Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Kaho    13/07/2008    6 recensioni
« Questo è solo perché sei incompetente! » le dici, con cattiveria gratuita.
Hai voglia di litigare con qualcuno oggi, ed Ino è la migliore candidata: è l’unica con la quale puoi urlare quanto vuoi e non sentirti in colpa per gli insulti, né per aver mostrato che qualcosa in te non va.
Che qualcosa in voi, non funziona.
Perché Sakura – tu lo sai – siete voi due che non procedete bene, insieme.
Siete sposati, condividete il letto e i vostri corpi, e ancora non riuscite a confidarvi nulla che vada al di là di un riepilogo sulle missioni o degli ultimi fatti di cronaca.
Siete la perfezione agli occhi di tutti.
[Sakura/Sasuke] [Vagamente angst, Spoiler!]
Dedicata a Hipatya, alias Ele, che oggi diventa maggiorenne. Con tutta la mia stima e affetto, grazie. A te una SakuSasu, ricorda che sei una delle poche che me li fa apprezzare davvero. ù_ù
Genere: Triste, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Eleonora, alias Tya,

che ho conosciuto da poco ma di cui ho grande rispetto. Sia come persona che come scrittrice.

Hai talento, si capisce appena si legge le tue fic; hai un’intelligenza vivida, lo si comprende quando si parla con te. E in questo caso si può parlare davvero di tutto, dalla scuola ai manga.

Perché sei una specie di Sibilla nel leggere i pensieri di Kishimoto a kilometri di distanza, perché sei gentile e una buonissima ascoltatrice.

Un piccolo pensiero.

Perché te lo meriti, e basta. <3

Leti

 

Postilla: sono proprio una frana nello scrivere dediche. Ma, ecco, spero che almeno la fic ti piaccia. Tutto qui. Un regalo, per te, insieme allo ShikaIno Day. XD

 

 

 

 

 

 

Falling in pieces, forever

 

 

 

If I tell you
Will you listen?
Will you stay?
Will you be here forever?
Never go away?

 

Sei un medico, e come tale hai spiegato almeno una trentina di volte come adoperare quella piccola asta – simile ad un termometro – alle tue pazienti, molte volte kunoichi appena maggiorenni, impaurite da una responsabilità troppo grande per loro.

Ricordi la prima volta che lo spiegasti, ad Ino.

Eravate nei vostri diciotto anni ed era una giornata di luglio, di cui conservi ancora un ricordo appannato, come l’aria che respiravi, così calda da parere quella del deserto, offuscante. Il paragone col deserto lo avevi coniato dopo l’ennesima missione fallita per il recupero di Sasuke, che si trovava a Suna allora.

Ino era entrata con passo deciso nel tuo ufficio, mento alto e labbra strette con severità. Tu seguivi i suoi movimenti di nascosto, attendendo che lei ti chiedesse – o supplicasse, ancor meglio, data la vostro ancora esistente e insensata rivalità – ciò di cui aveva bisogno.

Avendo lasciato gli studi da medic-nin, Ino aveva a malapena imparato i fondamentali, preferendo una carriera nella squadra interrogatoria sotto l’apprendistato severo di Ibiki Morino.

« Fronte spaziosa » ti salutò, senza una particolare inflessione nella voce.

Inarcasti le sopracciglia e abbassasti il capo sulle carte.

« Ino-pig » non aggiungesti «hai bisogno di qualcosa?», sarebbe stato come dargliela vinta. Volevi vederla cedere.

Ma non l’hai ancora vista crollare, Sakura. Non lo farà mai di fronte a te, e lo sai ora come lo sapevi vent’anni orsono.

Ino si sedette davanti a te, accavallando le gambe con lentezza misurata e studiata, mordendosi appena le piccole labbra brillanti. « Questo » disse solo, e ti lanciò sul tavolino una piccola scatolina bianca e azzurra.

Ricordi di averla guardata a lungo di sottecchi, dopo aver visto la scritta sulla confezione, e di aver esitato a darle il tuo aiuto. Sempre per orgoglio, sempre per sfida.

Ma qualcosa nelle iridi tremanti di Ino ti fece cambiare idea, e decidesti di spiegarle come funzionava un test di gravidanza senza nulla in cambio.

Ripensandoci adesso, forse all’epoca lo facesti anche perché ti sentivi rassicurata dal fatto che Ino potesse essere incinta.

