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Autore: Fairy21    16/04/2014    2 recensioni
Trama
Come si può passare dalle stalle alle stelle?
E poi di nuovo dalle stelle alle stalle?
Be questo è quello che è successo a me. Forse nelle stalle non si sta poi così male. Qui si conoscono persone importanti come lui, Derek, il ragazzo misterioso che mi ha fatto innamorare al primo sguardo, l’amore vero e puro, quello che ti fa toccare il cielo con un dito.
Ma se fossi più attratta dall’amore delle stelle?
Quello che mi ha fatto conoscere Luck, il ragazzo più bello della scuola che si da tante arie ma in fin dei conti può permetterselo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Indimenticabile

<< Ma non possiamo lasciarlo qui >> dico insistendo.

<< Non m’interessa, non darò un passaggio a un mascalzone come quello >> risponde Der.

<< Ha detto a Sam che possiamo lasciarlo da sua zia, vive vicino a Pittsburgh, in un paesino di passaggio, non ci costerà nulla >> dico.

<< E per quale motivo dovrei essere gentile con lui? >> chiede.

<< Non lo rivedremo più Der, è l’ultima cosa che facciamo per lui, promesso >> rispondo.

<< Perché insisti tanto, provi ancora qualcosa per lui? >> chiede geloso.

<< Ma che sciocchezze stai dicendo, solo che non voglio lasciarlo qui in mezzo al nulla >> rispondo.

<< Va bene, se ci tieni tanto lo porteremo dove dici, ma non guiderò io >> dice.

<< Vuoi che guidi lui? >> chiedo.

<< Assolutamente no, è già tanto che lo faccio sedere su un sedile >> risponde.

<< E allora chi, Sam non ha la patente >> dico.

<< Tu >> risponde.

<< Io? Io non so guidare una jeep come questa e poi sai che non amo guidare >> dico.

<< Allora è il momento di superare le tue paure riguardo alla guida >> risponde.

<< Non puoi farlo tu e basta? >> chiedo speranzosa.

<< Io non accompagnerò quello lì, se vuoi puoi farlo tu >> risponde convinto.

<< E va bene, se moriremo tutti sarà colpa tua >> dico scherzosa.

<< Sarai bravissima >> risponde baciandomi la fronte.

Ecco Luck e Sam, sembra conciato male più di quanto me lo ricordassi. Saliamo a bordo e in auto cala il silenzio. Riesco quasi a percepire il gelo.

<< Perché sei da quel lato? >> mi chiede Sam.

<< Secondo te? >> rispondo sarcastica.

<< Guiderà tua sorella >> dice Der.

<< E perché? >> chiede Sam.

Derek non risponde, meglio così, potrebbe ricominciare a pizzicarsi con Luck.

<< Perché mi andava di farlo, tutto qui >> rispondo accendendo il motore.

Partiti. Spero vada tutto bene come dice Derek, non ho mai guidato in autostrada e spero di non doverlo fare mai più.

<< Dove siamo diretti? >> chiedo concentrata.

<< A Penn, è lì dove ho trascorso molte vacanze, da mia zia Caroline >> risponde Luck.

<< Bene, allora dovrò seguire la segnaletica per Penn >> dico.

E di nuovo cala il silenzio. Tutto tace, nessuno apre bocca. Mi stupisce che anche Sam non parli, non è da lei.

 

 

Eccoci a Penn, sembra carino qui.

<< Da che parte devo andare per la casa di tua zia? >> chiedo.

<< Ti guido io >> risponde Luck.

Mi indica la strada da percorrere e arriviamo di fronte la casa della zia di Luck. Casa, villa casomai!

<< Bene, sono arrivato al capolinea, grazie del passaggio e… >> dice Luck.

<< Ciao Luck >> lo interrompo.

<< Infatti, ciao >> termina scendendo dalla macchina.

Derek non lo saluta nemmeno, non gli ha più rivolto la parola da ieri sera. È arrabbiato, anzi furioso con lui.

<< Aspetta ti aiuto con le valige >> dice Sam seguendolo all’interno della villa.

Io e Derek restiamo in auto ad aspettare Sam.

Un minuto, due minuti, cinque minuti, un quarto d’ora, comincio a preoccuparmi, forse è meglio scendere a controllare.

