Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Harley Sparrow    15/04/2014    9 recensioni
|Helsa| |Hans + Elsa| |ho pubblicato anche il seguito, Fix You|
*
Un amore che non diede loro la forza di volare, ma di lasciarsi precipitare. E tornare a vivere.
*
"Ora capisco per quale motivo siete qui..." [...] Elsa strinse la tazza fra le mani, aggrappandosi a essa come se fosse l’unico modo per non cadere "vi siete resa conto che qualche anno di pace non è stato sufficiente per guarire le ferite di una vita, non è così?"
Lo guardò sbigottita e si affrettò a squittire un "no!" che rivelò tutta la sua fragilità e insicurezza.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bring me to Life'
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Capitolo 3

ROLLING IN THE DEEP
 


Il sogno è l'infinita ombra del Vero.
[Giovanni Pascoli]
 
 
 
 
Due anni dopo.
 


"Elsa."
Camminava colma di angoscia lungo un sentiero completamente buio, guidata da una voce che la chiamava per nome. Una voce che la spaventava, ma era la sua unica certezza in quell'oscurità.
"Elsa..."
Si avvicinò ad un lago ghiacciato, al centro del quale si trovava una piccola isola, poi vide tanta gente senza volto accorrere per vedere qualcosa. Si sentiva in ansia come alla sua incoronazione: avanzava verso l'altare con gli occhi di tutti puntati addosso, percepiva il loro odio.
Non riusciva ancora a vedere quello che c'era al centro dell'isola, desiderava ardentemente di sapere. La terza volta che sentì pronunciare il suo nome, vide l'ombra imponente dell'uomo che la chiamava sovrastare la sua.
Hans.
Le prese la mano con forza e lei, anche se temeva di congelarlo, non oppose alcuna resistenza.
Sei al tuo matrimonio, aveva realizzato con la stessa certezza con cui aveva capito che era stato lui a chiamarla
– guidarla – anche se non era sicura che quella voce gli appartenesse nella realtà.
Quando si accorse che Hans non stava guardando lei, ma l'altare, vide con sorpresa che qualcosa si era come materializzato davanti a lei: c'era qualcuno, una figura distesa, morta. Proprio in quel momento si accorse di avere in mano la spada di Hans, insanguinata.
E sull'altare c'era...
 
Elsa si svegliò di soprassalto e si ritrovò nel suo letto, immobile, spaventata. Sollevò il busto in fretta e tentò di scrutare se nell'oscurità della stanza c'era qualcuno.
Dov'è Hans? E Anna?
"Mi hai uccisa. Mi hai uccisa."
Queste parole le rimbombavano nella mente, come in un'eco senza fine. In quel momento si accorse che un sottile strato di ghiaccio ricopriva il suo letto. E stava piangendo.

 
* * *
 
Quella notte riuscì a dormire solo per tre ore (quelle che era riuscita a dormire prima che l'incubo la svegliasse), e la sorella Anna se ne accorse non appena mise piede nella sala da pranzo.
"Elsa, hai dormito?" chiese allarmata.
"Due o tre ore bastano come risposta?" rispose tentando senza successo di sdrammatizzare mentre prendeva posto accanto a lei.
"Ancora gli incubi?" le domandò Anna stringendole la mano, e, vedendola annuire completamente disarmata, continuò "Elsa, non devi permettere ai tuoi sogni di farti questo!"
Elsa cercò di non guardarla negli occhi: non voleva che capisse che aveva pianto tutta notte.
Non posso controllare questa cosa, Anna!” sbottò amareggiata.
Poi, capendo che la sorella voleva solo aiutarla, e che quindi non era giusto risponderle in quel modo, cercò di rimediare.
“Insomma, non capisco cosa c'è di sbagliato in me..." tentò di soffocare un singhiozzo, ma invano.
"Vuoi raccontarmi il sogno?" le chiese speranzosa la sorella, pensando che le sarebbe servito per calmarsi.
 