Forse, la sua perduta innocenza era un motivo di vittoria per te, che la conservavi ancora gelosamente per Sasuke-kun, vergine anche di labbra.

Dopo aver terminato la spiegazione, Ino riprese bruscamente la scatola, e saettò fuori dalla porta borbottando un «grazie» che era una pura forma di cortesia.

Ora, mentre urini sopra la barra bianca, ti chiedi cosa abbia provato Ino in quell’occasione, a casa da sola.

Se le dita le tremavano quanto le tue, se si fosse chiesta se nel suo corpo c’era l’ormone hCG, quello che circola solo se sei incinta, come ti stai domandando febbricitante in questo momento.

Scuoti la testa con rammarico, certa che questa ondata di ricordi non ti aiuterà a gestire la situazione.

Tutta la tua vita – un matrimonio felice o infelice – dipende dalla presenza o meno di una piccola riga azzurrina.

Seduta sul water, osservi il risultato.

La tua bocca si stringe, e scuoti un po’ la piccola barra, come se si potesse cancellare il risultato sbattendolo via.

Ma non funziona così, Sakura.

Il responso è davanti ai tuoi occhi, duro come l’espressione granitica di Sasuke quando lo incontrasti, quindicenne, al covo di Orochimaru.

Abbassi il capo, prendi un respiro profondo, appoggi la barra sul bidè e ti alzi, trascinando i piedi con indolenza verso il lavabo.

Fai scorrere l’acqua e ti sciacqui il viso e le mani, che odorano di urina.

Aggrappi il detergente alla pesca che adori e lo frizioni con forza, forse troppa, sulle dita magre, fino a quando la saponetta non si incaglia sull’anello che porti all’anulare destro.

Ti fermi mentre l’acqua ancora scorre, guardi quel semplice piccolo cerchio d’oro, lo sfili, lo riguardi alla luce, lo rindossi, continui a sfregare il detergente sulla pelle.

Odi quando gli occhi cominciano a pizzicarti.

 


Never thought things would change
Hold me tight
Please don't say again
That you have to go

 

« Ino-pig »

« Fronte spaziosa »

Mentre entri nel negozio di fiori, hai una specie di dejà-vu e non puoi evitare di sentirti partecipe di una storia già scritta, che non puoi cambiare. E nel complesso, forse, non hai il coraggio di provare a cambiare.

Nel negozio Yamanaka ci sei stata mille volte: prima per giocare, chiuse nella serra, alle fioraie o alle fatine della natura, inventando ali invisibili che anni fa, nella vostra innocenza di bambine, possedevate; ora solo per visite di routine, chiamate dell’Hokage, per prendere piantine di gerani per la nuova casa, ancora tutta da arredare.

« Voglio le sementi di genziana » ordini dopo un attimo di titubanza, atto a riflette sulle parole giuste da usare perché la tua non sia una richiesta.

Sempre orgoglio, sempre sfida, tra te e Ino.

Lei annuisce, gira su se stessa e si allontana, ricomparendo dopo poco, tra le braccia la piantina di genziana già potata. La appoggia sul bancone con un rumore secco, scaricando il peso con un sospiro, e si asciuga il sudore sulla fronte con il polso della mano.

Inarchi le sopracciglia chiare con chiara disapprovazione.

« Avevo detto sementi » le ripeti con calma, tentando di apparire indifferente al ventilatore alla sua destra, davanti al quale si è seduta Ino, i gomiti sul bancone e il naso rivolto al vento che ne esce fuori.

La bionda alza le spalle, sventolandosi una mano davanti al viso umidiccio di sudore.

Sakura è un po’ spiazzata, nel vedere i perfetti capelli di Ino appena arricciati dall’umidità impossibile di agosto.

« Non ne abbiamo, non è stagione: già tanto se ho trovato questo! » sbotta con la solita irruenza.

« Questo è solo perché sei incompetente! » le dici, con cattiveria gratuita.

Hai voglia di litigare con qualcuno oggi, ed Ino è la migliore candidata: è l’unica con la quale puoi urlare quanto vuoi e non sentirti in colpa per gli insulti, né per aver mostrato che qualcosa in te non va.

Che qualcosa in voi, non funziona.

Perché Sakura – tu lo sai – siete voi due che non procedete bene, insieme.

