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Autore: Xecestel    17/04/2014    2 recensioni
Il confine labile tra libertà e prigionia, tra sanità e follia. Siamo davvero liberi, noi? O siamo prigionieri di noi stessi, della nostra mente? Ed è giusto imprigionare e "curare" chi non è come noi? Chi è il vero folle? Chi è davvero libero?
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa ci succederà?
La guardo intensamente, mentre lei sembra quasi evitare di ricambiare lo sguardo. La luce artificiale illumina interamente il suo viso, anche grazie alle pareti bianche che diffondono gran parte dell’illuminazione. Mi volto verso la porta di ingresso. È robusta, dubito io possa riuscire a sfondarla.
Siamo prigionieri, mi dice mantenendo basso lo sguardo.
Perché ci fanno questo? Dicono che vogliono curarci, dicono che staremo meglio, molto presto, ma le cose peggiorano di giorno in giorno, invece, non mi sento affatto meglio!

Una lacrima scende timidamente lungo il suo viso. Non piangere, ti prego, le dico con voce roca.
Non l’hai ancora capito, sussurra, non hai ancora capito cosa vogliono fare?
Mi guardo intorno, spaesato. Lo spazio è ristretto, mi sento opprimere, comincio a sudare. Ma forse sto sudando freddo. Temo di sapere dove voglia arrivare…

Poi lo dice, si sente appena, la voce è rotta dal pianto, sento il suo cuore spezzarsi in frantumi, la sento morire dentro.
Vogliono uccidere me, mi dice.
Un’altra lacrima.

Non lo permetterò, grido, non ti porteranno via! Corro verso la porta per sfondarla, ma inciampo sui miei stessi piedi e cado a terra.
Non mi faccio male e senza smarrire l’impeto striscio verso la porta e comincio a prenderla a calci.
È sbarrata, è robusta, è impossibile…

Mi fermo a guardare il lampadario che ondeggia a causa dell’onda d’urto. Comincio a piangere anch’io. Non possono farci questo, cosa avremo mai fatto a loro di male? Continuano ad avvelenarci, ci vogliono separare, mi vogliono togliere l’unica donna che abbia mai amato…
A fatica mi rimetto in piedi e mi avvicino a lei. Mi abbraccia forte e ci sediamo vicini in un angolo. È bello il calore del suo corpo… La amo…
Sentiamo dei passi all’esterno. Riconosco questi rumori.
Sono loro.
Mi ritraggo tra le braccia della mia ragazza. Abbiamo tanta paura. Non vogliamo che entrino.

Una chiave viene inserita nella serratura e la porta viene sbloccata. Un omone vestito di bianco entra nella stanza e mi porge un vassoio con un bicchiere e del cibo.
C’è del veleno nel bicchiere, mi avvisa lei, non berlo, vogliono uccidermi!
Mi volto dall’altra parte, sdegnando perfino il cibo. L’uomo si avvicina, prende il bicchiere e lo avvicina con dolcezza alla mia bocca. Sembra quasi amichevole…

È una trappola! esclama la mia ragazza.

Me ne accorgo troppo tardi, cerco di dimenarmi, ma ormai il bicchiere ha raggiunto la bocca e sono costretto a mandare giù.
Oppongo resistenza, lo faccio con tutto me stesso, ma è inutile… È tutto inutile…

Se solo non avessi questa dannata camicia di forza…

   
 
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