Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    16/04/2014    2 recensioni
IN REVISIONE
I sogni, chi può vivere senza? Non riesco proprio ad immaginarmelo. Possono essere: dolci, lugubri, nascondigli per i tuoi più profondi pensieri, ma fanno sempre parte di te, rappresentano l’io di una persona, e anche se non si vuole credere, loro sono inevitabili... rieccolo lì, il mio passato. Arciere che scocca la freccia nel mio punto debole: l’inconscio. Di sicuro è lui che lo manovra. Lui, con quegli occhi taglienti e beffardi, con quel sorriso strafottente, disegnati su un viso irresistibilmente affascinante, è ritornato repentinamente a invadere la mia vita, lui artefice della sofferenza che mi aveva imprigionato per un po’ di tempo. Perché stava ricomparendo senza alcun pudore? Perché ricordarlo in quegli atteggiamenti? Che cosa vuole da me dopo tutti questi anni, che non sono molti ma, ancora oggi mi sembrano un’eternità?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2.
IL PASSATO IN UNA LETTERA

Happosai… pardon, il signor Baldini, non appena ricevuta la pen-drive, è voluto rimanere solo congedandomi gentilmente. Prima di chiudermi la porta alle spalle, gli ho dato un’ultima occhiata e mi è sembrato che stesse amoreggiando con il piccolo oggetto. Ho sorriso e sono ritornata nella hall dove Violet mi sta aspettando.
«Tutto fatto, possiamo andare» le dico con un sorriso soddisfatto. Lei si alza e, mettendosi al mio fianco, afferra timidamente il mio braccio e usciamo.
Nel momento in cui metto piede fuori, il pensiero che non mi lascia stare da questa mattina colpisce i miei occhi come un fulmine a ciel sereno: una ragazzina gesticola nervosamente mentre parla al telefono.
Ecco cosa mi sono dimenticata! Il cellulare! Ma può avere importanza una cosa del genere? Dimenticarsi un cellulare. Pff… non è una cosa grave, anzi è come una liberazione dopo giorni di prigionia. Così non avrò rotture di scatole.
Posso rasserenarmi quanto voglio, ma conosco i miei pensieri come il palmo della mia mano e so che tutto quel imprecare e rimuginare nella vana speranza di sapere cosa avessi dimenticato, alla fine mi porterà a qualcosa di inaspettato.
Sono sicura che non succede soltanto a me. Quando pensi che non hai bisogno di quella cosa, quest’ultima trova il modo per sbalordirti.
«Cos’hai, Rea?» mi chiede Violet guardandomi preoccupata, riportandomi alla realtà. Le rispondo facendo spallucce, «ti vedo strana, ultimamente» continua abbassando lo sguardo.
Oh cavolo, si vede? Pensavo che fossi riuscita a nasconderlo bene! «Non ho niente Violet» mento cercando di sorridere, non devo farla preoccupare.
«Bugiarda» ribatte timidamente.
Trasalisco nel guardarla, non mi aveva mai detto una cosa del genere prima d’ora.
«Hai qualcosa che non va - continua arrossendo - altrimenti non mi avresti chiamata Violet»
Wow, che intuito! Io non me n’ero neanche accorta, «Ho solo dimenticato il cellulare a casa» rispondo tra sorrisi imbarazzanti «e mi chiedevo per quale motivo ci rimuginassi intensamente»
«Devi ricevere qualche telefonata?»
«L-la mamma?» ma che diavolo sto dicendo? La mamma! Figurati! Come se la mamma avesse tempo da dedicarti, anche se potrebbe farlo. Sì, e sentiamo… cosa ti dovrebbe dire? Ti sei svegliata? Ti sei lavata i denti? Scuoto la testa disapprovando i miei pensieri idioti.
Stiamo per metterci in macchina, quando veniamo attratte dal copioso trillare dell’i-phone di Vil che, prima di rispondere, mi guarda con aria interrogativa.
«Kim?» sibila dopo aver appoggiato il cellulare all’orecchio, poi ritorna a guardarmi e mi porge l’oggetto facendomi segno di rispondere. Lo afferro alquanto incuriosita.
«Pronto?»
«Pronto, un cavolo!» risuona stridula la voce famigliare dall’altro capo.
«K-Kim?»
«Ma dove diavolo ti sei ficcata il telefono? Sono ore che provo a contattarti!»
«È successo qualcosa?» le chiedo addolcendo la voce.
«Certo! E se vuoi sapere cosa, ti conviene ritornare a casa!»
«Ma Kim, almeno accennami di che si tratta? Il tuo tono mi preoccupa.»
«Ed è quello che devi fare! Preoccuparti! Almeno così impari a dimenticarti le cose», chiude la chiamata senza aggiungere neanche un saluto. Tipico di Kim, quando è arrabbiata. Restituisco confusa il cellulare a Vil, cercando di ideare nella mia mente il motivo di quella chiamata. Vil mi guarda preoccupata, l’unica cosa che posso fare per tranquillizzarla è sorriderle.
 