<< Che fine ha fatto Sam? >> dico.

<< Starà per arrivare, aspetta un attimo >> risponde Der.

Altri dieci minuti.

<< Der io entro, devo vedere che succede >> dico scendendo dall’auto.

<< Aspetta, vengo con te >> risponde seguendomi.

Arriviamo davanti alla porta d’ingresso e suono il campanello.

<< Sì? >> chiede qualcuno.

<< Sono un’amica di Luck >> rispondo.

Davanti a noi si apre la porta. Che bella casa!

<< Buongiorno >> dico entrando.

<< Bu… Derek >> esclama colei che ci ha appena aperto la porta.

Questa donna conosce Derek? Qui?

Derek resta pietrificato, come se avesse visto un fantasma. Poi si muove, se ne va.

<< Derek aspetta >> dice la donna inseguendolo.

Non capisco più niente, qualcuno può spiegarmi che succede?

Lo afferra per il braccio e lo volta verso di lei. Lo abbraccia e lui non la rifiuta. Una lacrima gli riga il volto, strano, lui non mostra mai le sue emozioni. Vorrei avvicinarmi ma non vorrei rovinare questo momento. Forse so chi è quella donna. È lei, deve esserlo per forza.

Restano abbracciati per almeno cinque minuti a piangere l’uno nelle braccia dell’altra, come se si stessero liberando del peso che hanno portato per tutti questi anni: stare lontani l’uno dall’altro.

<< Lila >> urla Derek verso di me facendomi cenno di avvicinarmi.

Un altro Derek mi si presenta davanti.

<< Ti presento mia madre e lei è la mia fidanzata Lila >> dice Der presentandoci.

Di colpo Der sembra cambiato. Il suo lato duro e serio sembra svanito lasciando il posto a quello che forse solo io conoscevo.

<< Molto piacere Mary >> rispondo.

<< Conosci il mio nome, Derek deve averti parlato molto di me >> dice.

<< In realtà è lei che mi ha spinto a cercarti, ma non sapevo che vivessi qui >> dice Der.

<< Lavoro per la signora Miller da anni ormai, devo e voglio raccontarti tutto, ma prima devo chiederti scusa per essermene andata lasciandoti solo con tuo padre >> risponde Mary.

<< Hai tempo adesso? >> chiede Der.

<< Non sai quanto ho aspettato questo momento >> risponde lei in lacrime.

Si dirigono verso una panchina, ma non li seguo, avranno molto da raccontarsi.

<< Lila, vieni anche tu >> m’invita Der.

<< Devo raccontarti tutto >> dice Mary.

<< Io non ho segreti con lei, lei è parte di me >> risponde Der.

<< Ma non vorrei rovinare questo momento >> dico.

Lo sguardo di Der mi ha fatto capire cosa devo fare. Devo stargli accanto, anche adesso che ha ritrovato sua madre. Mi siedo vicino a Der e gli tengo la mano mentre cominciano a parlare. Ma Sam? Dov’è finita? Non posso lasciare Der da solo adesso, ma nemmeno Sam. Der ha aspettato questo momento da tredici anni, non posso deluderlo adesso. Mi tranquillizzo, speriamo non sia successo nulla.

<< Ho assunto un investigatore privato e ha trovato una Mary Cooper a Pittsburgh, eri tu? >> chiede Der.

<< Sì, cioè in un certo senso, vedi quando ho lasciato New York, volevo dimenticare tutto, rifarmi una vita, magari con te, ma tuo padre me l’ha impedito. Così sono arrivata a Pittsburgh e li ho conosciuto la mia amica Rebecca, anche lei voleva ricominciare daccapo poiché i suoi genitori non accettavano il suo fidanzato. Così ci siamo scambiate i nomi, i documenti e tutto quanto fosse necessario affinché io fossi lei e lei me. Io qui mi chiamo Rebecca Mendel e lei a Pittsburgh Mary Cooper. Mi è sembrata la cosa migliore da fare, io avrei potuto ricominciare e lei avrebbe potuto vivere tranquilla con il suo compagno, nonché marito adesso >> risponde Mary o Rebecca o come si chiama insomma.

<< Perché non mi hai portato con te? >> chiede Der.

