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Autore: Kikka_chan99    17/04/2014    2 recensioni
Dean ha una vita perfetta: è un giovane medico,ha una moglie e vive nella casa dei suoi sogni. Eppure sente che manca qualcosa,sa che gli manca qualcosa,qualcosa che lo faccia sentire vivo,vero.
E se ne convince ancora di più, quando Castiel entra nella sua vita,rendendola più umano che mai.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo : Being Human

Fandom: Supernatural

Rating: Arancione

Disclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene, * neanche Castiel,sigh * quindi non ci guadagno nulla a scrivere le mie diavolerie.

Note: Ed eccomi al primo capitolo! Spero che a qualcuno possa piacere * si illude tristemente * Per qualsiasi cosa,contattatemi pure.

Buona lettura,Kikka.

                                                   Capitolo 1#

Buio. C'è buio ovunque.

I sensi cominciano a tornare a galla a lentamente,a partire dall'udito.

Castiel sente delle voci lontane,soffuse,quasi impercettibili.Poi arriva l'olfatto.Sente un'odore strano,forte abbastanza da penetrarli le narici.
Ci mette un po' a capire che disinfettante,aiutato dal tatto, che lentamente lo sta risvegliando.

Infine arriva la vista;l'uomo apre gli occhi lentamente,improvvisamente colpito da un fascio di luce.

Quello che vede lo sconvolge e non poco: una donna,giovane,sulla trentina,sta armeggiando furiosamente con la sua camicia,strappando via quasi tutti i bottoni.

“ Mi sente? “

Castiel sbatte le palpebre,cercando di capire dove si trova,il che gli risulta piuttosto difficile. Biascica qualcosa che somiglia molto a un “dove sono”,con voce impastata,come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.

Finalmente spalanca gli occhi,e prova a tirarsi su,invano :una lancinante fitta di dolore lo fa gemere rumorosamente.

“ Fermo,fermo” Questa volte è una voce maschile a parlare,calda e profonda.Il ragazzo lo guarda,con aria spaventata.

“ Ti trovi al Mercy Hospital. Ti abbiamo trovato ieri sera davanti al policlinico. Sei andato in arresto più volte e abbiamo dovuto rianimarti.Capisci quello che dico?”

Castiel annuisce,godendosi il sorriso del medico dinnanzi a lui. Rimane subito colpito dai suoi occhi,verdi come smeraldi,che incorniciano un viso dolce e maturo allo stesso tempo.

“Ricordi il tuo nome?” Il moro annuisce ancora,mentre riprova a parlare,invano.

“ Aspetta,non sforzarti troppo. C'è qualcuno che possiamo chiamare? Un famigliare, amici,una ragazza? “

“ No ...” farnetica lui. “ Niente ragazze per me” .

Dean,così si chiama il giovane medico,annuisce e li lascia una leggera pacca sulla spalla.

“ Torno a visitarti più tardi,un'infermiera si prenderà cura di te” dice,prima di sparire.

Castiel si abbandona al letto,sospirando. “ Che...che mi è successo?”

“Speravamo potessi dircelo tu” . Una giovane specializzata lo collega a diversi monitor,sotto lo sguardo spaesato dell'uomo.

“Qualcuno ti ha lasciato davanti al pronto soccorso.Crediamo che tu abbia subito un'aggressione,perché hai il corpo ricoperto di contusioni e avevi un polmone collassato.”

“Allora perché non sento alcun male?”

“Sei sotto l'effetto di anestetici,abbiamo dovuto darti della morfina...e c'è ancora una cosa”

Castiel la guarda,e improvvisamente sente che sa già cosa sta per riferirli.

“Probabilmente hai...subito una violenza”

“Si grazie,me ne ero accorto” risponde lui in tono secco,affondando il viso nel cuscino,sperando che lo protegga dagli sguardi indiscreti che quella donna gli sta rivolgendo.

“Mi dispiace.Fra poco dovrebbero arrivare la polizia e un assistente sociale,te la senti di parlare con loro? Posso provare a rimandare”

“ No,va bene.Grazie “ La donna gli sorride,gli occhi intrisi di insolita compassione.Non sa se è il volto di quell'uomo,particolarmente serio e affascinante a farle quell'effetto,e preferisce evitare di indagare oltre,cambiandogli la medicazione per distrarsi.

