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Autore: Lost on Mars    16/04/2014    11 recensioni
A diciassette anni non sai cosa sia la morte e perché debba capitare proprio a lei. Non sai perché il destino abbia deciso di fare questo scherzo proprio a voi. Perché tu debba soffrire così.
A diciotto capisci che non si può più cambiare nulla, allora provi ad uscire di casa, ma tutto ti ricorda troppo lei.
A diciannove ricominci a vivere, ma sei ancora legato ai fantasmi del passato,tant’è che non riesci più a legarti a nessuno, perché ti sembra di tradirla, perché la ami ancora, anche se è morta.
Ashton ha diciannove anni ed è convinto che il tempo che guarisce ogni ferita sia un gran cazzata: lei è morta da due anni, ma lui non smette di sanguinare dentro.
E se fosse una persona a guarire ogni ferita? Se il tempo non c’entrasse proprio niente?
-
«Non credo quanto possa interessarti la storia di un ragazzo depresso.»
«Oh, non credo che tu sia depresso. Non hai l’aria da depresso.»
«Allora devi essere una pessima osservatrice.»
«Hai l’aria da distrutto, a dir la verità, ma hai anche l’aria di uno che ne è uscito, da qualsiasi cosa tu fossi dentro. Hai un sacco di arie, in effetti.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
«This is the start of something beautiful. This is the start of something new.»
(This – Ed Sheeran)
 
