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Autore: lady dreamer    17/04/2014    1 recensioni
Lo sai che questa volta è diverso.
Mary. La sposerà.
E tu resterai solo.
Devi parlargli.
Non puoi aspettare il giorno del matrimonio...
Non vuoi lasciarlo andare via...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dell'amore e di altri crimini.
Capitolo I

 
 
Lo sai che questa volta è diverso.
Mary.
La sposerà.
E tu resterai solo.
Solo con il teschio. E la sua camera vuota.
 
Devi parlargli.
Non puoi aspettare il giorno del matrimonio.
 
Non vuoi vederlo andare via, uscire irrimediabilmente dalla quotidianità di quei giorni che si susseguono confusionari o lentissimi nella tua vita, accumunati dal massimo comun divisore della ormai indispensabile presenza di John.
 
Non puoi lasciarlo andare.
Non vuoi lasciarlo andare.
Ma che gli puoi dire?
Una cosa del genere in un messaggio non ci può stare.
O si?
 
***
 
Non puoi sposarla. SH
 
Ma di che parli?
 
Mary. SH
 
Che ne sai?
 
Ce l’hai scritto in faccia che glielo chiederai tra non molto. SH
 
Ah sì?
 
Sì. SH
 
E perché non dovrei?
 
Perché no. SH
 
Che razza di risposta è?
 
Non è la persona giusta, John. SH
 
Non avrai indagato su di lei…
 
Non è questo. SH
 
Mi spieghi che ti è successo?
 
No. SH
 
Dove stai?
 
A casa. SH

Io sto uscendo dal Barts adesso… pranziamo insieme da Angelo?
 
Non vedi Mary? SH
 
No, mica sto sempre con lei…
 
Non si direbbe SH
 
Non sarai mica geloso…
 
Bozze:
Sì.
Purtroppo si.
Non posso sopportarlo, ma si.
Non ti interessa.
Se tu non fossi ottusamene convinto di essere etero te ne saresti già accorto.
 
Scherzo.
 
Riconosco l’ironia anche se adopero solo il sarcasmo SH
 
***
 
- Insomma, cos’è questa storia di Mary? - ti chiede John a pranzo, subito dopo aver ordinato da mangiare e averti costretto a fare altrettanto.
 
- Ti ho già espresso il mio parere. Non mi ripeterò. - rispondi, deciso a non addentrati più nell’argomento.
 
Cosa che invece John non sembra intenzionato a fare: - E invece si perché non ci ho capito niente. - insiste.
 
Lo guardi negli occhi, domandandoti come, ricambiando il tuo sguardo, possa essere tanto distratto da non capire. Contieni l’irritazione. Ti imponi di assumere il tono di voce che riserveresti per l’esposizione della risoluzione di un caso che John non riesce ad afferrare.
 
- Non è poi così difficile da capire: ti ho detto semplicemente che non è la persona giusta per te.
 
John alza gli occhi al cielo. Sempre tanto più teatrale di te per quanto riguarda l’ovvio.
 
- Ma perché? - e inizi a leggere esasperazione nei suoi occhi.
 
- Perché non lo è, John, ti devi fidare del mio sesto senso.
 
- Tu non hai sesto senso. Hai prove che si incastrano nel cervello. - e suona quasi come un rimprovero.
 
E tutto questo, tanto ridicolo ed assurdo da poter tranquillamente finire nel copione di una fiction di quart’ordine, inizia ad infastidire anche te: - Non ho prove questa volta, altrimenti non esiterei ad esportele.
 
Infatti se sapessi che Mary avesse un altro ci metteresti poco più di cinque minuti ad esporgli tutto per poi lanciarti in qualche assurda danza tribale per festeggiare l’uscita di scena di Mary. Oddio, forse non andrebbe proprio così. Uno: perché tu non balli danze tribali, due: perché, incredibile ma vero, avresti più tatto di così e non ti basterebbero cinque minuti per dare una tale comunicazione a John… quanto meno dieci!
 
- Io sono contento che tu ti preoccupi per me, ma no… non ti devi preoccupare su Mary. È semplicemente perfetta. - ti espone John, sfoderando una delle espressioni più felicemente ebeti del suo repertorio.
 
- La perfezione non esiste. - ti limiti a controbattere.
 
- Quanto sei pesante, Sherlock…
 
- È umana, ha sicuramente dei difetti. - liquidi, prendendotela con te stesso perché non sei ancora riuscito a scovargliene qualcuno di terribile che possa spingere John a lasciarla.
 
John scuote amorevolmente il capo: - Tu hai dei difetti senza neanche essere umano… non sei propriamente la persona più adatta a parlare.
 
- Io ho il diritto di parlare.
 
- Ok, ma per l’amor del cielo, devi parlare sul serio, non puoi lasciarmi così senza spiegazioni. - dice, abbandonandosi completamente allo schienale della sedia.
 
- Neanche tu non puoi lasciarmi così... - sussurri, tra te e te.
 
- Eh?
 
- Niente. - mugugni, a denti stretti, sperando che davvero John non abbia sentito.
 
- Quindi? - incalza.
 
Sospiri, maledicendoti in qualche stanza del tuo palazzo mentale per il passo falso di prima, mentre dici:
 
- Quindi io ci penserei bene prima di impegnare tutta la vita con una persona.
 
- Ci ho pensato, Sherlock, io con lei sono felice, lei… Lo sai, è inutile che te lo ripeta ancora.
 
E questo è troppo.
 
- John, non sei lucido, non ti rendi conto di quello che fai! - gli dici, con un tono di voce troppo alto.
 
- Non sarò completamente lucido, ma non fino al punto di non avere coscienza delle mie azioni.
 
- Fai come ti pare. - liquidi, indirizzando il tuo sguardo al tavolo oltre John.
 
