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Autore: selala    17/04/2014    4 recensioni
Tutti qui in città lo conoscono, tutti qui in città lo temono. Nessuno, però, lo conosce per davvero.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mefrey’s pov:

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Io e Justin eravamo seduti in cucina a studiare da più di un’oretta, stavo già capendo qualcosa.

La matematica non era mai stata il mio forte ma, non so come, all’elementari prendevo sempre B oppure C, mentre adesso era  già tanto se mi prendevo D o F.

Ora stavamo svolgendo un esercizio difficile, ma per Justin era più che facile.

Detto fatto, finimmo tutti i compiti nell’arco di due ore e, vista la difficoltà degli esercizi, avevamo fatto veloce.

Eppure, non riuscivo a capire perché Justin era così tranquillo, sembrava un’altra persona. Era sempre stato antipatico, irritante e cattivo, ma al momento mi pareva tutto l’esatto contrario.

Volevo chiederglielo, volevo sapere il perché di questo cambio d’atteggiamento, ma era meglio non rischiare.

“Allora, ti è un po’ più chiaro l’argomento ora?” domandò Justin, inarcando le labbra per accennare un sorriso.

Mica male le sue labbra… No no, erano malissimo, non è vero, oh basta, dovevo rispondere alla domanda, senza pensare.

“Sì sì, Mr. Fernard aveva ragione, sei davvero molto bravo” sorrisi di rimando.

“Davvero ha detto questo di me?” mi guardò stupito, quasi come se avesse visto la Madonna, sempre se era credente, non lo sapevo.

Come mai gli interessava tanto il giudizio positivo di un professore? A scuola girava voce che era senza cuore e, ne ero più che certa, quelli senza cuore non avevano alcun tipo di sentimento.

“Certo, non ti dico bugie” risposi. Sorrisi ancora una volta vedendo Justin soddisfatto, ma non per aver picchiato una persona, era soddisfatto per una buona causa e questo non solo era strano, ma anche raro da vedere.

“Beh, penso che per oggi abbiamo finito. Quando sei libera fai uno squillo a mio fratello se ti va, così ci organizziamo per la prossima volta, okay?” Justin si alzò e mi tese la mano per far alzare anche me. Presi la sua mano e mi misi in piedi, davanti a lui.

Wow, era pure un gentiluomo. Dovevo saperne di più, ero troppo curiosa.

“Va bene” feci un cenno d’approvazione e Justin mi sorrise, dirigendosi verso la porta.

Non potevo farlo andare via così.

“Ah, Justin?” mi avvicinai a lui, tendendo la mano per non fargli aprire la porta.

“Sì?” Justin mi sorrise per la medesima volta e mi guardò raggiante, che cosa strana.

“Volevo sapere… come mai così di buon umore?” buttai le parole fuori tutte d’un fiato, ansimai persino per aver parlato troppo veloce. Me ne pentii, avevo paura ora, paura di aver rotto quel piccolo legame di pace che si era creato tra di noi. E se volesse rispondermi a tono, magari arrivando anche a picchiarmi? Che brutta bocaccia che avevo.

Ciò che accade, invece, fu davvero inaspettato: Justin rise.

Rise, capite? Per la prima volta dopo cinque anni che lo conoscevo, lo avevo visto ridere ed erano risate vere, contagiose, quelle risate che sembravano appartenenti ad un angelo.

Feci una faccia sbalordita, non capendo il perché di quella reazione. Neanche due giorni fa Justin, per una domanda del genere, sarebbe anche stato capace di picchiarmi fino a farmi andare all’ospedale. Ed adesso? Adesso stava ridendo di gusto, come se io avessi detto una barzelletta.

“Mefrey, non mi conosci per niente” Justin smise di ridire e mi guardò con aria cupa per poi abbassare il capo e concludere “a dire la verità, nessuno mi conosce”.

Detto ciò, Justin uscì da casa mia, lasciandomi da sola come un baccalà. Cosa voleva dire? In tanti lo conoscevano, era il ragazzo più temuto della zona.  Allora perché con me si era comportato da Dio?

Forse aveva ragione: non lo conoscevo per niente.
 

Justin’s pov:

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Uscii da casa di Mefrey, ero davvero stanco.

Ero bravo in matematica, ce l’avevo nel sangue, ma dopo un po’ questa materia stufava anche me.

Poi, un conto era studiarla da me, un conto era aiutare a studiare una ragazza che aveva un voto insufficiente, era davvero dura.

Dovevo ammettere però che mi era piaciuto studiare con lei, almeno ero stato me stesso e non il Justin che tutti ormai conoscevano.

Pensavano che io fossi cattivo, che non mi importasse di niente e nessuno al di fuori di me stesso. Beh, era una grandissima cazzata. Io amavo essere gentile con gli altri e fare del bene, amavo stare in compagnia, amavo giocare assieme a mia sorella, amavo discutere civilmente con mio fratello e amavo andare all’ospedale da mia madre.