 
«Secondo me dovresti provarci, Ashton.»
Ashton odiava starsene straiato su quel divanetto, anche se era morbido e comodo, e ti faceva venir voglia di addormentarti. E cosa più importante, anche se ormai la dottoressa Sally – come la chiamava Ashton, perché il suo cognome era troppo complicato da ricordare –  aveva cominciato a starle simpatica, non ce la faceva più a sentirsi dire cosa doveva fare o meno della sua vita, come comportarsi, come parlare e cosa fare per sentirsi meglio, anche perché la situazione rimaneva sempre e la stessa.
«Non voglio entrare a far parte di una band di…» bofonchiò il ragazzo, mentre cercava la parole giusta da dire, mettendosi le braccia dietro la testa.
«Può farti bene interagire con il mondo, Ashton.» continuò la dottoressa. Lei aveva quella fastidiosa abitudine di finire ogni frase chiamandolo per nome, Ashton non sapeva perché, ma la cosa gli dava fastidio. Era come se volesse ricordargli che lui era veramente Ashton Irwin e che, sì, la sua vita era il disastro più totale, solo che gli sarebbe piaciuto, qualche volta, diventare qualcun altro e vivere una normalissima vita qualunque. Divertirsi come un diciannovenne dovrebbe fare, senza preoccuparsi troppo del mondo che gli gira intorno.
«Io interagisco, proprio l’altra settimana ho conosciuto una ragazza.» iniziò Ashton, e poi si pentì. Quando era dentro quello studio tendeva sempre a parlare più del dovuto, ma Sally era la sua psicologa, doveva conoscere ogni cosa di lui, tanto sarebbe sempre rimasto un segreto tra loro due. Ashton ricordava ancora la prima volta che era entrato in quella stanza: era un po’ restio ad andare lì e a raccontare i suoi problemi ad una perfetta sconosciuta, ma lei gli aveva assicurato che «Tutto quello che diciamo rimarrà tra queste quattro mura.» e allora Ashton aveva tolto ogni freno alla lingua.
«Parlami di lei, avanti, Ashton.»
«Si chiama Thalia e ha sedici anni, almeno credo, comunque è del terzo. L’ho conosciuta in circostanze singolari, insomma, quale sedicenne incontri in un parco di sabato pomeriggio? E l’ho notata perché era… diversa. Non so come spiegarlo.» rispose Ashton, fissando il soffitto sopra la sua testa.
«Diversa in che senso, Ashton?» gli chiese Sally.
«Uhm, hai presente che ci sono le stelle che brillano di luce propria e i pianeti che brillano di luce riflessa?» iniziò Ashton. «Ecco, lei è un pianeta – lo so che fa schifo come metafora – solo che è un pianeta talmente luminoso che lo scambieresti per una stella senza accorgertene.»
Sally esitò prima di parlare, e ci fu un momento in cui l’unico rumore che si sentiva era lo svolazzare dei fogli.
«Ti seguo da due anni, ormai, e la vuoi sapere una cosa buffa?» domandò la dottoressa. «Hai usato la stessa metafora per descrivere Lilian, quando sei venuto qui la prima volta.»
Ashton s’irrigidì all’improvviso. Sentir parlare di Lilian, dopo due anni, gli faceva ancora male.
 Più di quanto pensava. Più di quanto doveva.
«Sally…» iniziò Ashton, deglutì. «Lo sai che non voglio sentirla nominare.»
«Di che hai paura?» chiese Sally. «Di un nome? Di un ricordo? Devi saltare l’ostacolo, Ashton.»
«Non ce la faccio.»
«Ashton.»
«No, Sally. Io… la sogno ancora, capisci? Non ce la faccio a lasciarmela alle spalle. Lei c’è e basta.»
«Parlami ancora di Thalia.»
«Chiodo scaccia chiodo è una cosa vecchia quanto il mondo e di certo non funziona con la mia situazione.» disse Ashton scontroso.
«Non intendevo dire questo» Sally sorrise divertita. «Avanti, parlami ancora di lei.»
Ashton sospirò. Si sentiva in imbarazzo a parlare di lei con Sally, e non perché era Sally ad ascoltarlo. Si sentiva in imbarazzo perché Thalia era un suo piccolo segreto. Non aveva mai detto a nessuno di lei, di quella ragazza con gli occhi uguali ai suoi che l’aveva fatto comportare come un ragazzino, di quella ragazza che parlava per trabocchetti, riuscendo a capire cose di lui che nemmeno Ashton stesso sapeva.
Avevano scoperto insieme pezzi di lui che Ashton non sapeva nemmeno esistessero.
Non aveva mai rivelato a nessuno che quando ci passava del tempo insieme tutto sembrava scorrere con più facilità e che Lilian rimaneva fuori dalle porte del suo cervello; non aveva mai detto a nessuno che Thalia era una ragazza che lo affascinava, proprio perché aveva un modo di fare talmente diverso che lo lasciava senza parole ogni singola volta che si rivolgevano la parola.
«Tutto quello che c’era da dire l’ho detto. Ha sedici anni, va in un’altra scuola…» cominciò Ashton.
«No. Non questo» lo interruppe Sally. «Parlami delle tue impressioni. Non appena l’hai vista cosa hai pensato?»
Ashton rimase in silenzio per qualche secondo, prima di rispondere. Non abbastanza per inventare una bugia. «Questa ragazza è davvero strana.» mormorò, chiudendo gli occhi. Era sincero: aveva veramente pensato quelle cose quando l’aveva vista nei suoi jeans scarabocchiati e la felpa con le orecchie da gatto.
«Però strana in senso buono» riprese Ashton. «È diversa e mi piace.»
Sally annuì con un sorrisetto sulle labbra.
«Ma non in quel senso! Mi piace come persona, è particolare, è diversa e quindi è più interessante di tutte le altre persone. Le stesse che, tra parentesi, quando Lilian è morta hanno cercato di consolarmi con frasi trite e ritrite. Quelli che erano miei amici mi sono stati vicino per qualche settimana, e dopo chi li ha più rivisti? Sono sicuro che se l’avessi conosciuta prima, Thalia, lei mi sarebbe rimasta accanto. È questo tipo di persona, capito?, ecco perché mi piace.» lo disse tutto di fretta, come se si vergognasse di quei pensieri, come se volesse far passare velocemente tutto quello, ma allo stesso tempo, per averle dette così velocemente Ashton dovette ammettere che erano tutte cose vere. Non c’era stato abbastanza tempo per elaborare e dire bugie.
Sospirò, alla fine, e poi si alzò a sedere. Sally lo guardò e «Per oggi basta, Ashton, meglio che tu vada a casa.» gli disse, gli fece un sorriso d’incoraggiamento e lo accompagnò alla porta.
Quando fu in corridoio, Ashton si sentì meglio, ma anche peggio. Avrebbe voluto rimanere ore lì dentro a parlare di quanto gli mancasse Lilian, di quanto volesse conoscere Thalia e di quanto si sentisse in colpa a far coesistere le immagini delle due ragazze nella sua testa, ma l’aria fresca che respirò lo fece subito ricredere. Infilò le mani in tasca e scese in strada, diretto verso casa.
 