No. Non voleva raccontarle il sogno. Perché quando si fanno certi incubi, quelli che feriscono nel profondo, non si riesce neanche a raccontarli ad alta voce, perché parlandone si rivela una parte di noi stessi, segreta e sepolta sotto cumuli di paure e ossessioni che gli altri non devono conoscere. 
 Dopo il processo di Hans era tornata ad Arendelle, felice di poter finalmente vivere la sua vita in pace. Era riuscita a conquistare il cuore del suo popolo, era riuscita a sanare il rapporto con la sorella. Era anche riuscita a convincere il Consiglio Regio che poteva governare senza un re al suo fianco 
– ricordate Elisabetta I Tudor? – aveva ribattuto quando le avevano fatto notare che una donna non sarebbe riuscita a governare da sola. Avevano taciuto.
Era molto vicina al raggiungimento della felicità. Eppure appena si rendeva conto della sua serenità, ecco apparire gli incubi che le ricordavano quello che era in realtà, un mostro, e le ricordavano che aveva un conto in sospeso con Hans. Quando si erano visti per l'ultima volta, lui aveva fatto emergere con la forza il sui senso di colpa per aver fatto del male ad Anna, scavando con le unghie nel suo cuore, dissotterrando con poche semplici parole tutte le paure che era riuscita a mettere da parte in quei pochi mesi.
E quella strana, inaspettata dichiarazione, quel bacio...
Durante il giorno riusciva a trovare dei motivi per sorridere, e sapeva di averne molti, ma quando le luci si spegnevano, i suoi demoni erano in agguato sempre pronti per tormentarla.
 
Mise la testa fra le mani e si massaggiò gli occhi, e mentre Anna tentava di consolarla accarezzandole una spalla, si limitò a dire "c'era tanta... Tanta oscurità..."
Non aveva mai raccontato ad Anna quello che era successo tra lei ed Hans quasi due anni prima: si era concentrata di più sul processo, anzi, per quanto ne sapeva Anna, Elsa aveva visto Hans solo al processo. Non le aveva voluto dire niente in parte per non ferirla, perché avrebbe dovuto far riferimento a quello che lui le aveva detto su come aveva trattato Anna. Se Anna aveva deciso di non parlargliene, voleva rispettare la sua decisione. Inoltre si vergognava tantissimo per essere rimasta inerme, anche se sapeva che era successo troppo, troppo velocemente e che quindi non avrebbe potuto far niente per impedirlo.
Ma dopo vari incubi dove era costretta a rivivere quel momento, scoprì che non erano solo questi i problemi: una parte di lei, ancora fortemente attaccata alla dimensione inconscia, giurava che non le era dispiaciuto, dopotutto. E quando questa parte emergeva attraverso i sogni, la faceva stare forse più male di quando sognava di aver ucciso qualcuno.
E il sogno di quella notte era stato davvero troppo. Aveva toccato il fondo.
Quella notte, passata a piangere e a meditare, aveva preso la sua decisione: non poteva andare avanti così.
"Io devo parlare con Hans. Devo vederlo." concluse infine, asciugandosi le lacrime. Sentì la mano di Anna bloccarsi come se fosse stata congelata.
Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto
– e detto – una volta davanti a lui, ma sentiva che le doveva più di una spiegazione per il suo comportamento: era stanca di rivivere negli incubi il loro scontro avvenuto due anni prima, senza sapere cosa fosse.
 
* * *
 
Prima di ottenere una sottospecie di consenso da parte della sorella per partire, dovette sopportare una settimana di insulti, piagnistei e tentativi di dissuasione che la portarono quasi all'esasperazione, ma mai alla rinuncia di intraprendere quel viaggio.
Mentre osservava assorta seduta su un divanetto la servitù che le preparava i bagagli, Anna entrò nella sua stanza, sedette accanto a lei e cominciò a parlare.
"Se fossi io la regina ti farei rinchiudere in una camera finché non ritrovi la ragione" pigolò con tono lamentoso. Poi, accorgendosi della soluzione infelice, soprattutto per Elsa, sospirò "scusa..."
Elsa non si offese: le prese una mano e la strinse fra le sue e senza badare alle parole precedenti, le sorrise.
"Verrai a salutarmi domattina?"
"Ma certo" le rispose subito Anna, ma dopo un pausa a effetto aggiunse "Non sarà mai troppo tardi per farti cambiare idea."
 