Non sapevo nemmeno io perché attorno a me ero riuscito a creare un’atmosfera che faceva credere a tutti che io fossi un gangster. Avevo persino detto a tutti che Hollywood, il paese in cui vivevo prima, era il paese abitato da tutti i più temuti gangster del mondo. Altra grandissima cazzata, non abitavo mica nel Bronx, Hollywood era una città normale, come tutte le altre del resto. I gangster c’erano ovviamente, ma non tanti come io dicevo.

L’unico gangster che conoscevo era mio padre. Ad essere sinceri, io odiavo quell’uomo. Le motivazioni erano tante, ma mio padre ci metteva davvero poco per farsi odiare.

Il motivo per cui mi portavo a letto le ragazze della scuola e picchiavo i miei compagni? Boh, evidentemente ero stato educato così da, appunto, mio padre.

Forse, però, avevo anche paura a farmi conoscere. Avevo paura che alla gente non piacesse il “vero” Justin, magari risultavo più “figo” come un gangster.

Il punto è che le uniche persone a cui io tenevo erano mia madre, mio fratello, mia sorella e basta, non facevo eccezioni.

Tra l’altro, la gente non mi dava modo di apprezzarla. Ad esempio, le ragazze volevano solo venire a letto con me, mentre i ragazzi volevano solo farsi insegnare tecniche per fare a botte con i mal intenzionati.

Nessuno, al di fuori delle persone dette prima, mi conosceva, conoscevano un altro Justin che non centrava assolutamente nulla con me.

Non fraintendete, quel Justin ero io, ma con un modo di vivere diverso.

Arrivai davanti a casa mia ed aprii la porta con le chiavi nascoste sotto lo zerbino.

Non ebbi neanche il tempo di mettere il piede in casa che, mia sorella, tutta felice, corse subito da me con un foglio protocollo in mano.

Chiusi la porta e sorrisi a Jazzy “Ehi Jazzy, che cos’è?” le chiesi.

“Un tema! Indovina quanto ho preso?” rise e iniziò a saltellare sul posto come una bambina, facendo ondeggiare tutti i suoi meravigliosi capelli biondo platino.

In effetti, un po’ bambina lo era, aveva solo dodici anni, ma capiva già molte cose, nonostante la sua età.

“Mmh…” feci finta di esitare, ma sapevo che aveva preso un voto alto “hai preso una B?” la guardai con un’aria falsamente perplessa.

“Sbagliato! Ho preso una A! Ho scritto il tema su di te, puoi leggerlo e firmarlo? Robin ha già firmato la verifica di storia ieri, per favoooore” mi implorò facendomi il labbruccio, era troppo adorabile, riusciva sempre a convincermi in tutto.

“Vieni sul divano dai, così lo leggiamo insieme, mh?”  le sorrisi dandole un bacio sulla guancia e poi la presi per mano, iniziando a dirigermi verso il divano.

“Oh  Justin, aspetta, devo chiederti una cosa…” mi disse vaga mordendosi il labbro inferiore.

“Dimmi” risposi io.

“Com’è quella ragazza con cui hai studiato oggi, ti piace?” chiese con una voce squillante. Non me l’aspettavo proprio una domanda del genere e, sinceramente, non sapevo proprio cosa rispondere.

“Carina, non so che altro dire” rimasi sul vago.

“Solo carina? Avanti, dimmi la verità, si vede che mi nascondi qualcosa” iniziò a scuotermi il braccio.

“Sì, dai, è solo carina. Anche se mi piacesse, lei frequenta Robin in questo periodo, non mi sembra il caso di parlarne però, perché non sono faccende che ti riguardano. Va bene, Jazzy?” le dissi a tono.

“Uff, va bene” si rassegnò e si appoggiò al mio petto “Coraggio, leggi tu”.

“Brava piccola” le baciai la fronte ed iniziai a leggere, ero davvero fiero di lei.

Riguardo a Mefrey, non ero in grado di gestire i miei sentimenti, ma ero sicuro che per me non era solo carina, bensì molto di più…

 

Spazio autrice.
Hi guuuuuuys, ho cambiato completamente modo di scrivere. Infatti, prima i capitoli erano moooolto più corti, mentre ora cercherò di allungarli sempre di più. In sostanza, in questo capitolo narro una parte della storia di Justin, ma ci sono ancora molte cose da sapere. Iniziate già da subito a shippare Jefrey, su su. Anche Mefrey ha molto da raccontare. Insomma, voi che leggete avrete molte sorprese. Vorrei anche dire che all’inizio la storia doveva essere a rating rosso, ma non volevo farla troppo stile “Danger”, così l’ho cambiata in rating arancione che è sicuramente più facile da scrivere e da leggere. Un’ultima cosa e poi vi lascio andare in pace: mi servono delle recensioni, anche negative, ma devo assolutamente migliorarmi perché la mia professoressa ha deciso di farmi fare dei concorsi di scrittura e vuole assolutamente che io mi alleni a scrivere e mi faccia dare dei pareri esterni quindi, ripeto, per favore recensite. Detto ciò, andate in pace miei fratelli e mie sorelle.
Baciuzzi baciozzi, Alessia (chiamatemi Caby), bye bye.

  
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