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Autore: Kerian    16/12/2004    5 recensioni
Lucius Malfoy come uomo, persona che ripensa alla sua vita, spesso complicata; alle sue scelte, a volte sbagliate; a ciò che è ora ad Azkaban e a ciò che è stato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moriturus

Mi hai guardato negli occhi chiedendomi un perché.
Non ho saputo risponderti.
Neanche io so il significato di questa assurda vita.
Scoperta sconvolgente: neanche io so tutto.

Fin da bambino mi hanno insegnato come comportarmi.
La schiena eretta, lo sguardo fiero, l’apparenza a cui i Malfoy hanno sempre tenuto tanto.
Ricordo pranzi sontuosi dove mi veniva detto cosa dire e cosa mangiare, e ricordo che allora seduto di fronte a mio padre mi sentivo inquieto e insofferente.
I fantasmi del passato sono ombre tenaci, che mi persegiutano, anche nel buio di questa fredda cella.

Un ragno tesse la sua tela, paziente e costante.
È un’lavoro finissimo, si avvicina alla perfezione che abbaglia.
Non ho mai visto una tela così da vicino, ovviamente nel grande maniero della mia famiglia tutto era lucido e splendente.
Forse sono solo i miei occhi, neri per le botte di impietosi carcerieri che mi ingannano.
Due mosche volano insieme, creado infiniti disegni nell’aria grigia. La loro vitalità mi sorprende.
All’improvviso una delle due vira decisa e si imprigiona nella tela.
Prendo l’altra tra le mie mani, per impedirle di fare la stessa fine.
Mi giro sull’altro fianco e la lascio libera.
Per un attimo si guarda attorno smarrita e poi, veloce e inarrestabile, segue il destino della sua compagna, come atratta da una forza più grande di lei va dritta tra le fauci del ragno, incontro alla sua distruzione.
Forse è destino.
Forse la mano di qualche dio impietoso ci ha condannati per colpe commesse a sprofondare nel fango.
Forse quella forza inarrestabile che ci spinge verso il Signore Oscuro, quella volontà indomabile di bere al calice della nostra gioia e della nostra dannazione non potrà mai essere contrastata.
Forse siamo marci?

Il profilo confuso del carceriere si staglia sulla soglia della mia cella.
Altre botte, immagino.
Mi conducono fuori e io continuo a interrogarmi sul senso della vita.
Pensare e sprofondare nell’apatia più completa è un bel modo per non rivelare nulla.
I fantasmi del mio passato sono ancora li ad osservarmi e a scuotere la testa.
Mi pare di vederlo mio padre, scolpito nella solida roccia, e mia madre dolce, biondo spettro evanescente, sottile e fragile come è sempre stata.

Una volta, da bambino, stavo scrivendo una lettera per imparare la cosiddetta calligrafia da nobile, con le lettere graziosamente ripiegate da un lato e l’inchiostro perfettamente dosato (abbiamo sempre badato più alla forma che alla sostanza noi)
Stavo scrivendo bene.
Poi mio padre si è seduto vicino a me, con la scusa di controllare il mio lavoro e io ho incominciato ad agitarmi.
Una piccola sbavatura al margine è stata la mia condanna definitiva.
Non mi picchiava, non mi ha mai picchiato perché sapeva bene come colpirmi internamente.
Ricordo ancora, così vividi e spaventosi, i suoi sguardi di ghiaccio.
Mi rifugiavo nella mia camera, dando calci all’armadio, sfogando tutta la mia rabbia cercando un modo per compiacerlo.
Noi Malfoy siamo sempre stati così.
E se ho sbagliato con Draco, viziandolo all’inverosimile, è solo perché ho sempre voluto che fosse orgoglioso di sè stesso.
Tutti, solitamente, si evolvono al passo con i tempi e le idee di famiglia pur non perdendosi mai completamente si adattano alle nuove situazioni e si arricchiscono.
Per noi non è mai stato così.
I Malfoy sono andati avanti statici per troppe generazioni.
Le nostre tare ereditarie si ingrandiscono e si moltiplicano.
Il nostro orgoglio portato all’eccesso, misto di ambizione smodata e di disprezzo per gli altri forse ci porterà alla rovina?