Siete sposati, condividete il letto e i vostri corpi, e ancora non riuscite a confidarvi nulla che vada al di là di un riepilogo sulle missioni o degli ultimi fatti di cronaca.

Siete la perfezione agli occhi di tutti.

Lui il redento ingannato, tu l’eterna innamorata che l’ha aspettato fino a quando è necessario. Eppure tutto questo non basta, non ti basta.

Ti piacerebbe anche solo se ti chiedesse che libro stai leggendo; invece combatti una lotta impossibile contro il suo ostinato mutismo, la sua estraneità dal mondo, i suoi ricordi.

Sei stanca, ma tenti perseverante di stargli accanto, pur sapendo che questo ti consumerà; provi ad accarezzargli delicatamente la gota appena ispida, a dirgli «ti amo» con più sentimento che puoi, ad assecondare i suoi desideri, anche quelli più inutili, come una coperta nelle notti estive. Un desiderio che sembra irrazionale, ma tu l’hai visto come trema di notte, come se avesse freddo. E il tuo cuore, ogni volta, si stringe.

Ino ti punta gli occhi limpidi addosso, così chiari che puoi leggerci la sua perplessità dentro. « Sakura tu non vuoi nessun fiore. »

Lo dice con un tono tranquillo ma deciso, e, pur rimanendo accanto al getto d’aria, tutto il suo corpo è come proteso verso di te, in attesa.

Ti senti scomoda nella divisa ninja, che ti si appiccica per via del caldo dappertutto, ti senti nuda ed esposta. O forse è Ino a farti questo effetto. In fondo, lo sai bene, vi leggete nel pensiero voi due, per quanto dissimili possiate essere.

« Io… » tentenni, poi cominci a mordicchiarti un labbro nervosamente. « Io, ecco… ero venuta solo per salutarti. Tutto qui » menti con naturalezza, così bene che ne sei convinta anche tu che sia la verità.

Ino aggrotta la fronte, poi sospira. « Sakura, è per via della linea vero? »

Sussulti e ti chiedi come faccia Ino a sapere sempre tutto, ad essere così dannatamente perfetta. La odi, in quel momento, in maniera così viscerale che le salteresti addosso per strozzarla.

Annuisci con riluttanza, spostando lo sguardo su un mazzo di rose.

« Non c’era la linea, stamattina »

« Hai bevuto poco? »

« Sì » le rispondi con un sospiro, riportando i tuoi occhi verdi su di lei. Ino alza le spalle.

« Mi dispiace » mormora, e ti sembra abbastanza sincera nonostante la mimica menefreghista. Gli occhi di Ino non ti mentono mai, Sakura.

Deglutisci a vuoto, sentendoti ancora fuori posto. « Anche a me… »

 

Il bambino è il legame che ti manca con Sasuke, Sakura.

 


A bitter thought
I had it all
But I just let it go
Hold your silence
It’s so violent
Since your gone

 

C’era un periodo in cui avevi la certezza che tutto sarebbe andato a meraviglia, nonostante il passato difficile e il futuro ancora più faticoso che ti si prospettava davanti.

Eri così sicura che Sasuke avrebbe imparato, col tempo, ad amarti.

E ti dicevi – e lo ripeti ancora adesso, ma con molta meno convinzione e con più rancore – che il tuo amore sarebbe bastato ad entrambi.

Quel tempo fu quando Tsunade-sama salvò Sasuke dalla condanna a morte, nonostante fosse un traditore, un assassino, e uno del gruppo Akatsuki che era entrato a Konoha, attaccandola.

Dopo questo ostacolo, l’idea che Sasuke-kun fosse vivo ti aveva ridato la speranza che il tempo aveva grattato via, lentamente.

Non avevi badato agli occhi scuri e tempestosi di Naruto mentre lo abbracciavi, o allo sguardo preoccupato di Kakashi alle tue spalle; ti eri così felice che Sasuke fosse concretamente vicino a te, che non fosse solo lo scherzo crudele del tuo cuore infelice.

Il ragazzo che amavi era con te, tra le tue braccia, indifeso come un bambino, e tu eri pronta a farlo rivivere. A insegnargli ancora a sorridere, imbronciarsi, amare.

Forse anche Sasuke si era illuso di potersi salvare grazie a te.

Per questo, forse, ti chiese di sposarlo.

