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Autore: tonks87    17/04/2014    6 recensioni
Siamo seduti al grosso tavolo in soggiorno, davanti alla finestra, quando mi porge quella domanda. La domanda. Quando ho accettato, dentro di me, di diventare nonno, mai avrei immaginato il numero spropositato di domande alle quali avrei dovuto rispondere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa One Shot a valeria spanu (che vorrei poter "taggare" ma su questo sito non sono capace).  con questa piccola e ingenua storia, vorrei ringraziarla per le sue magnifiche storie (che vi consiglio di leggere, perchè sono decisamente migliori di questa, http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=81865) e per tutto l'appoggio e le chiaccherate in questi giorni super difficili e stressanti. Grazie Mille. 

Siamo seduti al grosso tavolo in soggiorno, davanti alla finestra, quando mi porge quella domanda. La domanda. Quando ho accettato, dentro di me, di diventare nonno, mai avrei immaginato il numero spropositato di domande alle quali avrei dovuto rispondere.
Da quando aveva iniziato la scuola, ogni pomeriggio alle quattro e mezza bussava alla mia porta di casa, con la sua cartella rosa e un sacchetto di biscotti, e insieme facevamo i compiti. Katniss aspettava sulla porta di casa con il bambino, mentre Dandelion attraversava la strada per venire a casa mia. Sapevo che avevano deciso questo per me, più che per un bisogno effettivo della piccola, che aveva dimostrato sempre un’intelligenza straordinaria. Ma Peeta e Katniss volevano che io sentissi tutto quell’amore, che lo vivessi. Che capissi ogni giorno, in maniera quasi ripetitiva, che tutto era cambiato, che tutto era vivo adesso. Come i fiori che circondavano le nostre case, come la presenza degli oggetti di Effie che mi avevano invaso, come le oche in giardino e come gli splendidi occhi della mia nipotina. Vivo.
Eppure quella domanda arrivò. Un pomeriggio qualsiasi, mentre ripetevamo la tabellina del due. Era strana quel giorno, l’avevo notato subito: appena aveva estratto il piccolo quaderno e senza entusiasmo aveva iniziato ad elencare i numeri. Normalmente, prima di ogni quesito scolastico, passava in rassegna, con vivissimi particolari, la sua giornata: cosa aveva mangiato la mattina con il suo papà, cosa aveva detto alla sua compagna di banco, cosa aveva fatto il bambino con la quale “si era fidanzata”, i giochi con il fratello. Ma quel giorno, il suo silenzio mi preoccupò: i silenzi di Dandelion erano sempre collegati ai giorni no di Katniss e Peeta.
“Dolcezza, è successo qualcosa?” le domando dopo che ha ripetuto l’intera tabellina. Solleva i suoi enormi occhi azzurri dal quaderno e mi fissa, muovendo impercettibilmente la testa.
“Lo sai che puoi chiedere tutto a nonno Haymitch, vero?”. Devo incoraggiarla a parlare, la sua tristezza mi uccide lentamente e io ho giurato a me stesso che non sarebbe mai stata infelice. Mai.
“Nonno, cosa sono gli Hunger Games?”.
Eccola. La domanda. Un fulmine nel cielo sereno di questo pomeriggio di aprile. Sento dalla cucina il rumore di un bicchiere caduto per terra: anche Effie ha sicuramente ascoltato.
“Stai facendo la stessa faccia della maestra oggi, nonno. Mi fissava e faceva quella faccia!” sbraita. Oh cielo, DAndelion, perché sei così intelligente?
“Dolcezza, la maestra cosa vi ha detto?” chiedo cercando di riprender in mano la situazione. In cuor mio avevo sperato che, dopo aver risposto alla domanda “Come ha fatto il mio papà a mettere il fratellino della pancia della mamma”, avevo finito con le domande alle quali è impossibile rispondere. Sono un nonno, il mio compito è viziarla, viziarla, proteggerla, viziarla, e amarla. Non spiegare quello a cui i due sfortunati amanti non sanno rispondere.
“La maestra non ha detto niente. Mi fissava e diceva che eravamo troppo piccoli”.
“E tu dove hai sentito quella parola?”.
“Mary lo ha sentito dire da suo fratello grande. Dice che è una cosa bruttissima”.
Ecco, fantastico. Una lite da fratelli mi ha portato in questa meravigliosa situazione.