 
Sono solo passate quattro ore dacché ho aperto gli occhi e mi sono già rotta attributi che non possiedo.
Prima il sogno, poi la preoccupazione di aver dimenticato il cellulare che, come avevo previsto, si è rivelato portatore di notizie. Ma… cattive o buone?
Maledizione, Kim! Tu e il tuo modo di esprimerti con la mania di mantenere segreti!
Guardando la strada e i palazzi scorrere velocemente ai miei occhi, mi rendo conto che sto guidando più veloce del previsto. Rivolgo lo sguardo alla mia destra verso Vil che sembra avere gli occhi sbarrati dalla paura, a quel punto rallento.
«Scusami Vil, non mi ero accorta di aver accelerato… è che Kim mi ha messo un’ansia in corpo, e non riesco a non pensare alla notizia che deve darmi»
«Sarà uno dei suoi soliti scherzi per farti tornare a casa presto» mormora lei timidamente.
Non penso. Se fosse stato così, si sarebbe inventata una storiella come ad esempio “Ho acceso il tuo computer e senza volerlo ho cancellato i tuoi lavori”. No, dev’essere successo davvero qualcosa.
Mentre cerco di darmi delle risposte, scorgo all’angolo della strada la nostra villetta, parcheggio la macchina davanti al cancelletto e senza perdere tempo mi dirigo velocemente in casa. Trovo Kim seduta sul divano con le braccia conserte e le gambe accavallate mentre guarda infastidita il televisore.
«Che succede?» chiedo affannata attirando la sua attenzione. Lei mi guarda seria e, sciogliendo la sua posizione, si alza mettendosi di fronte a me. È qualche centimetro più alta, così sollevo il capo per guardarla negli occhi.
«Succede che devi preparare le valige» mi risponde con fare autoritario.
«Cosa? E per quale motivo?» chiedo allibita.
«Dobbiamo far ritorno al paesello» dice indifferente allontanandosi e raggiungendo il frigo. Senza capirne il motivo, inizio a tremare. Provo a ribattere, ma senza successo. Sento qualcosa di molto duro e tagliente opprimere la mia gola. Kim si volta e mi risponde a una domanda non fatta.
«Può sembrare un’idiozia, ma ti annuncio che è tutto vero, guarda lì» mi indica il tavolo occupato da un foglio bianco spiegato. Mi avvicino lentamente esitando, sbuffo afferrandolo con fare brusco. È una lettera scritta al computer e dall’intestazione capisco che si tratta di uno studio notarile. Scorrendo velocemente gli occhi cerco di arrivare al dunque e lì, la massa vitrea che si era formata nella mia gola, inizia a crescere, dandomi senso di soffocamento. Guardo Kim cercando di dare un senso alle mie emozioni, ma non capisco neanch’io cosa stia veramente provando. Kim mi guarda come a volermi dire “Non preoccuparti, qualunque cosa succeda io sono al tuo fianco”. Niente, neanche quelle immaginate parole potranno aiutarmi a non ricadere nella sofferenza.
Il passato è rientrato nella mia vita, beffardo e strafottente e io, io non posso farci niente, nessuno può. Anche se volessi o potessi trovare una scusa, sarei obbligata dalle circostanze.
 
 
La mia prozia, nonché la preside del Liceo Dolce Amoris, scuola in cui Kim, Violet e io ci siamo diplomate tre anni fa, il mercoledì scorso ha avuto un incidente stradale, le condizioni non sono gravi, ma ha comunque deciso di lasciare il suo lavoro, richiamando all’appello tutti i ragazzi diplomati nel 2011 con i voti al di sopra dell’ottanta, per assegnare loro il compito di dirigere l’intero liceo.
Il bello è che al mio voto manca un punto per raggiungere ottanta, quindi non posso presentarmi. Invece il fato vuole che, essendo la pronipote della preside, il mio nome è il primo della lista, con l’obbligo di esercitare il mio dovere senza rifiutarlo.
Ma che cavolo! Ho solo ventun anni! Non mi ci vedo per niente dietro una scrivania in stile antico. Che ne sarà del mio lavoro, non voglio abbandonare Happosai!
Che idiota che sono! Sto cercando scuse per non esprimere il mio vero disapprovo. In quella lista, anche se letto apposta di sfuggito, c’è il suo nome. È questo l’unico motivo per il quale il mio cuore sta avendo un inizio di tachicardia.
Anche se a vederlo non sembra, lui è stato l’alunno più bravo della mia classe. Il tipico bulletto che a scuola fa i comodacci suoi: non studia, non ascolta le lezioni, disturba i suoi compagni, ma che nel momento dei compiti in classe e degli esami, batte la settanta! Tutte le ragazze a scuola cadevano ai suoi piedi, dicevano che era irresistibilmente affascinante, per me invece era un bastardo!
Era… per quale caspita di motivo l’ho pensato al passato? Lui è un bastardo! Non dimenticherò mai ciò che mi ha fatto passare! Il destino vuole sfidarmi? Ok, va bene, accetto la sfida. Rea ha subìto tutto ciò che c’era da subire, la mia mente, il mio corpo e i miei sentimenti si sono da tempo costruiti un’armatura indistruttibile. Niente e nessuno potrà sopprimermi. O almeno spero.
Ritorno a guardare impassibile Kim, intenta a bere una lattina di coca cola, poi volgo lo sguardo verso la porta e vedo Vil come un fantasma appoggiata all'infisso e mi guarda con aria interrogativa.
«Ok! - esclamo decisa sbattendo il foglio sul tavolo - Quando partiamo?». Kim mi guarda incredula cercando di ingoiare la bevanda, facendo attenzione però a non soffocare.
«Oh, no!» esclama infastidita lasciando la lattina sul tavolo.
«Che c’è?» chiedo allibita dalla sua reazione.
«Stai davvero deludendo le mie aspettative!»
«Come?»
«E io che mi stavo preparando per un abbraccio consolatore! Ero disposta anche a fare un discorso che ti avrebbe risollevato il morale!»
«Kim - la interrompo sorridendo - lo so che mi starai vicina». Kim mi guarda ricambiando il sorriso, poi si avvicina e mi cinge le spalle sussurrandomi «Non permetterò che il passato ti ferisca un’altra volta. Dovrà prima passare sul mio corpo».
Quella frase è stata molto più confortante di quanto lei potesse pensare. So che per non essere ferita dal passato, devo affrontarlo, rammentandolo attentamente per non sbagliare nel futuro che repentinamente sta giungendo.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream