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Autore: Merryweather616    14/07/2008    4 recensioni
Ripensavo ad una frase che Ville mi diceva spesso, l’aveva cantata, l’aveva sussurrata, l’aveva scritta. Nella gioia e nel dolore la mia casa è tra le tue braccia. E stretta contro di lui, i suoi occhi gentili e dolorosamente perfetti dritti sul mio volto, protettivi e seri mi trapassavano l’anima ricordandomi ogni istante ancora che la mia casa non erano quattro pareti di cemento riempite di mobili e foto, il luogo dove il mio cuore aveva messo le radici erano le sue braccia secche e il suo petto magro contro cui raggomitolandomi potevo sentire il ritmo della mia vita.
Genere: Romantico, Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate la latitanza ma ho avuto gli ultimi esami prima della fine della sessione e mi sono chiusa nel mio bozzolo di studio. Che bello finalmente poter tornare a scrivere del nostro finnico preferito.*__*

Disclaimer: Gli HIM non mi appartengono, ne con la mia storia voglio narrare del vero Ville Valo, riferimenti a fatti o persone sono puramente casuali.

Capitolo 2

Home is where your heart is

oh girl, we are the same
we are young and lost and so afraid
there's no cure for the pain
no shelter from the rain
all our prayers seem to fail

in joy and sorrow my home's in your arms
in world so hollow
it's breaking my heart
in joy and sorrow my home's in your arms
in world so hollow
it's breaking my heart

Il tragitto in aeroporto fu tranquillo. Ogni cosa era al suo posto, eravamo in anticipo, mia sorella che avrebbe viaggiato con noi era già li ad aspettarci, io ero stranamente calma e Ville cercava di mascherare l'agitazione fumando una sigaretta dopo l'altra. Più che terrorizzarmi l'idea di rivedere tutta la mia famiglia dopo due anni, duranti i quali non solo ero scappata di casa e trasferita in Finlandia, ma avevo intrcciato una relazione con una rockstar con un passato oscuro, che avevo inoltre sposato e che agli occhi di quei dementi che sono gli italiani ignoranti poteva sembrare un satanista, l'idea che mi terrorizzava di più era assistere a come i parenti avrebbero trattato mio marito. Già sapevo che sarei dovuta andare incontro a molte litigate, perché lui, di certo educato e riservato com'era non avrebbe detto una sola parola.

In taxi, appoggiata alla sua spalla, riscaldata dal parka gigantesco nero che una volta era appartenuto a lui, mi lasciai trasportare dalla mia mente verso il passato, una gita nella memoria prima di affrontare il futuro prossimo che mi aspettava.

Esattamente due anni prima ero arrivata ad Helsinki, sola, congelata, con pochi soldi, ma spudoratamente felice. Ero libera e orgogliosa di me stessa. A 25 anni avevo mollato tutto, lavoro, amici, fidanzato ed ero venuta a cercare la mia strada. Per un caso fortuito una mia amica dei tempi del liceo ora viveva nei dintorni della grande capitale finlandese, lavorando come fotografa per un agenzia pubblicitaria. Mi aveva chiesto mille volte di andarla a trovare e io mille volte avevo risposto no, perchè il mio ragazzo non voleva, perchè i miei genitori non avrebbero approvato e perchè io avevo paura ad andare contro a tutti loro. Ma una volta spezzate le catene non mi aveva più tenuto niente, e così per i primi mesi la dolce Katia mi aveva ospitato sul suo divano, fino a che non era accaduto qualcosa che mi avrebbe cambiato radicalmente la vita.

Un tranquillo venerdì sera stavo passeggiando per Munkkiniemi, il quartiere vicino a dove abitavo, portando a spasso il cane di Katia e facendo quello che per me assomigliava di più ad uno sport, vagare senza metà sotto le note della mia musica preferita. Quando ad un certo punto, Luki il cane, scappò dalla mia presa andando a lanciarsi verso il passante e iniziando a giocare con lui.

Quel passante era Ville Valo. Sapevo chi fosse anche prima di venire in Finlandia, e gli morivo dietro sin dai 15 anni, segretamente. Ma ero sempre stata troppo timida per andare a spasso per il quartiere in cerca di lui. E ora, ritrovarmelo così di fronte era davvero uno shock. E poi di lì è storia, tra giornalisti e amici avevo raccontato migliaia di volte di come avevo da brava faccia di bronzo qual'ero diventata chiesto a Ville di andare a prendere un caffè insieme e lui, con mio enorme sconcerto, aveva accettato. Penso mi ci fossero voluti meno di cinque minuti per capire che a costo di legarlo a me con varie catene, non me lo sarei lasciato scappare. Fu vagamente più difficile farglielo capire, ma alla fine dei fatti tutto si era risolto per il verso giusto. Tra litigate, baci rubati, giri del mondo su un troppo affollato tour bus e assedi di fan eravamo sopravvissuti. E ora aspettavamo un figlio. Da una parte dovevo ringraziare quella dannata notte che mi aveva fatto scappare dall'Italia, 6 ore di sofferenza per una vita fantastica, ne è valsa la pena.

