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Autore: MillyMalfoy    13/07/2008    5 recensioni
Siamo stati tutto quello che due persone possono essere una per l'altra [...] Sei stato il mio migliore amico. [...] Siamo stati compagni di scuola, di squadra.[...][...] Siamo stati amanti. Siamo stati anche nemici. In occasione dello Shika/Ino Day! The night is white!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il vento penetrava nella mia camera, sollevando e agitando le mie coperte di seta, che ballavano sul mio semi nudo corpo, soll

Il vento penetrava nella mia camera, sollevando e agitando le mie coperte di seta, che ballavano sul mio semi nudo corpo, solleticandomi, tenendomi sveglia, in vita.

Chiudevo gli occhi al mondo, ma ogni mio senso era teso a rendermene parte.

Con le mie lunghe dita incominciai ad accarezzare il lenzuolo che mi ricopriva.

Sdraiata, il petto che premeva sul materasso, accorciandomi il fiato; il vento che trascinava le gocce del mio sudore lungo la mia schiena.

Come il soffio del vento percorreva il mio corpo, la mia mente riviveva gli avvenimenti di quel lungo giorno senza fine.

Come spesso accade, però il fluire dei pensieri non è scandito da nessuna razionalità e ci si ritrova a passare di pensiero in pensiero, come molte donne fanno passando di uomo in uomo, di letto in letto. Molte donne, ma non io.

Mi girai, e lasciai che la schiena si abituasse al materasso.

Avevo i seni scoperti, i capezzoli induriti dal fresco vento, il lenzuolo aderente alle mie cosce. Con una mano iniziai a solleticarmi il ventre, per risalire sul mio petto, poi ripercorrere la circonferenza del mio ombelico, e giunsi lungo le mie braccia: mi fermai poco sotto il mio gomito destro, dove incontrai una delle mie prime cicatrici. Una delle più sofferte.

Incominciai a ricordarmi di quel giorno di decine di anni prima, quando durante un quotidiano giro in bici inciampai in un sasso e caddi: cercai di ripararmi con le braccia e finii per tagliarmi, finii sanguinante e piangente a terra e tu scendesti dalla tua bici e mi raggiungesti, ti chinasti, e soffiasti sulla mia ferita. Ti guardai incuriosita, con gli occhi gonfi di lacrime. Tu ricambiasti il mio sguardo pieno di curiosità per poi tornare a soffiare sopra la mia ferita.

Il dolore aumentava ad ogni tuo soffio, ma avevo paura di piangere, avevo paura di deluderti, avevo paura di quello che avresti potuto pensare di me, ma poi tu mi sorridesti e alzandoti mi offristi la tua mano dicendomi: “Sollevati e risali in bici, la ferita guarirà in breve tempo. Soffiandoti sulla ferita, ho allontanato i demoni del dolore, e chiamato in tuo aiuto i venti propizi della guarigione”.

Afferrai la tua mano e continuai con te in bici il nostro giro, in silenzio, perché tu eri il genio del villaggio, perché avevi deciso di aiutarmi e proteggermi.

Molte donne si sarebbero innamorate di te per questo, ma io non sono molte donne.

Aprii per la prima volta gli occhi e le miei azzurre iridi incontrarono la luce della luna: la osservai illuminarmi e con un dito ripercorsi i confini tra luce e ombra che la luna creava sulla mia pelle.

La luna era così bella, piena e rotonda, calma e sicura di se stessa, della sua posizione nel mondo, ma troppo pigra o stanca per mostrarsi sempre tutta: proprio come te.

Per te stare seduto a osservare l'infinito era il paradiso, non un semplice modo per defilarti dal mondo, non un gesto codardo o vigliacco…per te era così facile essere etichettato “il pigro, lo scansafatiche” perché tu non vi vedevi nessuna malignità o vergogna, perché tu eri fiero di essere semplicemente te stesso.

Molte donne ti hanno trovato affascinante per questo, ma io non sono molte donne.

Il vento cessò e ora il caldo sembrava insopportabile, o forse era solamente il pensiero di te che riesce sempre a rendermi inquieta.

Siamo stati tutto quello che due persone possono essere una per l'altra.

Sei stato il mio migliore amico.

Ricordo da bambina le nostre corse, le nostre risate, e i mille segreti che ci scambiavamo pensando che fossero le uniche verità esistenti.

Siamo stati compagni di scuola, di squadra.

Ricordo le lunghe serate a studiare a casa tua, quando cercavi di spigarmi un semplice e comune fatto per te, ma un insormontabile incomprensione umana per me, quando passavamo i pomeriggi come InoShikaCho ad allenarci, fantasticando di essere il primo team di Konoha, di essere stati inviati in una pericolosa missione, in una dove la morte era la migliore soluzione.

Mi ricordo il giorno prima del mio incontro con Sakura, mi ricordo il mio pianto disperato, mi ricordo un sasso contro la mia finestra, poi il tuo viso comparire sul mio balcone, le tue braccia stringermi. Mi ascoltasti per ore, sopportasti ogni mio ricordo, ogni mio rancore, e sfogo, ogni mia recriminazione su un altro ragazzo, fisicamente simile a te, ma spiritualemente così diametralmente opposti.

Siamo stati amanti.

Nacque tutto in segreto, un bacio rubato alla mia fronte e poi uno vero, di quelli romantici che si vedono solo nei film, dove i due eroi disperati, prima della conclusione, si promettono amore eterno.

