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Autore: Rio Kastle    17/04/2014    2 recensioni
Dal libro:
"Stranamente, quel giorno le lezioni finirono in fretta. Passai l’ora di grammatica a disegnare un paio di occhi come quelli di Kite. Non riuscii a trovare il colore adatto, quindi li lasciai bianchi. Erano molto inquietanti. Lasciavano un sacco di dubbi sulla persona. Era forte immaginare come solo un paio di occhi potessero dire tutto e niente su una persona. Io ormai conoscevo molto bene quelli di Kite. Erano per la maggior parte delle volte inespressivi. Le uniche emozioni che lasciavano trapelare erano la rabbia e il dolore. Eppure come quel disegno,mi lasciavano un sacco di dubbi. Mi sembrava impossibile che degli occhi non dimostrassero emozioni. Qualcosa doveva averle bloccate, o sostituite con quelle altre. I suoi occhi sembravano volerti raccontare una storia, ma allo stesso tempo, tenertela nascosta."
Questa storia l'ho scritta a quattro mani con una mia amica... io nei panni di Rio e lei nei panni di Kite.
Ho pubblicato due storie, questa è da Rio e una chiamata "Un nuovo amore" scritta da kite. Vi consiglio di leggerle tutte e due! E' la mia prima storia e quindi spero che vi piaccia! Baciii
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Kotori /Tori, Rio, Yuma/Yuma
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 19: Viaggio nel mondo Bariano
 
 
 
 
 