Thalia non aveva idea di come calmare Luke, davvero. Al telefono le aveva provate tutte, a scuola non era riuscita a parlargli per via dei mille impegni che aveva essendo la presidentessa di ben quattro club scolastici – che poi qualcuno se li filasse o meno, quella è un’altra storia – e adesso che Luke era a casa sua, aveva le mani tra i capelli. Aveva provato con la camomilla, tant’è che nel cestino c’erano già quattro bustine usate, ma non aveva fatto effetto. Allora, pensò seriamente di sedarlo con qualcosa, oppure drogarlo, ma non voleva finire in un carcere minorile per chissà quale accusa, perciò si limitò a spingerlo sul letto, costringendolo a stare seduto.
«Ascolta Luke, adesso ti calmi, va bene? Guardami negli occhi e respira» esclamò Thalia, mettendosi seduta sulla sedia, di fronte al letto. «Così. Inspira ed espira.»
Luke fece un respiro profondo e guardò la sua migliore amica. «Thalia, sono nel bel mezzo di… di….» provò a dire, nemmeno lui lo sapeva, cavolo!
«Sei nel bel mezzo di una crisi di coglionaggine, ecco di cosa.» disse Thalia, sbuffando.
«Sì, hai ragione. Sono un coglione. Hai perfettamente ragione.» esclamò Luke, prendendosi la testa tra le mani.
Thalia sospirò. «Be’, almeno te lo dici da solo…»
«Così non mi aiuti!» protestò Luke.
«Ma se ogni cosa che ti dico me la distruggi brutalmente!» Thalia alzò le braccia per giustificarsi e Luke la guardò male ed emise un gemito di protesta.
«Secondo te posso andare da Calum e dirgli che mi piace così su due piedi? Ti sei bevuta il cervello?» esclamò Luke. In quel momento qualcuno bussò alla porta e i due ragazzi si zittirono immediatamente, un secondo dopo la porta si aprì e apparve Marie, la mamma di Thalia, con un vassoio in mano.
«Vi ho portato del succo, ragazzi.» disse, sorridendo dolcemente.
Thalia sorrise. «Grazie, mamma.» si alzò e prese il vassoio dalle mani di sua madre, richiuse la porta con il piedi e poggiò il vassoio sulla scrivania, prendendo in mano i due bicchieri. Annusò il contenuto e «Succo alla pera. Ti piace?» chiese, passando il bicchiere a Luke. Lui non rispose nemmeno e scolò il contenuto del bicchiere in pochi sorsi, il tutto mentre Thalia lo guardava sconcertata, con il suo bicchiere ancora intatto.
«Tu hai decisamente bisogno di risolvere i tuoi problemi, Luke.» osservò Thalia, sorseggiò il suo succo e poggiò il bicchiere sul comodino.
«Come?» domandò Luke esasperato.
Thalia rimase in silenzio per un momento, poi si alzò e si fiondò su Luke che, preso alla sprovvista, si ritrovò con la schiena schiacciata sul materasso e le braccia sopra la testa, bloccate dalle mani di Thalia. In qualche strano modo, lei riuscì a rubargli il cellulare dalla tasca.
«Thalia. Il telefono.» sibilò Luke, rimettendosi a posto il ciuffo. Thalia ritornò in piedi e si voltò, ignorando il proprio migliore amico. Sbloccò il suo cellulare – ormai sapeva il PIN – e cercò in rubrica il nome di Calum, ma prima che potesse trovarlo, un altro nome catturò la sua attenzione. «Ashton Irwin?» domandò confusa. «Perché hai Ashton Irwin nella rubrica? Oddio, ora ti piace anche lui? Non puoi rubarmi i ragazzi, Hemmings!»
«La smetti di dire stronzate? È per la band.» esclamò Luke, esasperato. «E ridammi il telefono!»
Lei non ci pensò nemmeno, facendogli la linguaccia. Il cellulare cominciò a vibrare tra le sue mani e poi partì una canzone dei blink-182.
Ashton Irwin.
Un sorrisetto le spuntò sul volto e «Pronto?» rispose, allontandosi repentinamente da Luke
«Thalia, esigo quel cellulare, adesso!» gridò Luke, Thalia si tappò l’orecchio libero per sentire meglio la voce di Ashton.
«Pronto? Hemmings, sei tu?» chiese Ashton. «Non si sente bene.»
«No, Luke al momento è… occupato.» rispose Thalia, scansandosi velocemente. Evitò la mano di Luke per un pelo.
«E perché hai il suo cellulare?» domandò Ashton dall’altra parte del telefono.
«Perché hai il suo numero?» ribatté Thalia, incrociando le braccia.
«Facciamo le gelose, Reed?» la prese in giro Ashton. Dio!, quando odiava quando scherzava sul fatto che lei e Luke stessero insieme, se solo avesse scoperto la verità, Thalia pensò che sarebbe rimasto senza parole.
«THALIA REED, SE NON MI DAI QUEL TELEFONO GIURO CHE COMINCIO A PARLARE DELLA COTTA STRATOSFERICA CHE TI SEI PRESA PER ASH-» e Luke non continuò mai quella frase perché il cellulare lo ricevette, in testa, ma lo ricevette. Fortunatamente, Luke riuscì ad afferrarlo prima che potesse cadere a terra, fulminando la sua migliore amica. Si portò il telefono all’orecchio e cominciò a parlare con Ashton.
Thalia si lasciò cadere sul letto, con un’espressione imbronciata, cercando di capire il senso delle parole che Luke stava dicendo a raffica, le quali erano “sì”, “va bene”, “venerdì” “quando vuoi”. Dopo alcuni minuti arrivò ad un'unica conclusione: «Ashton entra nella band?»
«Viene solo a fare un provino…» borbottò Luke, lanciando il cellulare sul letto di Thalia.
Mossa sbagliata, anzi, sbagliatissima. Un luccichio le attraversò gli occhi, e prima che Luke potesse maledirsi per quello che aveva appena fatto, lei riprese il cellulare.
Stavolta la lasciò fare, non aveva altri mezzi per ricattarla: non avrebbe mica chiamato Ashton un’altra volta, anche se, conoscendo Thalia, la cosa aveva le sue piccole probabilità.
Però «Cal?» chiese la ragazza, e Luke avrebbe desiderato sprofondare nelle viscere della Terra. Cosa aveva al posto del cervello, segatura? «Luke deve dirti una cosa.» Thalia gli lanciò il telefono e Luke le fece la linguaccia.
«Dimmi, Lukey!» esclamò Calum dall’altra parte del telefono. Luke iniziò a sudare freddo.
«Io…» iniziò Luke, sbottonandosi il primo bottone della camicia bianca della divisa. Se cominciava ad avere caldo anche quando lo sentiva al telefono era semplicemente morto. Da considerarsi già a tre metri sotto terra. «Abbiamo un batterista! Cioè, venerdì verrà a provare e…»
«Ma è fantastico! Luke sei… sei un mito, ti amo!»
«Ehm… grazie?» disse Luke, diventando rosso come un peperone. Thalia stava trattenendo una risata. Quando Luke terminò la telefonata, finalmente scoppiò a ridere.
«Devi vedere la tua faccia!» squittì Thalia, buttandosi sul letto.
Luke rimase immobile, rosso in faccia, con il cellulare ancora in mano, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Tu sei una donna morta.» sibilò Luke, si lanciò contro Thalia, buttandosi sul letto insieme a lei e cominciò a farle il solletico. La porta si spalancò una seconda volta e la sorellina di Thalia, Bonnie, fece il suo ingresso, stringendo una bambola tra le braccia. «Thalia e Luke sono abbracciati come mamma e papà!» cominciò a strillare. E Thalia divenne tutta rossa in volto. «Bonnie…»
«Thalia e Luke si vogliono bene come mamma e papà!» continuò a gridare la bambina, uscendo dalla stanza. La madre di Thalia, al piano di sotto, non trattenne la sua risata. Quella sera, a cena, le sarebbe toccato un lungo discorso sul fatto che non doveva assolutamente preoccuparsi se Luke era il suo fidanzato, dopotutto era un ragazzo per bene. Luke l’aiutò a rialzarsi e le si avvicinò. «Dovresti proprio vedere la tua faccia, mogliettina
 