“E ha ragione. È una cosa troppo brutta, per te, che sei così carina” le sorrido mentre con le mie grosse mani, le scompiglio i capelli. Ma non risponde al mio sorriso. Perché, Dandelion, sei così intelligente? Mi fissi perché sai che non so dire bugie ai tuoi occhi. Mi fissi perché sai che da me avrai solo la verità. Perché l’ho giurato quando avevi poche ore di vita: avrei rimediato a tutti i miei errori.
“É brutta come quando faccio arrabbiare papà e mi mette in castigo?” mi chiede ingenuamente.
“No, tesoro. Più brutta”.
“Come quando zia Effie ti sgrida perché puzzi?” Mi viene da sorridere (Effie si era rifiutata categoricamente di essere chiamata nonna), ma lentamente diniego con la testa.
“Come quando mamma e papà piangono, perché papà si è fatto male con la sedia?”
Bingo, Dandelion. Perché sei così intelligente? Perché la tua testolina innocente riesce sempre a ricollegare i pezzi? La guardo e lentamente la prendo in braccio, facendola sedere sulle mie gambe. Sento che alle mie spalle Effie si è avvicinata alla porta per sentire cosa le racconterò. Perché ha paura, quella stupida della mia mogliettina. Paura che Dandelion, non appena scoprirà la verità, non vorrà più parlarle. Non sa che Dandelion è straordinaria, non conosce l’odio e il rancore come noi. Dandelion è diversa da noi, è migliore, è pura.
“Tesoro, lo sai, vero, che la tua mamma e il tuo papà sono speciali?” le chiedo guardandola negli occhi tristi. Oh, come faccio a spiegartelo? A dirti che al mondo esisteno il dolore, la paura e le torture? Come posso guardarti e raccontarti che qualcuno ha fatto del male al tuo adorato papà? O che hanno condannato a morte certa la tua mamma, per ben due volte? Come posso spiegare la morte a te, che sei, per me, la Vita?
“Ti ricordi la fiaba che ti racconta sempre il tuo papà prima di dormire?”
“Quella della strega cattiva?” mi chiede.
“Esatto. Vedi, prima che tu nascessi, esisteva una specie di strega cattiva che voleva far del male alla tua mamma e al tuo papà. Ed era molto, molto cattiva”.
Sgrana gli occhi e mi fissa terrorizzata. Si ecco, forse quella della strega cattiva non è stata una genialata. Ma qualsiasi verità la terrorizzerà. Non posso proteggerla da questo, la devo solo aiutare a capire.
“Dolcezza, non avere paura.” Le dico mentre la stringo forte al mio petto. “La tua mamma e il tuo papà sono stati coraggiosi e l'hanno sconfitta. Per questo sono tanto speciali, capito?”.
Si stacca dal mio corpo e mi guarda. Lo so che sta per farmi un’altra domanda quando Effie ci interrompe schiarendosi la gola e sedendosi di fianco a noi. Prende una piccola mano di Dandelion e la stringe tra le sue, fissandola.
“Tesoro, la tua mamma e il tuo papà non erano da soli a combattere la strega cattiva. Con loro c’era un magnifico cavaliere” aggiunge sorridendo.
“E chi era, zia?”.
“Come chi era?” risponde fingendosi indignata. “Era il tuo meraviglioso nonno, Tesoro. Ha salvato la tua mamma e il tuo papà per ben due volte da lei…”.
Il volto di Dandelion si illumina di sorpresa e si volta immediatamente verso di me, per poi gettarsi al mio collo per abbracciarmi. La stringo forte, perché voglio che questo abbraccio faccia scivolare via ogni rancore e ogni dolore. Perché l’amore di questa bambina è l’unica cosa che abbia dato un senso a tutto.
“Grazie, nonno” mi dice sorridendomi quando si stacca.
“E per cosa, dolcezza? Lo sai che sono qui per rispondere ad ogni tua domanda”.
“Ma non per quello, nonno”. Mi guarda con lo sguardo da Katniss offesa, come se fossi stupido a non capire una cosa così ovvia. “Grazie per aver salvato la mia mamma e il mio papà”. Il mio cuore perde un battito, appena sento quelle parole. Effie mi stringe forte la mano, perché ha capito la portata di quella semplice frase. Ed eccolo di nuovo, quel sorriso comparire sul mio volto. Il sorriso che rivolgo solo a Dandelion…già, Dandelion. Dimentico sempre il tuo vero nome: Redenzione. 
 
  
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