Narcissa è qui.
Mi chiedo come possa aver avuto un colloquio.
Forse le nostre ricchezze valgono ancora qualcosa, dopotutto.
Aspetta una mia risposta.
La guardo smarrito non ho neanche capito che mi stava parlando.
“andrà tutto bene” le dico con un filo di voce.
Una frase generica, che può andare bene per molte domande.
Vedo la sua fronte distendersi, devo aver detto le parole giuste.
“non agrottare la fronte, Narcissa, non stai bene”
sempre l’apparenza.
Per noi ‘nobili’, ricchi, orgogliosi, statici, Malfoy l’apparenza è tutto.
Parla ancora, si sforza di sorridere, tenta di consolarmi, uscirai presto, mi dice anche se neanche lei sembra esserne convinta.
“Draco?”
Mi chiedo che possa pensare mio figlio, abituato a essere il rampollo di una famiglia non solo ricca ma anche influente e per questo intoccabile.
Ora ovviamente non più intoccabile.
“è andato a scuola. Mi è stato molto vicino, sai. Ma mi pare covi molta rabbia dentro di se. Ma va tutto bene”
no, non va tutto bene, mi astengo dal dirlo, sta per crollare.
Le donne dei Malfoy sono sempre state belle, bionde e fragili.
I saluti, troppo lunghi, con troppe parole non dette e la sua sagoma sottile si allontana.
Nitido mi appare alla mente il ricordo del ballo di primavera del settimo anno.
Sullo sfondo il cielo nero e davanti a me Narcissa Black dai biondi capelli e lo sguardo dolce.
Indossava un abito rosa, colore tenue e così appropriato per lei.
Non sono mai stato estremamente romantico, ma in quel momento penso di aver capito che davvero desideravo dividere con lei la mia vita.
Non mi importava del Signore Oscuro che a momenti avremmo incontrato, non era ancora il nostro padrone, in quel momento c’eravamo solo io e Narcissa sullo sfondo di una Hogwarts che spesso rimpiango.
Momenti di vita, quella era ancora vita.
Noi due che danzavamo nella sala grande imbandita e altre danze più private dietro le cortine del letto a baldacchino di velluto rosso, protetti da un incantesimo silenziatore.
Mi manca Narcissa, più di quanto sia disposto ad ammettere anche con me stesso.
Con lei la vita è più sopportabile.

Mi chiedo se qualcuno ha capito il perché delle nostre pallide imitazioni di esistenza.
Forse Bellatrix che ora siede su un trono di stracci sentendosi una regina, che obbedisce ciecamente (ma non facciamo così tutti noi?) e che ora più che mai è completamente pazza?
Forse Rodolphus che tra loro due è sempre stato il più debole, che vive in sua funzione da anni, che appare distrutto internamente come esternamente?
La risposta è ovvia.

Mangiamorte

Pare che ormai nessuno mi tirerà fuori di qui.
Tutti troppo occupati a leccarsi le ferite, non possono rischiare di più.
Non mi resta che aspettare, pensare, rimurginare sulle mie scelte (non me la sento di dire errori: probabilmente le rifarei)

Tutto ciò che sono ora è un risultato di mie decisioni.
Tutti noi abbiamo deciso liberamente, incontrando il Signore Oscuro, di dedicare a Lui la nostra vita.
E non siamo pentiti.

Ora però la nostra autodistruzione pare inevitabile come non lo è mai stata.

Posso immaginarli.
Tutti.
Posso facilmente indovinare le loro occupazioni.
Bellatrix, dai capelli spettinati e le vesti lacere, si sta graffiando la pelle con le lunghe unghie nere cercando un modo per ritornare nelle grazie del nostro Signore.
Dopo il fallimento al ministero della magia non deve essere molto ben disposto nei suoi confronti (e nei miei?)
Bella è sempre stata la più fedele tra noi, quella più attratta del nostro Padrone.
Attratta da lui, dalla sua persona, dalla sua mente geniale.

Potrebbe tranquillamente esserne l’amante e alcune volte mi sono sorpreso a sospettarlo tanto è forte il magnetismo che la attrae verso il Signore Oscuro.
Magnetismo fatale, che lei non ha mai saputo arginare.
È una sua creatura, più di tutti noi.
Sarebbe disposta a sacrificare tutto ciò che fa parte della sua vita per Lui.
Ora è completamente pazza (Azkaban? Inevitabile malattia?)
Non posso fare a meno di pensarci.
Forse mi spaventa visto che dal giorno nel quale lei e Rodolphus sono stati rinchiusi in questa lurida prigione non sono stati più gli stessi.
Forse erano i dissennatori, che fortunamente ora sono passati dalla parte dell’Oscuro Signore, ma (chi voglio ingannare?) la prigionia è abbastanza terribile anche così.
Ricordo Bellatrix in un giorno di primavera camminare per il parco di Hogwards con la gonna gonfiata dal vento e i capelli neri svolazzanti insieme a Narcissa.
Sono sempre state così diverse…come il giorno e la notte, l’alba e il tramonto.
Opposte.
La dolcezza tenue di Narcissa e la sua riservatezza che molti scambiavano per disprezzo non troppo velato (o forse era proprio così?) paragonata alla sfrontatezza ribella della sorella, ai suoi modi da primadonna, ai suoi stratagemmi di mettersi in mostra.
Pensavamo non si sarebbe mai piegata davanti a nessuno.
Poi è arrivato il Signore Oscuro.

Noi altri siamo diventati mangiamorte anche per una buona dose di opportunismo.

Se ripenso alla mia vita praticamente tutte le mie scelte sono state dettate dal vantaggio che avrei potuto ricavarne.
Non me ne pento.

Forse è una mia virtù (e sorrido alla parola virtù troppo spesso usata impropriamente) saper guardare al passato senza rimpiangere nulla.
O forse è questa prigionia che mi fa accettare senza troppi problemi chi sono.

Qui tutto è sporco all’inverosimile. I nostri carcerieri pensano che anime sporche come le nostre non meritino letti puliti.
Ma che dico puliti, decenti.
Abituato al più gran lusso storco il naso.
Almeno non ci sono comuni ladruncoli nell’area di massima sicurezza.
Fa freddo, un freddo terribile mischiato a un vago odore di morte che temo emanare io stesso.

Il marchio nero, perenne ricordo del mio Padrone, non pulsa più da quando sono rinchiuso qui.

Chiudo gli occhi e cerco di dormire.
  
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