L'indomani non tornò all'attacco. Forse la notte le aveva portato il buon consiglio di non insistere ulteriormente: si limitò solo a trattenere la sorella in un lungo abbraccio, mentre le sussurrava tutti gli insulti che avrebbe dovuto riferire ad Hans da parte sua.
"E non dimenticarti: 'smidollato' devi dirglielo dopo 'verme schifoso'!" le ricordò prima che si chiudesse la porticina della carrozza.
 
E fu così che partì verso la tana del lupo.
 
Il viaggio durò relativamente poco, dato che il regno era piuttosto vicino. Si trovava in ottimi rapporti con i sovrani, soprattutto con la principessa, diventata molto amica di Anna. In una delle sue prime visite ad Arendelle (dopo il Grande Gelo) aveva appreso che anche lei aveva avuto un triste passato di reclusione e per questo si sentiva più legata a lei che alle altre nobili con cui era in rapporti d'amicizia. Sentiva però che non sarebbe mai riuscita a sentirsi sua pari, perché la principessa Rapunzel era stata rinchiusa e abituata all'idea che il mondo era pericoloso, non lei.
 
Quando arrivò venne accolta con tutti gli onori che spettavano a un'ospite di così alto rango. Era stata trascinata subito a sorseggiare tè e a chiacchierare con le dame di corte sulle nuove mode provenienti da Parigi e da Vienna; venne informata che l'indomani avrebbe partecipato a riunioni di natura più politica. Non aveva intrapreso quel viaggio per niente, dopotutto: doveva rinnovare gli accordi sull’alleanza commerciale, e per questo avrebbe dovuto partecipare a riunioni con il re e la regina e i loro numerosi ministri. Le annunciarono che a metà della sua permanenza avrebbero dato un ballo in suo onore. Sarebbe rimasta una settimana.
Nessuno nominò Hans: nessuna allusione al fatto che in una delle stanze più separate dalla vita del palazzo era rinchiuso il principe esiliato.
Così, appena ebbe un momento di respiro chiese qualche spiegazione alla principessa.
"È a caccia" la informò "gli abbiamo accordato un giorno di svago all’aperto una volta al mese, inoltre ho fatto come mi avete chiesto: non sa che siete qui"
Elsa avrebbe voluto chiederle molte più cose su di lui: come si comportava, come viveva l'isolamento...come stava... ma non ci riuscì. Lo avrebbe chiesto a lui di persona, se non fosse riuscita a parlare di altro.
Disse alla principessa che desiderava vederlo in privato prima di sera. 
"Potete aspettarlo nella sua stanza!" esclamò la giovane "Non vi preoccupate, abbiamo delle guardie che lo sorvegliano in ogni istante: non vi farà del male..."
Ma non temeva il confronto con lui per questo motivo. Sapeva difendersi molto bene dagli attacchi fisici. Le aveva detto di conoscerla, e, anche se in maniera minima, aveva dimostrato di sapere qualcosa su di lei. Per esempio i divoranti sensi di colpa che la tormentavano. Chissà cosa le avrebbe detto a distanza di due anni. 

 
* * *
 
Il sole stava tramontando, notò Elsa guardando da una delle finestre della stanza di Hans, ma era ancora abbastanza alto per illuminare il mondo ancora per qualche ora.
Iniziò a camminare lungo la stanza, avanti e indietro, in preda all'ansia più logorante. Lui sarebbe arrivato da un momento all'altro, e lei non era ancora sicura di quello che gli avrebbe detto.
Per più volte si era diretta verso la porta maledicendo la sua stupidità, la sua avventatezza, la sua... la sua...
Una lettera sarebbe bastata! realizzò amareggiata infine. Ma prima che il cervello mandasse l'impulso alle gambe di uscire e mettere più distanza fra sé e quel covo di serpi, la porta si spalancò.
 
