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Autore: Farawayx    15/04/2014    15 recensioni
E' come se la tua intera vita fosse stata basata su delle bugie, un giorno sei una persona normale e l'altro vieni catapultata in un susseguirsi di eventi che ti lasciano senza fiato. Di chi puoi fidarti? Chi sa la verità?
Ma la domanda che continua a porsi Samantha Reyes è solo una: chi è realmente?
Le sue risposte sembra averle tutte una persona: Jonathan Christopher Morgenstern.
« Io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' pronunciato, mi sento come l'angelo affascinato dal buio.»
Nel buio ho trovato il mio angelo.
Un angelo pieno di paura e di odio, pieno di rancore e di voglia di vivere.
Nel buio l'ho amato, l'ho cullato, abbiamo cantato e sognato.
Abbiamo riso e ci siamo amati intensamente.
Ma alla luce mi ha annientato.
E se qualcuno insegnasse ad amare ad un angelo oscuro?
Genere: Avventura, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di inziare vorrei ringraziare chiunque sia qui per leggere la mia storia, vi invito a guardare le note in fondo. E' molto importante per me, sarà un attimo di depressione passegera o non so, andate sotto e capirete. Un bacio e buona lettura.







» Capitolo 17
                                 
«Non puoi scegliere di essere ferito in questo mondo, vecchio mio, ma hai qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire. A me piacciono le mie scelte. Spero che a lei piacciano le sue.»  (The fault in our stars- John Green)





Sebastian la tenne stretta ancora alcuni istanti, per poi lasciarla andare, sciogliendo lentamente quell’abbraccio. Sam indietreggiò di qualche passo, in modo da poter guardare sia il cacciatore che gli altri due.
-Lei è Clary, mia sorella. - Disse velocemente Sebastian, indicando la ragazza. –E lui… Beh, ho saputo che vi conoscete molto bene. - Concluse e la sua voce inclinò al sarcasmo.
-Tua sorella?- Chiese Sam sorpresa, per poi muovere alcuni passi verso Simon che allargò le braccia per stringerla delicatamente a se. –Mi sei mancato. – fu tutto quello che disse prima di riportare lo sguardo sulla testa rossa intenda a fissarla con una curiosità che la faceva sentire in imbarazzo.
- Sarebbe stato strano se ti avesse parlato di me.- disse poi Clary interrompendo il flusso di sguardi tra lei e la ragazza, riportando gli occhi sulla nuca del fratello, ora girato di spalle.
- Non ne avevo motivo. - Rispose lui scrollando le spalle e voltandosi appena, mostrando così il profilo ai tre che lo stavano guardando. – E poi non passo molto tempo a parlare della mia amorevole famigliola. - Concluse, guardando Clary di traverso.
-E ora cosa facciamo?- Intervenne Simon facendo scivolare entrambe le mani nelle proprie tasche, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.
Il cacciatore sollevò lo sguardo verso il cielo ormai cupo, perfino le stelle erano ricoperte da nuvole, così il tutto sembrava solamente una massa tetra. – Datemi qualche istante e troverò una soluzione. -



-Ma questa è una bettola!- Esclamò Simon alla vista di un vecchio casale che Sebastian era riuscito a scovare dopo una lunga ora di ricerche. Era sparito nel nulla lasciando i tre completamente da soli, Clary e Simon avevano tentato di confortare Sam, pensando che quella fosse vittima di chissà quale esperimento del ragazzo, mettendola in imbarazzo sulle eventuali risposte.
Quando Sebastian era tornato li aveva condotti lungo una collina che sembrava non terminare più, mostrando, con sorpresa di tutti, una piccola abitazione all’estremità.
-Secondo me troveremo qualche scarafaggio nelle lenzuola. – Brontolò ancora il vampiro.
Sebastian si voltò verso di lui, lanciandogli uno sguardo truce. –Come prima cosa dovresti avere uno spirito di adattamento maggiore e poi questo è un caratteristico chalet delle campagne francesi, senti che bell’aria di montagna. - Disse per poi sollevare l’angolo delle labbra.
-Siamo in Francia?- Chiese improvvisamente Sam, confusa.
