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Autore: Sarasole    17/04/2014    0 recensioni
Delirio di realtà o immaginazione
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ odore di mirtilli le stuzzicava il naso mentre quelle parole le risuonavano nella mente, piena solo di giocondi ricordi : “Mamma guarda quella farfalla, la vedi ? Si è posata sul ramo più alto! “e una mano di bambina tutta inguantata in pizzi e trine cercava di sollevarsi fino a sfiorare le ali del leggiadro insetto. I piedini erano posati lievi sull’ erba verde e dai rami del salice erano infranti i raggi di un tiepido sole primaverile. I boccoli biondi le solleticavano il collo, mentre gli occhi azzurri traboccavano di ilarità. “Certo tesoro mio, certo che la vedo… Ora vieni, ritorniamo in casa sarà già ora di pranzo.”La casa era meravigliosa: tutta vetri e specchi dove la sua immagine di bambina era continuamente riflessa. Ora tutto pareva scomparso. “Dove si trovavano ora quella casa bianca e quella innocente bambina ? Dove era la SUA famiglia?”
Certe volte dubitava della reale esistenza di quella famiglia. Era certa che non era mai realmente esistita. Non vi erano foto, lettere o documenti che lo accertassero.
“Mamma, mamma vieni, andiamo a cogliere quel fiore”.
In quella giornata di primavera il vento aveva qualcosa di speciale, forse un’ innata allegria e si divertiva a muovere il pizzo del SUO abitino bianco come un bucaneve.
Ora ,invece, vedendo quella casa e quel salice si chiedeva da dove sbucassero quei ricordi che affollavano la sua mente.
Sicuramente provenivano da qualche angolo oscuro della sua psiche o più semplicemente dalla sua fervida immaginazione, eppure era certa di avere vissuto quei momenti.
Il lago che circondava quella dimora bianca quasi evanescente, ora quasi distrutta, era il punto centrale di una catena di ricordi interminabile: il suo primo bagno, le nuotate nell’ acqua gelida.
In quel momento però le appariva colmo delle lacrime che le sgorgavano dagli occhi copiose.
I  capelli arruffati, gli occhi velati di tristezza, non potevano essere gli stessi di quella bambina che affollava la sua mente. Ogni giorno le ritornavano alla mente vecchie immagini di quel volto fanciullesco e di quella vita: il giardino della grande casa traboccante di fiori e profumi, la straordinaria leggiadria di quelle lievi e opalescenti mani di bambina.Tuttavia le parole che le aveva rivolto il medico parevano inequivocabili:” Loro non esistono sono solo illusioni della sua mente.”
“Come poteva essere vero ciò? Come poteva ricordare ogni parola, ogni odore di quel posto incantavole e gli occhi di quella bambina ?”
Nel momento in cui si risolveva a liberarsi da quei ricordi ingannevoli, ritornava coi ricordi in quella splendida casa bianca e vedeva gli specchi riflettere la luce su se stessa mentre si perdeva nelle migliaia di stanze di quella vasta abitazione.
Ciò che più la sconcertava era la straordinaria sensazione di potere che le davano quelle immagini. Si sentiva inebriata dal loro fascino in bianco e nero, dalla loro purezza. Le pareva di giocare con un sottile filo di cristallo che se sfiorato, scompare.
Eppure, con la loro scomparasa, le lasciavano un vuoto incolmabile poiché era certa che avrebbe dato tutta se stessa per avere il dono di vivere per un solo istante in quel delirio di realtà o immaginazione.
Pervasa da un dolore indescrivibile,gli occhi rossi dal pianto decise di tuffarsi nel lago.
 
  
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