- Cos’è che stai cercando di dirmi, Sherlock? - ti domanda, sforzandosi di essere conciliante.
 
Prendi fiato.
 
- Che secondo me stai facendo una cazzata. La più grande della tua vita…
 
- Il fatto che tu non creda nei sentimenti e men che meno nel matrimonio, non vuol dire che non debba crederci neppure io. - controbatte, cercando di restare calmo.
 
- Non c’entra niente con quello che penso del matrimonio. -  ribatti, prontamente, deciso a far passare sotto silenzio i tuoi sentimenti. Non è il caso di mettere altra carne al fuoco, specie visto che potrebbe bruciarsi da un momento all’altro senza che tu te ne accorga.
- Non ho obiezioni sul passato di Mary. - continui, imponendoti la calma -  Non ho trovato niente sul suo conto, per ora. Ma… ti renderà infelice, John.
 
- Ma perché?
 
- Perché soffocherai la tua natura per assicurarle una vita normale, che lei troverà appena passabile…
 
John sorride, convinto evidentemente che le tue supposizioni non siano fondate.
 
- Non succederà. Io continuerò a fare quello che facevo prima.
 
- Ah si? Anche quando Mary rimarrà incinta tu sarai disposto a rischiare la vita per il gusto dell’adrenalina in circolo? Per inseguire un serial killer da consegnare a Lestrade? La tua zoppia tornerà, John, perché ti rinchiuderai al Barts, per mantenere la famiglia farai straordinari su straordinari. - esponi, il respiro accelerato, la voce che combatte per non incrinarsi.
 
- È questo che temi? - chiede John, bonario, sfiorandoti la mano perché tu alzi lo sguardo che avevi abbassato a studiare la tovaglia.
 
- Cosa? - domandi a tua volta, ritirando a malincuore la mano e alzando gli occhi.
 
- Temi che non avrò più tempo per te?
 
Ne sei praticamente sicuro, non c’è da interrogarsi o porsi chissà che domande.
È scontato.
Ti imponi autocontrollo per l’ennesima volta nel corso della discussione.
 
- Oggettivamente cambierà tutto, non potrai impedirlo tu, figurati se potrò fare qualcosa io. Te lo dico adesso così da non dover rendere le cose difficili dopo.
 
John sorride.
 
- Non cambierà niente tra noi, Sherlock.
 
- Si che cambierà John, cambierà tutto, definitivamente. - presagisci, lapidario.
 
- Ma perché?
 
- Perché si, John. Ma è meglio così, fidati. - rispondi, allontanando la sedia dal tavolo ed alzandoti in piedi.
 
- Sherlock, ma dove…? - chiede John, intuendo che sei intenzionato ad andartene.
 
- Non ho fame. Ho un caso da seguire.
 
Lui fa cenno di volersi alzare. - Vengo con te?
 
- No, mangia pure, poi fai mettere sul conto di Mycroft. - ordini.
 
E sparisci dal locale.
Solo in mezzo a tutta quella gente che affolla Londra.
 
 
Non hai un caso.
Ovvio.
John avrebbe dovuto accorgersene.
Correrti dietro, chiederti spiegazioni.
 
E invece niente, se ne sta lì nel ristorante, a passare lo sguardo incredulo dalla tua sedia vuota alla vetrata del locale da cui ti vede andare via, a passo risoluto.
Ma non così tanto come dovrebbe essere.
Ma non se ne accorge.
Disgraziatamente non se ne accorge.
 
Lo sai.
Lo sapevi.
Avresti dovuto essere preparato a questo.
 
E invece, disgraziatamente, non sai come comportarti: non vuoi scardinare la vita di John, rivelandogli i tuoi veri sentimenti per lui né sei disposto a guadarlo in silenzio mentre si rovina la vita.
 
Eppure…
Come un lampo, la domanda più importante.
Per chi lo fai, Sherlock?
 
Per lui, davvero per lui, perché possa essere felice? Perché non si accontenti di una vaga e instabile sensazione di benessere e possa scegliere di vivere, veramente ed intensamente, come si confà ad un ex medico militare, a un detective e blogger, a John Watson, alla vera natura di cui è custode?
 
Oppure lo fai per te? Per soddisfare il tuo costante bisogno di attenzioni, di un pubblico adorante, di qualcuno che si preoccupi se vivi o muori, che ti curi quando hai la febbre?
 
Non lo fai forse solo per paura di quella solitudine che è stata la tua unica amica per anni, in cui ti sei crogiolato come se fosse un letto caldo, il corpo ansante di un amante, una notte d’inverno, di pioggia?
 
Non lo fai forse perché sei geloso di quella tacita felicità che John vive con Mary? La sua capacità di gioire di cose futili e banali di cui tu non ti accontenteresti mai?
 
Lo fai per te o per lui, Sherlock?
 
Disgraziatamente questa domanda pretende una risposta.
E al più presto…
 
 
Angolo autrice:
salve! E dopo aver tastato il terreno con delle one shot, ho deciso di cimentarmi con una long!
Vi dico subito che ho una bozza complessiva di tutta la storia,  quindi penso che non sarà un problema aggiornare una volta ogni 7- 10 giorni (salvo imprevisti)…
Va detto che la storia non tiene conto né dell’ultima puntata della seconda stagione né delle sue conseguenze (quindi sostanzialmente la terza stagione).
Come in molti avranno capito, il titolo è palesemente (e reverenzialmente) ispirato a “dell’amore e di altri demoni”, il capolavoro di Marquez.
 
Beh, detto questo, spero che la storia possa piacervi!
Attendo i vostri commenti, se vi andrà di condividerli :)
 
Alla prossima settimana
lady dreamer.
  
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