Sebastian annuì. –Ci troviamo nella zona nel dipartimento dell'Ariège.- Le spiegò lui. –Se osservi con attenzione oltre questa collina puoi scorgere il paese di Lasserre.-.
-Mai sentito nominare. - Commentò Simon.
-Infatti, sono 196 abitanti di cui 190 sono galline, cane e gatti. - Disse lui con tranquillità. –Ne dubito che tu ne abbia sentito parlare siccome sarebbe già un miracolo se conoscessi dove si trova Vienna.-.
Simon stava per replicare, offeso, ma Sam lo precedette. –Ma come ci sono arrivata in questo posto?- Chiese più a se stessa che ai tre.
Sebastian si limitò a un’alzata di spalle.



§



Non appena Sam aprì la vecchia porta della sua stanza, pensò che probabilmente se avesse usato più forza le sarebbe caduta addosso. La stanza era decorata in maniera estremamente semplice, un letto matrimoniale nel centro e due comodini ai lati, su uno dei quali c’era un vaso vuoto e sull’altro un telefono. Un’altra porta collegava alla piccola stanza da bagno dove la doccia occupava quasi tutto lo spazio, alle finestre delle tende ricamate ricadevano delicatamente sul davanzale. Nonostante l’ambiente poco lussuoso e malandato, era del tutto immacolato e nell’aria era presente un forte odore di detersivo.
Sam si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi immediatamente nella direzione del bagno, aprì il rubinetto del lavandino e lasciò scorrere l’acqua fresca sulle zone livide delle sue braccia, per poi unire le mani a coppa e raccogliere dell’acqua che si gettò su viso. Lasciò scorrere le mani lungo il proprio busto, sollevando appena il bordo della maglia, passando le dita sulle zone doloranti della sua pelle mentre una smorfia le si formava sul viso.
Aveva bisogno di una doccia. Una doccia e vestiti puliti.
Ma non ne aveva.
Sospirò appena riportando le mani contro il marmo bianco del lavabo, quando il suono di qualcuno che bussava alla porta, attirò la sua attenzione. Chiuse velocemente l’acqua, sollevando le dita e sistemando i capelli in una coda con un fermaglio che aveva intorno al polso, e si avvicinò alla porta abbassando velocemente la maniglia.
I suoi occhi si posarono su un paio di gambe, lunghe e slanciate, fasciate dai dei jeans neri a completo con una camicia azzurra che risaltava con la carnagione chiara di lui. Aveva gli occhi neri puntati sul viso della ragazza, mentre alcune ciocche dei capelli, leggermente più lunghe sulla fronte, ricadevano sulle sopracciglia di qualche tonalità di biondo più scuro.
-Ehi. - Disse Sam distendendo appena le labbra in un sorriso.
-Posso?- Chiese Sebastian, indicando con un movimento della testa l’interno della stanza.
Sam si spostò dalla porta, dandogli così modo di entrare, osservando la schiena di lui, aspettando che parlasse ma quando notò che il ragazzo se ne stava in silenzio si chiuse la porta alle spalle, avvicinandosi appena. –Dovevi chiedermi qualcosa?-
Lui si voltò verso di lei, mantenendo le distanze, spostando lo sguardo su tutti i mobili, osservando la stanza. – Un po’ rustica ma può andare. -
Sam scrollò le spalle. –Per quel poco tempo che passeremo qui, sarebbe andato bene di tutto. -
Lui annuì appena, pensieroso, tornando a richiudersi nel suo silenzio.
-Sebastian.- Disse poco dopo la ragazza, leggermente confusa. –Sei venuto qui solo per commentare l’arredamento?-.
