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Autore: Ombra Oscura    16/04/2014    1 recensioni
Cosa ama Lawrence nella sua vita? La sua chitarra. Chi ama Lawrence nella sua vita? La sua Gibson Les Paul.
E se la sua chitarra venisse in qualche modo danneggiata in un piccolo, piccolissimo scontro casuale?
-Non che sia entusiasta di presentarmi, ma se non lo faccio verrò uccisa dai miei genitori, quindi a meno che tu non abbia un valido motivo per trattenermi..- tentai di spiegare, pregando mollasse lo zaino.
-Se ci andrai sarò io ad uccidere te- replicò con un'espressione che non faceva trasparire alcuna ironia -Ti sembra un valido motivo ?-
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Prologo-


I always loved it.
I started with an old beat-up Gibson
.

Cit. Randy Rhoads



Correvo.
Correvo sempre più veloce, tanto da non riuscire a distinguere gli alberi che mi circondavano, a non riconoscere la gente alla quale passavo di fianco. Ecco, sarebbe stato meglio fare un briciolo di attenzione.
All' improvviso sbattei contro qualcuna o qualcuno, ma ero troppo di fretta per fermarmi a controllare.
<< Ma che... >> furono le uniche parole a cui feci attenzione. Non mi importava granchè sapere se fosse maschio o femmina, bambino o bambina, anziano o anziana, dovevo arrivare in tempo e riuscire a dare quel maledetto esame di Chimica.
Che maleducata, lo so, ma scappando cercai di dire un “Scusami”. Chissà se mi ha sentito.

La strada bruciava sotto le mie sottili, sottilissime, anzi, inutili suole delle scarpe da ginnastica usate e stra consumate. Riuscivo a percepire ogni sassolino e non era piacevole.
Sperai di non scontrarmi con qualcun altro. E se mi capitasse un poliziotto? Nah, dovrei essere proprio sfigata.
Pensai che potessero essere “ Le famose ultime parole”, ma quel giorno per me non valevano.
Svoltai a sinistra in una stradina abbandonata. Meglio così, non butterò giù altri birilli.
Le mura dei palazzi non permettevano al sole di quella mattina di infastidirmi ulterioremente o di grondare di sudore oltre il limite massimo per cui presentarsi poi in imbarazzo totale. Sentii il rumore di una macchina e mi spostai sul lato sinistro della strada. Avevo il fiatone e mai prima di allora avrei fatto più di due minuti di corsa. Odiavo la prova di resistenza che ci facevano fare al liceo o alle medie. Ero sempre l'ultima e l'unica a cui la lingua cadeva per terra. Peggio di un cane. Ero brava a buttarmi sul prato per riprendermi un po' della vita perduta in quei giri infernali sul campo.
Mi fermai un secondo. Di certo avrei preferito avere polmoni d'acciaio, o una milza immune al dolore, ma non era il mio caso purtroppo. Lasciai scivolare la tracolla sul braccio destro fino a terra. Mi appoggiai sulle ginocchia e mi chiesi come mai non mi fossi svegliata prima. Ero sempre in ritardo, non solo a scuola, ma ad ogni appuntamento, ogni cosa che richiedesse un'ora in cui presentarsi, per poi comparire puntualmente mezz'ora dopo. Almeno sono puntuale nel mio ritardo.
Feci un mezzo sorriso, fissando le mani sulle ginocchia protese in avanti per la mia posizione piegata. Pronta a ripartire, mi dissi, ma a volte è meglio non essere poi così sicuri. Un attimo prima fissavo terra e un attimo dopo il petto, di non so quale ignota persona, nascosto dietro una bizzarra maglia.
<< Scusami >> urlai per farmi sentire stavolta, rialzandomi per riprendere la corsa. Incredibile come fossi insensibile.
<< Scusami un paio di balle! >> fu la risposta prima che qualcosa afferrasse la mia tracolla, strozzandomi fino a farmi venire l'impulso di rigetto. Tossii e mi voltai per guardare chi con tanta gentilezza aveva cercato di soffocarmi.
<< Non vai da nessuna parte >> aggiunse con tono severo.
Lo fissai mentre stava seduto a terra, un ragazzo, della mia età forse, con la mia tracolla stretta fra le mani e uno strano oggetto riposto in una specie di custodia ormai semi aperta alle sue spalle. Ci misi un po' a collegare cosa fosse e cosa avessi combinato con la mia grande voglia di autoscontro. Da bambina ammetto di aver amato le giostre con gli autoscontri, ma quello mi sarebbe piaciuto un po' meno.
<< Ho un esame e devo andar via. Ho dieci minuti e l'università è proprio là >> indicai con l'indice una massa biancastra in lontananza.
<< Non che sia entusiasta di presentarmi, ma se non lo faccio verrò uccisa dai miei genitori, quindi a meno che tu non abbia un valido motivo per trattenermi.. >> tentai di spiegare, pregando mollasse lo zaino.
<< Se ci andrai sarò io ad uccidere te >> replicò con un'espressione che non faceva trasparire alcuna ironia << Ti sembra un valido motivo ? >>



 

 

  
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