Il volo 563 per Roma FCO decollò da Helsinki senza un minuto di ritardo, era l'ultimo saluto della Finlandia nei miei confronti, mi potevo dimenticare tale puntualità nel mio paese natale, dove le metro passavano ogni 10 minuti anche nelle ore di punta e i treni non arrivavano mai e poi mai all'ora esatta. Mi aggrappai al braccio di Ville e lo strinsi forte, in preda a un lieve attacco di panico al pensiero di star veramente per tornare nella soleggiata Italia. Io volevo rimanere a congelarmi qui, vicino a polo nord, dove d'inverno non c'è mai sole, dove fa sempre freddo. Io odiavo il caldo.

“Bianca, non ti agitare che poi mi agito prima io, poi a ruota tua sorella e pure il bambino di certo non è felice” disse sporgendosi verso di me e sventolandomi con un giornale.

Sapevo che aveva una paura terribile dell'aereo, ma stava comunque consolando me. Qual gentiluomo.

“Bi, dai stai tranquilla” si mise in mezzo mia sorella che era seduta a fianco a me dal lato del finestrino. “Al massimo che se i maledetti di mamma e papà ti fanno storie ce ne andiamo e torniamo subito qui”

“Io e Ville torniamo qui” precisai “tu te ne rimani a Roma a fare l'università”

Mi guardò con una faccia offesa e fulminò Ville con lo sguardo “ma..ma il tuo caro marito mi ha detto che se voglio posso rimanere qui con voi, ha un amico a cui serve proprio una grafica di siti web”

Io lo sapevo di aver sposato un pazzo, ma non che arrivasse a questi livelli. Elena era una piaga vivente, si attaccava come le meduse e non c'era verso di tirarla via. Si era presentata qualche mese fa sotto casa nostra chiedendo asilo domestico, in quanto fuggita anche lei da casa. Era però l'unica che era venuta al mio matrimonio, e che ogni giorno prima di arrivare in Finlandia mi telefonava e si sincerava di come stessi io e quell'anoressico di Ville (il suo hobby preferito era chiedermi come faceva a reggersi in piedi). Ma a parte questo, era comunque troppo da gestire per me.

Mi voltai verso Ville incredula.

“Beccato” disse giocherellando con una ciocca di capelli ribelle.

“Lo so che te lo dovevo dire, ma ho pensato che col bambino avrai bisogno di una mano, sopratutto per i mesi che saremo in tour” si spiegò

Non aveva tutti i torti, anzi aveva proprio ragione, ma non gliela avrei fatta passare così facilmente...

“Tu brutto traditore, devo già fare da babysitter a te, a tutta la band, e mi lasci pure questa piattola tra le mani?” gli dissi cercando di mantenere un espressione seria.

“Ehhh so che ce la farai” rispose appoggiandosi sulla mia spalla e tirando fuori un libro dal suo zaino.

“E tu” dissi rivolta a mia sorella “vedi di non metterti con quella star delle soap opera se rimani qui a Helsinki, Ville ha tanti amici magnifici, se proprio devi, scegli tra quelli”

Elena scoppiò a ridere capendo che stavo dando la mia approvazione al suo trasferimento permanente nella mia città adottiva, prese il suo ipod e si addormentò brevemente.

Rimasi sola con me stessa, il mio cervello, il solito bastardo mi fece immaginare tutte le peggiori situazioni che sarebbero potute accadere durante il nostro soggiorno nella penisola della pizza. La peggiore era la possibilità di essere scoperti a fare roba indicibile da qualcuno dei parenti, terrorizzata dall'ipotesi scossi il braccio di Ville per renderlo partecipe della mia paura.

Lui mi guardò con aria affranta “Bi, staremo in un hotel, in centro, andremo dai tuoi per si e no due ore al giorno, lo so che sei una ninfomane persa, ma credo che ce la farai a trattenerti”

Come al solito la mia fantasia troppo vivida mi stava facendo delirare. Gli feci cenno di poter tornare al suo libro e decisi che dovevo tenere la mente occupata, così tirai fuori il portatile e iniziai a controllare l'ultima composizione su cui stavo lavorando. Un po' di sano esercizio mentale mi avrebbe sicuramente distratto.