Lui alzò le labbra e qualcosa nei suoi occhi cambiò, era come se una luce improvvisa li avesse illuminati. – Sai, confido molto nel tuo gusto da arredatrice. -
Sam alzò gli occhi al cielo nonostante un sorriso spontaneo le si fosse formato sulle labbra. – Sebastian.- Ripeté ma ora non sorrideva più. – Anch’io ho bisogno di parlarti. -
Sebastian nel costatare la sua espressione seria si rabbuiò. –Che succede?-
-Niente, non fare quella faccia, non è morto nessuno. - Disse lei non appena notò lo sguardo di lui. – Riguarda me e te.-
-Oh.- Fu tutto quello che rispose il cacciatore, sinceramente sorpreso. –Va bene, ti ascolto. -
Sam chiuse per un breve istanti gli occhi, per poi stringere le mani che tradivano la sua agitazione con un leggero tremolio. – Lo so che non è il momento opportuno, ma ora come ora, non saprei dire quando ci sarà la possibilità di parlare come in questo momento… - Fece una pausa sollevando lo sguardo verso gli occhi del ragazzo che la stavano osservando con attenzione. –... quindi, penso che sia giusto mettere in chiaro le cose tra noi. Non ho aspettative altissime perché nella mia breve vita ho imparato ad aspettarmi poco dalle persone, ma nonostante il mio pessimismo cronico ho iniziato a far nascere in me una piccola illusione. Ho paura che tutto questo porterà al mio cuore calpestato per l’ennesima volta. Ho capito che ti piace giocare ma io non ne ho il tempo e ne la possibilità di farmi incasinare la testa da te.-.  
Sebastian restò in silenzio alcuni istanti aspettando che lei proseguisse ma quando non lo fece si passò lentamente una mano nei capelli, mostrando il suo viso totalmente rilassato. –Non ho mai avuto intenzione di spezzarti il cuore. - fu tutto quello che disse.
-Ma?- Sam trattenne il respiro.
-Ma cosa?- Ribatté lui, inclinando la testa.
-Tutto qui? Ti chiedo chiarezza e riesci a dirmi solo questo?- Esclamò frustrata lei.
- Non sono ancora capace di dare un nome agli impulsi che ho verso di te, come il senso di protezione, il desiderio o il dovere. Ma sei l’unica persona a cui non ho mai voluto torcere un capello. - Disse lui sinceramente voltandosi di poco e abbassando il volto.
Sam distolse lo sguardo dal profilo di Sebastian, nonostante gli occhi ne fossero attratti come una calamita, tutti di lui le piaceva, perfino il modo in cui i capelli gli ricadevano sulla fronte in quel momento. Ma quello le sembrava soltanto un altro buco nell’acqua.
Sentiva una strana sensazione di angoscia alla bocca dello stomaco che la costrinse a voltarsi dall’altro lato in modo da poter uscire dalla visuale di Sebastian, chiuse gli occhi per un lungo momento prendendo dei lunghi respiri. Doveva smetterla di avere quelle reazioni da ragazzina alla prima infatuazione, doveva smetterla di sentirsi così angosciata per una cosa stupida come quella quando intorno a lei stava accadendo l’impossibile.
Il contatto di una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare riportandola alla realtà, si voltò appena e quando incrociò lo sguardo fermo del cacciatore, sentì quel disagio crescere maggiormente.
-Samantha.- Sussurrò  e nella sua voce ci fu qualcosa che tradiva il suo sguardo gelido. C’era un tremore, il suo richiamo sembrava una supplica. Fu quello a far voltare Sam verso di lui e quando incontrò i suoi occhi si sentì inghiottire dal nero delle sue iridi che si distinguevano con la pupilla solo per una leggera linea del colore argento che le dividevano.
E fu quello l’istante in cui smise di pensare.
Spostò la mano che Sebastian aveva poggiato sulla sua spalla e senza dar modo al cacciatore di aggiungere altro si avvicinò al lui, portando entrambe le mani sulle sue guance e lasciò che le loro labbra combaciassero perfettamente. Sam aveva desiderato baciarlo dal primo istante in cui lo aveva rivisto, aveva desiderato risentire il sapore delle sue labbra e poter toccare nuovamente con le sue dita la mascella ben delineata del ragazzo.
Sebastian le strinse istintivamente entrambe le mani dietro la schiena facendo peso su di lei con il proprio corpo, facendo così indietreggiare Sam di alcuni passi. Neanche lui poteva negare a se stesso quanto le fosse mancato il contatto del suo corpo contro il proprio e di come non avrebbe mai interrotto quel bacio.