"Questa non me l'aspettavo." commentò Hans non appena la riconobbe. 
Elsa si era voltata ed era arrossita. 
"Questo potrebbe darmi un piccolo vantaggio su di voi?" le parole le uscirono dalla bocca senza che lei ci pensasse. Era il suo intento questo, quando aveva chiesto che lui non sapesse della sua visita nel regno.
"Ne siete certa?" la apostrofò avvicinandosi allo scrittoio alla sua destra e appoggiandoci su un libro.
Lei rimase in silenzio e seguì con lo sguardo i suoi movimenti, riconoscendo da lontano il libro che stava appoggiando, I dolori del giovane Werther, e per un folle attimo pensò che aveva un buon gusto in fatto di libri.
"Cosa volete da me?" interruppe i suoi pensieri con un tono astioso mentre si sedeva allo scrittoio e ci appoggiava sopra i piedi con naturalezza.
Eccolo lì, di nuovo a porre una semplice domanda, una domanda legittima, e ecco che ancora una volta Elsa non era in grado di rispondergli. Ma lui l'aveva capita prima che lei inventasse qualcosa di inutile, così aggiunse immediatamente "anzi, fatemi indovinare... Non lo sapete, è così?"
No. No. NO. Non voleva che il coltello dalla parte del manico lo avesse lui, non per la seconda volta, anzi, la terza.
"Anna vi manda tutto il suo disprezzo" iniziò ostentando una sicurezza che non le apparteneva, sicurezza che lui frantumò in tanti piccoli pezzi l'istante dopo.
"Bastava una lettera" commentò beffardo guardandola negli occhi.
"Ci ho pensato quando era troppo tardi" confessò di rimando, assumento una finta aria innocente. Lui scoppiò in una fredda risata, poi tornò serio.
"Non voglio trattenervi. Là fuori si staranno già chiedendo si vi ho squartata o strangolata. Tornate domani" disse con tono stanco, afferrando il libro e iniziando a leggere.
"Volete pensare a come ferirmi anche questa volta?" chiese adirata: la stava mandando via, stava vincendo. Ed era tutta colpa della sua stupida avventatezza, della sua incapacità di proferire parola.
"Vi do la possibilità di fare lo stesso" rispose senza staccare gli occhi dal libro.
Elsa rimase a fissarlo per alcuni istanti, mentre lui sembrava non curarsi in alcun modo della sua presenza. Alla fine si diresse verso la porta, infuriata.
"Alla fine si suicida." rivelò la regina prima di chiudere la porta alle sue spalle, sperando di infastidirlo almeno quanto lui aveva infastidito lei. E ci era riuscita, perché sentì alle sue spalle il tonfo di qualcosa che si schiantava contro la porta.
 
 
 

 


Note autrice:
Rolling in the Deep è una canzone (stupenda) di Adele e mi è sembrata adatta per introdurre l’inizio della fine.

L’incubo di Elsa: ho cercato di essere più realistica possibile, inserendo elementi tipici dei sogni: sensazioni e cose che cambiano, che appaiono all’improvviso, o che ci si accorge che c’erano da sempre. Immagino che tutti voi sognate, e sapete cosa vuol dire sapere qualcosa senza capire come facciamo a saperlo.
Inoltre, potrei dilungarmi nel raccontare quello che ha fatto Elsa alla corte di Rapunzel ma voglio incentrare la storia unicamente su Hans ed Elsa, quindi durerà poco, ma sarà molto intensa. In teoria.
Rapunzel non sarà un personaggio fondamentale nella storia, sia chiaro. (Anche se l’adoro <3)
Ringrazio di cuore chi mi sostiene per questa storia: questo fandom mi sta dando soddisfazioni inaspettate! *sorride commossa*
   
 
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