Scusate la latitanza ma ho avuto gli ultimi esami prima della fine della
sessione e mi sono chiusa nel mio bozzolo di studio. Che bello finalmente poter
tornare a scrivere del nostro finnico
preferito.*__*
Disclaimer: Gli HIM non mi appartengono, ne con la mia storia voglio narrare del vero
Ville Valo, riferimenti a fatti o persone sono
puramente casuali.
Capitolo
2
Home
is where your heart is
oh girl, we are the same
we are young and lost and so afraid
there's no cure for the pain
no shelter from the rain
all our prayers seem to fail
in joy and sorrow my home's in your arms
in world so hollow
it's breaking my heart
in joy and sorrow my home's in your arms
in world so hollow
it's breaking my heart
Il
tragitto in aeroporto fu tranquillo. Ogni cosa era al suo posto, eravamo in
anticipo, mia sorella che avrebbe viaggiato con noi era già li ad aspettarci,
io ero stranamente calma e Ville cercava di mascherare l'agitazione fumando una
sigaretta dopo l'altra. Più
che terrorizzarmi l'idea di rivedere tutta la mia famiglia dopo due anni,
duranti i quali non solo ero scappata di casa e trasferita in Finlandia, ma
avevo intrcciato una relazione con una rockstar con un passato oscuro, che
avevo inoltre sposato e che agli occhi di quei dementi che sono gli italiani
ignoranti poteva sembrare un satanista, l'idea che mi terrorizzava di più era
assistere a come i parenti avrebbero trattato mio marito. Già sapevo che sarei
dovuta andare incontro a molte litigate, perché lui, di certo educato e riservato com'era
non avrebbe detto una sola parola.
In
taxi, appoggiata alla
sua spalla, riscaldata dal parka gigantesco nero che una volta era appartenuto
a lui, mi lasciai trasportare dalla mia mente verso il passato, una gita nella
memoria prima di affrontare il futuro prossimo che mi aspettava.
Esattamente
due anni prima ero arrivata
ad Helsinki, sola, congelata, con pochi soldi, ma spudoratamente felice. Ero
libera e orgogliosa di me stessa. A 25 anni avevo mollato tutto, lavoro, amici,
fidanzato ed ero venuta a cercare la mia strada. Per un caso fortuito una mia
amica dei tempi del liceo ora viveva nei dintorni della grande capitale
finlandese, lavorando come fotografa per un agenzia pubblicitaria. Mi aveva
chiesto mille volte di andarla a trovare e io mille volte avevo risposto no,
perchè il mio ragazzo non voleva, perchè i miei genitori non avrebbero
approvato e perchè io avevo paura ad andare contro a tutti loro. Ma una volta
spezzate le catene non mi aveva più tenuto niente, e così per i primi mesi la
dolce Katia mi aveva ospitato sul suo divano, fino a che non era accaduto
qualcosa che mi avrebbe cambiato radicalmente la vita.
Un
tranquillo venerdì sera stavo passeggiando per Munkkiniemi, il quartiere vicino
a dove abitavo, portando a spasso il cane di Katia e facendo quello che per me
assomigliava di più ad uno sport, vagare senza metà sotto le note della mia
musica preferita. Quando ad un certo punto, Luki il cane, scappò dalla mia presa andando a lanciarsi verso il
passante e iniziando a giocare con lui.
Quel
passante era Ville Valo. Sapevo chi fosse anche prima di venire in Finlandia, e
gli morivo dietro sin dai 15 anni, segretamente. Ma ero sempre stata troppo
timida per andare a spasso per il quartiere in cerca di lui. E ora, ritrovarmelo così di fronte era davvero uno shock. E
poi di lì è storia, tra giornalisti e amici avevo raccontato migliaia di volte
di come avevo da brava faccia di bronzo qual'ero diventata chiesto a Ville di
andare a prendere un caffè insieme e lui, con mio enorme sconcerto, aveva
accettato. Penso mi ci fossero voluti meno di cinque minuti per capire che a
costo di legarlo a me con varie catene, non me lo sarei lasciato scappare. Fu
vagamente più difficile farglielo capire, ma alla fine dei fatti tutto si era
risolto per il verso giusto. Tra litigate, baci rubati, giri del mondo su un
troppo affollato tour bus e assedi di fan eravamo sopravvissuti. E ora
aspettavamo un figlio. Da una parte dovevo ringraziare quella dannata notte che
mi aveva fatto scappare dall'Italia, 6 ore di sofferenza per una vita
fantastica, ne è valsa la pena.
