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Autore: Echadwen    16/04/2014    6 recensioni
[Aggiorno appena arriva l'ispirazione]
Crescere un figlio non è facile per nessuna ma, se oltre ad un figlio, si deve gestire anche un regno allora la faccenda si fa seria.
Abbiamo visto Thranduil, nelle vesti di sovrano, fronteggiare Scudodiquercia, dare ordini ai propri soldati... Nessuno, però, ci ha mai mostrato il re d Bosco Atro una volta posata la corona, quando l'unico che dipendeva veramente da lui era un piccolo Elfo con l'oro nei capelli e grandi occhi azzurri.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Thranduil
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolino autrice: Peeeeeeeeeeeeeeerdono T.T
L'autrice striscia e chiede perdono a tutti coloro che stanno seguendo questa raccolta. Sono stata trattenuta dalla pubblicazione a causa di forza maggiore.
Non me ne vogliate, pretty please.
Spero tanto che questo capitolo possa farmi rientrare nelle vostre grazie.
Baci a tutti.










 

ATTIMI


 





 

Quel piccolo involucro di dolcezza e tenerezza l'aveva spuntata un'altra volta.

Era sommerso di documenti che richiedevano la sua firma, doveva approvare la spedizione dei nuovo barili verso Elsgaroth per rimpinguare le cantine ormai vuote ed un miliardo di altre questioni, eppure, nonostante questo, era bastati una richiesta di Legolas ed un battito delle sue lunghe ciglia per fargli abbandonare tutto ed andare in giardino a giocare con lui.

Così, il sovrano si ritrovò seduto sotto le fronde di un albero ad osservare le mille acrobazie ed i nuovi giochi del figlio. Sorrise.

Verdefoglia era il nome del principe nella lingua corrente ma, in casi come questo, pensava sempre che fosse più appropriato "Angelo tentatore".

"Ada!" il richiamo del giovane Elfo lo distolse dai propri pensieri "Guardami!"

Thranduil dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non ridere di fronte ai tentativi dell'altro, di eseguire una capriola.

Testardo e caparbio non si arrendeva e dopo l'ennesima sconfitta era nuovamente a gambe all'aria a combattere contro la forza di gravità.

Prova dopo prova l'entusiasmo iniziale si spense ed il piccolo restò con il viso affondato nell'erba senza più voglia di mettersi in gioco, fu allora che il padre capì di dover intervenire.

"Legolas" un richiamo dolce mentre si inginocchiava ad un soffio dalla morbida cascata bionda che nascondeva il viso tanto amato, seguito da una dolce carezza.

Uno sbuffo più rassomigliante ad un grugnito emerse in risposta.

Non demorse.

"I maialini nascondo la testa nel fango. Sei uno di loro?"

Scosse la testa Legolas e roteò su sé stesso fino, a far ritrovare al viso, la luce del sole.

"Sono un incapace" incrociò le braccia al petto e strinse le labbra in un broncio.

"No, non lo sei" fu la pronta replica del sovrano "In questo momento, però, assomigli tanto ad un porcellino"

Non vi era ombra di rimprovero nella sue voce né nei suoi gesti infatti, con delicatezza prese a pulire il faccino imbronciato del figlio sacrificando la manica della tunica.

"Ecco di nuovo il mio ometto" una volta compiuta l'opera gli sorrise, sorriso che non venne ricambiato. Legolas continuava ad insistere nel proprio silenzio.

Altra tattica.

"Se non ti avessi visto appena venuto al mondo e non fossi così bello, giurerei di avere di fronte il più testardo fra i Nani" un piccolo sorriso si delineò sulle labbra rosee dell'altro.

"Non ci riesco..." sospirò coprendosi il viso con le mani.

"Col tempo" gli sorrise allontanando le mani "Il tempo rende più forti. Crescendo non ci sarà più nulla che ti sarà precluso"

Uno sbuffo.

"Odio essere piccolo" si sedette incrociando le braccia al petto.

Il broncio ricomparve.

La mano del padre affondò nei suoi capelli per una tenera carezza.

"Non dovrei dirlo ma, sei adorabile quando le tue labbra s'incurvano in questo modo" con disappunto si sottrasse a quel gesto

"Io non sono adorabile. I guerrieri non devono essere adorabili e belli ma forti ed indomiti"

"Saresti dovuto nascere orchetto allora" di scatto gli afferrò i fianchi per portarselo sulle ginocchia "Esistono molti combattenti il cui valore sul campo di battaglia è indiscusso, come lo è la loro bellezza. Un esempio è proprio davanti a te" gli fece l'occhiolino.

"Dove?" chiese Legolas arrampicandosi letteralmente su di lui "Dietro di te?" sorrise malandrino.

"Conto fino a tre e, quando ci arriverò, spero per il tuo bene che tu sia molto distante da qui. Uno..."

il principe non perse tempo e cominciò a correre verso l'albero sotto al quale, prima, vi era stato il genitore.

"Due, tre! Oh sei lento, bambino mio" con la velocità tipica della propria razza ed aiutato dal passo più lungo rispetto al figlio, partì all'inseguimento tra le grida divertite dell'altro.

Si nascose dietro al tronco e si fece piccolo piccolo contro di esso.

"Mio figlio dove sarà?" sentì la sua voce ed il leggero fruscio della veste sull'erba. Trattenne letteralmente il fiato quando vide la testa di Thranduil sbucare e sorridergli in quel modo che, non prometteva nulla di buono.

"Qui vedo solo un orchetto" si avvicinò con passi lenti e calcolati "Poco male. Spero tanto che mio figlio stia guardando, così vedrà che si può essere belli e allo stesso tempo formidabili guerrieri" si abbassò e protese le braccia nella sua direzione.

"No!" urlò "Non oserai" gli puntò il dito contro con fare minaccioso. Cosa che non sortì l'effetto desiderato.

"Ora vedrai cosa succede a mettersi contro al sovrano di Mirlwood" ed in men che non si dica, si ritrovò attanagliato ai fianchi dalle dita del padre che lo solleticavano senza pietà.

Risero, scherzarono e si presero in giro.

Quel pomeriggio, la responsabilità di un regno non sembrava essere così gravosa, né la vita così dura.

L'impassibile re ritrovò il sorriso e la gioia.

Quel piccolo Elfo in cui si rivedeva e che eppure era diverso, se non migliore, era capace capace di fargli vedere il buono del mondo.

Per Thranduil quel buono aveva un nome: Legolas.

Sovrapensiero si ritrovò a giocherellare con i morbidi fili biondi di quest'ultimo quando questi si voltò a pancia sotto

"Allora?"

"Cosa?" Legolas sorrise e lo rimproverò

"Ti ho chiesto quando" uno sbadiglio "diventerò un bravo guerriero e comandante come te?"

"Oh..." l'immagine di Legolas adulto e pronto a scagliare una freccia gli si parò davanti "Anche troppo presto per i miei gusti. Non sarei pronto a lasciarti nemmeno tra dieci Ere"

"Io non ti lascerò mai" una debole carezza gli sfiorò il viso mentre l'altra mano si chiudeva a pugno ed andava a sfregarsi contro l'occhio.

Il tempo di baciare quella mano e, quando posò nuovamente lo sguardo sul figlio, lo trovò addormentato.

L'ennesimo sorriso della giornata accompagnò l'abbraccio caldo con il quale avvolse il figlio. Con il suo tesoro, avvolto nel mantello, stretto al petto, si diresse verso il palazzo.

Di certo, quello appena trascorso, era stato un pomeriggio tutt'altro che perso. 



 



 
   
 
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