Lo aiuta a togliersi gli ultimi vestiti rimasti,insieme con  un'infermiera,e lo cambia,mettendogli un camice azzurro chiaro.Pure nella drammaticità del momento,Castiel sorride,pensando che con quell'affare addosso sembra un coniglio di Pasqua-se non fosse per il piccolo dettaglio che neanche i conigli di Pasqua sono azzurri-ma è troppo stanco e ha troppo mal di testa per formulare un pensiero coerente.

Per un attimo,si perde ad osservare la stanza che lo circonda; ci sono garze ovunque,e qualche chiazza di sangue sul pavimento.Sembra quasi stupito da quel incredibile disordine,mentre si chiede se quel sangue sul pavimento sia suo.

A interrompere i suoi pensieri,è un insistente bussare sul vetro della porta e in pochi minuti si ritrova solo con due agenti di polizia.

Rimangono per almeno mezz'ora a tartassarlo di domande alla quale l'uomo non sa rispondere:non ricorda nulla dell'incidente, e non ha idea di chi sia il suo aggressore. Veramente non sa neanche che aspetto abbia il suo aggressore,ma questo i due agenti sembrano non recepirlo,fino a quando l'infermiera non è costretta a cacciarli entrambi.

“Diventano ogni giorno più cafoni” borbotta lei,mentre si richiude la porta alle spalle,poco prima che Castiel cada in un sonno profondo.

 

 

Ricordi confusi si fanno strada nella sua mente.

Sente il rumore della ghiaia infrangersi contro le sue scapole,la sensazione della terra sotto le sue mani,il rumore delle scarpe che sfregano sui sassi.

Sente l'adrenalina scorrergli nelle vene e la paura farsi strada sul suo petto,fino a mozzargli il fiato in una morsa.

Prova a parlare,a gridare,ma dalla sua bocca escono solo mormorii e gemiti sconnessi.

Si sfiora un fianco e sente un liquido caldo colare,imbrattargli i vestiti e le mani.

Sangue?

Traccia i contorni delle sue anche con un dito e trova altre lacerazioni,non abbastanza profonde da ucciderlo,ma abbastanza dal fargli annebbiare la mente.

Non devo svenire” pensa in un momento di lucidità,e prova a girarsi,ad alzarsi in piedi.

Ovviamente non riesce a fare nessuna delle due cose,e si trova ancora li,incatenato al suolo e incapace di muoversi. Ansima,frugando nelle tasche,sperando di trovare qualcosa di simile ad un cellulare,ma a suo malgrado si rende conto di averlo smarrito. “ O magari me l'hanno rubato” . Si,è decisamente più probabile.

Sente delle voci in lontananza,così incomincia a battere i piedi,nella speranza di essere udito da qualcuno.Rantola qualcosa che dovrebbe assomigliare ad un “aiuto”,ma le parole gli rimangono bloccate in gola,incapaci di proseguire.

E' solo. E ha una paura fottuta.

 

 

Castiel si sveglia di soprassalto,stringendo nelle mani le lenzuola fino a sbiancare le nocche.

Ha il fiato corto e sente il cuore martellargli nel petto,nelle tempie,e in tutto il resto del corpo.

Prova a calmarsi e a mettersi seduto,mentre un uomo gli passa le mani sulla schiena con ampi movimenti.

“Shh...va tutto bene” gli sussurra,fino a quando non smette di tremare.

“ Sto bene” Castiel lo scaccia con noncuranza,aggrappandosi al letto in cerca di un appiglio.

“E' stato solo un incubo” Cerca ancora di rassicurarlo,nonostante l'evidente imbarazzo del moro.Non è da lui fare certe scenate.

“Dunque,brutti sogni a parte,come ti senti oggi?”

“Oggi?” -esordisce l'altro- “Ma quanto ho dormito?”

“ Parecchio.Stavamo quasi per preoccuparci.”

“Oh. Bhe,mi sento più o meno come se mi fosse passato in testa un tir.” Sbuffa,ma con un sorrisetto ammiccante.

L'altro ricambia il sorriso e si presenta nel modo più professionale possibile,distratto da quegli occhi incredibilmente blu.

“ Comunque,sono il dottor Winchester. “

“ Win che? “ -fa eco l'altro-

“Dean. Basta, Dean”

“ Okay. Sei un assistente?”

“No,borsista al secondo anno. Ma puoi fidarti,te l'assicuro.”

“Mmm. E dimmi,Dean,quando potrò uscire di qui?”