Il ragazzo lasciò scorrere entrambe le mani sul busto di lei, portandole così lungo i suoi fianchi, sollevando appena con le dita i bordi della maglia cercando con le punte di esse il contatto con la sua pelle ma quando la ragazza si ritrasse appena, per una fitta di dolore, capì di aver toccato uno dei punti in cui quel bastardo l’aveva colpita.
Staccò le sue labbra da quelle di Sam e si chinò lentamente sulle ginocchia, verso il basso, portando così il viso all’altezza dello stomaco della ragazza. Sollevò con le mani entrambi i lati della maglietta fine che indossava scoprendole del tutto l’addome, non appena i suoi occhi si ritrovarono a contatto con quelle macchie violacee che imbrattavano la pelle di lei, Sebastian si sentì andare a fuoco per l’ira.
Gli avrebbe spezzato ogni singolo osso del suo corpo.
Sospirò per scacciare via quella sensazione e portò la testa in avanti così da toccare con le labbra ogni sua ferita, baciò ogni livido che Sam aveva sulla sua pancia, li accarezzava con le labbra o con la punta della lingua, usando una dolcezza che stupì perfino se stesso. Non riuscì a trattenere un sospiro quando la ragazza intrecciò le dita tra i suoi capelli, accarezzandoli e giocandoci, creando così delle piacevoli sensazioni dalle quali lui si sentì pervadere dalla testa ai piedi.
Sam lo tirò verso l’alto, così da poter nuovamente baciare le sue labbra chinando poi il viso in modo da percorrere con esse la guancia di lui fino a giungere alla linea della mascella che percorse interamente, prima di ritornare sulle sue labbra.
Sembrava un bacio disperato, un bacio che esprimeva tutto quello che i due non riuscivano a dire con le parole o tutto quello di cui avevano paura.
Le loro figure si muovevano dolcemente e con apparente lentezza l’una contro l’altra, continuarono a baciarsi con ardore, mentre le mani di Sam andarono a sbottonare la camicia azzurra di Sebastian, scoprendo man mano il suo fisico muscoloso. Osservò per alcuni istanti il corpo di lui che sembrava fremere sotto il tocco delle sue dita così portò le mani lungo il petto, accarezzandogli i pettorali per poi scendere lungo gli addominali, soffermandosi su di essi. Il cacciatore, estasiato da quel tocco, si liberò dell’ingombro del tessuto gettandolo a terra, per poi afferrare il top della ragazza e sfilarglielo con forza  lasciandolo passare da sopra la testa.  
Sebastian strinse entrambe le mani intorno ai fianchi di Sam sollevandola verso l’alto e facendolo così avvolgere le gambe intorno la sua vita, mosse qualche passo un po’ alla cieca, completamente distratto dai continui baci che continuavano a scambiarsi, poggiandola poi contro una delle pareti e premendo il proprio corpo contro quello di lei.
La schiena di Sam si scontrò con qualcosa che al primo impatto le sembrò gelida, ma poi si sentì il rumore dell’acqua ed entrambi furono invasi come da una pioggia. Sollevarono nello stesso momento la testa verso l’alto, così da costatare di essere finiti vicino al regolatore dell’acqua della doccia e mentre l’acqua li travolgeva, bagnandoli completamente, i due tornarono a guardarsi e Sam non riuscì a trattenere una risata.
-A quanto pare una forza superiore pensa che dobbiamo un po’ spegnere i bollenti spiriti. - Commentò Sebastian tenendo aperti con difficoltà gli occhi, per via dell’acqua che scorreva contro il suo viso.
Sam non riuscì a trattenere un’altra risata e strinse maggiormente le braccia contro il collo di lui. –Oppure che sei più sexy tutto bagnato. -
-Smettila di ridere. - l’ammonì lui per poi lasciare spazio a un ampio sorriso sulle sue labbra.
La porta della stanza si spalancò all’improvviso  e una testa castana comparì improvvisamente. -Sam, sei…Ma cosa state facendo?- L’espressione di Simon alla vista dei due completamenti bagnati ancora avvinghiati passò dallo stupore all’imbarazzo in tre secondi.