 
« NO...E’ ESCLUSO KITE TU NON VIENI NEL MONDO BARIANO CON NOI! » Come poteva pensare che l’avrei lasciato venire con noi dopo quello che era successo?!
« Ma perché?! Mi sono ripreso… dai Rio, è pericoloso il mondo Bariano! »
« NO NO E ANCORA NO! Tu non vieni! Rimani qui! »
« E va bene, resterò qui. Ma state attenti! »
« Grazie Kite! » Dissi saltandogli al collo. Poi Kite si girò verso Yuma e parlò a qualcuno che io non riuscivo a vedere.
« Ehi Astral, mi fido di te, tieni d’occhio la mia Rio… e mi raccomando, tieni d’occhio anche Yuma! » Penso che quell’essere gli avesse risposto, ma non lo so, perché per me era inesistente.
« Ma perché devo essere sempre io quello preso in giro?! » Si lamentò Yuma. Poi di colpo disse:
« Ehi ragazzi, ci andiamo a prendere un bel gelato?! » Quell’idea sembrò tirare tutti su di morale.
« Sìììì ottima idea Yuma! » Kite sbuffò:
« Per me siete tutti matti… » Io lo ripresi scherzando:
« Dai Brontolone… non fai altro che lamentarti… andiamo a prenderci un gelato dai… » Lo presi a braccetto e ci incamminammo verso la gelateria.
« Chi arriva ultimo paga per tutti! » Esclamò Tori. Iniziarono tutti a correre e ci sorpassarono.
« Ahahaha Kite e Rio pagano ahahaha » Guardai Kite e annuimmo entrambe. Si accasciò a terra e io accanto a lui.
« NO KITE CHE TI SUCCEDE?! » Gridai. Tutti gli altri iniziarono a tornare indietro verso di noi.
« KITE KITE STAI MALE?! » Gli altri si sedettero tutti intorno a noi. Kite mi mise una mano intorno alla schiena. Poi di colpo si sollevò da terra, mi prese e corremmo insieme verso la gelateria. Gli altri rimasero imbambolati per un po’, prima di capire che noi li avevamo fregati. Così alla fine dovettero pagare loro. Poi io dissi a Kite:
« Ma che genietto che sei! » E gli schioccai un bacio sulla guancia. Poi ci baciammo.
« Rio sii prudente… »
« Non sono mica una ragazzina come Yuma! Un momento… dov’è Yuma?! » Mi ero girata e non c’era più. Poi lo vidi che ci correva incontro.
« Ehi ragazzi sono qui! Scusate per il ritardo… venite, vi porto al portale! »
Seguimmo tutti quanti Yuma. Kite fece uscire il braccio rosso e il portale si aprì.
« Buona fortuna… ci vediamo fra un paio d’ore… » Stavo per salutarlo anch’io, ma preferii Gettargli le braccia al collo e baciarlo. Non volevo più staccarmi da lui… ma poi mi feci coraggio. Entrammo nel portale, e lo vidi sparire dietro di me.
Davanti a me si aprì una distesa di cristalli. Il mondo Bariano era in tonalità molto più rossa rispetto alla terra. Per il resto era più o meno tutto uguale. Il primo impatto con quella forte luce scarlatta fu accecante. Poi i nostri occhi si abituarono a quel colore brillante.
« Rio seguimi » Disse Yuma. Poi lo sentii parlare con quell’essere di nome Astral:
« Astral da che parte? No! Non è vero che non so mai niente! No! Smettila e facci strada! O… non oseresti… » Era strepitoso sentirlo litigare con qualcuno che io non potevo vedere. Poi Yuma iniziò a correre verso quella che sembrava una città. Ci avvicinammo ad un edificio immenso.
« Rio, questo è il castello. Dobbiamo intrufolarci qui se vogliamo trovare tuo fratello… »
« D’accordo, ma come facciamo ad entrare? »
« Bhè ecco… veramente non ci avevo pensato… » Disse grattandosi la testa in segno di smarrimento.
« Come?! Siamo venuti qui senza un piano?! Ma come facciamo?! »
Yuma litigò ancora con Astral:
« No Astral, non è vero! Io non sono un incompetente! Cosa?! Spero che tu stia scherzando! »
« Basta Yuma! »
« Ok d’accordo… Astral che si fa? »
Lo vidi ascoltare attentamente e poi mi riferì:
« Senti Rio, dobbiamo introdurci nella spazzatura… »
« Come nella spazzatura?! »
« Sì, avanti vieni » Mi fece strada. Ci infilammo in dei cassonetti e aspettammo per poco. Poi sentii che una macchina ci tirava su. Venimmo “svuotati” in un camion.
« Bleah che schifo! » Dissi con una buccia di banana in testa.
« Non sei tu a doverti lamentare!!! » Disse Yuma. Lo guardai e in effetti lui sì che aveva da lamentarsi! Si era ritrovato sommerso da una marea di spaghetti ammuffiti! Poi però aggiunse:
« Però… a dire la verità… questi spaghetti sono buoni! » Disse mentre… oddio mentre ne mangiava uno! Adesso sì che vomitavo! Poi varcammo i cancelli. Ci abbassammo. Due radar scannerizzarono. Sperai con tutta me stessa che non ci trovassero, ma mi sbagliavo. Infatti fermarono subito il camion e lo svuotarono di tutti i rifiuti, compresi noi (non per dire che siamo dei rifiuti). Ci catturarono. Ci trascinarono a forza all’interno del palazzo e ci gettarono nelle segrete.
Rimasi lì terrorizzata a fissare le altre celle piene di gente ferita. Sperai di non fare la stessa fine, ma anche qui mi sbagliavo.
Nella mia cella entrò un essere orribile dal fare minaccioso.
« Allora tu devi essere Rio Kastle, vero? Poverina… è venuta a salvare il fratellino… sta pur certa che tuo fratello rimarrà qui con noi! »
« NO! » Dissi istintivamente. Ma fu il mio più grande errore.
« Osi contraddirmi? Portatela nella sala dove teniamo Reginald » Mi presero, e ancora una volta fui trascinata a forza. Mi portarono in un enorme sala vuota. Al centro di essa si trovava un tavolo rigido. Guardai meglio e vidi che c’era Reginald lì sopra.
« Reginald! » Dissi. Mi liberai dalla presa di quegli esseri e corsi incontro a mio fratello.
Quello che vidi fu sconcertante. Reginald giaceva nel suo stesso sangue. Era ferito in molti punti. Vedevo che stringeva i denti per non urlare. Ma alle volte strillava, e il suo urlo straziante rimbombava in tutta la stanza.
« COSA GLI AVETE FATTO?! »
« Oh cara, noi niente. E’ stata tutta colpa di Kite. Ha stretto un accordo don noi. Lui e suo fratello rimanevano in vita e tuo fratello no. »
« Ma lui mi ha detto che si è offerto volontario e che… » scoppiai in lacrime. Piansi per tutto. Mi gettai da mio fratello e gli dissi.
« Reginald, fratello, mi senti?! Che ti hanno fatto?! » Poi continuai a piangere.
« Presto, portatela nell’altra sala… »
« NO! IO VOGLIO RESTARE CON LUI!!! DEVO STARGLI VICINO!!! »
« Adesso non serve che tu gli stia vicino. Dovevi pensarci prima. Non c’è più niente che tu possa fare ormai. Ringrazia pure il tuo amichetto Kite per questo. » Questo mi fece piangere ancora di più. Allora era tutta colpa sua! Mi presero e ancora una volta mi portarono in una grande stanza. Questa però era piena di armi. Mi dimenai, ma più provavo a liberarmi dalle loro prese e più loro stringevano e mi strattonavano. Uno mi prese per il collo e mi tirò su. Mi sentivo soffocare. L’aria passava sempre meno attraverso la mia gola. Provai a respirare col naso ma più ci provavo e più sentivo dolore. Sentii una fitta acuta alla trachea e poi quell’essere mi gettò a terra. Un dolore lancinante al braccio destro mi impedì di svenire. Mi presero e mi legarono ad un palo.
L’ultima cosa che ricordo è il viso minaccioso di uno di loro che si avvicinava a me, con quello che sembrava un manganello in una mano e una grossa frusta di cuoio nell’altra. Poi il nulla. La mia mente ha rimosso tutto.
  
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