“Non lo so”ammette l'altro,con una nota di vergogna nella voce.

“ Appena ti sarai rimesso in sesto e avremo finito tutte le analisi.Quando ti abbiamo trovato,abbiamo dovuto operarti con urgenza,perché avevi un polmone collassato. Se sei fortunato te la caverai con qualche settimana”

“ E se dovessi avere una ricaduta?”

“ Qualsiasi problema ci si parerà davanti,lo affronteremo. Per adesso le sue condizioni sono normali,signor Novack.”

“ Castiel” lo corregge immediatamente l'altro,la voce calata di una ottava.

“Come l'angelo”

“ Già. Ma a quanto pare,io non posso più volare.”

Dean passa qualche secondo a riflettere su quella affermazione,mentre prende un sgabello e si siede a fianco dell'uomo.

“Allora Castiel,ricordi cosa...”

“Se stai per chiedermi cosa mi è successo-lo interrompe l'altro- “ Ti dico subito che no,non ricordo un accidente,quindi è inutile che tu me lo chieda”

“Certo. Stavo per chiederti se ti ricordi cosa fai nella vita,sai se hai un lavoro,una famiglia...cose così”

“Oh” .Castiel sembra pensarci intensamente,per minuti alcuni interminabili minuti.

“ No “ ammette alla fine,perché è quella la verità. Non riesce a ricordare nulla di se,oltre al suo nome e al fatto che è convinto di avere un gatto.

“ Okay. All'inizio è normale non ricordare,avevi una leggera commozione celebrale. Sono sicuro che in seguito riuscirai a rimettere a posto tutti i pezzi. Anzi,se ti viene in mente qualcosa,faccelo sapere “

“ Ho un gatto”

“ Come? “ Dean lo guarda con un'espressione che è un misto fra preoccupazione e divertimento e senso di colpa- perché si,non può essere divertito da un poveretto che sa giusto il suo nome – e gli chiede gentilmente di ripetere perché crede di aver capito male,spera di aver capito male.

“ Ho detto che ho un gatto. Credo che si chiami Batlhazar. “

“ Ah,certo. Chi al giorno d'oggi non ha un gatto” Dean si sforza di non ridere all'idea di una palla di pelo con un nome così assurdo,e prova ad ottenere altri informazioni,magari un po' più utili.

“ Mi correggo” esclama Castiel,quasi balzando a sedere,colto da un'improvvisa illuminazione.

“ Ho due gatti! Uno è Balthazar,mentre l'altro si chiama Gabriel” .

“ Fantastico” Dean è sul punto di scoppiare in una risata isterica,quindi fa per andarsene,prendendo un attimo da parte un infermiera.

“ Allora,quando hai detto che arriva l'assistente sociale?Il ragazzo al momento è un po' confuso”. Le sussurra,in tono confidenziale.

“ Lo hai detto,sono confuso,non sordo!” grida lui,dal suo lettino con aria seccata.

Il medico si maledice,sempre più convinto che quella sarà davvero una giornata interessante.

Castiel invece,passa ancora qualche ora a pensare,a riflettere,a buttar giù qualche lacrima,quando finalmente è completamente solo. Si passa un braccio sui fianchi,coperti dai lividi,sulle gambe segnate da tagli lunghi e profondi. Per un attimo si chiede se è davvero stato qualcuno a farglieli o se sono tutti opera sua. Scopre cicatrici vecchie e graffi freschi,in un intrico stranamente familiare,mentre passa le sue lunghe dita affusolate nella ricerca della sua identità.
"Forse è meglio così" - pensa sconsolato - "Magari sono una persona cattiva o un ricercato.Forse è meglio non sapere chi sono veramente."
Ma i pensieri continuano a tormentarlo,senza dargli un attimo di tregua...e se avesse una moglie? Una famiglia,o anche solo qualcuno se si prende cura di lui? 
Possibile che sia davvero così solo?.
Scarta l'ipotesi della moglie,appena si ritrova a fissare le spalle del giovane medico,studiandone ogni minimo movimento,lasciando che i suoi occhi vaghino fugaci sulla sua figura,in cerca dei suoi occhi verdi e delle sue dolci lentiggini.
Decide che Dean Winciastro,Wincestro o come si chima,è la cosa -o forse dovrebbe dire persona- più bella che lui abbia mai visto,e che non vede l'ora che torni da lui.

  
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