Il
volo 563 per Roma FCO decollò da Helsinki senza un minuto di ritardo, era
l'ultimo saluto della Finlandia nei miei confronti, mi potevo dimenticare tale
puntualità nel mio paese natale, dove le metro passavano ogni 10 minuti anche
nelle ore di punta e i treni non arrivavano mai e poi mai all'ora esatta. Mi
aggrappai al braccio di Ville e lo strinsi forte, in preda a un lieve attacco
di panico al pensiero di star veramente per tornare nella soleggiata Italia. Io
volevo rimanere a congelarmi qui, vicino a polo nord, dove d'inverno non c'è
mai sole, dove fa sempre freddo. Io odiavo il caldo.
“Bianca,
non ti agitare che poi mi agito prima io, poi a ruota tua sorella e pure il
bambino di certo non è felice” disse sporgendosi verso di me e sventolandomi
con un giornale.
Sapevo
che aveva una paura terribile dell'aereo, ma stava comunque consolando me. Qual
gentiluomo.
“Bi,
dai stai tranquilla” si mise in mezzo mia sorella che era seduta a fianco a me
dal lato del finestrino. “Al massimo che se i maledetti di mamma e papà ti fanno storie ce ne andiamo e
torniamo subito qui”
“Io e
Ville torniamo qui” precisai “tu te ne rimani a Roma a fare l'università”
Mi
guardò con una faccia offesa e fulminò Ville con lo sguardo “ma..ma il tuo caro
marito mi ha detto che se voglio posso rimanere qui con voi, ha un amico a cui
serve proprio una grafica di siti web”
Io lo
sapevo di aver sposato un pazzo, ma non che arrivasse a questi livelli. Elena
era una piaga vivente, si attaccava come le meduse e non c'era verso di tirarla
via. Si era presentata qualche mese fa sotto casa nostra chiedendo asilo
domestico, in quanto fuggita anche lei da casa. Era però l'unica che era venuta
al mio matrimonio, e che
ogni giorno prima di arrivare in Finlandia mi telefonava e si sincerava di come
stessi io e quell'anoressico di Ville (il suo hobby preferito era chiedermi
come faceva a reggersi in piedi). Ma a parte questo, era comunque troppo da gestire per me.
Mi
voltai verso Ville incredula.
“Beccato”
disse giocherellando con una ciocca di capelli ribelle.
“Lo so
che te lo dovevo dire, ma ho pensato che col bambino avrai bisogno di una mano,
sopratutto per i mesi che saremo in tour” si spiegò
Non
aveva tutti i torti, anzi aveva proprio ragione, ma non gliela avrei fatta
passare così facilmente...
“Tu
brutto traditore, devo già fare da babysitter a te, a tutta la band, e mi lasci
pure questa piattola tra le mani?” gli dissi cercando di mantenere un
espressione seria.
“Ehhh
so che ce la farai” rispose appoggiandosi sulla mia spalla e tirando fuori un
libro dal suo zaino.
“E tu”
dissi rivolta a mia sorella “vedi di non metterti con quella star delle soap
opera se rimani qui a Helsinki, Ville ha tanti amici magnifici, se proprio
devi, scegli tra quelli”
Elena
scoppiò a ridere capendo che stavo dando la mia approvazione al suo
trasferimento permanente nella mia città adottiva, prese il suo ipod e si
addormentò brevemente.
Rimasi
sola con me stessa, il mio cervello, il solito bastardo mi fece immaginare
tutte le peggiori situazioni che sarebbero potute accadere durante il nostro
soggiorno nella penisola della pizza. La peggiore era la possibilità di essere
scoperti a fare roba indicibile da qualcuno dei parenti, terrorizzata
dall'ipotesi scossi il braccio di Ville per renderlo partecipe della mia paura.
Lui mi
guardò con aria affranta “Bi, staremo in un hotel, in centro, andremo dai tuoi
per si e no due ore al giorno, lo so che sei una ninfomane persa, ma credo che
ce la farai a trattenerti”
Come
al solito la mia fantasia troppo vivida mi stava facendo delirare. Gli feci
cenno di poter tornare al suo libro e decisi che dovevo tenere la mente
occupata, così tirai fuori il portatile e iniziai a controllare l'ultima
composizione su cui stavo lavorando. Un po' di sano esercizio mentale mi
avrebbe sicuramente distratto.
L'atterraggio
fu morbido, raccogliemmo tutte le nostre cose, e ci dirigemmo verso gli arrivi.