<< Tuo padre non me l’ha permesso, mi ha offerto dei soldi affinché mi scordassi di te, ma quale madre baratterebbe suo figlio per del denaro? >> risponde sua madre.

<< Tu? >> insinua Der duramente.

<< Non l’avrei mai fatto per niente al mondo. Ho rinunciato al denaro e sono andata via >> risponde.

<< Ma perché non hai insistito? >> chiede Der deluso.

<< Che senso avrebbe avuto, conosci tuo padre, non me lo avrebbe mai permesso e poi non volevo rischiare >> risponde.

<< Che cosa non volevi rischiare? >> chiede Der.

<< Che ti abbandonasse in una casa famiglia, lasciandoti da solo. È questo quello che mi ha detto avrebbe fatto se mi fossi fatta rivedere a New York >> risponde.

Wow, sembra quasi impossibile.

<< Quindi lo hai fatto per me, cioè mi hai abbandonato per il mio bene? >> continua a chiedere Der.

<< Sarebbe stata l’ultima cosa che avrei voluto in vita mia >> risponde.

<< Gli ultimi tredici anni della mia vita sono stati un inferno, al pensiero che mi avessi abbandonato, lasciandomi solo e senza avere tue notizie >> dice Der arrabbiato.

<< Per me è stato lo stesso, ogni singolo giorno speravo non ti dimenticassi di me, di colei che ti ha messo al mondo e ti ha dovuto lasciare con tuo padre per il tuo bene. L’ho fatto solo per te, non avrei mai voluto separarmi da te >> risponde Mary.

<< Non credi che avrei preferito vivere con mia madre? >> chiede Der.

<< Lo so tesoro, ma come avrei dovuto fare? Avrei dovuto “rubarti” da tuo padre perché non mi avrebbe mai permesso di portarti con me di sua spontanea volontà e poi che vita ti avrei potuto dare? Girovagare per città, cercare un posto asciutto dove trascorrere la notte, faticare per arrivare alla fine del mese con un misero stipendio che a malapena bastava per sfamarti? Ho preferito lasciarti a casa con tuo padre, almeno potevi vivere in condizioni agiate, andare a scuola… >> risponde dispiaciuta.

<< E non avere nessuno, nessun affetto, nessuna carezza, vivere da solo >> la interrompe Der.

<< Mi dispiace tesoro, io non avrei mai voluto farti soffrire, non è passato giorno senza che io pensassi a te, ad immaginare il tuo volto, i tuoi occhi e a quanti momenti mi stessi perdendo della tua vita >> dice Mary piangendo.

Si abbracciano, si consolano l’uno nelle braccia dell’altra. Una cosa che non hanno potuto fare per tredici anni.

<< Non sapevo questa storia >> dice Der più tranquillo.

<< Lo immaginavo, tipico di tuo padre >> risponde Mary.

<< Ma perché sei qui a Penn? >> chiede Der.

<< Non riuscivo a trovare lavoro a Pittsburgh, così mi sono trasferita qui e la signora Miller mi ha assunto >> risponde.

<< A proposito come avete fatto a trovarmi? >> chiede Mary.

<< Grazie a lei, è lei che mi ha portato qui >> risponde Der indicandomi.

<< Allora devo ringraziare te Lila >> dice Mary.

<< No, io non ho fatto niente, abbiamo solo riaccompagnato Luck >> rispondo.

<< Il nipote della signora Miller, veniva spesso qui >> dice Mary.

Grazie a Luck abbiamo ritrovato la madre di Der. Non pensavo di dirlo ma… grazie Luck.

<< Adesso cosa hai intenzione di fare? >> chiede Der.

<< Non voglio perderti di nuovo >> risponde Mary.

<< Allora vieni con noi a New York e ricominciamo daccapo insieme >> dice Der.

<< Ma non posso, lo sai, tuo padre… >> risponde Mary.

<< Mio padre non può farmi più niente, sono maggiorenne ormai e non gli permetterò di allontanarmi di nuovo da te >> dice Der.

<< Ma come faremo, non posso mica tornare a casa >> risponde.

<< Compreremo una casa e vivremo lì insieme, te lo prometto. A proposito, hai un compagno o un marito o magari anche dei figli? >> chiede Der curioso.