Ma la cosa più ironica fu che era tutta colpa di Sasuke, della sua fuga. Tu troppo giovane per abbandonarmi, ma al contempo troppo abile per stare con me, conducesti i giovani ninja del nostro villaggio al suo dannato inseguimento, pensai che forse non ti avrei mai più rivisto, pensai che forse di quel dannato Uchiha non me ne fregava poi più di tanto, ma che se non avessi più rivisto te, se non ti avessi più avuto nella mia vita, allora sì, sarei morta.

Ma tutto doveva essere un segreto, non ero pronta a rivelare al mondo che mi ero innamorata, che avevo donato il mio cuore ad un ragazzo. Dovevo competere ancora una volta con Sakura, la vedova affranta: avevo lottato per Sasuke e non potevo abbandonarlo in così poco tempo. Tu sopportasti, ed io sopportai i tuoi continui rapporti con Temari della sabbia. Tuo padre, la tua famiglia, l'Hokage ogni giorno ti spingevano sempre più verso di lei, e lei non sarebbe stata contraria, lo leggevo nei suoi occhi ogni volta che la incontravo. Ma tu eri mio, soltanto mio.

Te lo facevo dire ad ogni più piccola occasione, dovevo sentirtelo ripetere per potermi sentire al sicuro.

Poi venne il giorno in cui lo gridai al mondo in cui dicemmo a tutti del nostro piccolo segreto.

Ma poi la vita prese il sopravvento e noi Siamo stati anche nemici.

Perché solo una persona che hai amato totalmente, disperatamente, follemente può trasformarsi in cinque minuti nella persona più odiata.

C'è una sottile linea fra odio e amore.

Mi hai aspettato, mi hai atteso, ma io ero troppo orgogliosa per mostrarmi, e tu hai continuato ad inseguirmi e infine mi hai afferrata e catturata…ma io non potevo non avere l'ultima parola.

Accettai di sposarti, perché senza di te non avrei potuto vivere, ma non mi sono mai presentata all'altare perché la paura di vivere con te è stata più forte e mi ha sopraffatto, ha vinto.

Posso solo immaginare la delusione e il dolore dipinti sul tuo viso, posso solo lontanamente capire l'imbarazzo che ti ho creato, e mi dispiace, ma è per questo che sono dovuta scappare il più lontano possibile…

Ino

Mi sollevai dal letto, e uscii dalla camera, seguii con il cuore impazzito la scia di sangue vivo che era impressa sul pavimento della mia camera, passai la cucina; pochi gradini e l'aria mi colpì come pugno. Istintivamente mi strinsi fra le mie braccia per ripararmi, ma qualcuno da dietro mi posò una coperta sulle spalle.

“Ti avevo detto di non sporcare” dissi.

“Lo so, ma non l'ho fatto apposta” rispose.

“Shikamaru” dissi mentre mi stringeva a sé incominciando a baciarmi il collo, spostandomi i capelli sulla spalla sinistra.

“Non è colpa mia se mi hanno sparato quei poliziotti!” mi disse.

“Lo so, lo so, è solo che la barca non è nostra” risposi.

“Ino, non credo che restituiremo mai questa barca”

Shika, cosa siamo diventati?”

“Ladri” mi rispose, semplicemente.

“Prima la rapina in banca, poi la barca su cui siamo ora” dissi amaramente.

“Non c'era altro modo per arrivare fino in Australia” cercò di spiegarmi per l'ennesima volta.

“Mi dispiace averti ferito” gli dissi.

“Ti ho chiesto io di farlo” .

“Lo so. Ed è' stato davvero un piano brillante. Io che ti abbandono sull'altare, tu che disperato scompari. Chi mai il giorno che viene abbandonato sull'altare andrebbe a rapinare una banca?

La lettera che i miei hanno trovato indirizzata a te, in cui ti spiego che ti amo troppo e che per questo devo scappare. Nessuno potrà mai ricollegarci a quel furto in banca. Ora siamo davvero liberi” gli dissi.

“La morte rende liberi”

O schiavi” aggiungo alla sua frase.

Che senso avrebbe avuto restare a Konoha?” mi chiese.

“Nessuno” semplice fu la mia risposta.

“Dopo la morte di Asuma e quella di Choji, e poi quella di Sakura…che senso aveva restare?” ritornò a chiedermi.

“Nessuno” risposi nuovamente.

Sasuke come Hokage…si è preso quel titolo con la forza. Ha dovuto ferire a morte Naruto... disse interrompendosi quando la rabbia e la frustrazione divennero troppe.

Shika, calmati, non ne vale la pena. Un giorno torneremo, ma non ora. Ora basta fingere, ora basta mentire, ora basta nascondersi. Io voglio te, io voglio una famiglia con te, voglio dei figli, voglio uno vita normale, niente più missioni pericolose, niente più lotte fra amici, solo pace e calma. Voglio un lavoro, voglio rientrare a casa la sera e ti voglio trovare impegnato mentre giochi con i nostri bambini, voglio vederti sorridere di nuovo. Ora…c'è solo il futuro” dissi mentre gli prendevo una mano e la portavo sul mio ventre.

Sentii le sue labbra incurvarsi in un sorriso sulla mia pelle.

Molte donne non hanno potuto averti. Ma io non sono molte donne: Io sono Ino Nara.

Finita! Chiedo scusa a tutte le vere Shika/Ino, ma ci ho provato, spero che siano abbastanza in carachter.

Shika/Ino comunque e sempre: “The night is white!”

  
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