Solo ora hai capito che il tuo Sasuke-kun non esiste più. Ti sei innamorata di una facciata che è stata coperta da strati e strati di cemento e tinture diverse, metri di muro che ora ti separano dal Sasuke-kun che tu desideri.*

Hai creduto di aver trovato una soluzione, per abbattere quella barriera opprimente che non gli permette di vivere, e di conseguenza che non fa vivere nemmeno te.

Un figlio. Il clan Uchiha ricostruito.

Cos’altro se non questo poteva essere la cura giusta per Sasuke?

 

Eri rimasta molto delusa dalla luna di miele con Sasuke.

Non era capitato nulla. Non vi eravate toccati, solamente sfiorati mentre vi sdraiavate nel letto matrimoniale, dandovi la buonanotte senza nemmeno un bacio.

Nulla se non un’atmosfera di freddezza che ti aveva mozzato il fiato e inumidito gli occhi.

Ma andava bene anche così, finché lui non fosse stato pronto.

Concludendo in questo modo il tuo ragionamento, avevi lasciato stare una parte importante di un rapporto di coppia, una basilare: il contatto.

L’avevi escluso, pensando che non era nella natura di Sasuke avvicinarsi agli altri.

Poi, man mano tentavi di cucire i brandelli di un matrimonio destinato a fallire già dal principio, ti sei accorta che Sasuke toccava Naruto, quando si scontravano (perché sono ancora amici, nonostante Naruto non l’abbia mai perdonato per averti portata via da lui); che Sasuke accarezzava le foto ingrigite della sua famiglia, nascoste in un angolo solitario della villa; che Sasuke prendeva volentieri un the con Kakashi, sfidandolo a scacchi, stringendogli la mano ad ogni vincita o perdita.

Quanto ha fatto male rendersi conto che ti evitava, Sakura?

(Non vado bene per lui, io non vado bene, io devo fare qualcosa perché non va bene, non va bene per niente– )

Allora sei corsa hai ripari: hai rubato qualche vestito troppo piccolo per te dall’armadio di Ino, hai iniziato a usare il trucco per nascondere le imperfezioni della pelle, hai accentuato la morbida curva del seno usando reggiseni imbottiti, quelli che ti danno fastidio perché pizzicano.

Ma tutti i tuoi sforzi non sono serviti un granché. Fino a quella domenica di maggio.

Hai un ricordo appannato di quella sera. Il che è piuttosto strano, visto che hai sempre ricordato con una precisione matematica ogni singolo istante insieme a Sasuke.

Eppure, di quella notte, ricordi solo l’odore dell’alcol nelle narici, due dolori al ventre indistinti ma inequivocabilmente diversi, il calore del corpo di Sasuke e i suoi occhi rossi, così febbricitanti che, quando ci ripensi, ti chiedi ancora se fosse lui il primo uomo ad averti violata.

Chissà cosa aveva fatto scaturire in Sasuke il bisogno di te. Forse era per via della annunciata gravidanza di Tenten o per la partenza di Naruto. O, semplicemente, perché Sasuke si è sentito solo, anche lui è umano dopotutto.

Insomma, un po’ ci credi ancora, eh Sakura?

Ci caschi sempre, con lui, a questo gioco crudele tra favola e realtà.

In effetti scegliere Naruto sarebbe stato più semplice, più favolistico. E invece tu, da vera idiota, hai scelto di prenderti cura di Sasuke, perché lui da solo non ce la fa a tornare indietro.

(Ma si possono rimettere insieme i cocci di vetro, Sakura?)

Da allora, ogni sera la stessa storia, le stesse speranze deluse, gli stessi gesti.

Sasuke arriva a casa, ti bacia, fate l’amore (oh, che parola amara), e una mattina a settimana, quando lui non c’è, ti ritrovi a fissare un maledetto test di gravidanza, chiusa in bagno, sperando che il risultato sia positivo. E non lo è mai.

La tua esistenza ora si basa su quella maledetta linea.

Sogni sempre, raggomitolata su te stessa nelle grandi lenzuola sudate, tu col pancione, e ti trovi incredibilmente carina in quello stato. Grassa, ma c’è qualcosa di appagante nell’essere  un contenitore di qualcosa.

Forse è perché sei vuota, ormai, Sakura.

Sasuke ha risucchiato tutto il tuo essere dentro di lui, tanto che ti dimentichi di te stessa la maggior parte della volte.

Dimentichi che hai bisogno d’affetto, di dormire, di mangiare e di ridere, per lui.