 
 
 
 
 
 
 

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Angolo di Marianne
Sono di nuovo quiii, saaaalve! :3 Oggi mi sento paricolarmente felice: ho preso un voto decente a greco e, cosa più importante, sono iniziate le vacanze di Pasqua. LIBERTAAAAAA'
Quindi, dato che sono felice ho deciso di pubblicare il capitolo oggi. Cioè, volevo farlo domani, ma mi sono detta "oggi non ho niente da fare, revisiono e pubblico" so here I am! Dunque, mi sto rendendo conto di non avere nulla da dire ç_ç Scopriamo un altro particolare della vita di Ashton, un particolare non del tutto bello: la psicologa. Fondamentalmente, il nome è scelto un po' a cavolo, lo so. Non mi sono data il pensiero nemmeno di trovarle un cognome, a questa povera dottoressa, ma c'est la vie.. u.u Però. Ash decide di entrare nella band e siamo tutti felici e contenti perché, diciamocelo, è ovvio che Ashton entrarà nella band u.u la Thaluke (?), parlando di bromance, è bellissima e io amo questi due quasi quanto amo la Thashton *-* Da qui si evince quanto sia mentalmente disturbata la vostra autrice... Il mio cervello ha qualche serio problema, me lo ripeto ogni giorno. 
Vi avviso: il prossimo capitolo sarà completamente, unicamente e solamente dedicato a Thalia e Ash perché sì. Ho in mente troppe cose asdjgfhj.
EEE niente, la canzone del capitolo è "This" del mio ginger preferito (quattro parole: 23. giugno. nuovo. album.), spero che il capitolo vi sia piaciuto e non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate, lasciando un commento qui sotto :D
Vedere i numerini salire mi riempie di gioia, non sapete la soddisfazione *-* Vi ringrazio per i 18 seguiti, 11 preferiti e 3 ricordati e un grazie speciale, come al solito, a chi ha recensito lo scorso capitolo:  DarkAngel1,  Nanek, Kikka_Mrs_Styles, Aletta_JJ, animanonimy e BeaClifford07
Love ya, alla prossima! :3
Marianne

 
 


 
   
 
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