<< No, non ho avuto più nessuna relazione dopo tuo padre e nessun altro oltre a te >> risponde.

<< Quindi non c’è niente che ti trattiene qui >> dice Der.

<< Il lavoro tesoro >> risponde.

<< Ne troverai un altro a New York, è ricca di opportunità >> dice Der.

Lei sembra titubante ma alla fine accetta. Ne sono felice. Sono contenta per Derek. Si stringono forte in un abbraccio prima di dare sfogo alle lacrime. Non vorrei rovinare questo momento ma sono in pensiero per Sam, cosa le sarà successo?

<< Der io vado a cercare Sam >> dico alzandomi.

<< Vengo con te >> risponde.

<< No ti prego, resta qui con tua madre, non voglio essere io a separarvi >> dico.

<< Come vuoi >> dice stringendomi a se.

È felice, lo vedo nei suoi occhi, lo sento nel suo abbraccio. È davvero un nuovo Der. Sono contenta che tutti abbiano la possibilità di conoscerlo fino in fondo. Si è appena tolto una maschera di dosso, un vero passo avanti.

Lo bacio prima di dirigermi verso l’interno della casa. Vorrei trattenermi qui in giardino con loro, ma non posso, devo trovare Sam. Sembra sia stata rapita dagli alieni.

<< Sam? >>urlo dall’ingresso.

<< Salve >> una signora mi si presenta davanti.

<< Buongiorno, cercavo mia sorella Sam >> rispondo.

<< Tu devi essere Lila, vero? >> chiede.

<< Sì, ci conosciamo? >> rispondo.

<< Da poco >> risponde.

Che cosa sta dicendo questa donna? Non l’ho mai vista prima d’ora.

<< Lei deve essere la zia di Luck >> dico.

<< Esatto, vieni, ti porto da tua sorella >> risponde.

<< Grazie >> dico seguendola.

Attraverso mille corridoi arriviamo in una grande stanza, un salotto e c’è Sam. Meno male. Ma non è sola, c’è qualcuno con lei. Un uomo è vicino a una finestra e guarda fuori. È di spalle, chi è?

<< Sam ero in pensiero per… >> dico vedendola.

L’uomo si volta di scatto.

<< Papà >> continuo sorpresa, quasi incredula.

Non posso credere ai miei occhi, che ci fa lui qui?

Sembra serio e arrabbiato, è tutta colpa mia.

<< Vi lascio soli >> dice la signora chiudendo la porta alle sue spalle.

<< Mi avete davvero deluso >> dice papà.

<< Sam non centra papà, è tutta colpa mia >> rispondo.

<< Peggio, hai coinvolto tua sorella, non me lo sarei mai aspettato da parte tua >> dice.

<< Papà mi dispiace io non volevo… >> rispondo.

<< Ormai è tardi Lila, dovevi pensarci prima >> m’interrompe.

<< Ma era una faccenda davvero seria papà, devi credermi >> rispondo.

<< E perché non me lo hai detto? >> chiede.

<< Non mi avresti permesso di andare >> rispondo.

<< Vedo che almeno ti è rimasto un briciolo di buon senso >> dice.

<< Mamma lo sa? >> chiedo preoccupata.

<< No per vostra fortuna, crede che siate a New York dai nonni, dove dovreste essere >> risponde.

Meno male, almeno questo.

<< Ti ha chiamato Luck, non è così? >> chiedo.

<< Magari lo avesse fatto, ti avrò chiamato un migliaio di volte e tu non hai mai risposto. Così sono andato dai nonni e mi hanno detto che eri a Millville con Sam e pensavano che io fossi in vacanza con la mamma. Ho inventato una scusa e ho chiamato vostra madre. Le ho chiesto di voi e mi ha detto che ancora non vi aveva sentito per la giornata così ho capito che non eravate nemmeno a Millville >> risponde.

<< E come hai scoperto che eravamo qui? >> chiedo.