Sebastian lasciò la presa sui fianchi di lei, facendola così poggiare nuovamente i piedi a terra, e portando poi una mano dietro la schiena di Sam in modo da chiudere l’acqua. –Ah, se imparassi a bussare quanto imbarazzo ti risparmieresti. -
-E io che pensavo di aver visto di tutto. - Rispose l’altro, completamente a disagio.
- Ma guarda che stavamo testando la temperatura dell’acqua, non vorrei traumatizzarti troppo. - Ribatté Sebastian. – Se vuoi puoi unirti a noi. -
-Sebastian!- Esclamò Sam completamente in imbarazzo portandosi le mani al petto, tentando di coprirsi.
-Cosa sono queste facce? Non passavate il tempo a provarci tra di voi?- Commentò il cacciatore.
-Simon, sei qui?- La testa rossa di Clary fece capolinea attraverso la porta, sbarrando appena gli occhi alla vista della scena. –Ma cosa…-
Sebastian sospirò scocciato muovendo qualche passo, portando una mano sulla spalla di Simon, spingendolo così verso Clary. –Sentite, senza offesa, tre è una festa ma quattro è una folla. – Disse spingendo entrambi verso l’esterno e chiudendo la porta non dando modo a nessuno di replicare.
Sam si portò una mano alla guancia, si sentiva andare a fuoco.
-Sei in imbarazzo?- chiese lui girandosi verso di lei.
-Ma cosa te lo fa pensare ?- Chiese ironicamente.
-Solo che sembri la versione adulta di un pomodoro. - Commentò lui scrollando le spalle.
Sam sollevò gli occhi al cielo, tentando di spostare alcune ciocche bagnate dal viso.
-Sei sempre così tenera e carina. – La provocò Sebastian.
-Scusami?- Replicò lei.
-Beh, arrossisci la metà del tempo e l’altra metà la passi a farti tremila filmini mentali sul perché, per come o per quale. - Disse lui con tranquillità.
Sam sollevò un sopracciglio, annuendo poi, tentando di imitare la sua espressione completamente rilassata, muovendo qualche passo e uscendo così dal bagno avvicinandosi nuovamente a Sebastian. Si voltò di scatto, cogliendolo forse per la prima volta di sorpresa, e andò a premere il proprio corpo contro quello del cacciatore, facendogli aderire la schiena contro la parete. Sollevò appena il mento in modo da sfiorargli con la punta del naso quello di lui, per poi inclinare di nuovo il viso così da potare le labbra all’altezza del suo orecchio. -Non sono un peluche che mi definisci tenera e carina, chiaro?-
Sebastian s’inumidì lentamente le labbra con la punta della lingua, distendendo le labbra in un sorrisetto. - Per quanto possa piacermi la piega che sta prendendo questa situazione non possiamo stare qui a giocare, bambolina. –
Sam lo fulminò un ultima volta con lo sguardo per poi lasciare la presa su di lui, indietreggiando di qualche passo, dandogli poi le spalle mentre con lo sguardo cercava qualcosa con cui coprirsi. I suoi vestiti erano completamenti bagnati. Sospirando si chinò verso il pavimento recuperando la sua maglia e con le dita tentò di rimetterla in sesto, sbattendola un paio di volte.
-E’ proprio necessario che ti rivesta? io ti preferisco di gran lunga in questa versione. –Le soffiò all’orecchio Sebastian arrivandole alle spalle, avvolgendo così completamente il busto di lei con un braccio.
-Avete finito?- La voce incalzante di Simon arrivò attraverso la porta.
Sam sentì Sebastian imprecare a voce bassa e si ritrovò a sorridere senza nemmeno accorgersene. – Vado, oppure lo faccio fuori e ho promesso di non torcere un capello a nessuno. - Sbuffò lui. – Ma tu rivestiti, quel vampiro ha già visto troppo per i miei gusti. -



§



Nonostante non avesse con sé dei vestiti puliti, Sam aveva comunque deciso di farsi una doccia del tutto sconsolata, ma poi la donna della reception aveva bussato alla sua porta dicendole che le era stato detto di potarle un cambio pulito. Sam si era sentita al settimo cielo, non che fossero gli abiti più belli del mondo, un vestito semplice verde dal taglio dritto e un cardigan bianco che risaltava su di esso come un neon, ma in quel momento sembravano perfetti.
Ora si ritrovavano finalmente tutti nella hall ormai deserta, pronti a tornare da dove erano venuti.
-Sentite, appena torniamo dovrò parlare con il vostro stregone. - Stava dicendo Sebastian.
-Sarà alla ricerca di quella spada. - Commentò Clary.
-Non credo che ne avremmo bisogno. - Disse lui con tranquillità.
-Cosa intendi?- Intervenne Simon.
-Che per ora non sono affari vostri. - Tagliò corto il ragazzo e non appena vide che anche Sam li aveva raggiunti, tirò dalla tasca il suo stilo. –Bene, possiamo andare. -
Sebastian si guardò intorno per alcuni istanti poggiando poi la punta dell’oggetto contro la parete e cominciò a disegnare, muoveva la mano con la massima fluidità. Fu in quel momento che Sam si soffermò a osservare lui e Clary, non sembravano neppure fratelli, lui aveva i capelli di quel biondo così innaturale mentre quelli di lei erano rossi e le ricadevano in una cascata di boccoli. Uno aveva gli occhi neri come la notte, solo nel guardarli sembrava che l’oscurità ti penetrasse nelle ossa, invece quelli di Clary erano verdi, quasi come il vestito che ora Sam indossava. Lei a differenza di lui non indossava maschere di freddezza, si mostrava per quello che era, erano come due rappresentanze differenti. Eppure nelle loro vene scorreva lo stesso sangue. Fratelli ma quasi estranei.
Quando Sebastian ebbe terminato di disegnare, una runa si formò sulla parete, e, lentamente, essa si dissolve sostituita da un bagliore accecante che i quattro attraversarono.
La prima cosa che Sam vide non appena giunsero dall’altro lato del portale fu una libreria, quella stanza aveva un aspetto familiare, ma non sapeva definirlo. Era la casa di Magnus? Nonostante sembrasse l’abitazione dello stregone, Sam, non poté non notare che era arredata in un modo completamente differente dall’ultima volta in cui era stata in quella cucina.
Sentì qualcuno correre al suo fianco e poi riconobbe i capelli dorati di Jace e il suo profilo, correre verso Clary, stringendola fra le sue braccia.
Passare attraverso il portale l’aveva stordita.
-Sam!- Era una voce gentile e calda a richiamare la sua attenzione.
La ragazza sollevò lo sguardo a fatica e si trovò a incrociare degli occhi terribilmente azzurri in contrasto con i suoi capelli neri. - Alec.- Disse quasi in un sussurro e si gettò verso l’amico, abbracciandolo. –Mi dispiace tanto, non volevo piantarti in quel posto. - parlò di getto portando il mento sulla spalla del cacciatore.
-E’ tutto okay- Le rispose l’altro con dolcezza, accarezzandole la schiena.
-Beh, non è proprio tutto okay, ma a quanto pare Alexander vuole sentirsi positivo. - Commentò la voce di Magnus, comparendo poi oltre la spalla del ragazzo.
Sam si sentì pietrificare, l’ultima volta che aveva visto lo stregone gli aveva praticamente urlato addosso, dando sfogo a tutta la sua frustrazione per poi svanire.
-Magnus.- Disse a voce bassa, allontanandosi da Alec. –Mi dispiace per essere fuggita via così.-.
- Senza rancore angioletto, non pensarci più. - Annuì piano lo stregone, poggiando una mano sulla sua spalla. –Sono felice che tu non ti sia fatta uccidere. - Fece una pausa. –E lo sarà anche il nostro caro Sebastian, che vedo ancora in mezzo a noi. - Commentò portando lo sguardo verso il cacciatore che si era limitato a osservare la scena. –Visto Jocelyn e tu che dicevi di non fidarti del tuo figlioletto. –
Figlioletto? Sam voltò di scatto il viso verso la donna che ora Magnus stava guardando. Ma non solo lui, anche Sebastian stava osservando quella donna dai capelli dello stesso colore di Clary e i lineamenti delicati, solo che lo sguardo di Sebastian era carico di risentimento. Lei era sua madre?
