardo rammaricato e triste, incapace di dire una sola parole per alleviare il dolore che stava provando.

Shikamaru, così si chiamava il ninja dai capelli neri, non riusciva ancora a credere a ciò che aveva detto il suo amico, era come se le parole gli fossero scivolate via dalle orecchie, o che peggio fossero suonate come vuote e prive di significato.

Abbassò lo sguardo al suolo per poi incontrare quello di Naruto, il ragazzo dai capelli biondi, con gli occhi azzurri [come quelli di lei] arrossati lievemente.

Allora le parole appena detto ebbero un senso per lui, colpendolo al cuore facendolo inginocchiare alla porta con le lacrime e le urla di disperazione che riecheggiavano per il piccolo vialetto.

Naruto, non sapendo cosa fare, si limitò ad appoggiare una mano sulle spalle di lui, scosse ripetutamente dai singhiozzi.

 

 

 

***

 

 

-“INO!”- Urlò un giovane dai capelli biondi come la fanciulla che giaceva al suolo in una pozza di sangue.

 

Aveva un lungo e profondo squarcio all’addome e qualche piccolo graffio sul viso, stringeva inconsapevolmente una corona di fiori disfatta e macchiata dal sangue scarlatto di lei che colava copiosamente dalla ferita.

Il giovane le si avvicinò velocemente e la sollevò da terra circondandole le spalle con le braccia e scuotendola nel tentativo di farla riprendere.

Sulla spalla del ragazzo vi era appoggiato un piccolo rospo che indossava un leggero mantello nero e guardava il volto oramai cadaverico della ragazza.

Alzò gli occhi al cielo e vide le nuvole grigie coprire il sole che prima splendeva senza sosta su quella landa, avvertì le gocce di pioggia bagnare il suo volto rugoso e inaspettatamente la sua mente lo riportò alla perdita del suo allievo qualche settimana prima.

 

Ora era lì, con il suo nuovo allievo di ritorno dall’allenamento alla montagna Myobokuzan, che stringeva tra le sue braccia quell’esile corpo quasi senza vita.

Naruto  continuava a chiamarla senza sosta ma senza ottenere alcun risultato, sennonché a un certo punto una forte luce brillò da sotto il piccolo top viola, oramai ridotto a brandelli, della ragazza e ne fuoriuscì un piccolo fiore di loto luminoso, anche più delle stelle stesse, che si posò delicatamente tra le mani del ragazzo che lo guardò sorpreso.

Poi il suo sguardo si posò nuovamente su quello di lei, che sembrò avere ancora in corpo un po’ di linfa vitale, e gli sorrise, lasciandolo senza fiato e con sguardo meravigliato mentre le lacrime iniziarono a mischiarsi con la pioggia.

 

 

 

***

 

 

Le pareti dell’ospedale sembravano come comprimere l’anima e il cuore in una morsa  letale e soffocante  di quel giovane chuunin che si avvicinò al letto dove giaceva, con i capelli sciolti che le ricadevano dolcemente sulle spalle, colei che era stesa sul quel lettino d’ospedale.

Quando le fu vicino le strinse la mano, fredda e senza vita, della sua giovane compagna di squadra e cominciò a domandarsi dove fosse stato per tutto quel tempo.

Dov’era quando lei aveva paura?

Dov’era quando lei stava chiedendo aiuto?

Dov’era per la ragazza che amava?

 

Non era in nessun luogo dove vi era lei, era ovunque ma non con lei.

Sembrava come in quei vecchi film che guardavano i suoi genitori dove il protagonista si rendeva conto di amare una donna quando la perdeva per sempre, solo che quella era la realtà e non poteva essere riavvolta come il nastro di una videocassetta.

Accanto i fiori che giacevano sul comò vicino al letto c’era un blocchetto di carta e una penna,lasciati li da qualche infermiera.

Lui prese un foglio e scrisse una piccola frase che mise tra i fiori colorati e gioiosi [ come il suo sorriso] prima di uscire da quella porta con il cuore che non smetteva di fargli male.

 

 

“Finalmente puoi librarti in cielo.”

 

 

 

***

 

 

 

La brezza estiva scompigliava i capelli color della notte a quel ragazzo ritto sulle sponde di un piccolo laghetto avvolto nel verde della natura.

Era insolito vederlo con i capelli sciolti e un’espressione felice stampata sul volto, ma d’altronde non poteva farci niente poiché oggi era un giorno speciale.

 

 

-“SHIKAMARU!”- Si sentì chiamare il giovane che si voltò lentamente.

 

Sorrise quando incrociò il volto solare e vivace della sua compagna di squadra dai capelli biondi che, con il fiatone gli si avvicinava correndo.

 

 

-“Potevi anche venirmi a prendere in ospedale e non darmi appuntamento qui!”- Disse lei con il tono di voce leggermente alternato e seccato.

 

Lui sorrise sotto i baffi, non potendo fare a meno di gioire internamente alla vista della solita Ino così esagitata e alla volte un po’ irritante.

Si mise le mani in tasca, per la prima volta nell’arco di quella giornata, e si voltò dando le spalle alla ragazza che lo guardò incuriosita.

 

 

-“Non credere che ti abbia perdonato per quello che è successo, ho creduto di averti perso per sempre…anche tu…”- Rispose il giovane con un misto di voce tra il finto offeso e il triste.

 

Lei piegò leggermente le labbra in un piccolo musino e prese sottobraccio il giovane con delicatezza, quasi senza volerlo disturbare, e gli sussurrò con voce da cuccioletta indifesa:

 

 

-“Mi perdoni?”-

 

Lui la guardò un po’ imbarazzato, ma subito sorrise e le indicò con un dito le labbra con fare sornione.

Lei scoppiò in una risata e non se lo fece ripetere due volte, cinse le braccia intorno le spalle di lui e lo baciò, con tutto l’amore che aveva in corpo, e lui ricambiò, assaporando quel bacio che sapeva di miracolo.

 

 

 

 

 

L’amore è…

…la chiave…

…che apre qualsiasi porta.

 

 

 

 

 

END.

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

 

BUON SHIKAINO DAY A TUTTE VOI, MOSCHE BIANCHE!!!

 

Non so come sia venuta questa shot, effettivamente avevo cominciato con un’altra ShikaIno ma stava diventando chilometrica e temevo di non fare in tempo così ho scritto questa che  è più corta!

E’ una “Secondo me…” che contiene un sacco si spoiler dal capitolo 408 in poi, non datelo come oro colato questa vicenda (magari lo fosse…) ma spero che comunque vi piaccia!!!

Che dire,lo spirito delle mosche bianche è eterno e faccia un saluto a tutte le mie sorelle e ricordate: qualunque cosa accada la speranza è l’ultima a morire basta non arrendersi e continuare a lottare per ciò in cui si crede veramente!

 

Long life to ShikaIno ‘cause it’s life!

 

Inochan

  
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