Sasuke ti annienta, e non è una morte dolce quella che ti dà.

È sottile, come la cruna d’un ago, ed è velenosa, un veleno lento che lascia la vittima in agonia, per anni anche. Agisce sul corpo, adagio. Prima colpisce i muscoli, intorpidendoli (e il cuore, quello è un muscolo, ricordi le lezioni di anatomia?), poi irrigidisce le ossa, rallenta il flusso sanguineo, fa invecchiare precocemente… strappa un pezzetto alla volta.

(Cocci, cocci, cocci rotti. Che rumore fanno? Non li senti dentro di te?

Oh, già. Nella tua testa c’è solo la voce di Sasuke, i suoi silenzi, i suoi sospiri notturni, le parole taglienti.)

Ma ormai è troppo tardi per debellare il morbo.

Sei una malata terminale, quasi, le occhiaie sotto gli occhi, la bocca tremolante incapace di sorridere naturalmente e il cuore infranto ne sono i sintomi.

« Sono a casa. »

Sussulti, ma le tue labbra si tirano in un sorriso tremolante. « Ciao Sasuke. Come è andata la missione? »

« Bene » commenta lui incolore, senza aggiungere particolari. Ha sempre dosato bene le parole da dire, e tu lo sai bene. « Domani ne ho un’altra. Starò via una settimana. »

« Oh, » commenti piano, rimestando davanti al fornello una casseruola con uno strano liquido gorgogliante dall’odore nauseante. « Stavo finendo un medicinale… devo cucinarti qualcosa? Hai fame? »

« No » risponde lui, ermetico. « Ho sonno. »

Senti i suoi passi allontanarsi verso la vostra camera, e poi fermarsi all’improvviso.

« Sakura? »

Sospiri, sai cosa vuole sapere. E sai come reagirà. Per questo detesti i tuoi occhi, che già pizzicano in maniera esponenziale, mentre rivoli di acqua si preparano a segnare le tue guance e rovinare il fondotinta chiaro, che hai continuato a mettere credendo da qualche parte del tuo essere che lui ti guarda anche per quello, ora.

« Mi spiace. » lo sussurri in modo impercettibile, e stringi forte il manico del mestolo, reprimendo la voglia di stringerti le braccia come una bambina.

Lo immagini mentre si irrigidisce – come sempre – e tira la bocca in una smorfia di disappunto.

« Vado a dormire. »

Tu annuisci e, solo quando senti il pannello di carta richiudersi, ti permetti di passarti la manica del vestito rosso sugli occhi, per frenare le lacrime, e cadere nuovamente a pezzi quando lui non ti può sentire.

Perché tu sai, Sakura, che nulla più che quel rumore può rendervi tremendamente vicini e nello stesso tempo (incolmabilmente) lontani.

E la serata finisce come tutte le altre: tu piangi, lui va via.

(Il vuoto deve avere il sapore della pioggia: insipido e triste.)

 

 


All my thoughts are with you forever
Until the day we'll be back together
I will be waiting for you

( Bittersweet, WithinTemptation )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*^*^*

 

 

*La vicinanza di un’amica che fa Geometra comincia a farsi sentire anche nelle fanfic! XD

 

Sakura, Sasuke, Ino © Kishimoto.

 

 

Uff, un vero parto .__.

Sì, con Sasuke e Sakura mi vengono solo cose terribilmente tristi, ma sono riuscita anche a non cadere troppo nell’angst, nonostante l’idea iniziale fosse ancora più terribile… è la stanchezza, che mi rende più buona! XD

Scherzi a parte, Tya, ci ho provato. Sul serio. Ma questi due mi vengono solo così, perché non credo in un possibile lieto fine, né in un effettivo avvicinamento. Deformazione professionale! XD

E comunque, per addolcire il tutto, c’è un’altra shot legata a questa… che pubblicherò domani.

Devo proprio rileggerla, ed essendo tornata ieri sera dal campo, non ho fatto ancora in tempo a sistemarla! >_< Sorry!

 

Grazie a tutti quelli che leggeranno e/o commenteranno.

 

Grazie a Tya, ma beh, ho scritto (quasi) tutto sopra. Auguri, tesoro! ^^ Ora avrai anche tu l’incubo per la patente! *Kaho guarda il libro di teoria, pensa a lunedì, deglutisce*

 

Bye,

Kaho

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kaho