Varcare la soglia che ci divideva dall'ameno spazio aeroportuale a quello della
realtà fu uno shock. Improvvisamente, a differenza di come mi accadeva in
Finlandia mi sentii ogni occhio addosso, dovevamo essere una scena singolare
agli occhi dei poco abituati italiani. Mia sorella Elena è quello che si
avvicina di più ad essere una
darkettona, con tanto di gonnellina di pizzo nero, pentacolo al collo,
trucco pallido e scarpe col tacco. Io, con un paio di jeans distrutti, una
giacca nera di pelle e un heartagram in bella vista, sia come collana che
tatuato sul collo, inoltre per screzio avevo abbondato con la matita nera e col
rossetto rosso, in Finlandia sarei stata normale, qui ero una freak. E poi
Ville...adorato da migliaia di donne e uomini, un vero sex symbol, qui era solo
una frikkettone con un cappello a fagiolo, il trucco sugli occhi, troppo magro
e troppo tatuato.
Lo
presi per mano e ci avviammo vero l'uscita.
Ad
attenderci c'erano i miei cugini, Boldo e Poldo, due gemelli che condividevano
letteralmente un cervello, data la loro nota stupidità e grettitudine.
Ed
eccomi di fronte alla prima prova della giornata.
“Guarda
chi si vede” esordì Boldo, meglio conosciuto come Andrea mettendo su un aria da
figo, e guardando noi tre con uno sguardo di superiorità che lo faceva solo
sembrare ancora più stupido.
“La
tossica e la pazza sono tornate all'ovile” continuò
Per la
cronaca, la pazza sono io, per motivi ovvi, mentre la tossica è mia sorella. E'
parere comune nella mia famiglia di bigotti che chiunque non rientri nei loro
canoni di normalità si droghi, in quanto impossibile che un essere umano possa
decidere di essere diverso da loro di sua spontanea volontà, quindi il suo
cambiamento è addotto a uno stato di ebbrezza o di overdose.
Ville
che non capisce una parola di italiano. Fortunato lui. Si avvicinò a me per
farsi spiegare cosa stava succedendo. Brevemente gli spiegai in suomi chi erano
i due e cosa stavano dicendo. Non riuscì a trattenere una risata e dato che uno
dei suoi difetti più belli è quello di sentirsi vagamente al di sopra del mondo
intero, indicò i due “Mi stai dicendo che quei due vi stanno sfottendo?”. Non
riusciva a smettere di ridere. Doveva trovare esilarante che due
simil-contadini come Boldo e Poldo potessero anche pensare di essere migliori
di sua moglie e sua cognata.
“E' il
loro modo di raggirare il complesso d'inferiorità” gli spiegai, godendomi
comunque la faccia dei due al vedere Ville che senza alcun problema si prendeva
gioco di loro. Ci sarebbe stato da divertirsi. In questi giorni.
Elena
si tolse le cuffiette che aveva tenuto attaccate fino a quel momento e si
avvicinò a me con fare sospettoso. “Bi, andiamocene in fretta” disse sghignazzando.
“Guarda alla tua destra”
Mi
girai e vidi tre ragazzine impazzite che correvano verso di noi. Ma porca,
imprecai “proprio adesso dovevamo beccare le fan deliranti”
“Che
succede Bi?” chiese Ville
che nel frattempo si stava guardando intorno.
“Fan-girl”
gli bastò la parola per mettersi in allarme.
“Facciamo
in tempo a darcela a gambe?”
Mi
voltai per controllare la situazione e mi cascarono le braccia.
“E'
troppo tardi ormai” annunciai rassegnata.
Fu la
solita scena. Le ragazze si fecero avanti squittendo come roditori, mi
lanciarono i solito sguardo di invidia verde a cui ormai ero immune e si fecero
foto con Ville con le loro macchinette fotografiche. Lo adorarono per qualche
minuto e poi se ne andarono felici. Ancora mi meravigliavo di come Ville
riuscisse ad essere così gentile con tutti i suoi fan, doveva aver delle dosi
nascoste di pazienza che spuntavano fuori al momento del bisogno.
Mentre
mi riprendevo mio marito dalla morsa delle fan sentivo Poldo che chiedeva a mia
sorella informazioni su cosa stava accadendo. In quel momento mi venne il
dubbio che la mia famiglia, che di me a malapena sapevo che ero sposata, non
sapesse però con chi. E risi, risi come una pazza isterica. Davvero ne avremmo
viste delle belle.
@ AnAngelFallenFromGrace: grashiee piccula mors! I tuoi commenti
sono sempre super speciali, ti dico solo GRAZIEEE perché tanto il resto te lo
dico giornalmente. Ti vi bi
@ claudy: *me arrossisce* sei davvero troppo buona, e quanto mi piace
essere perseguitata, quindi continua pure XDXD grazie per il commento e spero
che ti sia piaciuto anche questo chappy
@ lithi: giammai scordare l’UVD, blasfemiaaaaaa!!!grazie
per il commento julietta mia
@ Ethereal Clover: eh si, ogni tanto sforno roba nuova e ho ancora qual
cosina nel cassetto da condividere con le lettrice himmiche…kiitossss
per il commento^^