<< Ho pensato che qui a New York avevi un’amica, Cloe, quella di cui mi avevi parlato poco prima, magari sapeva qualcosa, l’ho chiamata e le ho chiesto di te. Mi ha detto che vi eravate viste da poco a New York e ho pensato di dirle che eri in pericolo e avevi bisogno di me. Non avrebbe aperto bocca altrimenti. Mi ha creduto e siamo andati da suo padre. Mi ha spiegato tutta la situazione e mi ha detto che eravate andate con un certo Derek e con Luck a Pittsburgh per trovare la madre del ragazzo. Sono partito subito per Pittsburgh, preoccupato per voi come non mai. Sono rimasto lì ad aspettarvi per un po’, ma niente. Così ho deciso di informare i genitori di Luck e avvisarli della situazione, ma non sono potuti venire e mi hanno dato l’indirizzo della zia di Luck. Sono qui da ieri e abbiamo deciso di sporgere denuncia. La signora Miller mi ha invitato a restare qui finché la polizia non vi avrebbe trovato, ma vedo che siete venuti da soli >> risponde.

<< Papà mi dispiace di averti creato così tanti problemi, è una lunga storia, ti racconterò tutto per filo e per segno >> dico dispiaciuta.

<< Avrai tutto il viaggio di ritorno a disposizione per raccontarmi la storia, partiamo subito >> risponde deciso.

<< Ma papà io devo tornare a New York con Derek >> dico.

<< Tu tornerai a Millville con me e tua sorella, intesi? >> risponde con il suo sguardo furioso.

Annuisco. Non posso andargli contro, gli ho arrecato troppi problemi e non voglio causargliene altri. Non mi resta altro che dirlo a Derek. Non ne sarà contento.

Mi dirigo verso il giardino ed eccolo lì, felice come non l’ho mai visto, è davvero bello vederlo così.

<< Ehi, tutto bene, hai trovato Sam? >> chiede lui.

Annuisco.

<< Vi lascio soli >> dice Mary allontanandosi.

<< Non me la dai a bere, cosa è successo? >> chiede.

<< Di là c’è mio padre e devo tornare a casa con lui >> rispondo dispiaciuta.

<< Tuo padre? Cosa ci fa qui? >> chiede sorpreso.

<< Era preoccupato per me e Sam ed è venuto a cercarci >> rispondo.

<< E come sapeva che eravamo qui? Non era calcolata questa tappa >> chiede.

<< È una lunga storia, comunque ci vedremo a New York, spero >> rispondo.

<< Quindi torni con lui? >> chiede.

<< Sì, era furioso e ne ha tutte le ragioni, gli ho nascosto una cosa troppo grande e non l’avevo mai fatto >> rispondo.

<< Vuoi che parli io con lui? >> chiede.

<< No ti prego, peggioreresti la situazione >> rispondo.

<< Come vuoi, tranquilla, tutto si sistemerà >> dice affettuoso.

<< Lo spero >> rispondo abbracciandolo.

Mi mancheranno i suoi abbracci, le sue attenzioni, lui. Non so quanto resisterò senza vederlo.

<< Allora ci vediamo a New York >> dice con un sorriso.

<< Per adesso torno a Millville, penso che tornerò pesto >> rispondo.

<< No pensi, devi tornare presto, altrimenti vengo io a prenderti >> dice scherzoso.

Arrivano papà e Sam con le valige.

<< Salve signor Montgomery >> dice Der.

<< Buongiorno, tu devi essere Derek, ci siamo già visti una volta vero? >> chiede papà.

<< Sì, mi dispiace di averle causato tutti questi problemi, io non avrei dovuto coinvolgere Lila >> risponde Der.

<< Non ho nulla da rimproverarti, è stata Lila a deludermi >> dice papà.

<< È venuto in auto? >> chiede Der.

<< No, in aereo >> risponde.

<< Allora lasci che vi accompagni io all’aeroporto a Pittsburgh, sarebbe il mio modo di scusarmi >> dice Der.

<< Va bene, l’alternativa sarebbe stata un taxi >> risponde papà.

<< Vado un attimo a dire a mia madre che passerò più tardi a prenderla >> dice Der.

Saliamo a bordo e lo aspettiamo. Quanti ricordi qui, in quest’auto, belli e brutti, ma comunque ricordi indimenticabili come i momenti che ho vissuto in questi ultimi giorni. Indimenticabile.

Ecco Derek. Partiamo alla volta dell’aeroporto e in men di poche ore mi ritrovo lontana chilometri dal mio Der. A casa, a Millville, ma non sento più questa la mia vera casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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