Cosa
ci succederà?
La guardo intensamente, mentre lei sembra quasi
evitare di ricambiare lo sguardo. La luce artificiale illumina
interamente il suo viso, anche grazie alle pareti bianche che
diffondono gran parte dell’illuminazione. Mi volto verso la porta
di ingresso. È robusta, dubito io possa riuscire a sfondarla.
Siamo
prigionieri, mi dice mantenendo basso lo sguardo.
Perché ci fanno
questo? Dicono che vogliono curarci, dicono che staremo meglio, molto
presto, ma le cose peggiorano di giorno in giorno, invece, non mi
sento affatto meglio!
Una
lacrima scende timidamente lungo il suo viso. Non piangere, ti prego,
le dico con voce roca.
Non l’hai ancora capito, sussurra, non
hai ancora capito cosa vogliono fare?
Mi guardo intorno, spaesato.
Lo spazio è ristretto, mi sento opprimere, comincio a sudare. Ma
forse sto sudando freddo. Temo di sapere dove voglia arrivare…
Poi
lo dice, si sente appena, la voce è rotta dal pianto, sento il suo
cuore spezzarsi in frantumi, la sento morire dentro.
Vogliono
uccidere me, mi dice.
Un’altra lacrima.
Non
lo permetterò, grido, non ti porteranno via! Corro verso la porta
per sfondarla, ma inciampo sui miei stessi piedi e cado a terra.
Non
mi faccio male e senza smarrire l’impeto striscio verso la porta e
comincio a prenderla a calci.
È sbarrata, è robusta, è
impossibile…
Mi
fermo a guardare il lampadario che ondeggia a causa dell’onda
d’urto. Comincio a piangere anch’io. Non possono farci questo,
cosa avremo mai fatto a loro di male? Continuano ad avvelenarci, ci
vogliono separare, mi vogliono togliere l’unica donna che abbia mai
amato…
A fatica mi rimetto in piedi e mi avvicino a lei. Mi
abbraccia forte e ci sediamo vicini in un angolo. È bello il calore
del suo corpo… La amo…
Sentiamo dei passi all’esterno.
Riconosco questi rumori.
Sono loro.
Mi ritraggo tra le braccia
della mia ragazza. Abbiamo tanta paura. Non vogliamo che entrino.
Una
chiave viene inserita nella serratura e la porta viene sbloccata. Un
omone vestito di bianco entra nella stanza e mi porge un vassoio con
un bicchiere e del cibo.
C’è del veleno nel bicchiere, mi
avvisa lei, non berlo, vogliono uccidermi!
Mi volto dall’altra
parte, sdegnando perfino il cibo. L’uomo si avvicina, prende il
bicchiere e lo avvicina con dolcezza alla mia bocca. Sembra quasi
amichevole…
È una trappola! esclama la mia ragazza.
Me
ne accorgo troppo tardi, cerco di dimenarmi, ma ormai il bicchiere ha
raggiunto la bocca e sono costretto a mandare giù.
Oppongo
resistenza, lo faccio con tutto me stesso, ma è inutile… È tutto
inutile…
Se solo non avessi questa dannata camicia di forza…