Jocelyn ignorò del tutto le parole dello stregone e si voltò appena verso Sam, osservandola. –Vedo che ti hanno ridotta male, mi dispiace tanto cara. - Disse con dolcezza, avvicinandosi appena. – Magnus potrebbe aiutarti a mandare via tutti questi lividi,  ma puoi riposare un po’ prima. -
-Smettila con questi inutili convenevoli. - Esclamò Sebastian.
La donna si voltò verso di lui. – Cosa vuoi, Jonathan?-
-Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo.- Scattò lui.- Non ne hai il diritto, non sei una madre per me e mai lo sarai. Sai perfettamente che sei la prima su cui finirà la mia ira non appena tutto questo sarà finito, e non credere che sarò gentile, gusterò quel momento fino alla fine.-
Sam inorridì nel sentire Sebastian parlare in quel modo, sembrava di rivedere Matt davanti ai suoi occhi. –Sebastian.- sussurrò portando un braccio sul gomito di lui, tentando di tirarlo indietro. – Calmati, per favore.-
Lui all’inizio sembrò sordo al richiamo di lei ma poi distolse lo sguardo dagli occhi di Jocelyn per voltare il viso verso la ragazza. – Lei sa cose su di te Sam, cose che non dirà.-
Lei lo guardò per alcuni istanti, prendendo un lungo respiro, prima di ripotare lo sguardo sulla donna. – Di cosa sta parlando?-  
Jocelyn che non si era scomposta minimamente, tirò su il naso. –Non posso parlartene ora e qui, ma presto saprai tutto il necessario, te lo prometto.- Le disse con calma.
-Sai la natura delle mie capacità?- Chiese nuovamente Sam trattenendo il respiro.
La donna annuì. –Ma ora non posso dirtelo. – Sussurrò. – Per ora andate a riposare, domani andremo alla ricerca di quella spalla e avremo bisogno di forze.-
-Non cercheremo nessuna spada.- Disse Sebastian.
-Ma cosa stai dicendo?- Ribatté Magnus.
-Avevi promesso di aiutarci!- Esclamò Clary.
-Ehi, calma.- Li zittì lui. –Non cercheremo la spada perché abbiamo un’arma più potente. –
-Sarebbe?-
-Lei.- Rispose Sebastian indicando Sam che lo guardò confusa.
-Sei forse impazzito? La metterai solo in pericolo!- Esclamò Magnus.
-Io non la metto in pericolo, io so che ha tutto il potenziale per far fuori quella specie di scherzo della natura. Lei è abbastanza forte per fare qualsiasi cosa.-
- Ma non ha neanche un allenamento fisico adatto.- Commentò Clary.
-Per ora.- Sussurrò il cacciatore puntando gli occhi in quelli della madre che stava annuendo lentamente.






NOTE D’AUTRICE 
Salve a tutte, come state? Spero bene!
Allora, prima di passare al capitolo avrei bisogno di parlarvi di una cosa. Ultimamente ho notato di aver perso alcune persone per la strada, ho paura che la mia storia stia diventando noioso, pensante o ripetitiva, se così fosse vi chiederei davvero di dirmelo. Sono pronta a tutte le critiche di questo mondo, anzi, potete farmi anche solo quelle, ho bisogno di capire se vale la pena continuare oppure no.. Non sono una di quelle autrici che scrive per le recensioni ma se poi la storia ha un calo, uno qualche domanda inizia a farsela… quindi niente, vi prego di cuore di spendere anche solo dieci secondi o una riga per farmi sapere se vale la pena continuare ad impegnarmi in tutto questo o sia meglio abbandonare un progetto destinato a essere un qualcosa di obbrobrioso.
Bene, detto questo, spero che vi sia piaciuto, concretamente non si scopre niente di nuovo o cose così, però ho voluto regalare ai nostri protagonisti un momento di leggerezza dove ricordare cosa significa ridere o amare.
Un bacione a tutte e come sempre grazie di cuore per essere qui.
Vi stringo.


p.s. 
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Credits
: Per la barra prima delle note a : yingsu

   
 
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