L'atterraggio fu morbido, raccogliemmo tutte le nostre cose, e ci dirigemmo verso gli arrivi. Varcare la soglia che ci divideva dall'ameno spazio aeroportuale a quello della realtà fu uno shock. Improvvisamente, a differenza di come mi accadeva in Finlandia mi sentii ogni occhio addosso, dovevamo essere una scena singolare agli occhi dei poco abituati italiani. Mia sorella Elena è quello che si avvicina di più ad essere una darkettona, con tanto di gonnellina di pizzo nero, pentacolo al collo, trucco pallido e scarpe col tacco. Io, con un paio di jeans distrutti, una giacca nera di pelle e un heartagram in bella vista, sia come collana che tatuato sul collo, inoltre per screzio avevo abbondato con la matita nera e col rossetto rosso, in Finlandia sarei stata normale, qui ero una freak. E poi Ville...adorato da migliaia di donne e uomini, un vero sex symbol, qui era solo una frikkettone con un cappello a fagiolo, il trucco sugli occhi, troppo magro e troppo tatuato.

Lo presi per mano e ci avviammo vero l'uscita.

Ad attenderci c'erano i miei cugini, Boldo e Poldo, due gemelli che condividevano letteralmente un cervello, data la loro nota stupidità e grettitudine.

Ed eccomi di fronte alla prima prova della giornata.

“Guarda chi si vede” esordì Boldo, meglio conosciuto come Andrea mettendo su un aria da figo, e guardando noi tre con uno sguardo di superiorità che lo faceva solo sembrare ancora più stupido.

“La tossica e la pazza sono tornate all'ovile” continuò

Per la cronaca, la pazza sono io, per motivi ovvi, mentre la tossica è mia sorella. E' parere comune nella mia famiglia di bigotti che chiunque non rientri nei loro canoni di normalità si droghi, in quanto impossibile che un essere umano possa decidere di essere diverso da loro di sua spontanea volontà, quindi il suo cambiamento è addotto a uno stato di ebbrezza o di overdose.

Ville che non capisce una parola di italiano. Fortunato lui. Si avvicinò a me per farsi spiegare cosa stava succedendo. Brevemente gli spiegai in suomi chi erano i due e cosa stavano dicendo. Non riuscì a trattenere una risata e dato che uno dei suoi difetti più belli è quello di sentirsi vagamente al di sopra del mondo intero, indicò i due “Mi stai dicendo che quei due vi stanno sfottendo?”. Non riusciva a smettere di ridere. Doveva trovare esilarante che due simil-contadini come Boldo e Poldo potessero anche pensare di essere migliori di sua moglie e sua cognata.

“E' il loro modo di raggirare il complesso d'inferiorità” gli spiegai, godendomi comunque la faccia dei due al vedere Ville che senza alcun problema si prendeva gioco di loro. Ci sarebbe stato da divertirsi. In questi giorni.

Elena si tolse le cuffiette che aveva tenuto attaccate fino a quel momento e si avvicinò a me con fare sospettoso. “Bi, andiamocene in fretta” disse sghignazzando. “Guarda alla tua destra”

Mi girai e vidi tre ragazzine impazzite che correvano verso di noi. Ma porca, imprecai “proprio adesso dovevamo beccare le fan deliranti”

“Che succede Bi?” chiese Ville che nel frattempo si stava guardando intorno.

“Fan-girl” gli bastò la parola per mettersi in allarme.

“Facciamo in tempo a darcela a gambe?”

Mi voltai per controllare la situazione e mi cascarono le braccia.

“E' troppo tardi ormai” annunciai rassegnata.

Fu la solita scena. Le ragazze si fecero avanti squittendo come roditori, mi lanciarono i solito sguardo di invidia verde a cui ormai ero immune e si fecero foto con Ville con le loro macchinette fotografiche. Lo adorarono per qualche minuto e poi se ne andarono felici. Ancora mi meravigliavo di come Ville riuscisse ad essere così gentile con tutti i suoi fan, doveva aver delle dosi nascoste di pazienza che spuntavano fuori al momento del bisogno.

Mentre mi riprendevo mio marito dalla morsa delle fan sentivo Poldo che chiedeva a mia sorella informazioni su cosa stava accadendo. In quel momento mi venne il dubbio che la mia famiglia, che di me a malapena sapevo che ero sposata, non sapesse però con chi. E risi, risi come una pazza isterica. Davvero ne avremmo viste delle belle.

@ AnAngelFallenFromGrace: grashiee piccula mors! I tuoi commenti sono sempre super speciali, ti dico solo GRAZIEEE perché tanto il resto te lo dico giornalmente. Ti vi bi

@ claudy: *me arrossisce* sei davvero troppo buona, e quanto mi piace essere perseguitata, quindi continua pure XDXD grazie per il commento e spero che ti sia piaciuto anche questo chappy

@ lithi: giammai scordare l’UVD, blasfemiaaaaaa!!!grazie per il commento julietta mia

@ Ethereal Clover: eh si, ogni tanto sforno roba nuova e ho ancora qual cosina nel cassetto da condividere con le lettrice himmiche…kiitossss per il commento^^

  
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